Tag: Acqua bene comune

CONTINUA LA NOSTRA BATTAGLIA CONTRO IL CAROVITA. NO ALL’AUMENTO DELLE BOLLETTE DELL’ACQUA.

19 Ottobre 2022

Ho presentato la seguente mozione contro l’aumento delle bollette dell’acqua.
Il sottoscritto Giuseppe Abbà, consigliere comunale del Partito della Rifondazione Comunista
APPRESO che la dirigenza di Pavia Acque ha presentato un piano tariffario che prevede un aumento medio delle bollette dell’otto per cento
VISTA la situazione sociale enormemente aggravata negli ultimi mesi con il sensibilissimo aumento delle bollette luce e gas, dei carburanti, dei generi alimentari
CONSIDERATO che la principale causa delle difficoltà dei cittadini deriva da scelte speculative nate ancora prima dell’attuale guerra e sviluppatesi in seguito a questa con uno scontro sulla questione dell’energia provocato dagli interessi di potenti multinazionali

RITENENDO necessario, almeno per i beni amministrati sul territorio e vitali come l’acqua, dare un segnale in controtendenza per non aggravare ulteriormente le condizioni di vita delle masse popolari
CHIEDE
Che nel prossimo Consiglio comunale sia discussa e votata la seguente
MOZIONE
” Il consiglio comunale di Mortara chiede che Pavia Acque non metta in atto il previsto aumento delle bollette dell’acqua e impegna il Sindaco a pronunciarsi in tal senso nelle assemblee previste su questo tema”.

Giuseppe Abbà.

La questione dell’acqua

6 dicembre 2021

Ringrazio per l’editoriale (Corriere, 29 novembre) che ha riportato l’attenzione,
monopolizzata dal clima, sull’acqua, la sua crisi globale e aggiungo io, sui 4 miliardi
di persone escluse dall’accesso a quella buona. L’acqua non è stata in agenda di G8
G20 e nemmeno della Cop26 è stata una priorità. Non esiste un’agenzia dell’Onu
sull’acqua. Dico solo che i referendari non sono come lascia intendere l’editoriale,
divulgatori di e… false verità su cui riposa la nostra coscienza civica. Non sosteniamo
che l’acqua «è abbondante e inesauribile, al contrario, mi scontro ancora con quanti
sostengono che l’acqua è una risorsa rinnovabile. Non lo è se continuano ad
aumentare i consumi la popolazione è l’inquinamento. Non abbiamo mai parlato di
gratuità». Ma che sull’acqua non si devono fare profitti. Abbiamo detto, e lo afferma
l’Onu, che a ogni persona vanno garantiti almeno 50 litri al giorno e che le tariffe
devono essere progressive ai consumi. Incivile è che un abitante di Las Vegas
disponga di 1.400 litri al giorno e che un abitante del Mali disponga di soli 15 litri.
Sostengo che il nostro tempo sta per scadere e chiama straordinari Interventi
pubblici per l’acqua, che a tanti manca persino per lavarsi le mani, come i vaccini e
salute. Sono convinto che tutto ciò a cui assistiamo non sia per un eccesso di
pubblico, ma di interesse privato. Ideologico? Ma lo dice anche il Papa. Sono
convinto che su questi argomenti il referendum abbia fatto una campagna di massa
di educazione civica>. L’editoriale ignora che nel 2020 qualcuno ha pensato di
quotare in Borsa l’acqua e che tragedia prefiguri. I «17 fondi internazionali che
aspettano di intervenire sull’acqua nel nostro Paese», aspettano solo che il Ddl sulla
concorrenza rimuova gli ultimi ostacoli pubblici. Le 4 Multiutility italiane ricordo che
sono private quotate in Borsa e con le multinazionali francesi Suez e Veolia
gestiscono l’acqua della Capitale e di tante grandi citta, in Sicilia e in Calabria e non
brillano per efficienza. Parigi torna pubblica. Milano e la Puglia sono in house e
Territoriale stesso riconosce che sono tra le più efficienti. Le gestioni in economia
sono solo a Napoli e nel piccoli Comuni montani dove ci sono “appetitose” sorgenti.
L’acqua è vita, la cerchiamo nell’universo, in altri pianeti.. E il tutto e viene prima di
tutto. Con la salute va oltre il concetto di servizio. Mercificarla è come indicare con
un dito: tu vivi tu muori.
Emilio Molinari
(associazioni Costituzione Beni Comuni e Laudato Sì)

Comunicato del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Pubblicato il 10 nov 2021

DDL CONCORRENZA: PRIVATIZZAZIONI SU LARGA SCALA –

Una dichiarazione di guerra all’acqua e ai beni comuni

Era il 5 Agosto 2011 quando l’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, insieme al Presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet, scrisse la famigerata lettera al Presidente del Consiglio Berlusconi in cui indicava come necessarie e ineludibili “privatizzazioni su larga scala” in particolare della “fornitura di servizi pubblici locali”.

