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LEGGE FINANZIARIA DELLA DESTRA: UNA MANOVRA CONTRO I POVERI, IL LAVORO, LE DONNE. SALVI I PROFITTI DEGLI SPECULATORI SUL GAS

25 Novembre 2022

di Antonello Patta* –
Svanite come neve al sole le promesse elettorali, la finanziaria del governo delle destre si pone in perfetta continuità con l’austerità del governo Draghi del quale mantiene i tagli alla scuola e alla sanità a cui i soldi destinati non bastano nemmeno per coprire gli aumenti delle bollette e l’aumento dei costi generali dovuto all’inflazione.

Ma ciò che si può già notare in attesa del testo definitivo e dell’approvazione del Parlamento è che il tratto distintivo della manovra è un feroce segno di classe a vantaggio di lavoratori autonomi, settori imprenditoriali che vivono sullo sfruttamento e sul lavoro nero e povero ed evasori, il nocciolo duro della base sociale delle destre.

Con il taglio del reddito di cittadinanza preparato dalle grida estive sulla mancanza di lavoratori a causa dei fannulloni, e la ridotta rivalutazione delle pensioni si prendono soldi dai poveri e dai pensionati per dare, poco, ad altri poveri e soprattutto ridurre le tasse a settori che già non le pagano e incentivare con sgravi fiscali forme di salario funzionali all’aumento del potere delle imprese sul lavoro. Una serie di misure infine, come l’introduzione dei quozienti familiari in misure fiscali e bonus, e la scelta di vincolare l’età di pensionamento delle donne al numero di figli sono un chiaro segnale di cosa promette per il futuro in termini di attacco ai diritti delle donne l’integralismo familista e patriarcale delle destre.

Ma proviamo ad analizzare i punti della manovra come apparsi sui giornali, lasciando per il momento da parte il suo carattere recessivo su cui torneremo e concentrandoci sui suoi effetti sul lavoro e i ceti popolari. Il primo dato che colpisce è la nessuna considerazione sul tema dei salari medi delle lavoratrici e dei lavoratori italiani, già tra i più bassi d’Europa, crollati drammaticamente sotto i colpi dell’inflazione arrivata ormai al 13%.

I pochi spiccioli messi sono destinati a sgravi fiscali che incentivano il salario di produttività e i bonus aziendali finalizzati a fidelizzare il lavoro al comando d’impresa. Niente nemmeno sul salario minimo la cui assenza è funzionale a lasciare milioni di lavoratori con paghe indegne e in balia di offerte di lavoro le più precarie; la reintroduzione dei famigerati voucher favorisce ancora di più la trasformazione del mercato del lavoro in un suk delle braccia a la carte costrette a sottostare allo sfruttamento fino al limite del lavoro schiavile, un favore a padroni e padroncini diffusi specialmente in agricoltura, nel turismo e nei servizi poveri e nel lavoro domestico.

L’intervento sul cuneo fiscale del lavoro dipendente, che Confindustria avrebbe voluto anche a beneficio delle imprese e molto più corposo in sostituzione di sacrosante rivendicazioni salariali, si limita a confermare la riduzione di due punti già introdotta da Draghi e all’aggiunta di un ulteriore punto per i redditi fino a 20 mila euro, un’altra mancetta che vale da 6 a 10 euro.
Per quanto riguarda le pensioni siamo alla minestra riscaldata: le promesse magnificate durante la campagna elettorale dal duo Berlusconi e Salvini, le pensioni minime a mille euro e la pensione a 41 anni di contributi, sono svanite.

Non si fa nulla per i milioni di pensionati sotto i mille euro. Il millantato aumento sulle pensioni minime attuali si traduce, fatta salva la rivalutazione dovuta per l’inflazione, in una misera mancetta di meno di dieci euro. Così milioni di pensionati saranno costretti a continuare a vivere con 560 – 570 euro! Intanto si continua a utilizzare i pensionati come bancomat per fare cassa riducendo la rivalutazione delle pensioni per gli assegni sopra i 1600 – 1700 euro netti.

