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Bollette e salari nascosti sotto il tappeto della propaganda di Draghi

13 Aprile 2022

L’economia di guerra travolge il potere d’acquisto e i bilanci di famiglie e imprese.

di Luciano Cerasa *

La propaganda di guerra sta nascondendo sotto il tappeto anche il crollo in termini reali dei salari e del potere d’acquisto delle famiglie.

Nei primi due mesi del 2022 in Italia i salari contrattuali sono aumentati dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2021,contro un’inflazione Istat schizzata a marzo al 6,7%. Ma il dato è ancora provvisorio e le proiezioni per aprile parlano dell’8%.

Le bollette per imprese e utenze domestiche si sono incrementate quest’anno del 93%, portando al 270% l’aumento cumulato sul dato del 2019. Le stime del Pil fissano al 2,6% la crescita attesa per il 2022, con una perdita di potere d’acquisto delle famiglie di un ulteriore 1,5%.

La nuova mannaia sul reddito di dipendenti, piccoli imprenditori e precari, si abbatte su una situazione già profondamente deteriorata  dall’economia del Covid. A fine 2021 erano già a rischio di povertà quasi 11 milioni gli italiani, tra i 4 milioni di disoccupati e i 6,7 milioni di occupati ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute. Oltre 1,6 milioni di soggetti in più rispetto a un’analoga rilevazione relativa al 2015, con una crescita significativa di circa il 15%.

Per dare un quadro dello scenario drammatico che il governo Draghi sta totalmente ignorando e anzi peggiorando con le sue politiche interne e internazionali, Confesercenti ha condotto a marzo due sondaggi, con Ipsos sui consumatori e Swg sulle imprese. Ne è emerso che 9 italiani su 10, anticipando la stangata sulla bolletta, hanno iniziato a tagliare le spese comprimibili. Oltre due terzi (il 67%) riduce le consumazioni al ristorante, il 53% la spesa in abbigliamento. Il 47% le vacanze con 3 o più pernottamenti e una quota uguale di consumi culturali e di intrattenimento. Ma c’è anche un 23% che taglia la spesa alimentare e un 10% quella legata alla salute.

Negozi e pubblici esercizi hanno risentito fortemente sia dell’aumento dei costi fissi dovuto all’esplosione delle bollette che del mutato atteggiamento dei consumatori e a migliaia negli ultimi due anni, hanno abbassato definitivamente le saracinesche: il 73% delle attività superstiti intervistate, giudica insoddisfacente o molto insoddisfacente l’andamento delle vendite a marzo.

Un’indagine rapida del Centro Studi della Confindustria (CSC) stima un calo della produzione industriale italiana a marzo dell’1,5%, dopo il rimbalzo, statistico, di febbraio a +1,9%. Il rincaro del gas naturale registra tassi di variazione a 4 cifre (+1217% in media nel periodo del conflitto sul pre-Covid) e quello del Brent è a 3 cifre (+104%), “Indici di sentiment sull’attività imprenditoriale e di fiducia, in flessione a marzo, preannunciano rilevanti ripercussioni sull’effettiva capacità di tenuta delle imprese nei prossimi mesi” denunciano gli industriali.

Nel 1° trimestre 2022 il Centro Studi della Confindustria stima una diminuzione della produzione industriale di -2,9% rispetto al 4° trimestre del 2021. Gli ordini in volume diminuiscono a marzo di -0,8% su febbraio, quando erano scesi di -0,1% su gennaio. Dopo l’intensa caduta registrata a gennaio (-3,4%), il parziale recupero di febbraio è dovuto prevalentemente ad un effetto base di rimbalzo statistico.

La crisi viene da lontano. Il deflagrare del conflitto ha accentuato da fine febbraio l’effetto dei precedenti rincari delle materie prime e della scarsità di materiali dovuti in grande misura alla speculazione. Le difficoltà di approvvigionamento riguardano quasi 8 imprese su 10. A questo si aggiunge una sensibile diminuzione nei giudizi e nelle attese di produzione delle imprese manifatturiere, che prelude a ristrutturazioni e drastiche riduzioni dell’occupazione.