Uno schiaffo ai 26 milioni di italian? che poco più di un mese prima avevano votato ai referendum indicando una strada diametralmente opposta, ossia lo stop alle privatizzazioni e alla mercificazione dell’acqua.

Oggi Draghi, da Premier con pieni poteri, ripropone in maniera esplicita e chiara quella stessa ricetta mediante il DDL Concorrenza approvato dal Consiglio dei Ministri giovedì scorso.

La logica che muove l’intero disegno di legge, oltremodo evidenziata nell’art.6, è quella di chiudere il cerchio sul definitivo affidamento al mercato dei servizi pubblici essenziali.

Un provvedimento ispirato da un’evidente ideologia neoliberista in cui la supremazia del mercato diviene dogma inconfutabile nonostante la realtà dei fatti dimostri il fallimento della gestione privatistica, soprattutto nel servizio idrico: aumento delle tariffe, investimenti insufficienti, aumento delle perdite delle reti, aumento dei consumi e dei prelievi, carenza di depurazione, diminuzione dell’occupazione, diminuzione della qualità del servizio, mancanza di democrazia.

Questa norma, di fatto, punta a rendere residuale la forma di gestione del cosiddetto “in house providing”, ossia l’autoproduzione del servizio compresa la vera e propria gestione pubblica, per cui gli Enti Locali che opteranno per tale scelta dovranno “giustificare” (letteralmente) il mancato ricorso al mercato.

Nel DDL emerge chiaramente la scelta della privatizzazione. Gli Enti Locali che intendano discostarsi da quell’indirizzo dovranno dimostrare anticipatamente e successivamente periodicamente il perchè di altra scelta, sottoponendola al giudizio dell’Antitrust, oltre a prevedere sistemi di monitoraggio dei costi”.

Mentre i privati avranno solo l’onere di produrre una relazione sulla qualità del servizio e sugli investimenti effettuati.

Inoltre, si prevedono incentivi per favorire le aggregazioni indicando così chiaramente che il modello prescelto è quello delle grandi società multiservizi quotate in Borsa che diventeranno i soggetti monopolisti (alla faccia della concorrenza!) praticamente a tempo indefinito. Tutto ciò in perfetta continuità con quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Ed è proprio dal combinato disposto tra PNRR, DDL sulla concorrenza e decreto semplificazioni (poteri sostitutivi dello Stato) che il Governo intende mettere una pietra tombale sull’esito referendario provando così a chiudere una partita che Draghi ha iniziato a giocare ben 10 anni fa dimostrando, oggi come allora, di fare solo gli interessi delle grandi lobby finanziarie e svilendo strumenti di democrazia diretta garantiti dalla Costituzione.

L’art. 6 è un proditorio attacco alla sovranità comunale: i comuni da presidii di democrazia di prossimità ridotti a meri esecutori della spoliazione della ricchezza sociale.

E’ il punto di demarcazione tra due diverse culture, quella che considera un dovere il rispetto e la garanzia dei diritti fondamentali e quella che trasforma ogni cosa, anche le persone, in strumenti economici e merci.

Noi continueremo a batterci per la difesa dell’acqua, dei beni comuni e dei diritti ad essi associati e della volontà popolare.
A questo scopo, nelle prossime settimane, a partire dalla manifestazione nazionale in programma il 20 novembre a Napoli in cui chiederemo con forza anche lo stop alla privatizzazione delle partecipate della città partenopea (tra le quali l’azienda pubblica “Acqua Bene Comune”) paventate in questi giorni, metteremo in campo una rinnovata attivazione per ottenere il ritiro di questo provvedimento al pari del DDL Concorrenza e dei famigerati intendimenti in esso contenuti.

Facciamo appello alla mobilitazione generale, rivolgendoci alle tante realtà e organizzazioni sociali che in questi anni hanno saputo coltivare e arricchire un dibattito e una mobilitazione sui servizi pubblici locali e sui beni comuni per ribadire insieme che essi sono un valore fondante delle comunità e della società senza i quali ogni legame sociale diviene contratto privatistico e la solitudine competitiva l’unico orizzonte individuale.

Roma, 9 Novembre 2011.

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

RIPUBBLICIZZIAMO L’ACQUA!

A 10 anni dalla storica vittoria nei Referendum del 2011 ancora e ancora  il Forum dei Movimenti per l’Acqua si mobilita per riaffermare il valore universale dell’acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa.

Anche in provincia di Pavia il Comitato per i 2SI non ha mai smobilitato e mantiene vivo il dibattito per arrivare ad una gestione del ciclo dell’acqua secondo parametri di interesse comune, che possono essere perseguiti solo mediante una gestione pubblica per davvero, non tramite una Società di capitali qual è Pavia Acque Scarl, bensì tramite una Azienda Pubblica. Solo in questo modo diventano obiettivi prioritari anche quelli di tutela ambientale, di salubrità delle acque, di gestione del servizio idrico a favore della comunità.

