Questa la frase trovata sul bigliettino accanto al cadavere della ragazza di 19 anni che si è tolta la vita (impiccandosi con la sua sciarpa nel bagno dell’università IULM di Milano).
Notizia straziante che spiega benissimo fino a che gesti può portare lo stress che gli studenti e le studentesse devono, ogni giorno, a causa di standard sempre più alti imposti dalla società, sopportare.
“Gli studi sono tutto”; questo si evince leggendo quel biglietto. Una richiesta d’aiuto soffocata che pone l’attenzione, ancora una volta, sulla necessità di avere nelle nostre città spazi di condivisione per i giovani che diano loro la possibilità di sviluppare le loro passioni e i loro interessi.
Se lasciamo ai giovani solo lo studio questi finiranno per trattarlo come unica ragione di vita.
I giovani che in Italia entrano nel mercato del lavoro oggi lavoreranno fino a 71 anni di età, 5 anni in più dell’età media degli altri paesi.
A confermare ciò che denunciamo da tempo è il rapporto “Pensions at a Grance 2021” dell’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
E’ la conseguenza del fatto che l’Italia, grazie alla riforma Fornero, è uno dei sette Paesi dell’Ocse che per obbligare ad andare in pensione più tardi fanno dipendere l’entità dell’assegno pensionistico non solo dagli anni di contributi versati, ma anche dalla speranza di vita attesa; facendo finta di non sapere che le medie sull’aspettativa di vita nascondono il fatto che si vive meno in base al lavoro svolto e alle condizioni materiali di esistenza.
Tutto ciò viene giustificato col fatto che il sistema con l’invecchiamento della popolazione non reggerebbe. In realtà i loro calcoli sono truccati dal fatto che si conteggia nella spesa pensionistica quella per l’assistenza e si dà per scontato un mercato del lavoro con milioni di disoccupati (che non versano contributi) milioni di lavoratrici e lavoratori precari e discontinui mentre gli orari di lavoro restano tra i più alti d’Europa.
Con la pensione a 60 anni, meno anni di lavoro per le donne e per chi svolge lavori pesanti, riduzione dell’orario di lavoro e un piano vero per l’occupazione daremo un futuro ai giovani, avremo molte più forze al lavoro in rapporto ai pensionati e casse in grande attivo.
Con questa prospettiva occorre rilanciare la lotta pe abolire la legge Fornero che il governo Draghi ha ripristinato integralmente.
Due nuove cartoline racchiudono le impegnate esperienze delle sezioni Anpi “Fratelli Capettini” di Mortara, in provincia di Pavia, e “Maggiore Antonio Ayroldi” di Ostuni, nel Brindisino, accomunate dalla presenza di giovanissimi antifascisti tra i dirigenti.
Cara Anpi ti scrivo… «Nei locali della Camera del lavoro di Mortara si è riunito il Congresso della sezione Anpi “Fratelli Capettini”. Alla fine dei lavori congressuali, a cui ha partecipato anche il presidente provinciale Santino Marchiselli, si è proceduto alla votazione per l’elezione dei componenti del nuovo Comitato di sezione e del Collegio dei revisori dei conti.
Il presidente di sezione eletto è Massimiliano Farrell, di 19 anni, che raccoglierà i frutti dell’importante lavoro svolto negli ultimi anni dal presidente uscente Piero Rusconi.
Si tratta di un importante rinnovamento generazionale per la nostra associazione, e confidiamo negli anni di avere sempre più giovani tra i nostri iscritti».
«All’Anpi di Ostuni, con la riconfermata presidente Isabella Ayroldi, nipote del maggiore Antonio Ayroldi, martire delle Fosse Ardeatine, ci sono ora due vicepresidenti: Renato Greco e Francesco Sisto, studente diciottenne che si è subito dichiarato con entusiasmo “accanto alla presidente, per dare nuova linfa ai valori della libertà, della Resistenza, dell’antifascismo e della democrazia in un fecondo scambio generazionale che rende la memoria storica una memoria attiva, foriera di nuove conquiste civili e per la giustizia sociale”».
È sempre possibile inviare le testimonianze dai Congressi Anpi nei territori a redazione@patriaindipendente.it o in posta privata su Facebook e Instagram.
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