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Presentazione Collettivo Culturale Rosa Luxemburg di Vigevano

26 Gennaio 2022

Vladimiro Lionello

Il Collettivo Culturale Rosa Luxemburg è attivo sul piano culturale e politico da oltre 25 anni. Pur in un contesto generale non propizio, tra innumerevoli difficoltà economiche e politiche, ha sempre operato a favore di una cultura critica e di un agire politico a fianco delle forze politiche e dei movimenti sociali alternativi. A fianco dei soggetti deboli su scala nazionale e su scala mondiale.

La Rete delle Alternative ci ha offerto l’opportunità di uscire dall’isolamento e da un certo provincialismo perché ha sempre mantenuto un orizzonte internazionale sulle tematiche che, di volta in volta, abbiamo proposto e discusso.

Le prime iniziative risalgono agli inizi del 1996 ma solo il 12 marzo 2005 abbiamo creato la sezione locale, intitolandola a Rosa Luxemburg. Le iniziative sono state moltissime e hanno affrontato argomenti diversi tra loro, alla luce anche degli obiettivi che ci eravamo prefissati.

Il primo di questi obiettivi è stato quello di tentare di assolvere (senza presunzione) a un compito formativo e pedagogico. Da qui le iniziative su “Marx e i marxismi”, “il marxismo critico”, analisi dei principi di economia, le lezioni di storia, di filosofia e di letteratura, le serate culturali dedicate alla Resistenza e all’ antifascismo.

Allo stesso tempo abbiamo voluto conoscere e approfondire le tematiche del movimento altermondialista e dei Forum Sociali Mondiali. Critica del neoliberismo, della globalizzazione, del neocolonialismo, dell’imperialismo ecc. Sovranità alimentare, agricoltura biologica, OGM, beni comuni, altreconomia, sviluppo sostenibile, proprietà intellettuale, cambiamenti climatici, crisi ambientale. Tutti temi collocati entro la visione della giustizia sociale, della giustizia ambientale, della giustizia climatica.

Il nostro impegno si è sviluppato anche sul terreno delle questioni internazionali, in particolare su Kurdistan, Palestina, Chiapas.

Non sono poi mancate le “nuove tematiche”, con incontri dedicati a lavoro, alla precarietà, al consumo critico, alla Teologia della Liberazione, ai diritti di cittadinanza ecc.

Infine abbiamo affrontato tematiche inerenti le questioni locali e la storia di Vigevano e dell’area circostante.

Abbiamo anche proposto concerti (come quelli antifascisti dei Cantosociale o quello dedicato a Fabrizio De André), happening letterari a più voci (come quello su Pasolini, che abbiamo anche esportato alla Casa del Popolo di Lodi, con reading, musica, video), recitazione, canti, mostre e cineforum.

A Vigevano in questi anni il Collettivo ha rappresentato un punto di riferimento, un polo di aggregazione e di socializzazione.

Franceschini, ancora?

Pubblicato il 13 feb 2021

E Franceschini sarebbe il migliore? Il ministro democristiano che si è ben adattato a tutti i governi: Renzi, Gentiloni, Conte e ora Draghi?
Il ministro che ha costantemente e pervicacemente legato la cultura e i beni culturali al mercato, il ministro che ha decretato ufficialmente la mercificazione della produzione artistica e del patrimonio culturale?

Il ministro che ha fatto le peggiori riforme del cinema e dei beni culturali?

Franceschini è stato il ministro che in tutti questi anni e in tutti questi governi ha lasciato tutti i settori della produzione, delle attività e dei beni culturali allo sbando.

Franceschini è un ministro della cultura che prende in considerazione la cultura e i beni culturali solo in quanto e se possono produrre utile economico.

Che considera la cultura nient’altro che “tempo libero”, oltretutto non “redditizio”.

Che durante la pandemia ha fatto chiudere musei, gallerie, sale cinematografiche e teatrali, sale per concerti e biblioteche lasciando aperti i centri commerciali (questi sì utili al Paese).

Un ministro della cultura che ha sempre più e ostinatamente eliminato il sostegno diretto alla produzione e ai beni culturali sostituendolo con quello indiretto della defiscalizzazione alle imprese: che vuol dire appunto più sei forte sul mercato più lo Stato ti sostiene.

Un ministro della cultura che in tutti questi anni non ha fatto nulla per dare dignità e diritti ai lavoratori della produzione artistica e dei beni culturali.
Ma la cultura non è una merce.

E’, insieme alla formazione, uno degli strumenti più importanti di conoscenza della realtà, di formazione di una coscienza critica: la cultura, la molteplicità delle culture sono nutrimento delle intelligenze, antidoto al pensiero unico e all’omologazione culturale.

E dunque strumento della lotta contro il genocidio del mercato, il neoliberismo, le disuguaglianze, le discriminazioni, le guerre.

Occorrono allora riforme strutturali per combattere la precarietà e l’intermittenza del lavoro nei beni e nelle attività culturali e che riconoscano ai lavoratori della cultura diritti e ammortizzatori sociali.

Occorre riportare al centro il ruolo dello Stato anche nella cultura, nella consapevolezza che l’unico utile da ricercare è l’utile sociale; occorre che la cultura, la sua produzione e la sua fruizione, diventi realmente un diritto di tutti, come sancito dalla Costituzione.

Che la si consideri un valore in sé, uno degli strumenti più importanti per una reale democrazia.

Ma, come richiesto da Mattarella, il profilo di questo governo è evidentemente “talmente alto” e legato alle banche e alle imprese da non aver bisogno della cultura.

Stefania Brai
Responsabile nazionale cultura del

Partito della Rifondazione Comunista /Sinistra europea

Roma, 13 febbraio 2021