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Lo sterminio di Rom e Sinti

30 Gennaio 2022

Adriano Arlenghi

Elogio per Max

Un elogio grande se lo merita proprio tutto, questo ragazzo che da poco è diventato maggiorenne e che ora è presidente del circolo Anpi di Mortara. Un nuovo partigiano capace di parlare di giustizia e di libertà, recuperando e riprendendo i valori dei nostri padri, quelli che salirono in montagna per regalarci la costituzione più bella del mondo.

Bravo ed anche coraggioso Massimiliano Farrel, perché non è facile portare a Mortara oggi nel giorno della Memoria, un tema così difficile. Come questo  dello sterminio dei rom e dei sinti. Invitando due persone d’eccezione, quali Dijana Pavlovic  e Paolo Cagna Ninchi.

La sala rotonda della biblioteca è tutta piena e dieci ma  forse anche venti persone sono fuori sulla strada in coda. Senza la  possibilità di entrare a causa delle misure restrittive di questa odiosa pandemia.

Max ha introdotto con eleganza e con una calma invidiabile, un lungo ragionamento che parte certo dal genocidio dei rom e dei sinti nei campi di sterminio  tedeschi  ed italiani,  per arrivare poi ai tempi odierni e constatare i forti pregiudizi che continuano ad  incatenarli. Sostiene Dijana  che qualcuno ancora  dice che essi si distinguono dall’odore.

Due ore fitte fitte di racconti, di storie, e poi ancora un appassionato dibattito che ci spiega come spesso viviamo di pregiudizi. Dijana nell’incontro osserva che a questo pezzo di popolazione italiana, non viene ancora  riconosciuto il valore della loro partecipazione alla Resistenza e il tributo di sofferenza e di morte subito.

Parla del fatto che la sua gente è considerata oggi solo come portatrice di un problema di sicurezza. Da qui parte la richiesta di un riconoscimento della loro identità, certo anche tenendo conto di tutte le loro fragilità e contraddizioni,  ma anche della loro storia.

Rom e Sinti infatti non sono mai stati un popolo sedentario, ma nomade. Non si sono mai posti il problema di possedere un terreno, un  territorio, una casa,  non hanno mai fatto la guerra, non si sono  mai armati o creato alcun esercito.

Tanta tristezza e tanta emozione nelle parole di Dijana, soprattutto quando racconta la sua storia personale, la fatica dell’esistenza in una famiglia jugoslava poverissima, la contestazione studentesca dei fischietti a Belgrado contro Milosevic a cui aveva preso parte. E poi la voglia di non arrendersi, la laurea, la lista civica con Dario Fo, il suo lavoro attuale di attrice, gli inviti alle televisioni regionali, il desiderio di difendere la sua gente.

Paolo invece spiega un pezzo della storia, che io e molti altri come me, non conoscevamo così bene. Le teorie di Darwin e l’eugenetica  in cui si parlava di razza superiore e di razza Inferiore. La cultura pseudoscientifica che ha permeato tutto il mondo occidentale e che poi ha prodotto le leggi per il cosiddetto miglioramento della razza.

Gli zingari considerati come nemici e come piaga sociale. Giudicati prima ancora della guerra “di sangue estraneo alla specie umana”. Il manifesto della razza del ’38 in Italia, le 500 mila vittime Rom e Sinti in Europa durante la guerra, il fatto che nel giorno della memoria, si parla della Shoah che ricorda giustamente il genocidio degli ebrei  ma non quello delle altre minoranze. E ancora del processo di disumanizzazione che da allora è andato avanti per lungo tempo.

A introdurre e poi a chiudere questa pagina di storia e di racconti  commoventi  ci ha pensato Max. Max, che ha disegnato l’incontro  in maniera puntuale e precisa e con una invidiabile senso della storia e della giustizia. Sembra quasi incredibile che questo ragazzo sia stato  espresso dalla mia città, abituata a inventare nemici e a creare fratture.

Certo la questione dei Rom è un tema complesso e difficile. Tuttavia io sono convinto che se non teniamo conto delle speranze di ogni umano su questa terra, non costruiremo  mai una democrazia planetaria capace di pace. Capace di distribuire un po’ di felicità a tutti.

Dunque grazie Max, per avere portato questo incontro e  questi relatori d’eccezione nella mia città.