Non è andata meglio per chi si era illuso sulla tanto gridata rottamazione della legge Fornero; finita in fumo la promessa della pensione con 41 anni di contributi, per il diritto al pensionamento resta in vigore il doppio criterio dell’età, 62 anni, e degli anni di versamenti, 41, la cui applicazione permetterà solo poche migliaia di pensionamenti, a patto di non superare il valore massimo della pensione di 2670 euro lordi. Infine sempre in tema di pensioni va ricordata una misura che conferma l’ideologia familista sottostante la manovra; opzione donna mantiene gli svantaggi già noti in termini di riduzione dell’assegno di circa il 30% e peggiora ulteriormente diventando una sorta di opzione mamma punitiva verso le donne senza figli: avranno il diritto alla pensione a 58 anni le donne con due figli, a 59 quelle con un figlio, a 60 quelle senza figli.

il tratto di questa manovra che giustamente ha sollevato l’indignazione di molti è stato l’intervento brutale sul reddito di cittadinanza, una vera e propria rapina beffa contro i poveri; viene ridotta la copertura a soli 8 mesi per l’anno in corso per coloro i quali sono inseriti nella categoria inventata all’uopo degli occupabili, mentre da gennaio 2024 la misura viene eliminata del tutto ; è un altro gigantesco regalo alle imprese che fanno profitti su precarietà e paghe infami che completa il quadro degli interventi mirati a colpevolizzare chi il lavoro non lo trova e incentivare la guerra tra i poveri a vantaggio delle imprese.

Particolarmente grave è quanto deciso per “contrastare” il carovita in un contesto in cui crisi epocali e un inflazione alle stelle riducono i salari reali, aumentano la povertà anche di chi ha un lavoro, con milioni di famiglie che non riescono a pagare bollette esorbitanti e spese condominiali, a far fronte a mutui resi più gravosi dalle scelte monetarie recessive della Bce; Vengono messi pochi soldi per lavoratori e ceti popolari solo per qualche mese contro il carovita con un bonus sociale che copre meno del 30% degli aumenti delle bollette e dei generi alimentari per chi ha fino a 15 mila euro di reddito, per gli altri poco o nulla. Dimezzati gli sconti sui carburanti. Non si calmierano i prezzi dei beni di prima necessità.

E tutto ciò avviene mentre si tagliano le tasse ai lavoratori autonomi fino a 85 mila euro di reddito che diventano fittizi perché con la flat tax anche sugli incrementi di reddito fino a 40 mila euro si supera di gran lunga questa soglia; un iniquità assurda che premia di nuovo il lavoro autonomo andando a ridurre ancora di più le tasse che paga rispetto a un lavoratore dipendente di pari reddito. Gli autonomi pagheranno il 15% contro il il 23% minimo dei dipendenti, che arrivano al 43% a 50.000 € di stipendio; si premia l’evasione fiscale con nuovi condoni e la si incentiva con il tetto del contante a 5 mila euro; si continua a non colpire gli extra profitti (vedi le aziende dell’energia), favorendo la speculazione. Tutto ciò mentre continua l’aumento delle spese militari, si continua vergognosamente a non tassare le grandi ricchezze.

Oggi più che mai, di fronte a questa manovra ferocemente classista, occorre ripetere che le destre possono essere sconfitte solo rilanciando le lotte sociali e unificando tutti i soggetti colpiti in una grande mobilitazione popolare contro questa legge finanziaria per difendere il reddito dei dipendenti, dei pensionati e dei ceti popolari; per rafforzare e riqualificare lo stato sociale e la previdenza pubblica; per investimenti significativi nella scuola e nella sanità pubbliche; per difendere il diritto delle donne alla parità in famiglia e sul lavoro. Uniamoci e mobilitiamoci!

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Prc

* Responsabile nazionale lavoro, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

ManifestA – vertenza parlamentare sulla Maier

Pubblichiamo di seguito il testo dell’interrogazione parlamentare presentata dalla Componente ManifestA in merito alla vertenza della Maier Cromoplastica di Verdellino (BG)

Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Ministro dello Sviluppo Economico

per sapere,

premesso che –:

