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ALEX ZANOTELLI: CONTRO LA GUERRA E IL RIARMO, BOICOTTARE LE BANCHE ARMATE

Pubblicato il 30 lug 2023

Laura Tussi

Alex Zanotelli interviene con decisione sul tema delle banche armate per sostenere la campagna di sensibilizzazione sugli investimenti non etici degli istituti finanziari e per difendere la legge 185 dagli attacchi del ministro Crosetto e della lobby delle armi. La sua esortazione contiene due inviti fondamentali, uno alla consapevolezza e all’informazione e un altro alla disobbedienza civile.

Pochi giorni fa si è tenuto un incontro organizzato dall’AIAD – la Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa – alla presenza del ministro Crosetto, che si è detto favorevole a modificare la legge 185 perché sta bloccando troppo la vendita di armi. Le reazioni a questo attacco non si sono fatte attendere e uno dei primi a intervenire è stato Alex Zanotelli: «Non ho mai visto un Governo italiano così prigioniero del complesso militare industriale di questo Paese e questo è gravissimo», ci ha detto.

Un altro aspetto preoccupante che emerge dalle dichiarazioni di Crosetto riguarda il rapporto fra guerra e finanza.

Il ministro si è detto molto preoccupato per le banche etiche perché – a detta sua – diventa sempre più difficile trovare soldi dalle banche che si sentono accusate di non essere etiche. Per questo ha dichiarato di voler fondare una nuova banca che investa soltanto nel militare. Per questo penso che diventi fondamentale in questo momento proprio l’invito a tutti a evitare e soprattutto boicottare le banche armate. Con la guerra in Ucraina verranno prodotte molte armi ed essa andrà avanti perché è importante produrre armamenti e poi smaltirli subito. È il solito modo di procedere.

Cosa ti preoccupa di più di questa situazione?

Quello che mi preoccupa di più non è tanto la reazione della società civile, che purtroppo non è molto cosciente, quanto quella delle comunità cristiane. Il livello dovrebbe essere molto chiaro: non possono lasciare i loro soldi in mano alle banche che investono nella produzione di armi. Quel povero Gesù di Nazareth era il profeta della nonviolenza. Il grande teologo Enrico Chiavacci al Concilio Vaticano Secondo ha detto una cosa molto chiara: un cristiano è obbligato a sapere dove tiene i propri soldi, in quali banche e come quella banca usa quei soldi.

Quello che mi sconcerta di più è quindi il silenzio da parte delle comunità cristiane, delle parrocchie, delle diocesi, dei vescovi. Non riesco a capirlo. Ormai noi cristiani siamo talmente conformati al sistema economico-finanziario militarizzato che accettiamo come una cosa normale che i nostri soldi vengano investiti in tutta questa infernale produzione. Penso che sia importante un appello alle comunità e a tutti i cittadini perché davvero adesso devono compiere una scelta sostanziale. Non vogliamo la guerra, siamo per la pace, ma se poi i soldi li depositiamo in una banca che investe in armi e ordigni militari la coerenza viene meno. È necessario aiutare la gente a capire questo, ma non è facile.

Come valuti oggi il mercato degli armamenti in Italia?

L’anno scorso abbiamo investito per 32 miliardi di euro in armi. È pazzia collettiva. Sono tutti soldi che vengono tolti alla scuola, alla sanità pubblica e ad altri settori vitali. La campagna di boicottaggio delle banche armate dovrebbe motivare la gente, far capire che i suoi soldi non possono essere usati per costruire armamenti che ci stanno conducendo inesorabilmente a un disastro planetario. E dall’altra parte ricordiamoci quanto pesano sull’ecosistema queste guerre, che provocano un altissimo tasso di inquinamento e qui siamo davanti all’estate incandescente.

Vendere armi nelle zone calde, nelle aree di conflitto armato è vietato dalla legge 185/1990, come anche dalla nostra Costituzione. L’export di armamenti è veicolato verso i paesi impegnati nella guerra contro lo Yemen, verso i paesi come l’Egitto di al Sisi e la Turchia di Erdogan. Puoi argomentare queste considerazioni?

Il problema è drammatico. Il Ministro della Difesa Crosetto è molto preoccupato della 185 perché ostacola la vendita d’armi, che lui al contrario vorrebbe accelerare. È una legge nata in seguito a una lunga battaglia di cui ho fatto parte con la rivista Nigrizia. Poi mi hanno “defenestrato” e sono andato in Africa, ma quel movimento, che includeva tantissime organizzazioni, ha portato alla legge 185, che è unica in Europa. È un piccolo strumento per prevenire un sacco di disastri ed è fondamentale difenderlo ostinatamente, anche a costo di pagare di persona.

I caricatori del porto di Genova, i Calp –ma anche quelli di altri porti –, si sono rifiutati di caricare le armi sulle navi destinate all’ Arabia Saudita per la guerra contro lo Yemen. I portuali stanno pagando di persona, sono incriminati e rischiano di essere processati. Ma oggi diventa fondamentale la disobbedienza civile. Giorni fa ho partecipato a un incontro sul caporalato in Campania e il vescovo emerito di Caserta, Monsignor Nogaro, ha detto proprio queste parole: «È arrivato il tempo di gridare che è necessaria la disobbedienza civile. Siamo arrivati a questo punto. Dobbiamo davvero disobbedire».

