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8 Settembre

Adriano Arlenghi

Oggi è l’8 settembre, un anniversario importante perché segna l’inizio della Resistenza In Italia.

Una data che molti tendono a dimenticare ma che è importante perché da lì è partita la costruzione di un Paese democratico.

Una data importante per chi conserva ancora i ricordi di quel periodo, pur non avendoli vissuti direttamente per motivi anagrafici.

E chi intervistare per contestualizzare quel periodo, se non Giuseppe Abbà, che la storia e le storie di quel tempo se le ricorda come se fossero di ieri? Anche perché Giuseppe non fa fatica a raccontare e così spesso accade che il tempo vola via in un attimo, carico di vicende ed accadimenti, che ti sembra quasi che siano avvenuti ieri.

In verità sono passati ben 78 anni e pure essi rimangono sempre importanti e fondamentali nella ricostruzione di come eravamo e di come siamo ora.

Dice dunque Giuseppe, che fu proprio l’otto di settembre la data in cui fu annunciato l’armistizio e l’esercito abbandonato vilmente dal re e dai gruppi dirigenti alla mercè dei nazisti. Allora i primi gruppi partigiani cominciarono a dare battaglia contro i nazi fascisti. Il 9 settembre a Porta San Paolo a Roma.

Poi i combattimenti proseguirono in molti altri luoghi. La vera e propria guerriglia partigiana, però iniziò un poco più tardi. Qui nella nostra pianura si formarono alcuni gruppi. In parte salirono in montagna ma altri agivano sul nostro territorio. Erano i cosiddetti gappisti, ovvero i gruppi di azione partigiana. Il compagno a cui tra l’altro abbiamo dedicato la sezione, Angelo Mascherpa, era un giovane di neanche vent’anni che aveva già partecipato insieme ai compagni di Vigevano a contrapporsi alla barbarie. Insieme a lui il mitico Giovanni Marcuzzi detto il Rosso.

Le sue prime azioni erano quelle di disarmo dei militi fascisti per procurarsi le armi per la resistenza. Una sera osò affrontare davanti alla stazione di Mortara il famoso Comandante, dico famoso ma vorrei dire famigerato, della polizia Militare tedesca di Mortara, che si chiamava Oscar.

Oscar fu nell’azione più svelto di lui e lo ferì gravemente alle gambe, fu catturato dai nazisti e portato in carcere. Abbandonato senza cure. Di conseguenza la gamba andò in cancrena e morì dopo un po’ di tempo. Questa è la storia di Angelo. Tra l’altro di questo Oscar, mi ha raccontato mio padre, che lui se la scampò e non cadde, nella resa del conti alla fine della guerra, il 25 aprile.

Catturato dai partigiani ci fu una specie di processo popolare. Dimostrò che in realtà non era organico al fascismo e che sapeva di un partigiano nascosto alla cascina Romentino che non aveva voluto catturare. In realtà fu a causa sua che Mascherpa morì.

Aldo invece era il fratello di Angelo e poi divenne attivista del Partito comunista, di Rifondazione, dell’Anpi, fino all’ultimo. Fu catturato dai fascisti e mandato in campo di concentramento. Arrivò a Bolzano, snodo importante di transito verso la Germania. Se fosse giunto ad un campo, difficilmente sarebbe tornato vivo. Invece in quel periodo la linea del Brennero fu bombardata e interrotta dagli Alleati e così non ci furono più trasferimenti di prigionieri ai tedeschi. Poi dopo la Liberazione, già ai primi di maggio, con una carovana della Croce Rossa Svizzera riuscì a tornare a Mortara. Pesava la metà in seguito alle sofferenze. Peraltro lui era un omone ma al ritorno pesava nemmeno quaranta chili.

Questa è la storia dei due fratelli Mascherpa, che voglio ricordare oggi, conclude Giuseppe Abbà, nell’anniversario dell’8 settembre. Con riconoscenza per quello che hanno fatto per tutti noi.

Nella foto Aldo Mascherpa nella veste di presidente Anpi