“Maier Cromoplastica S.p.A.”, appartenente alla società multinazionale spagnola “Maier”, è specializzata in stampaggio di materie plastiche e cromatura per componenti automotive;

tra i suoi stabilimenti, vi è quello di Verdellino, in provincia di Bergamo, nel quale operano 92 addetti;

sabato 18 giugno, a locali chiusi, cinque macchinari – corrispondenti al 23% della capacità produttiva totale – sono stati prelevati dalla fabbrica e trasportati all’estero dalla proprietà, a completa insaputa del personale ivi impiegato, senza avvisare né la Rsu né i sindacati dei lavoratori, e dopo aver disatteso nei loro confronti le promesse di nuovi investimenti;

la società comunicò che i beni prelevati erano stati trasportati nello stabilimento sito nei paesi baschi della Spagna;

la Direzione di Maier Cromoplastica S.p.A. annunciò che il 6 luglio si sarebbe tenuta un’assemblea dei soci, nella quale si sarebbe deciso se dismettere oppure no lo stabilimento di Verdellino;

il comportamento dei vertici aziendali ha indotto la protesta e lo sciopero con presidio permanente, dal 23 giugno scorso al 6 luglio, delle lavoratrici e lavoratori di Verdellino, con l’adesione dei Sindacati Fiom CGIL e Fim, per difendere il proprio impiego e per evitare che altri macchinari lasciassero lo stabilimento;

all’indomani dell’assemblea dei soci, la società ha convocato un’assemblea con i rappresentanti sindacali e i sindacati, alla quale si è presentato un dirigente spagnolo del gruppo cui fa capo Maier, comunicando alle rappresentanze l’intenzione di liquidare l’azienda italiana, e che tre liquidatori sono già stati nominati per espletare il lungo iter;

la decisione ha gettato nello sconforto le famiglie dei 92 dipendenti, su cui si profila la drammatica prospettiva del licenziamento collettivo, con ricadute drammatiche dal punto di vista economico e sociale: nuclei familiari, che si troverebbero privi di un reddito sufficiente per garantire il proprio sostentamento e in un contesto di totale incertezza e preoccupazione sul futuro, e in stato di totale impotenza di fronte a tale scenario;

la maggior parte di essi prestano la propria opera presso “Maier Cromoplastica” da oltre vent’anni, ma una minima parte di questi sono prossimi all’età pensionabile;

da quanto accaduto e illustrato poc’anzi, è ben desumibile che si tratti dell’ennesimo caso di delocalizzazione, fenomeno sempre più diffuso su tutto il territorio italiano, che consiste nel trasferimento del processo produttivo, o di alcune fasi di esso, in aree geografiche o Paesi in cui vi sono vantaggi competitivi, quali le agevolazioni di natura fiscale, il minore costo dei fattori produttivi e in particolare della manodopera, con gravissimo pregiudizio di tutti i dipendenti coinvolti in tali operazioni, nonché delle rispettive famiglie;

l’art. 4 della Costituzione stabilisce che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto», l’art. 35, successivamente, stabilisce che «La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni», dopo aver sancito, all’art. 1, il primato del lavoro, principio fondante dello Stato democratico italiano–:

se “Maier Cromoplastica S.p.A. abbia ricevuto finanziamenti pubblici, di quale tipo e di quale entità;

se i Ministri interrogati fossero a conoscenza dello stato economico di Maier Cromoplastica e dell’intenzione dei suoi vertici di delocalizzare e licenziare il personale di Verdellino, e quali iniziative intrapresero per scongiurare tale pericolo;

quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere i Ministri interrogati, al fine di tutelare il diritto al lavoro dei 92 addetti, individuando una soluzione adeguata alla gravità di quanto accaduto loro e alle rispettive famiglie;

Suriano, Benedetti, Ehm, Sarli

Il lavoro nel mondo contemporaneo

12 Aprile 2022

Dignità umana, dignità del lavoro. Incontro per conoscere alcune dinamiche del nostro tempo. Una premessa culturale necessaria per un agire sociale e politico efficace.

Il lavoro nel mondo contemporaneo: precarietà, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, salario minimo, reddito incondizionato, lavoro di cura e riproduzione sociale. Questi i temi trattati nella conferenza tenuta nel pomeriggio del 9 aprile 2022, presso la Biblioteca “Lucio Mastronardi” in Corso Cavour, 82 a Vigevano.

Relatori: ANDREA FUMAGALLI docente all’Università di Pavia e NADIA ROSA – Responsabile regionale lavoro del Prc-Se Lombardia.