Questo però vuol dire pagare nella propria vita e so che questo non è facile. Eppure il cittadino che capisce quanto è folle questo sistema drammatico deve avere il coraggio. Questo per le armi ma non solo: ho sempre appoggiato tutte le manifestazioni di Ultima Generazione, fanno bene a fare quello che fanno perché oggi stiamo andando verso il disastro ecologico.

L’idea di base della campagna di pressione sulle banche armate è valida perché tende a bloccare questo sistema di commercio di armamenti. Con quali modalità?

Le modalità di questa campagna di boicottaggio delle banche armate è molto semplice. È necessario comprendere il problema e reagire. Basta semplicemente ritirare i propri soldi dalla banca che investe in armi e vedere di trovare una banca etica, ossia un’altra banca che non investa in armi. È fondamentale questa azione. Tutto questo non è facile perché è chiaro che gli interessi sono tanti perché certe banche – come le tre banche principali in Italia: Unicredit, Intesa Sanpaolo e Deutsche Bank – danno alti dividendi, che sono molto più vantaggiosi, e quindi ognuno anche qui ci perde a livello personale. Ma dobbiamo cominciare a capire che non si può continuare così.

Penso che il successo dipenda da due fattori fondamentali. Finora abbiamo lanciato questa campagna con Pax Christi e le tre riviste Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di pace, ma non basta. Stiamo premendo affinché la chiesa italiana faccia un passo in avanti. Ma allo stesso tempo ci vorrebbe anche da parte della società civile la capacità di rilanciare con forza tutta questa azione, perché molta gente non sa nulla di queste cose.

Il secondo fattore è la disobbedienza civile dei tanti che lavorano in fabbriche d’armi: che si rifiutino di continuare a fare il proprio lavoro. Ho scritto recentemente – in occasione del funerale di Berlusconi – che l’amoralità, cioè la non-moralità, è diventata l’etica del popolo italiano. Questo è il problema: non ci sono più valori né ideali e questo richiede un intervento soprattutto da parte della rete della Chiesa, che deve ricominciare a formare una coscienza di valori.

La campagna di boicottaggio delle banche armate dovrebbe motivare la gente, far capire che i suoi soldi non possono essere usati per costruire armamenti

Il valore delle operazioni segnalate dalle banche italiane relative al commercio di armi sfora i 9 miliardi e mezzo di euro. Le riviste missionarie Nigrizia, Mosaico di pace e Missione oggi come denunciano il fatto che gli istituti di credito si sono messi al servizio delle aziende belliche?

In generale le tre riviste sono molto chiare sulla denuncia di tutto questo ed è fondamentale che continuino in questa loro denuncia, che però da sola non è sufficiente. Sono tre voci che non hanno gran peso nella società italiana. Bisognerebbe che qualche televisione o qualche grosso giornale iniziasse una campagna sul tema, ma chiaramente il problema è che sono tutti parte del sistema: basta vedere un giornale e chi lo paga, da dove riceve fondi. Penso che anche questa sia una vera e propria missione. Sono un missionario e a volte sembra sempre di parlare al deserto, ma è importante continuare a declamare la nostra posizione.

Non smetterà mai di invitare tutti a riflettere su come i nostri soldi vengono usati. Vale per le banche armate, ma vale anche per chi investe in fossili. Sono due facce della stessa medaglia, perché sono le due realtà che ci stanno portando alla possibilità che la presenza umana sul pianeta venga meno.

Anche il PNRR sarà sempre più proiettato all’investimento e produzione di armi?

Il PNRR dovrebbe servire alla società civile, soprattutto servire a portare avanti la scuola e la sanità, ma se i fondi vanno a finire in armi e non rimangono che le briciole per tutto il resto. Questa è una cosa gravissima.

Il mal sviluppo in Italia. L’eterna ipocrisia e l’eterna incapacità di programmazione

22 Maggio 2023

Giorgio Riolo

Un breve intervento per alcune considerazioni necessarie oggi. Due temi e due riferimenti per capire. Ci si riferisce qui ai gravi eventi in Emilia Romagna, da una parte, e al modo tutto italiano di trattare la questione dei migranti, dall’altra.

I.

Tra le annose questioni dei caratteri e dei tratti distintivi dello stato-nazione Italia, una importante è la storica mancanza strutturale della programmazione. Non la programmazione scritta. Abbondiamo in buone intenzioni, in piani e leggi. La programmazione e la pianificazione di un paese serio che appresta non solo le misure scritte, ma che mette in fila l’attuazione, la realizzazione pratica con l’indicazione dei vari passi in una visione di lungo periodo. Nella sacrosanta visione della “lunga durata”.

Le ragioni sono molte e si evita di andare troppo indietro nel tempo della storia d’Italia. In gioco sono piuttosto le dinamiche particolari di come si è costituito lo stato unitario, la qualità dei gruppi dirigenti, dei ceti politici, la qualità delle classi dominanti e in particolare della borghesia italiana ecc.

II.

A proposito dei disastri causati dalla calamità in Romagna. Certo all’opera sono il cambiamento climatico e la crisi ambientale generale, planetaria. Ma poi c’è lo specifico dell’Italia. Allora importante è il primo riferimento.

