Tag: Crisi economica

Ci avete rotto!

11 marzo 2022

ADRIANO ARLENGHI

Come se non bastassero la crisi ecologica e quella climatica, prossima al punto di non ritorno, la crisi economica e sociale che ha aumentato drammaticamente le diseguaglianze fra le persone, la crisi sanitaria che ha stravolte per due anni e non è ancora finita le nostre vite e le relazioni sociali, è tornata oggi anche la guerra nel cuore dell’Europa, a due passi da casa, a scandire la nostra quotidianità.

Sulla crisi ecologica sono stato impressionato dalle immagini diffuse poco tempo fa di Ceresole Reale, dove un tempo c’era un enorme lago ed ora c’è il deserto. Non era mai successo.

La crisi economica ha il volto delle centinaia di pacchi che le associazioni mortaresi creano ogni mese, per una folla con Isee sempre più faticosi da reggere.

E per quanto riguarda la guerra, le immagini della televisione sono tremende, pornografiche, perché la guerra è sempre una sconfitta per l’umanità, lo è per tutte le guerre che attraversano il pianeta che mai hanno prodotto né vincitori , ma solo vinti ed una enorme collettiva sofferenza.

Come varie associazioni, siamo stati nelle piazze della nostra città, dove in molti hanno acceso candele, elevato preghiere, esposto bandiere della pace. Ci siamo sentiti impotenti, animali rari, perché sappiamo che la guerra ci mette poco a generare simboli apparentemente vincenti, lavora per dividere e crea fratture dove ogni tentativo di dialogo faticano ad abitare, genera la sensazione che non ci possano esser altre strade possibili oltre all’esercizio primordiale e stupido della forza.

Soprattutto ci ha spaventato come i media e i cosiddetti grandi della terra, parlino con scioltezza e incuria della possibilità di usare le armi nucleari, di giungere ad una terza catastrofica guerra nucleare. Il terrore delle parole . Ci chiediamo chi mai ha dato loro il diritto anche solo di pensare che si possa sterminare l’umanità. Siamo alla follia. Io dichiaro che mai nessun politico o generale possa discettare di queste cose anche a mio nome.

Le parole che diciamo, che scriviamo, quelle che ci raccontiamo mentre facciamo collette e cerchiamo viveri e coperte da spedire a chi fugge piangendo dalla barbarie: basta bombardamenti, cessate il fuoco, pace subito, trattare, trattare e ancora trattare, fuori la guerra dalla storia, ne con Putin né con la Nato, svuotare gli arsenali e riempire i granai, vogliamo un Europa neutrale e senza atomiche e ancora diplomazia dal basso, ci sembrano parole che non creano storia, politica, che non hanno la forza per sopravvivere. Anche se le viviamo come le uniche praticabili.

Non ci stupiamo di questo, l’abbiamo già visto in altri teatri di guerra, teatri che abbiamo “visitato di persona”. L’orrenda favola della guerra continua ad esercitare un fascino sinistro. Le lacrime di chi fugge ci sembrano quelle che ci hanno fatto commuovere una volta, quelle di un’attrice famosa in un film in cui siamo comodamente seduti in prima fila. Lo strazio delle sirene che preannunciano incendi e bombe non si ode nelle notti piene di luna della nostra città.

Davanti alla stupidità del mondo, non arretriamo di un passo. Anzi in una manciata di amici di Mortara, pochi per ora, stiamo pensando di creare una consulta, associazione, comitato di pace, un gruppo di persone che vuole raccontare le verità scomode su ciò che c’è di lurido nella politica e nelle industrie che fabbricano armi, sperimentare lo studio di forme di difesa popolare nonviolenta.

In poche parole: non ci fidiamo più di chi ci governa. Per salvare l’umanità abbiamo bisogno di una società della cura che non hanno in mente.

Avremmo bisogno anche di poeti. Diceva Tiziano Terzani “Mi piaceva pensare che i problemi dell’umanità potessero essere risolti un giorno da una congiura di poeti: un piccolo gruppo si prepara a prendere le sorti del mondo perché solo dei poeti ormai, solo della gente che lascia il cuore volare, che lascia libera la propria fantasia senza la pesantezza del quotidiano, è capace di pensare diversamente. Ed è questo di cui avremmo bisogno oggi: pensare diversamente.”

Chi vuole far parte nel gruppo e lavorare con noi, ce lo scriva. Inizieremo con il porci una domanda difficile: come mai, in questi anni non siamo riusciti, purtroppo, ad appassionare i giovani alla Pace?