VIGEVANO – SABATO 9 APRILE – IL LAVORO OGGI: 1^ CONFERENZA DEL COLLETTIVO CULTURALE  “ROSA LUXEMBURG”

2 aprile 2022

“Il lavoro nel mondo contemporaneo”. E’ questo il tema al centro della prima conferenza pubblica del ciclo di tre incontri a ingresso libero organizzati per le prossime settimane dal collettivo culturale “Rosa Luxemburg” – Rete delle alternative di Vigevano.
L’appuntamento è per sabato 9 aprile con inizio alle ore 15:30 presso la Sala polivalente “Giuseppe Franzoso” della Biblioteca Civica “Lucio Mastronardi” in corso Cavour 82 a Vigevano.

Per accedere sono obbligatori il green pass e la mascherina ffp2.
Si parlerà in particolare di precarietà, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, salario minimo, reddito incondizionato, lavoro di cura e riproduzione sociale.

I relatori saranno Andrea Fumagalli, docente all’Università di Pavia, la saggista Cristina Morini e Nadia Rosa, responsabile regionale lavoro Prc-Se Lombardia.

In tale occasione, la ricercatrice Cristina Morini presenterà il suo recente libro su donne e lavoro “Vite lavorate”, edito da Manifestolibri.

La seconda conferenza è invece in programma sabato 14 maggio, sempre con inizio alle ore 15:30, e sarà dedicata a Pier Paolo Pasolini nel centenario dalla nascita.
«Queste tre conferenze – spiega il collettivo nel comunicato stampa di presentazione – sono raggruppate sotto un significativo titolo: “Dignità umana, dignità del lavoro, dignità della natura. Cultura, movimenti sociali, politica” e hanno l’obiettivo di far conoscere ed approfondire alcune dinamiche importanti del nostro tempo. Questi temi sono declinati nel mondo contemporaneo come “crisi globali”, come crisi economica, crisi ecologica-climatica e crisi epidemiologica. La conoscenza delle suddette dinamiche viene proposta come premessa culturale necessaria per un agire sociale e politico efficace».

L’attacco ai lavoratori, lavoratrici e pensionati è sempre lo stesso. Cambiano i tempi ma non la musica

10 Febbraio 2022

Il circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista di Vigevano sarà presente con banchetti al mattino nei giorni: sabato 19 febbraio al mercato, domenica 13 marzo e 10 aprile in Piazza Ducale e il 14 maggio di nuovo al mercato.

In questi momenti così gravi sotto il profilo economico, sanitario e di lavoro è necessario che Rifondazione faccia conoscere le sue proposte in merito ai problemi del carovita con aumento delle bollette alle stelle, della sanità e del lavoro.

CAROVITA: crediamo sia possibile e necessario che l’attuale Governo prenda posizione in difesa delle classi lavoratrici e dei pensionati, così già tanto provati dalla pandemia, e dagli aumenti delle bollette aumentate in modo esponenziale; si può, recuperando entrate tagliando le spese militari e tassando le rendite da capitale.

SANITA’: solo Rifondazione Comunista già prima della pandemia proponeva un riordino del sistema sanitario nazionale in senso pubblico e territoriale con cospicui investimenti statali e liberando i brevetti sui vaccini.

LAVORO: vogliamo ribadire la centralità del lavoro e delle persone. Perciò rifiutiamo la logica del profitto finalizzato a se stesso. Non crediamo agli spot pubblicitari che inondano con dati fasulli, mentre la crisi continua a mietere posti di lavoro e confina i lavoratori nel precariato ai margini della società. Non siamo più disposti ad accettare stipendi da fame con la scusa: “se non lo fai trovo qualcun altro”.

BASTA!

Non siamo più disposti a sentire in continuazione notizie di morti ed infortuni sul lavoro di operai e studenti con l’alternanza scuola lavoro, per mancanza di protocolli di sicurezza.

BASTA!

Noi chiediamo maggiori salari e pensioni perché maggiori sono le spese e meno orario per distribuire meglio il lavoro e far lavorare il maggior numero di persone possibili in condizioni dignitose come reclama l’articolo 36 della nostra Costituzione che recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge”.

Auspichiamo una risposta firmando le petizioni proposte da Rifondazione Comunista per la lotta al carovita e le pensioni.

NO ALLE BOLLETTE INSOSTENIBILI. SI ALLA SANITA’ PUBBLICA. PIU’ SALARIO E MENO ORARIO.

Circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista di Vigevano

Abbà sulla situazione Microcast Mortara

Mortara, 29 novembre 2021

Alla Presidente del Consiglio comunale di Mortara

Al Sindaco del Comune di Mortara

OGGETTO: Situazione Microcast Mortara

Il sottoscritto Giuseppe Abbà, consigliere comunale del Partito della Rifondazione comunista e di “Mortara Bene Comune”

– VISTA                        la grave situazione della Microcast di Mortara, per la quale i lavoratori ormai da                                           lungo tempo sono in grave difficoltà

– RICORDATO              che, nonostante i lavoratori della Microcast abbiano dato prove di pazienza e                                      disponibilità, a suo tempo, con un contratto di solidarietà, la proprietà non ha risolto i                                 problemi pregressi, anzi li ha aggravati con il trasferimento dei lavoratori allo                                            stabilimento di Sasso Marconi e il pratico abbandono del sito produttivo di Mortara

– APPRESO                  che è stata avviata, da parte degli stessi proprietari, una procedura fallimentare,                         nonostante gli stessi abbiano dichiarato una ripresa delle ordinazioni

– CONSIDERATA          la perdita di posti di lavoro nella nostra  città e le conseguenti difficoltà per i                                             lavoratori e le loro famiglie

CHIEDE

Chiede come già fatto il 4 maggio 2021, senza putroppo ottenere alcuna risposta da parte dell’Amministrazione comunale, un CONSIGLIO COMUNALE APERTO, alla presenza dei lavoratori della Microcast e delle loro organizzazioni sindacali, per discutere della vicenda di questa fabbrica.

Inoltre presenta la seguente

INTERPELLANZA

“Si chiede che l’Amministrazione comunale riferisca al Consiglio gli sviluppi della vicenda Microcast e se ritenga, come ritiene il sottoscritto, di procedere alla formazione di un Comitato comunale sul lavoro e l’occupazione con la partecipazione delle forze politiche e sindacali”.

Giuseppe Abbà

Rifondazione Comunista, Ammortizzatori sociali: l’ennesimo rinvio

Pubblicato il 10 ago 2021

Al tavolo convocato in pompa magna con tutte le parti sociali il ministro Orlando si è ripresentato con una proposta totalmente inadeguata, che mantiene l’impostazione inaccettabile delle linee guida e soprattutto senza nessuna cifra relativa alle durate, agli importi e al reperimento delle risorse; né sull’estensione della cassa integrazione né sui sussidi di disoccupazione.


Il vizio principale, lo ribadiamo, risiede nell’impostazione di fondo della riforma esplicitata dall’ossimoro, universalismo differenziato, utilizzato nella presentazione per appropriarsi del primo termine positivo che poi viene negato col secondo.

Infatti non c’è nulla di universalistico nella proposta del ministro; anche dallo striminzito documento presentato ieri sembrano emergere sperequazioni di trattamento tra categorie, tipologie contrattuali e settori produttivi, sicuramente nella durata delle prestazioni, differenziata appunto in base alla dimensione delle aziende.

Così dopo aver approvato lo sblocco dei licenziamenti senza la riforma degli ammortizzatori sociali promessa per l’estate ci sono tutte le premesse perché si arrivi allo sblocco completo dei licenziamenti , previsto per il 31 ottobre, nelle identiche condizioni.

È non promette nulla di buono il rifiuto delle associazioni padronali, i cui dipendenti sono più a rischio, di farsi carico delle contribuzioni necessarie per estendere anche alle loro aziende gli ammortizzatori sociali.

Un grande rilancio delle lotte si conferma come unica strada per affermare i diritti e le tutele realmente universali che governo e padroni non intendono garantire.
Rifondazione C’è.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

RIFONDAZIONE: LA RIPRESA… DEI LICENZIAMENTI

Un’altra multinazionale dell’automotive, la statunitense Timken, ha annunciato ieri la chiusura dello stabilimento di Villa Carcina, in provincia di Brescia, e il licenziamento di 106 lavoratori.

Dopo la Gianetti Ruote  di Ceriano Laghetto e la Gkn di Campi Bisenzio è la terza azienda del settore che, in pochi giorni, approfitta dello sblocco dei licenziamenti per procedere alla cessazione delle attività e lasciare a casa i propri dipendenti.