Dopo la grave alluvione dell’autunno 1966 nel Nord Italia e in Toscana, con la disastrata Firenze come simbolo sinistro di tali eventi, il governo italiano si decise ad avviare la “Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo”, cosiddetta “Commissione De Marchi”, dal nome di Giulio De Marchi, ingegnere e professore universitario di grande valore.

De Marchi è stato esponente di quella borghesia intellettuale italiana nella stagione autentica del riformismo italiano. Borghesia illuminata che per fortuna è esistita ed esiste tuttora in Italia. Da contrapporre alla molto diffusa, parassitaria, famelica, corrotta e corruttrice, borghesia. Entro il famoso capitalismo molto assistito dallo Stato. Entro la cattiva gestione pubblica delle risorse, della corruzione, degli sprechi, del voto di scambio, del clientelismo ecc. L’Italia di allora era entro il regime democristiano, anche se mitigato nella stagione dei vari governi del centrosinistra.

Si costituì un ampio gruppo di lavoro di molte figure professionali che dovevano redarre un piano per affrontare il problema per cui venne costituita la Commissione. Questa lavorò dal 1967 al 1970. L’esito fu un documento memorabile, così dettagliato e rigoroso, di ben 2.800 pagine in cinque volumi. Il primo volume apparve nel 1970.

In sintesi, si diceva che occorrevano 30 anni (ripetiamo 30 e non l’effimera durata media di un governo italiano) per realizzare il piano e che per la sua attuazione occorrevano circa 9.000 miliardi di lire di allora. Oggi, rivalutati, ammonterebbero a 70 miliardi di euro.

Il seguito è quello classico italiano. “Adelante Pedro, con juicio”. Tutto è stato vanificato. Gli interessi in campo hanno congiurato allora e congiurano tuttora. Anzi, l’antropizzazione senza freni, la cementificazione e l’uso e l’abuso del suolo aggravati hanno avuto libero corso. Con governi di destra e con governi di centrosinistra, senza distinzione.

Era quella la giusta visione razionale della prevenzione e non della rincorsa a mettere in sesto il territorio dopo le immancabili alluvioni, le immancabili siccità ecc. Una spesa produttiva preventiva di contro alle enormi spese improduttive per riparare i danni agli umani, alle cose, all’industria e all’agricoltura, all’ambiente.

Oggi lo scatenamento degli spiriti animali negazionistici delle destre destre al governo, contro ambientalisti e contro chi governa attualmente la Regione Emilia Romagna, è solo vergognoso e ributtante. Ma nessuno si ritenga assolto, destre e centrosinistra. E chi pensa di continuare come per l’innanzi, in alto in primo luogo, ma anche in basso. È la prova provata che così non si può andare avanti. Per il cambiamento climatico in atto e per come si gestiscono normalmente i territori italiani.

III.

Un altro riferimento alla congenita mancanza di piano e di programmazione. È ormai ampiamente assodato che l’Italia, come molti paesi europei e occidentali, è in calo demografico e con l’invecchiamento progressivo della popolazione. Alcuni settori del capitalismo italiano e dei gruppi dirigenti politici ed economici parlano apertamente di necessità di manodopera straniera per ovviare a questa tendenza. C’è chi parla di almeno 500 mila lavoratori. Anche in presenza della tendenza storica al labour saving, al “risparmio di lavoro”, con le nuove tecnologie e con i nuovi processi di produzione. Occorre nuova forza-lavoro, occorre nuova linfa vitale.

A suo tempo, dopo il 2011 e dopo l’arrivo di profughi siriani soprattutto, assieme a migranti di altre provenienze, il ministro degli interni tedesco Thomas De Maizière, entro il governo Merkel, disse apertamente che la Germania abbisognava nei due decenni successivi di almeno 10 milioni di lavoratori stranieri, a misura del grave calo demografico tedesco. Programma quindi della durata di 20 anni. E indicava le misure affinché questo assorbimento fosse ordinato e profittevole. Ordinato e profittevole, ovviamente, per il capitalismo tedesco.

Non impulso solidaristico, non filantropia. Piuttosto la maniera teutonica della programmazione, del modo ordinato di condurre le cose. Scuole di tedesco per questa forza-lavoro (la lingua è il primo divario da colmare per un migrante), abitazioni, assistenti sociali, accordi tra imprese e sindacati ecc. Un programma, un piano insomma.

La cosiddetta “integrazione” non ci piace. Ma è sempre meglio del far west all’italiana. Anche se si ha bisogno di forza-lavoro migrante, questa dinamica deve risultare ancor più profittevole. Forza-lavoro senza diritti, senza pretese. Nessuna programmazione. Il migrante serve come manodopera nei famosi lavori “5 p” (precari, pesanti, pericolosi, poco pagati e penalizzati socialmente).

Il calco è quello classico. Mi servi, ho bisogno di te, ma non debbo considerati un vero interlocutore, una persona depositaria di dignità e di umanità. Debbo disumanizzarti, debbo toglierti l’umanità. Il modello è sempre lo Untermensch (sottouomo) descritto da Primo Levi.

Così ti posso sfruttare meglio, senza remore, come lavapiatti, muratore, bracciante agricolo, badante, manovale, lavoratore della logistica ecc. Anche nel lavoro specializzato. È il classico (Marx) “lavoro in pelle nera” che mi serve anche per incalzare e per ricattare “il lavoro in pelle bianca”.