In un’indagine condotta presso le imprese associate a Confindustria emerge che il 16,4% delle imprese rispondenti ha già ridotto sensibilmente la produzione. Il peggioramento dell’indice di incertezza della politica economica, che per l’Italia è salito a 139,1 a marzo da 119,7 di febbraio (+38,4% rispetto al 4° trimestre del 2021), accresce i rischi di un pesante impatto sul tessuto produttivo italiano e di un significativo indebolimento dell’economia nella prima metà del 2022.

Lo stesso Ministero dell’Economia parla apertamente di recessione, pure rispetto al crollo del Pil di quasi il 9% già subito nel 2020 e dovuto al lockdown, nel caso si dovessero chiudere per una decisione politica i rubinetti del gas naturale russo per famiglie e imprese italiane.

Ma l’ordine è “vincere e vinceremo” e al peggio, nel piccolo mondo antico della globalizzazione capitalistica, non c’è mai fine.

* Giornalista economico

Volantinaggio al mercato di Vigevano dei compagni del circolo Prc

11 dicembre 2021

Con la buona volontà dei compagni del Prc di Vigevano, questa mattina abbiamo distribuito più di 600 volantini contro l’aumento delle bollette di luce e gas, contro la legge Fornero e raccolto firme.

RIFONDAZIONE COMUNISTA VIGEVANO

ANCHE A VIGEVANO, COME NEL RESTO DEL PAESE , NELL’AMBITO DELLA CAMPAGNA NAZIONALE, SAREMO CON UN BANCHETTO SABATO 11 DICEMBRE DALLE ORE 9.00 ALLE 12.00 AL MERCATO

5 dicembre 2021

Il 2 dicembre prende il via la campagna nazionale  del Partito della Rifondazione  Comunista contro la manovra di bilancio del governo Draghi e due misure emblema del carattere antipopolare delle sue politiche: l’aumento delle bollette e il ripristino della legge Fornero sulle pensioni con l’abolizione immediata di quota cento.


Con l’aumento delle bollette si colpiscono duramente i redditi di lavoratrici e lavoratori e  ceti popolari già impoveriti da decenni  di riduzione generalizzata di salari e stipendi per tutti, lavori precari, part-time obbligati, mancati rinnovi contrattuali, disoccupazione e contratti pirata.


Sulle pensioni il governo Draghi  continua  sulla linea seguita da decenni dai governi che l’hanno preceduto: pur di non colpire le rendite e le grandi ricchezze, si bastonano i pensionati con allungamento continuo  della vita lavorativa, pensioni bassissime, tasse anche dieci volte superiori ad altri paesi europei e, per moltissimi, adeguamento solo parziale  all’inflazione.


11 DICEMBRE AL MERCATO DI VIGEVANO DALLE ORE 9.00 ALLE ORE 12


Per dire che di fronte alle politiche neoliberiste di questo governo c’è una sola alternativa: lo sciopero generale e generalizzato.


Nei nostri presidi, gazebo, banchetti raccoglieremo le firme delle cittadine e dei cittadini, da inviare al governo attraverso le prefetture, sulle nostre proposte:

  • contro gli aumenti delle bollette si taglino i profitti delle grandi aziende che distribuiscono e vendono il gas e l’energia elettrica come è stato fatto in Spagna;
  • si eliminino oneri di sistema obsoleti, si dia finalmente un taglio alle accise, alle addizionali regionali e all’Iva, tasse pagate in prevalenza dai ceti popolari;
  • per le pensioni proponiamo di eliminare l’imbroglio di quota 102;
  • per gli uomini la pensione a 60 anni o con 40 di contributi;
  • per le donne la pensione a 55 anni o 35 di contributi;
  • che si metta fine alle pensioni sotto i mille euro e l’adeguamento integrale delle pensioni all’inflazione.

Circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista Vigevano