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Le domande

8 Agosto 2022

ADRIANO ARLENGHI

Domande ad un amico. Domande rivolte a chi ha visione del tempo presente e prospettiva del futuro. Domande insomma a Piero Rusconi, conosciuto in Lomellina da tutti. Difficili ma essenziali per dare senso ai giorni. Seconda parte.

Eccole…

Adriano

Il futuro è un parola che fa paura. Lo dicono i sociologi che parlano di società liquida ovvero caratterizzata dalla sola dimensione del presente ed infatti se ti guardi in giro l’impressione è quella di vedere soprattutto persone e giovani in particolare, che cercano di estrarre dalla vita oggi quel poco di felicità che è gli è consentito senza preoccuparsi di un futuro che all’apparenza sembra distopico. E’ una affermazione vera questa? Negli anni 70, ma poi ancora a Genova nel 2001 intere generazioni dicevano che un altro mondo era possibile, che si poteva raddrizzare le storture e le ingiustizie e schiodare i chiodi arrugginiti, insomma seminare per una nuova idea di umanesimo e di mondo. Ora io vedo solo un grande pessimismo in giro e poca ribellione come se il realismo dell’esistente avesse fiaccato ogni voglia di andare in direzione ostinata e contraria. E’ una visione parziale questa o solo eurocentrica? La mia impressione è che un po’ ovunque, ma io leggo i riflessi nella nostra lomellina, stia aumentando in modo esponenziale dopo la pandemia, la sofferenza intima delle persone, la solitudine, la disgregazione sociale, la perdita di coesione. Insomma ognuno per se nel tentativo di sopravvivere. La solitudine che non è ormai solo una condizione per chi è più fragile o ha poche cerchie parentali e amicali, è una condizione sempre più diffusa. Il consumo esasperato, la mercificazione di ogni cosa, hanno fatto perdere senso e significato alla vita. Si tratta di questo? Oppure c’è dell’altro?

Piero

Non vi sono dubbi che il carattere peculiare di questa nostra epoca, è il pessimismo, la rassegnazione e l’apatia che coinvolge complessivamente la popolazioni di ogni età e ceto sociale, compreso i giovani. Difficile dire se è solo una caratteristica dell’occidente o di tutto il globo ma sicuramente nel nostro mondo rappresenta un grosso problema. Io penso che questa dell’apatia sia un “prodotto” sociale indotto, non è naturale ma costruito a tavolino perché meno la gente si interessa di problemi sociali e collettivi e meglio è per chi vuole mantenere lo stato delle cose presenti. Secondo me questo problema ha conseguenze negative, sicuramente per quelli che si battono per il cambiamento, che come dicevo precedentemente in un’altra parte della nostra chiacchierata, senza un’attività consapevole da parte del popolo non vi è nessuna possibilità di “cambiare lo stato delle cose presenti”, ma ha conseguenze anche per lo stesso capitalismo. Negli anni 80 del secolo scorso è partita una campagna da parte dei media per distruggere l’ideologia, descritta o come inutile o addirittura dannosa, una campagna che tendeva descrivere la realtà come immutabile. Il ragionamento era: inutile battersi per un cambiamento tanto il sistema non si può cambiare quindi rassegnatevi a vivere in questo stato di cose.
La conseguenza, non è stato solo la distruzione di un pensiero critico, ma di tutto il pensiero creativo di cui anche il capitalismo ha bisogno. Una società apatica, cioè non creativa crea problemi anche al Capitalismo, che ha perso la sua spinta propulsiva.
Senza creatività e spinte propulsive nessuna società ha un futuro.

Se osserviamo il mondo del lavoro, che ricordo è sempre il punto centrale di ogni civiltà, negli anni 60 70 del secolo scorso pur in presenza di un grande conflitto sociale, o forse grazie a quello, si è avuto un grande balzo in avanti sia delle condizioni sociali dei lavoratori ma anche un grande progresso del sistema sociale nel suo complesso.

La forza “creativa” del sistema era al sua apice.
Ora tutto questo non c’è più, il livello di alienazione ed estraniazione nel mondo del lavoro è tale che la gente tende a sopravvivere e basta. In altre parole il pessimismo indotto, l’alienazione dei rapporti sociali creano tutta una serie di fenomeni individuali (alcolismo, dipendenza da droghe, gioco d’azzardo, corruzione ecc. ecc.) che minano la base stessa della convivenza civile.

Questa situazione ha conseguenze “catastrofiche”, oggi rassegnarsi vuol dire condannare l’umanità agli effetti della crisi climatica o della guerra, con conseguenze facilmente prevedibili.
In conclusione, una società per progredire ha bisogno di un sogno, una speranza anche una illusione che domani sia meglio di oggi, ma se questo non c’è abbiamo solo la decadenza.
Invito tutti a studiare le cause della caduta dell’Impero Romano e i secoli bui che sono seguiti alla sua caduta.