Con l’opportuna e manipolatoria campagna culturale e mediatica onde evitare la pericolosa solidarietà tra questi due mondi del lavoro. Il migrante è sempre da considerarsi indesiderato, clandestino. Anche se nella realtà la gran parte arriva in Italia non con i barconi e via mare.

Tutto ciò accade nel paese che nella storia, tra Ottocento e Novecento, è secondo, dietro la popolosa Cina, come numero di popolazione migrante nel mondo. Noi ci ostiniamo a non fare i debiti conti con la nostra triste storia di emigrazione.

IV.

“Il vero è l’intero”, diceva Hegel. L’invito è pertanto sempre di guardare oltre il contingente e oltre il breve periodo. Oltre la nostra limitata esperienza e il nostro limitato orizzonte. Crisi sociale e crisi ecologico-climatica si tengono assieme. Le soluzioni non possono mai essere di breve periodo, nella contingenza, nella soluzione dell’emergenza.

Per la soluzione della povertà e delle gravi diseguaglianze, su scala nazionale e su scala mondiale, e per la soluzione, qualora fossimo a tempo, della grave crisi ecologico-climatica occorrono molti decenni. Occorrono programmazione e pianificazione. Parole molto indigeste, perché pongono regole e vincoli, per il neoliberismo e per il capitalismo in generale. Parole “bolsceviche”. Ma se non si inizia i 30-50 anni si spostano sempre più in là. Con il pericolo serio per la civiltà umana e per la vita nel pianeta.

Ma adesso destra e centrosinistra, assieme agli immancabili apparati di persuasione di massa, sono molto occupati a servire Usa e Nato. Altro che crisi sociale e crisi climatica. Altro che programmazione. Solerti nell’isteria di guerra e nella produzione e nell’uso delle armi. Giustizieri mondiali, assieme ai guerrafondai Usa e Nato. Naturalmente senza il consenso della maggioranza del popolo italiano.

Antenne

19 Ottobre 2022

PRIMA DI AUTORIZZARE ULTERIORI ANTENNE DI TELEFONIA MOBILE OCCORRE COMPLETARE GLI STUDI SULLE CONSEGUENZE.

Il sottoscritto Giuseppe Abbà, consigliere comunale del Partito della Rifondazione Comunista
APPRESO che una cittadina mortarese, abitante tra via De Cantiano e via Montessori, ha inviato al Sindaco, ai giornali locali, alle associazioni ambientaliste una richiesta di chiarimenti a causa della preoccupazione nata per aver visto all’opera in quello spazio dei rilevamenti e in quanto, dalle prime informazioni, ha saputo della prossima installazione di un’antenna di telefonia mobile riconducibile al 5 G
CONSIDERATO che, in data 13 marzo 2022, la giunta comunale in carica all’epoca, ma prossima alla scadenza, ha deliberato la concessione alla società Iliad di un’area di 36 metri quadrati ( in cambio di 12 mila euro) per l’installazione di un’antenna per la telefonia mobile e che la stessa società si occupa di 5 G
VISTO che di questa tecnologia è stata chiesta, da parte di molti scienziati di ogni continente, la moratoria in attesa di capire gli effetti della nuova generazione tecnologica sulla salute umana per le radiazioni elettromagnetiche e quindi la necessità di nuova sperimentazione da parte di centri di ricerca indipendenti anche per l’ovvio principio di cautela
RICORDATO che già nel Consiglio comunale di Mortara era stata discussa una mozione del sottoscritto per la moratoria del 5 G e che su questa mozione, pur respinta dalla maggioranza, il Sindaco dell’epoca aveva dato assicurazioni che a Mortara non era previsto nulla del genere (difatti a quel tempo si parlava di Cergnago e Castello d’ Agogna)
INTERPELLA
” Per sapere, come pensa necessario il sottoscritto, se l’Amministrazione Comunale intenda soprassedere a tale installazione quanto meno in attesa di risultati certi da parte di centri di ricerca indipendenti.

Giuseppe Abbà.

La siccità non è un dibattito vuoto

Riprendiamo l’articolo pubblicato sul sito di Rifondazione Comunista Lombardia

di Massimo Gatti già Presidente CAP-gestione 2004-2008

L’emergenza idrica in corso ha bisogno di approfondimenti seri, di meno chiacchiere e di esempi virtuosi, nel massimo rispetto di chi quotidianamente nei vari settori e nelle istituzioni sta lavorando con fatica e tenacia.

1) Il 20-6-2005 ho avuto l’onere e l’onore di inaugurare come Presidente di CAP-gestione insieme al Sindaco di Milano Gabriele Albertini e all’Assessore Zampaglione il 3° depuratore della città capoluogo (per 300.000 abitanti), colmando un ritardo di decenni di una grande città che senza depuratori contribuiva significativamente all’inquinamento delle acque nel sud-milanese e nel lodigiano. Il nuovo impianto fu situato nel comune di Peschiera Borromeo, raddoppiando il depuratore esistente dal lontano 1982 al servizio di 12 comuni della Provincia di Milano, In pochissimi anni concludemmo un’opera complicata (dal punto di vista tecnico e amministrativo) avviata dal mio predecessore alla Presidenza CAP on. Osvaldo Felissari, oggi sindaco di Lodi Vecchio e diretta con altri, ma con un compito apicale e grande autorevolezza, dal compianto Dott. Marco Pelosi Direttore del settore fognatura e depurazione di CAP. Il Consorzio Acqua Potabile azienda interamente pubblica del ciclo integrato dell’oro blu che allora raggruppava i comuni della provincia di Milano e di Lodi diventava interlocutore essenziale e decisivo del comune di Milano (che gestisce da sempre l’acqua da solo) per contribuire a risolvere l’atavico problema della depurazione. In quella occasione per la prima volta nelle nostre zone un quantitativo rilevante di acqua ripulita veniva destinato all’agricoltura. Da allora, e sono passati 17 anni, è necessario conoscere quanta acqua recuperata dalla depurazione viene utilizzata oggi nel sistema milanese e lombardo, individuando luoghi e strutture dove si annidano inefficienze e sprechi da rimediare.

2) Già in quegli anni CAP-gestione, grazie alla professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori e come registrato dagli studi indipendenti di Mediobanca, segnalava perdite di rete medie di poco superiori al 20%. In alcune zone si scendeva ulteriormente e quindi si dimostrava la possibilità concreta di buoni rendimenti, tenuto conto di un margine fisiologico di utilizzo di acqua per gli spurghi. Bisogna quindi intervenire con precisione nelle situazioni di degrado e di malaffare senza sparare nel mucchio e poi combinare poco. Fatti salvi i buoni comportamenti sempre da mantenere, la disponibilità di acqua potabile nel nostro territorio è assicurata (tranne qualche eccezione) dalla ricchezza della falda. La situazione diventa molto critica per il costo in continua crescita dell’energia e per le gravi conseguenze delle epidemie e delle guerre. Al momento, al fine di tamponare, non c’è alcun provvedimento governativo (con l’Europa o senza) per recuperare finalmente risorse aggiuntive dagli extra-profitti delle grandi aziende nazionali e multinazionali che hanno realizzato in questa fase guadagni enormi e senza precedenti. Diversificare e puntare a fonti energetiche alternative diventa un impegno ineludibile su cui investire. I nostri pozzi pescano in media a 100 m di profondità e quindi la materia prima va captata e sollevata continuamente con la conseguenza di bollette energetiche da capogiro. Le riduzioni fiscali permanenti devono valere immediatamente per tutelare il lavoro e i beni comuni in una situazione economica così difficile. Bisogna inoltre regolamentare in modo uniforme ed efficace l’utilizzo dell’acqua non potabile di prima falda (ad es. profondità. 10 m) per gli usi agricoli, industriali, sportivi e termici che possono produrre l’aumento di una buona occupazione e dei ricavi.

3) Oggi per essere credibili le classi dirigenti devono collocare come prima opera pubblica il riassetto idro-geologico, dalla montagna alla pianura, la cura dei boschi, dei laghi, dei fiumi e del reticolo idrico minore. Non è così, e si prosegue solo con la logica delle grandi opere e dei grandi eventi. Nelle nostre zone, ad esempio le nuove grandi autostrade BREBEMI e TEM, hanno aggredito una delle campagne più fertili d’Italia, penalizzato il trasporto pubblico locale, compromesso lo scorrimento delle acque, dimenticato di collocare alberi ad alto fusto lungo i tracciati autostradali per contrastare l’inquinamento e le urbanizzazioni selvagge a ridosso dei caselli. Tornando all’oggi, subito, secondo i principi dell’interesse pubblico, l’utilizzo delle scorte dei grandi bacini idroelettrici ed alpini va programmato regolarmente da Regione Lombardia e dagli altri enti competenti, senza aspettare l’emergenza e bilanciando le esigenze dell’agricoltura, dei produttori di energia e del turismo. La frammentazione delle competenze va superata e riordinata, ma intanto un sistema di piccoli invasi razionalmente distribuito è irrinunciabile per fronteggiare siccità e alluvioni, prendendo sul serio le conseguenze dirompenti del cambiamento climatico e le indicazioni del CIRF (centro italiano per la riqualificazione fluviale).

4) Infine se si ha il coraggio di una riflessione critica bisogna cambiare strada e rettificare decisioni sbagliate in tempo utile. In una situazione eccezionale governo, regioni, comuni e tutti i soggetti coinvolti non si nascondano dietro le procedure e assumano nuovi e adeguati provvedimenti. Le prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina prevedono nuove piste e impianti che si basano al 100% sulla produzione di neve artificiale che sottrae quantità abnormi di acqua buona, in una situazione di crisi idrica permanente e di mancanza di pioggia e di neve. È così difficile pensare allo sport anziché all’edilizia e ad Olimpiadi che riguardino l’arco alpino e che si collochino nei numerosi impianti già esistenti in Stati confinanti (tutti in Europa) con un risparmio ingente di terra, di acqua e di quattrini. Serve coerenza con gli allarmi lanciati a cui non possono seguire solo lacrime di coccodrillo, si può fare meglio: occorre coraggio, competenza e la capacità di affrontare esasperazioni, gravi conflitti tra le categorie e le persone e anche molteplici contenziosi già in essere. Il tempo per intervenire è ora!

La vostra generazione ha perso

“La mia generazione ha perso” – così Giorgio Gaber intitolava uno dei suoi ultimi album in un tentativo di autoanalisi. È proprio una colpa che oggi andiamo ricercando, un colpevole, un nome o un gruppo di nomi, qualcuno cui addossare l’intera colpa di questa tragedia climatica che sta investendo il nostro paese e il mondo intero.

