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Festa per il Compagno Sandro Farina

1 Aprile 2022

Adriano Arlenghi

Oggi il circolo mortarese si riempie di facce. Non è questo un pomeriggio di pioggia adatto al dibattito politico, è invece un’occasione speciale. Al posto delle bandiere e dei volantini, ecco che sul tavolo apparecchiato compaiono torte e spumante.

Il festeggiato è lui, il Sandro. Detto il Farinin. Conosciutissimo in città. Novantaquattro anni. Lo guardo, mentre mi guarda. Riservato come sempre, è felice. Si siede su di una sedia e non finisce più di ringraziare i compagni. Non se l’aspettava probabilmente questa festa. Festa che poi è anche un modo per dirgli, che lui fa sempre parte di una grande famiglia, che gli vuole bene. Oltre alla sua personale, naturalmente.

Fuori grandina. Palline bianche e vento freddo scuotono le persiane. Finisce la tempesta, si esce fuori. Nel cortile ironicamente chiamato il kolkotz. Max e Sandro si fanno immortalare da uno scatto fotografico. Insieme. Il meno giovane e il più giovane a rappresentare la continuità di un’idea. Giuseppe lo racconta. Racconta di quando ha lavorato per decenni alla Sacic e ha lottato per i diritti di tutti. Per essere solidale con la classe operaia, nel tempo eroico ed alienante della catena di montaggio.

Di quando raccoglieva firme per i diritti del lavoro, di quando volantinava al mercato e del fatto che c’erano, e ci sono tuttora, persone che il volantino lo prendono soltanto da lui. Non da altri. Il Sandro oggi non è per nulla stanco o affaticato. È più arzillo di me. Non si arrende e cerca sempre di comprendere le cose del mondo, di un mondo che è diventato purtroppo tutt’altra cosa, rispetto a quello che lui aveva sempre sognato e per cui aveva lottato.

Non importa. A differenza di tanti ragazzi giovani che oggi hanno perso la dimensione del futuro, lui la speranza invece la possiede ancora forte. Dentro al cuore. Brighitte gli regala un quadro. Un quadro con una frase di Bertolt Brecht.

Arrivano anche i compagni di Vigevano, gli auguri si diffondono ovunque. I bicchieri si riempiono. La festa non può finire così, sotto un cielo nero di nuvole minacciose. Si affaccia improvviso un sole imbronciato. Poi la luce prende forza e a me sembra che ad un certo punto entrambi, il sole e Sandro, si guardino e si riconoscano.

Per poi decidere di ballare insieme, nel grande gioco che il tempo della vita riserva, ad ognuno di noi