Ovviamente quello che accade nel mondo ha riflessi anche in Lomellina, non ti so dire se qui è peggio o meglio di altre zone del Paese ma sicuramente tutto quello che ci siamo detti finora ha i suoi riflessi anche da noi. Individualismo, intimismo, pessimismo sono il tratto generale della nostra epoca. Viviamo una crisi profonda del convivere civile, si è perso il senso di comunità e quindi di solidarietà. Voglio parlarti di tre fenomeni, secondo me significativi.

Il primo è la crisi della tanto decantata FAMIGLIA.

Che questo sia un’ ”istituto” in crisi è evidente, basta vedere il numero di divorzi e famiglie allargate anche nel nostro territorio.
Anche da noi si sta verificando quello che a Milano è già evidente da anni, molta gente vive da sola sono cioè singoli, a Milano il 50% delle famiglie è composta da un unico individuo.
Nemmeno la famiglia regge all’individualismo e l’edonismo imperante, ricordiamo che la famiglia è sempre stata un asse centrale di tutte le civiltà.
Ovviamente come tutti i fenomeni sociale anche la famiglia non è mai stata uguale in tutte le varie epoche storiche e sistemi sociali ma si è modificata a secondo delle mutate condizioni sociali.
Ovviamente non tratto qui la questione dell’emancipazione femminile che ha un ruolo decisivo sulla concezione della famiglia e del suo modificarsi in questa fase storica.
Ma mai si era verificato un fenomeno come quello attuale di persone totalmente sole senza un collettivo solidale a cui fare riferimento.
Di una cosa sono certo, quello che noi stiamo vivendo è una fase transitoria prima o poi dovremo trovare un nuovo modo di ricostruire una socialità che ci permetta di superare l’idea che un persona possa vivere isolato dal contesto reale in cui è collocato.
Come detto in altre parti della nostra chiacchierata, l’uomo è un animale sociale, non può vivere isolato, pena la sua scomparsa.
Le conseguenze anche psicologiche di questo sono evidenti a tutti, se non si appartiene ad un gruppo solidale è ovvio che si è più deboli e spaventati e non si ha fiducia nel futuro.

Denatalità

Questo è un fenomeno tutto Occidentale che in Lomellina si presenta in forme più peculiari.
Da noi stiamo assistendo ad uno spopolamento di molti piccoli paesini, la gente non fa figli per le cose che si diceva prima, paura del futuro edonismo e quant’altro.
Abbiamo poi un problema di lavoro, la nostra zona una volta a vocazione agricola (le famose mondine) poi industriale (i famosi operai) oggi è praticamente un territorio che vive all’ombra della grande Milano.
Sempre più Lomellini sono pendolari verso la grande città, quando addirittura emigrano verso altri paesi.
Questo secondo fenomeno ha cause specifiche riguardano più la voglia di andare a vivere in realtà più dinamiche culturalmente che non la mancanza di lavoro in Italia.
Questo ovviamente impoverisce sempre di più la nostra zona non solo economicamente ma soprattutto culturalmente, non dimentichiamo che sono i giovani i portatori del rinnovamento.
Il mondo di lavoro ha sempre caratterizzato un territorio se il territorio diventa solo un dormitorio non riesce più ad esprimere una cultura locale.
Si può discutere sulla qualità della vita delle società contadine o operaie ma sicuramente esprimevano una cultura popolare che oggi non esiste più.

L’altro fenomeno è l’immigrazione.

Parlando di questo fenomeno qui io vedo delle differenze, anche se minime, con altri territori del nostro Paese.
Mi sembra ovvio che una città di mare per tradizione è sicuramente più aperta alle culture diverse rispetto a territori dell’entroterra o di montagna.
Anche nelle grandi città è diverso l’atteggiamento verso il nuovo o verso lo straniero.
Nel nostro territorio, pur essendo presente da decenni il problema dell’immigrazione, prima dal sud Italia ora da altre parti del mondo si tende ad avere un atteggiamento di esclusione e non certo di inclusione.
Questo è un vero peccato perché si perde un tassello importante del nostro arricchimento culturale.
Ti invito a pensare come sarebbe il nostro territorio senza l’immigrazione dei “meridionali” degli anni 50 60 del secolo scorso e senza la recente immigrazione.
Sicuramente un territorio più povero culturalmente.
Su questo problema però io non darei la responsabilità ad un atteggiamento “provinciale” o “chiuso” dei Lomellini, qui io chiamerei in causa i nostri politici.
L’integrazione dello straniero è sempre un processo lungo e complesso, per raggiungere il quale tutti devono collaborare.
Fu così con i meridionali nel recente passato, nessuna forza politica dell’epoca strumentalizzò le difficoltà, anzi ognuno fece la sua parte per favorire l’integrazione.
Oggi non è così, alcune forze politiche hanno fatto la loro fortuna elettorale proprio sfruttando la diffidenza e la paura della gente, questo ha reso tutto molto più difficile.
Ma quello della società ”meticcia” è una tendenza storica inevitabile.

2 continua…