Si è già concretizzato il fatto che l’acqua, una volta classificata come merce da vendere solo a chi può pagare, venga addirittura quotata in Borsa. E altre nubi all’orizzonte del PNRR post pandemia fanno temere il rischio che qualche Macro utily – di quelle quotate – possa fare un sol boccone anche del nostro Gestore unico provinciale. Ricordo solo, a titolo di esempio, che analoga vicenda si è già vissuta nel caso di LGH. Perciò vale la pena di mettere al sicuro i nostri servizi affidandoli esclusivamente ad Aziende pubbliche.

Si dice che l’Ufficio d’Ambito (ATO) ha funzione di “controllo” del sistema. Ma da quando in qua chi controlla  dipende in tutto e per tutto dal controllato?

E’ sotto gli occhi di tutti – e in particolare dei Sindaci della Conferenza dei Comuni chiamata a esprimere parere obbligatorio – che il Piano d’ambito viene regolarmente aggiornato sulla base dei prospetti e dei programmi di Pavia Acque. L’Ente Provincia e gli altri fautori dello status quo ci dicono che è sufficiente un “controllo” pubblico e che la gestione può essere privatistica. Ma l’ufficio d’Ambito può giusto prendere atto e fare da passacarte verso Arera.

Tutta la Programmazione dei Lavori, il Piano Finanziario, gli Obiettivi qualitativi e quantitativi, tutto viene studiato elaborato e proposto da Pavia Acque. E  come potrebbe essere altrimenti se uffici tecnici, competenze e know-how sono quelli di Pavia Acque Scrl (che ha il preciso scopo di fare utili)? E come può un semplice “controllo” pubblico orientare le scelte del Gestore privato verso obiettivi di una drastica riduzione dell’inquinamento delle falde e dei corsi d’acqua e verso una riduzione delle perdite dell’acquedotto, quando il guadagno del Gestore dipende essenzialmente dall’incasso delle bollette?

Facciamo qualche esempio :

Il Piano d’Ambito “Pilota” – quello del 2008 – stimava perdite idriche del sistema acquedottistico pari al 18,63%. Nel 2020/2021 il dato sulle perdite risulta pari al 25%, mentre la tariffa è raddoppiata e il Piano tariffario 2020-2023 ha come obiettivo una riduzione delle suddette perdite pari al 2% (!).

Nei successivi aggiornamenti non vi è più traccia della  realizzazione di due Poli di essicamento fanghi inizialmente previsti nel Piano d’Ambito del 2008. Forse perché costa meno mandare i fanghi dei depuratori a chi ci fa affari e chi s’è visto s’è visto. Ma l’Ufficio d’Ambito in quale modo intende tutelare la salubrità delle acque sotterranee gravemente esposte agli inquinanti pericolosi (vedi cronaca delle scorse settimane) sparsi abbondantemente con i fanghi nei terreni agricoli della nostra provincia?

E ancora. Le prescrizioni comunitarie europee (risalenti agli anni ’90), e le conseguenti norme di recepimento e attuazione adottate dalle autorità competenti, indicano limiti molto stringenti circa la presenza di fosforo e di azoto totale presente nelle acque reflue. Qualche Gestore, di altri Ambiti, da diversi anni ha attivato sperimentazioni e sistemi operativi per l’estrazione di suddetti elementi dai fanghi . Pavia Acque ? Non pervenuta.

E arriviamo al recentissimo aggiornamento tariffario del 2020. Secondo i macroindicatori di qualità tecniche Arera, nel 2019  il Gestore Pavia Acque Scarl è in classe B per l’obiettivo di riduzione delle perdite idriche; in classe E per la qualità dell’acqua erogata; in classe E per l’adeguatezza del sistema fognario; in classe D per la qualità dell’acqua depurata. Tuttavia i nostri Sindaci, all’unanimità dei presenti,  hanno comunque approvato la revisione del piano tariffario che porterà nuovi aumenti nel 2022 e  nel 2023.

Abbiamo assistito negli scorsi decenni a molteplici privatizzazioni di servizi pubblici, sia locali che nazionali, sempre decantate con il mito dell’efficienza. Ma, stante che resta tutto da dimostrare, ci chiediamo: a che serve un soggetto Gestore efficiente se la qualità ambientale del servizio risulta scadente?

Ri-eccoci dunque a reclamare l’acqua pubblica, e la ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali in rispetto alla volontà popolare convalidata dai Referendum fin dal 2011. Ripubblicizziamo i servizi pubblici locali ! A partire dal servizio idrico. E torniamo a ritroso anche alle Aziende Municipalizzate diventate Spa dalla sera alla mattina ai primi del 2000.