E viene fatto con modalità  cui queste società di rapina ci hanno abituato da anni: un totale disprezzo per la dignità delle persone   e la più completa indifferenza  sulla sorte dell’economia dei territori.

Non erano necessarie queste nuove verifiche, sulla pelle dei lavoratori, per capire che la  famosa “presa d’atto”  di governo e parti sociali con annessa raccomandazione alle imprese a non licenziare  era solo una foglia di fico senza alcun effetto.

Dietro questa scelta è evidente la volontà di questo governo di continuare a fidare nelle logiche del mercato e del profitto, le stesse che hanno prodotto il declino economico e produttivo del paese, sei milioni di disoccupati reali e condannato milioni di persone, specie donne e giovani a lavori precari con tutele sempre più scarse e salari da fame.

Non è un caso che il governo non abbia uno straccio di politiche industriali, che di fronte ai rischi enormi che la rivoluzione  della mobilità in atto produrrà sul settore dell’auto e sulla componentistica, nel Pnrr non se ne parli nemmeno.

Salutiamo positivamente  e sosteniamo le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici della Gkn, della Gianetti e ora della timken, ma non si può continuare a difendere una fabbrica alla volta con lotte parziali come avviene da tempo.

Ai piani di ristrutturazione globale del sistema produttivo ai danni dei lavoratori  bisogna rispondere con la ripresa di grandi lotte unitarie per affermare il primato del lavoro e delle persone rispetto ai profitti; per una riconversione ambientale delle produzioni che abbia al centro un grande piano per l’occupazione fondato sulla  riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, il rilancio del pubblico, più diritti per tutte e tutti.

Antonello Patta, Responsabile nazionale lavoro
Fabbrizio Baggi, Segretario della Lombardia
Partito della Rifondazione Comunista /Sinistra Europea

STOP LICENZIAMENTI, OGGI IN PIAZZA CON I SINDACATI

Stamattina abbiamo partecipato alle manifestazioni di lavoratori e lavoratrici convocate da Cgil, Cisl e Uil a Bari, Firenze e Torino indette contro la fine del blocco dei licenziamenti, per la proroga almeno fino al 31 ottobre, per una riforma degli ammortizzatori sociali e nuove politiche attive del lavoro.

Il governo Draghi ha mostrato, sia nei decreti che nel #PNRR, di essere molto attento agli interessi delle imprese e di non avere nessuna sensibilità sui gravissimi problemi del #lavoro; non fa nulla contro la disoccupazione che in Italia coinvolge 6 milioni di persone, non fa nulla contro i bassi salari, tra i peggiori d’Europa, condivide le leggi che hanno prodotto precarietà, ridotto le tutele e condannato giovani e donne a lavori indegni.

E’ un governo che fa sua l’idea intollerabile che la crescita realizzata con fondi pubblici possa avvenire ai danni dei lavoratori e che le imprese per ristrutturarsi debbano licenziare i propri dipendenti.

La verità è molto semplice: si vogliono licenziare dipendenti a tempo indeterminato per assumere lavoratrici e lavoratori precari.

Si prosegue, in tutta evidenza, sulla strada di un modello economico e sociale centrato sulla prepotenza dell’impresa che non solo ha colpito duramente i lavoratori, ridimensionato gravemente il pubblico, ma ha impoverito la società e l’economia del paese.

Come Rifondazione Comunista pensiamo che non sia più possibile rinviare la ripresa di un grande e unitario ciclo di lotte per: l’occupazione richiedendo con forza la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario; salari dignitosi con l’eliminazione per legge dei contratti pirata e l’introduzione di un salario minimo orario di dieci euro netti e di un reddito di base contro povertà e esclusione; pensioni dignitose per tutte e tutti a 60 anni o 40 di contributi; il rilancio del ruolo pubblico a garanzia dei diritti, della cura delle persone e dell’ambiente, con maggiori investimenti sulle strutture e con l’assunzione di un milione di nuovi dipendenti; l’abolizione di tutte le leggi che hanno prodotto la precarietà, distrutto le tutele e quelle che hanno creato la giungla di appalti e subappalti con salari e condizioni di lavoro indegni di un paese civile.

Oggi pomeriggio partecipiamo ai #Pride2021 di Milano e Roma perché come comuniste/i siamo contro tutte le forme di oppressione e discriminazione, per i diritti di tutte/i.

RIFONDAZIONE COMUNISTA