In questa vana ricerca la colpa è stata addossata agli allevamenti, alle fabbriche, a chi non fa la raccolta differenziata… Non nego l’influenza di queste azioni, ma mi sento di affermare che non è nulla di più che nascondere la polvere sotto il tappeto, nulla di più che far finta di non vedere l’errore, di non voler accettare che l’essere umano è colpevole di questa tragedia da circa 200 anni a questa parte. Siamo tutti colpevoli, perché – a differenza di come parlano parecchi giornalisti – il pianeta non soffre l’aumento della temperatura, esso continuerà ad esistere anche con 50° C in più, solo non sarà adatto ad ospitare la vita umana, camperanno solo i batteri capaci di sopravvivere anche ad altissime temperature.

Tornando al tema di quest’ articolo, ritengo quindi che ci sia bisogno di un’ammissione di colpa, bisogna smettere di pensare che il riscaldamento globale ed il problema dell’inquinamento ponga le sue radici negli anni ’10 di questo millennio; bisogna rendersi conto che il problema è iniziato quando nessuno si è posto la domanda “E dopo?” durante il miracolo economico, quando si costruivano auto che, dal motore all’esterno, non avevano altro che un tubo vuoto, quando le ciminiere delle fabbriche riversavano nell’aria ciò che oggi, a distanza di circa settant’anni, l’ha resa irrespirabile – per non dire tossica. La colpa è dei miei nonni, che hanno provocato questi problemi, e dei miei genitori, che non si sono opposti e non hanno fatto sentire la loro voce quando era il momento di farlo. Serve solo un’ammissione di colpa, rendersi conto di chi è la colpa davvero, ammettere che ci è stato consegnato un mondo completamente a pezzi e che ora le maniche ce le dovremo rimboccare noi per sistemare tutto – sempre ammettendo una vostra possibile collaborazione, che sembra ogni giorno più distante.

Se la vostra intenzione fosse di ammettere questa colpa, vi consiglierei di cambiare il modo in cui lo state comunicando. Se crediamo che i giovani siano “persi dietro ai telefoni e ai social network” solo perché li considerate svogliati e/o incapaci credo che il problema sia vostro. Sempre nel mondo che voi ci state consegnando, i valori della forza e della ricchezza sono stati eletti a princìpi unici; l’unico rifugio è dunque un mondo alternativo, completamente immersivo e capace di creare una realtà completamente estranea alla nostra dove le cose non possono andare male.

Dall’alto della vostra bigotteria invece siete solo capaci di dirci cosa sbagliamo, senza capire che la colpa è tutta nelle vostre mani, perché solo guardando avanti e lavorando per il prossimo – e non per se stessi – si può pensare di rivolgere delle critiche. Voi avete lavorato per voi stessi e per nessun’altra generazione, ora noi ne paghiamo le conseguenze. Basta però un po’ di coraggio, ammettere le proprie colpe, chiedere scusa e lavorare seriamente tutti assieme per un domani migliore.

Lorenzo Antibo

Riprendiamo l’articolo scritto da un compagno del circolo di Vigevano sui siti La Spina e La Sinistra Quotidiana.

VIGEVANO – LA QUESTIONE CLIMATICA: CONFERENZA DEL COLLETTIVO “LUXEMBURG”

15 maggio 2022

“La giustizia ecologico-climatica e la giustizia sociale, la confluenza dei movimenti. Dai movimenti antisistemici e dai Forum Sociali Mondiali ai nuovi movimenti”.

E’ questo il tema al centro dell’ultima conferenza pubblica del ciclo di tre incontri a ingresso libero organizzati in queste settimane dal collettivo culturale “Rosa Luxemburg” – Rete delle alternative di Vigevano.

L’appuntamento è per sabato 21 maggio con inizio alle ore 15,30 presso la Sala polivalente “Giuseppe Franzoso” della Biblioteca Civica “Lucio Mastronardi” in corso Cavour 82 a Vigevano.

Il tema verrà affrontato da Ilaria Falossi e Bjork Ruggeri, studentesse di Pavia e attiviste di “Fridays For Future”, insieme a Giorgio Riolo, esponente dalla “Rete delle alternative”.

«Con quest’ultima conferenza – spiega il collettivo nel comunicato stampa di presentazione – vogliamo in particolare approfondire le questioni che sono declinate nel mondo contemporaneo come “crisi globali”, come crisi economica, crisi ecologica-climatica e crisi epidemiologica, analizzando allo stesso tempo il “fil rouge” che lega le esperienze dei Forum sociali mondiali e dei movimenti antisistemici alle rivendicazioni dei nuovi movimenti ambientalisti di protesta che negli ultimi anni vedono protagonisti soprattutto i giovani».

Saranno applicate le disposizioni anti-Covid vigenti al momento dello svolgimento dell’iniziativa.

Giuseppe Abbà, consigliere comunale di Rifondazione Comunista, presenta due mozioni al Consiglio Comunale di Mortara, contro l’aumento delle bollette e per la difesa dell’ambiente

17 gennaio 2022

Il Partito della Rifondazione Comunista da tempo ha lanciato una campagna contro gli aumenti delle bollette di luce e gas, con banchetti informativi e con una vasta diffusione di volantini.

