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Nel ricordo di Adil. Presidio all’Unione Industriali di Torino

Nel ricordo di Adil. Ieri a Torino presidio di Rifondazione Comunista e Sinistra Anticapitalista (forze che fanno parte di Sinistra in Comune con Angelo d’Orsi) davanti all’Unione Industriali, contro lo sblocco dei licenziamenti e la schiavizzazione della forza lavoro.

Fonte video: https://www.facebook.com/rifondazione.comunista/videos/325085009064346

Rifondazione- No allo sblocco dei Licenziamenti e allo scambio di lavori stabili con lavori precari!

Il 30 giugno si potrà licenziare in tutti i settori dell’industria e delle costruzioni. Così nel decreto sostegni bis che ha segnato una vittoria di Confindustria nell’orientamento del governo indifferente alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro prevista dalla Banca d’Italia.
Oggi tutti i partiti e i rappresentanti degli industriali si affannano a smentire, col sostegno dell’ufficio parlamentare di bilancio, gli effetti gravissimi  di questa scelta sul mondo del lavoro; fino a ieri avevano raccontato che con il blocco dei licenziamenti non si sarebbero potuti assumere i giovani, oggi la versione appare diversa solo perché l’accento è posto sul fatto che  le imprese prevedono un saldo positivo di occupati, invece che sui licenziamenti.

In altre parole le imprese che hanno ricevuto e continuano a ricevere valanghe di miliardi di soldi pubblici potranno scaricare  sulla società il costo e le sofferenze di centinaia di migliaia di nuovi disoccupati per modificare la composizione dei propri occupati.

Il come lo si capisce osservando il lavorio dei partiti di governo, dal Pd alla Lega, per ammorbidire ancor di più le causali per i contratti a termine per “renderli più flessibili per consentire alle imprese di ripartire” come sostiene la sottosegretaria al lavoro leghista Tiziana Nisini.

E’ evidente che guardando i numeri del mercato del lavoro trainato già oggi dai contratti a termine si punta a sostituire occupazione stabile con altri contratti precari.

Si spiega così la contraddittorietà delle scelte, e dei discorsi dei vari politici di governo. Se si stanno attivando una serie di strumenti che permetteranno alle imprese di gestire le uscite dal lavoro  evitando ai lavoratori di  finire disoccupati

(estensione del contratto di espansione, contratti di solidarietà) perchè non attuarli mantenendo in vigore il blocco dei licenziamenti?

Non si spiega nemmeno il perché non si voglia attendere nemmeno il varo degli ammortizzatori sociali che però temiamo condizionati, anche loro, all’accettazione di lavori precari.

E’ del tutto insufficiente la mediazione dei ministri Orlando del Pd  e  Giorgetti della Lega che concordano sulla proroga del blocco dei licenziamenti solo per i settori della moda e del tessile dove, con tutta evidenza, fa comodo anche alle aziende continuare a vivere di cassaintegrazione covid pagata dallo stato finche non escono dalla crisi.

Come Rifondazione Comunista  sosterremo tutte le lotte  necessarie a contrastare la gravissima situazione occupazionale del paese  per affrontare seriamente la quale proponiamo:
-blocco dei licenziamenti;
-un grande piano per la piena e buona occupazione centrata su: assunzione di almeno un milione di persone nel pubblico; riduzione dell’orario di lavoro; riconversione ambientale dell’economia
-un piano di risanamento idrogeologico del territorio;
-il ripristino dell’articolo 18 contro i licenziamenti senza giusta causa
-l’abolizione del jobs act e di tutte le leggi che hanno prodotto precarietà

Antonello Patta  Responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Rifondazione – No alla fine del blocco dei licenziamenti a giugno

IL ministro del lavoro Orlando ha dichiarato che il blocco dei licenziamenti può finire a giugno e propone una serie di misure ancorate alla logica, risultata ampiamente fallimentare, degli incentivi alle imprese che assumono.

IL ministro del Pd è saldamente ancorato al campo delle politiche neoliberiste che affidano alle scelte delle imprese l’andamento dell’economia, del mercato del lavoro e dell’occupazione, pur sapendo, lo dicono le stesse previsioni del governo, che in questo modo fino al 24 non si recupereranno i livelli occupazionali del 2019; e che nel pubblico si attuerà appena il turnover senza neanche provare a recuperare il gap di un milione di posti di lavoro rispetto alla media europea stimato nello stesso recovery plan.

In un paese in cui nella pandemia si sono persi un milione di posti di lavoro portando la disoccupazione reale del paese  a livelli  drammatici, sono sei milioni le persone disoccupate,  occorrerebbe un piano nazionale  per il lavoro che invece il recovery plan non prende neanche in considerazione.

La filosofia del governo e del piano sta tutta nell’investire grandi risorse pubbliche da destinare direttamente alle imprese o da  utilizzare per rendere tutto il pubblico più funzionale al mercato al fine di aumentare la produttività delle imprese.

In questo contesto appare chiara l’idea di futuro del lavoro di tutti i neoliberisti al governo; l’obiettivo dichiarato  è quello di garantire l’occupabilità cioè l’idea che l’unica cosa che conta realmente  sia aumentare le competenze per permettere ai lavoratori di riconvertirsi rapidamente da un lavoro  all’altro in base alle mutevoli condizioni del mercato e ai bisogni delle aziende; cosa che nelle condizioni date significa erigere definitivamente a sistema la precarietà.

Rifondazione Comunista ha un’altra idea di futuro centrata sulla qualità e dignità del lavoro; per questo invita gli iscritti a proseguire con rinnovato impegno la campagna “Prima il lavoro” e accrescerà gli sforzi  per unire tutti gli antiliberisti per avviare una nuova stagione di lotte a partire dall’opposizione a questo governo e alle sue politiche dicendo con forza:
-no allo sblocco dei licenziamenti a giugno;
-estensione del blocco di licenziamenti e degli ammortizzatori sociali per tutto il 2021;
-ripristino dell’articolo 18 contro i licenziamenti senza giusta causa;
-abolizione del jobs act e di tutte le leggi che hanno prodotto la precarietà;

Antonello Patta, responsabile lavoro nazionale
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea