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COMPAGNO REMO DE BATTISTA CLASSE 1957, MORTO DI COVID IN OSPEDALE A UDINE

Enrico Crotti

COSA SI PROVI A RICEVERE LA NOTIZIA DELLA MORTE A CAUSA DEL VIRUS DI UN CONOSCENTE, DI QUESTI TEMPI, CREDO CHE IN MOLTI PURTROPPO SAPPIANO.

CREDO CHE PER ALCUNI SUBENTRI QUASI UNA RASSEGNATA FATALITA’, PER IL RIPETERSI QUOTIDIANO DI NOTIZIE CHE CI VEDONO PIU’ O MENO COINVOLTI  EMOTIVAMENTE, IN ALTRI INVECE QUESTO STILLICIDIO DI TRISTI NOTIZIE CAUSA UN SENSO DI IMPOTENZA E IN ALTRI UN SENSO DI RABBIA E INDIGNAZIONE.

MA REMO NON ERA UN CONOSCENTE ERA UN COMPAGNO, E IL DOLORE E LO SCONFORTO CAUSATE DALLA NOTIZIA DELLA SUA MORTE SONO AGGRAVATE DAL PENSIERO DELLA LONTANANZA E DELLA SOLITUDINE IN CUI CI SENTIAMO COLPEVOLI DI AVERLO LASCIATO E NON VALE, NON BASTA RICORDARCI CHE REMO IN FONDO E’ SEMPRE STATO UN PO’ UN ORSO SOLITARIO AD AUTOCONSOLARCI.

MA DIETRO LA SUA VICENDA CHE CI COINVOLGE C’E’ LA RABBIA E L’INDIGNAZIONE DEL COME SIA AVVENUTA, LA RABBIA E L’INDIGNAZIONE PER  COME SI VEDE L’INEFFICACIA DELLA GESTIONE DELL’EMERGENZA, CHE NON E’ DOVUTA SOLO DALLA GRAVITA’ DEL FENOMENO PANDEMICO, MA SOPPRATUTTO DA COME SI SONO TROVATE IMPREPARATE LE STRUTTURE SANITARIE DOPO DECINE DI ANNI DI TAGLI AL BILANCIO DELLA SANITA’, PER LA SPECULAZIONE DELLE MULTINAZIONALI DEL FARMACO E DELLA SUBALTERNITA’ DEGLI STATI ALLE LEGGI DEL PROFITTO CINICO DEL MERCATO.

DIRE QUESTO DI FRONTE ALLA MORTE DI REMO E’ DOVEROSO, PERCHE ALDILA’ DI COME SIA AVVENUTA LA SUA SCOMPARSA, DOBBIAMO RICORDARCI DELLE LOTTE CHE ABBIAMO INTRAPRESO AL SUO FIANCO E DI COME CI SAREMMO COMPORTATI SE CI FOSSIMO TROVATI ANCORA ASSIEME SOTTO LA STESSA BANDIERA.

SCUSATE SE SONO FORSE TROPPO RIDONDANTE, MA NON RIESCO A TROVARE UN ALTRO MODO PER RICORDARE LA FIGURA DEL COMPAGNO REMO, SENZA ASSOCIARLO A QUELLA DEL MILITANTE CHE SI SVEGLIAVA AL MATTINO E CON IL FASCIO DI VOLANTINI NEL TASCAPANE SI RECAVA DAVANTI ALLA NECCHI, AL POLICLINICO, ALL’UNIVERSITA’, DI PAVIA PER RIVENDICARE IL RISPETTO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI DEGLI AMMALATI O DEGLI STUDENTI, E QUINDI OGGI DOVER PIANGERE LA SUA SCOMPARSA A CAUSA DI UN VIRUS CHE HA COLPITO IL SUO FISICO GIA’ GRAVEMENTE DEBILITATO E SAPERE CHE COME LUI ANCHE MOLTI TROPPI SONO MORTI E FORSE MOLTI ANCORA DOVRANNO MORIRE PERCHE’ NON HANNO POTUTO AVERE UNA VACCINAZIONE TEMPESTIVA, O UN OSPEDALE CON UNA TERAPIA INTENSIVA ADEGUATA CI FA SALIRE L’INDIGNAZIONE E LA RABBIA.