In questo quadro dove siamo presenti, cercheremo di fare discutere i consigli comunali, proponendo di votare mozioni contro questi aumenti che incidono pesantemente sulle condizioni di vita dei ceti popolari.

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Alla presidente del Consiglio comunale di Mortara

Al sindaco del Comune di Mortara

OGGETTO: mozione contro l’aumento delle bollette luce e gas

Il sottoscritto Giuseppe Abbà, consigliere comunale del Partito della Rifondazione Comunista e di “ Mortara bene comune”

VISTO l’enorme aumento delle bollette gas e luce (del 45 e del 55 per cento)

CONSIDERATA la grave ricaduta sui bilanci familiari, sulle attività commerciali e produttive con conseguente aumento dei prezzi

CHIEDE che il Consiglio comunale discuta e voti la seguente

MOZIONE

” Il consiglio comunale di Mortara, facendosi interprete del disagio della popolazione, colpita da consistenti aumenti delle bollette di gas e luce, con ricadute a catena sull’aumento dei prezzi anche sui beni di prima necessità chiede al Governo i seguenti provvedimenti:

1) TAGLIARE I PROFITTI DELLE GRANDI AZIENDE CHE DISTRIBUISCONO E VENDONO IL GAS E L’ENERGIA ELETTRICA

2) ELIMINARE ONERI DI SISTEMA OBSOLETI, DARE FINALMENTE UN TAGLIO ALLE ACCISE, ALLE ADDIZIONALI REGIONALI E ALL’IVA, TASSE PAGATE IN PREVALENZA DAI CETI POPOLARI”.

P.S. chiedo che la presente mozione sia inviata alla Prefettura di Pavia, alla giunta regionale, al Presidente del Consiglio dei Ministri.

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Alla Presidente del Consiglio comunale di Mortara

Al Sindaco del Comune di Mortara

OGGETTO: richiesta revoca delibera cessione indice di pressione rifiuti a favore del Comune di Albonese.

Il sottoscritto  Giuseppe Abbà, consigliere comunale del Partito della Rifondazione Comunista e di ” Mortara bene comune”

RICORDATO che la maggioranza del Consiglio comunale di Mortara, con il voto contrario del sottoscritto e di altri consiglieri di opposizione, a suo tempo aveva  votato la cessione dell’indice di pressione sulla quantità di rifiuti che si possono accogliere sul territorio mortarese per ben 420.000 metri cubi (per dare una dimensione è come si fosse autorizzata la sopraelevazione della “collina dei rifiuti” per un volume pari a circa 600 villette a due piani.

VISTO che tale aumento dell’impianto avrà ricadute ambientali negative sul territorio (poca distanza dal torrente Arbogna, falde acquifere superficiali)

CONSIDERATO che, a suo tempo, i cittadini di Albonese si erano in maggioranza opposti a tale impianto e che solo la decisione dell’amministrazione di questo comune lo aveva consentito, in cambio della promessa di un velodromo(!?), peraltro mai realizzato e che la gestione dell’impianto aveva poi dato luogo ad illegalità ed interventi dell’autorità giudiziaria

PRESO ATTO che la Provincia di Pavia, settore tutela ambientale, ha bocciato il progetto di ampliamento

CHIEDE che nel prossimo consiglio comunale sia discussa e votata la seguente

MOZIONE

“Il Consiglio comunale di Mortara invita l’amministrazione a presentare un provvedimento di revoca della precedente delibera di cessione dell’indice di pressione rifiuti da Mortara ad Albonese”.

Giuseppe Abba’.

A proposito di logistiche e territorio

20 dicembre 2021

Il territorio della nostra provincia è sempre più soggetto ad attacchi e devastazioni di ogni tipo.

Abbiamo l’utilizzo e spargimento più alto d’Italia di fanghi in agricoltura, impianti d’incenerimento, impianti di stoccaggio d’amianto, la più grande raffineria d’Europa, incendi più o meno dolosi di depositi di spazzatura, siamo praticamente diventati una discarica per tutto il nord.

A tutto questo si aggiunge una continua costruzione d’impianti di logistiche che hanno un impatto ambientale devastante.

Le logistiche distruggono terreno agricolo, devastano i paesaggi, provocano un enorme aumento del traffico e quindi dell’inquinamento e quindi creano problemi di salute ai cittadini.

Tutto questo avviene perché le nostre amministrazioni locali, dai comuni, alla provincia e dalla stessa regione Lombardia non hanno la volontà politica di opporsi ai potentati economici che si vogliono insediare da noi.

In nome del mercato gli si lascia mano libera su tutto, senza che nessuno dica nulla.

Gli enti locali non devono assecondare supinamente il volere dei potenti, devono imporre loro condizione ben precisa, a partire dall’utilizzo delle enormi aree dismesse che sono moltissime in provincia.

Gli enti locali dovrebbero svolgere un ruolo di programmazione per favorire un’agricoltura di qualità, un turismo compatibile con l’ambiente un’economia della conoscenza e della ricerca, un’industria tecnologicamente d’avanguardia, invece si favoriscono gli insediamenti più schifosi che altri territori non vogliono.

Per questi motivi Rifondazione Comunista è a fianco dei cittadini pavesi che in questi giorni si sono mobilitati contro l’insediamento di nuove logistiche.

Piero Rusconi

Rifondazione Comunista Federazione di Pavia

Protesta di cittadini pavesi.