Per il  COMITATO PAVESE 2SI PER L’ACQUA BENE COMUNE

Antonietta Bottini – 335 6819546 – antoniettabottini@gmail.com

Oggi, come 10 anni fa, in piazza in difesa dell’acqua pubblica e dei beni comuni

Pubblicato il 8 giu 2021

Elena Mazzoni* 

“Lavatevi spesso le mani”.

Questo è il mantra ricorrente dei 16 mesi di pandemia Covid 19.

Condivisibile, assolutamente, se non fosse che, secondo i dati ONU, 1 persona su 3 non ha accesso all’acqua pulita e la situazione peggiorerà fino a portare, senza interventi efficaci, 5.7 miliardi di persone a vivere, nel 2050, in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno.

2.2 miliardi di persone al mondo vivono in paesi con problemi di approvvigionamento idrico; 4 miliardi in aree che soffrono di grave carenza d’acqua almeno un mese all’anno e circa 1,6 miliardi di persone hanno a che fare con una scarsità d’acqua “economica”: l’acqua sarebbe fisicamente disponibile, ma mancano le infrastrutture per farla arrivare.

La capacità di stoccaggio dell’acqua negli invasi si riduce dell’1% ogni anno, per l’aumento della popolazione e i sedimenti nei depositi.

L’utilizzo di acqua potabile continua a crescere dell’1% l’anno dal 1980.

L’agricoltura impiega in media il 69% dell’acqua dolce per usi umani (in alcuni paesi questa percentuale sale al 95%).

L’industria assorbe il 19%, le città il 12%. Nel periodo fra il 2009 e il 2019, la siccità ha colpito 100 milioni di persone al mondo, uccidendone 2000 e causando 100 miliardi di dollari di perdite.

L’Italia non è un’isola felice, tutt’altro.

Nel 312 a.C., il primo acquedotto romano, l’Aqua Appia, meraviglia ingegneristica concepita e costruita per garantire alla popolazione un abbondante approvvigionamento di acqua dolce, trasportava oltre 70.000 metri cubi di acqua al giorno nel cuore di Roma.

2.300 anni dopo la sofferenza idrica è un fatto.

Scarse precipitazioni, temperature eccessivamente alte, impermeabilizzazione e consumo del suolo, rete idrica obsoleta, assenza di manutenzione ed investimenti.

A questo si aggiunge la visione capitalista e predatoria che guarda alla risorsa idrica come un bene suscettibile di valutazione economica, arrivando, a fine 2020, a quotarla in borsa a Wall Street.

L’Italia, con le sue grandi multi-utilities, è da anni dentro questi processi grazie alla scelta di entrambi i poli di privatizzare i servizi idrici.

Tutte le forze che sostengono l’attuale governo e i precedenti hanno scientemente tradito la volontà espressa dal popolo italiano nel referendum del 2011 e entrambi gli schieramenti sono uniti dalla condivisione delle politiche neoliberiste.

Per rilanciare con forza, la nostra visione di pubblico e bene comune, dobbiamo essere tuttə a Roma, sabato 12 giugno alle ore 15,30 a Piazza dell’Esquilino, insieme al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua alla manifestazione nazionale Beni comuni, acqua e nucleare: indietro non si torna! A 10 anni dal referendum, no alle privatizzazioni, per un Recovery Plan dei diritti e per un futuro ecocompatibile.

Siamo state e stati fondatori, fondatrici, animatori, animatrici e fulcro della battaglia referendaria, svolgendo un ruolo centrale nel Comitato Nazionale e nelle sue diramazioni territoriali, senza mai risparmiare il nostro impegno in questi 10 anni.

Eravamo parte 10 anni fa della coalizione che ha portato 27 milioni di Sì ai referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare ma in questi 10 anni, nonostante i nostri ripetuti segnali di allarme e le nostre denunce, tutti i governi che si sono succeduti, hanno disatteso quel voto

Oggi più che mai l’acqua deve essere bene comune universale, pubblico e a gestione partecipata

Indietro non si torna.

*Responsabile nazionale Ambiente PRC-SE

Promuove:

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Aderiscono: ISDE Italia – Medici per l’Ambiente; Associazione Costituzione Beni Comuni di Milano; WWF Italia; Movimento Consumatori; Medicina Democratica Onlus; CCA dbr Coordinamento dei Comitati e delle associazioni per la depurazione, le bonifiche e la ripubblicizzazione del servizio idrico di Massa Carrara; Associazione per i Diritti dei Cittadini ADiC Toscana Aps; Partito della Rifondazione Comunista; Giuristi Democratici; Associazione Laudato Sì; ARCI; Unione Sindacale di Base – USB; Legambiente; Movimento per il diritto all’abitare