CREDO CHE QUESTO DOBBIAMO DIRE; DI FRONTE ALLA MORTE DEL COMPAGNO REMO GLIELO DOBBIAMO TUTTA LA NOSTRA RABBIA E INDIGNAZIONE, PER TUTTO QUELLO CHE LUI E NOI SIAMO STATI E PER TUTTO QUELLO CHE FORSE SIAMO ANCORA, PERCHE’ SE SIAMO COSI’, RICORDARCI DELLE PAROLE DELL’INTERNAZIONALE DI FRANCO FORTINI “ … chi ha compagni non morirà. ”,  CI SERVE PER CONTINUARE A SENTIRCI VIVI E A FAR VIVERE ANCORA L’IDEALITA’ CHE CI HA ACCOMUNATO.

CIAO REMO  

 ….Questo pugno che sale

questo canto che va

è l’Internazionale

un’altra umanità.

Questa lotta che eguale

l’uomo all’uomo farà

è l’Internazionale….

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Testo di un comunicato della “Provincia Pavese” del 1981 per il dibattito su: “Referendum: perché è giusto”, firmato da Anfossi Francesco, De Battista Remo e Scaglioli Luciano.

Dibattito

“Referendum: perché è giusto”

E’ UNA REGOLA per ogni dittatura che pochi decidono per tutti. Questa regola sa di disprezzo nei confronti del popolo, anzi è proprio da questo presupposto che nascono i governi dittatoriali. Con questo noi non vogliamo affermare che in Italia si stia consolidando un regime dittatoriale, ma quanto sta accadendo sulla questione del referendum sulle liquidazioni è molto preoccupante.

Riassumendo i termini della questione: nel ’77 con una legge veniva congelata la contingenza sulle liquidazioni. Per questo milioni di lavoratori hanno perso e perderanno svariati milioni.

Democrazia Proletaria raccogliendo le firme per l’abrogazione dei due articoli che prevedevano questa norma dà l’opportunità al popolo italiano di cancellare votando Sì, questa legge ingiusta.

Il Governo e la Confindustria non sono d’accordo. E’ un loro diritto. E’ un po’ meno loro diritto impedire che la gente si possa esprimere.

Se sono convinti di avere ragione perché non lo spiegano alla gente, chiedendo di votare No, e avendo il coraggio di affrontare il giudizio del paese.

Spadolini infatti afferma senza pudore”bisogna approvare la legge altrimenti vincono i Si” vuole cioè far passare in Parlamento quello che non passerebbe nel paese. Ciò sa molto di esercizio del potere. Chiedendo la fiducia al Parlamento sulla legge ed essendo convinto che il 13 giugno vincerebbero i Si Spadolini chiede ai 650 deputati di sottoscrivere una dichiarazione esplicita: voler esercitare il potere contro la maggioranza del paese.

Se questa è democrazia! Chi siamo noi cittadini, forse degli incapaci a cui non è possibile decidere di se stessi? Siamo sotto tutela: Spadolini e il Parlamento decidono ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

E che dire poi dei vari Lama, Carniti e Benvenuto?

Chi ha dato loro il diritto di affermare dal chiuso dei loro uffici che è  interesse dei lavoratori che sia approvata la legge del Governo e quindi evitato il referendum sulle liquidazioni?

Quanti lavoratori sono stati consultati? Quante assemblee sono state convocate sul tema e quante si sono espresse in questo senso?

Comunque se non hanno consultato i lavoratori siamo pronti a scommettere che qualcuno hanno consultato. Senza tema di smentite siamo pronti a fare i nomi e i cognomi dei consultati; Spadolini, i ministri economici, i loro segretari di partito.

E’ riaffermazione vivente e palese dell’autonomia sindacale … l’autonomia dei dirigenti sindacali dalla massa dei lavoratori.

Eppure non c’era qualcuno che voleva il referendum in fabbrica per le vertenze aziendali? Se ne sono forse dimenticati.

Che dire poi della posizione del Presidente dei deputati del Partito Comunista “coloro che vogliono il referendum … sostengono una politica di destra”. Gli 800.000 lavoratori che hanno firmato il referendum tra cui molti del Pci, sono di destra? Affermazione autolesionista quella di Napolitano. Se ciò fosse vero Il Pci dovrebbe il 13 giugno votare “No” anziché “Si”.

Il problema vero è che su questo referendum si sta operando un vero e proprio spartiacque.

Da una parte chi sta con i lavoratori e quindi mette in primo piano i loro interessi e le loro compatibilità.

Dall’altra parte chi mette in primo piano le compatibilità e gli interessi del sistema capitalistico.

Noi siamo fiduciosi che questo referendum si faccia ugualmente e si determini quindi la possibilità con la vittoria dei Si di rendere giustizia a milioni di lavoratori del paese. Con buona pace delle loro dichiarazioni, frutto di una malcelata arroganza di potere.

Anfossi Francesco

De Battista Remo

Scaglioli Luciano

di DEMOCRAZIA PROLETARIA