MORTARA: IN PIAZZA DEL MUNICIPIO UN PRESIDIO SUL PROBLEMA DELL’INCENDIO BERTÈ E DELLE ILLEGALITÀ EMERSE CON L’ ARRESTO DEL TITOLARE DEL DEPOSITO E DEI SUOI COMPLICI.

26 ottobre 2021

Lunedì 25 ottobre dalle ore 20 alle 21 si è svolto a Mortara in Piazza del Municipio un presidio sul problema dell’incendio Bertè e delle illegalità emerse con l’ arresto del titolare del deposito e dei suoi complici.

L’ iniziativa era stata indetta dal Partito Democratico con la partecipazione di associazioni come il ” comitato No fanghi” e ” la Mortara che vorrei”, in appoggio all’interpellanza del consigliere comunale Barbieri.

Come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo partecipato al presidio, abbiamo distribuito un nostro comunicato e rilasciato dichiarazioni agli organi di informazione locali per ricordare che tutti gli anni, nell’anniversario dell’incendio (6 settembre 2017) il nostro Partito ha organizzato un presidio al mercato cittadino e davanti al deposito Bertè per denunciare:

1) L’inerzia dell’Amministrazione Comunale di Mortara nel controllo della crescita esponenziale dei rifiuti nel deposito,pur pagando 80 Mila euro all’anno alla” Eredi Bertè”

2)Le responsabilità della Regione Lombardia per la politica dei rifiuti e anche della Provincia di Pavia per la carenza di controlli

3) L’affidamento di incarichi sui rifiuti, anche dopo l’incendio al socio di Bertè (Biani, arrestato con lui).

Inoltre abbiamo voluto ribadire la nostra posizione  sulla problematica dei rifiuti.

Difatti rivendichiamo che l’ intera filiera dei rifiuti deve essere gestita in modo pubblico.

A nessun soggetto privato, il cui unico scopo è il profitto, spesso ottenuto in modo illecito, deve essere consentito di speculare sui rifiuti, incurante dei danni ambientali e della salute dei cittadini.

Ricordiamo, a tale proposito, che un’importante azienda pubblica sui rifiuti (il Clir) è stata demolita dalle amministrazioni di centro destra con conseguenti incarichi ai privati e con danni ai lavoratori, come il mancato pagamento degli stipendi o come, per chi ha trovato lavoro nelle nuove ditte private incaricate, buste paga penalizzate.

Ribadiamo inoltre che la bonifica dell’area deve essere effettuata senza ulteriori ritardi.

Da ben 4 anni il “percolato” dei rifiuti si infiltra nel sottosuolo senza alcun intervento.

A tale scopo chiediamo siano impegnate le ingenti somme e i beni sequestrati.

Naturalmente, nel corso del dibattito in Consiglio comunale, l’Amministrazione leghista, in merito agli appalti al socio di Bertè, ha dichiarato che “era tutto regolare”.

Giuseppe Abbà

Consigliere comunale del Partito della Rifondazione Comunista.

RIFONDAZIONE: ARRESTI PER INCENDIO BERTÈ A MORTARA (PV)

08 ottobre 2021

Dopo ben 4 anni dall’incendio del deposito rifiuti “Bertè” a Mortara, qualcosa si è finalmente mosso.

Sono stati arrestati Vincenzo Bertè, titolare dell’impianto e altri due” imprenditori”, Andrea Biani e Vincenzo Ascrizzi.

Le accuse sono pesantissime: traffico illecito di rifiuti, bancarotta fraudolenta, emissione fatture false, incendio doloso.

Secondo la testimonianza della ex moglie di Bertè c’è pure la presenza della criminalità organizzata.

Tutti gli anni, nell’anniversario dell’incendio, il circolo di Mortara del Partito della Rifondazione Comunista ha effettuato un presidio davanti all’impianto e al mercato locale per denunciare:

  • La mancata bonifica del terreno
  • Le responsabilità della giunta leghista di Mortara che non ha vigilato sulla crescita esponenziale dei rifiuti, stoccati al di là di ogni norma, per di più pagando alla “Eredi Bertè” 80 Milà euro all’anno senza nulla da eccepire. Non solo: anche dopo l’incendio la Giunta di Mortara ha affidato appalti ad Andrea Biani, una società del socio di Bertè.
  • Per denunciare le responsabilità della Regione Lombardia per la sua dissennata politica dei rifiuti e della Provincia di Pavia per le varie autorizzazioni concesse.

Inoltre continuiamo a rivendicare che la filiera dei rifiuti deve essere ricondotta interamente sotto gestione pubblica.

Non deve essere consentito che soggetti privati, il cui unico scopo è il profitto, accumulino ingenti quantità di denaro incuranti dei danni ambientali e della salute dei cittadini.

Per contro le amministrazioni di centro destra della Lomellina hanno distrutto il Clir (un’azienda pubblica ,un consorzio intercomunale per la gestione dei rifiuti) con la conseguenza di avere appaltato a ditte private.

Il nostro Partito continuerà a battersi per la difesa del territorio.

Rivendichiamo infine che: un milione e ottocentomila euro di somme e di beni sequestrati siano utilizzati per la bonifica del terreno inquinato.

Giuseppe Abbà, Consigliere comunale di Mortara del Partito della Rifondazione Comunista.