Rifondazione Comunista esprime soddisfazione per la conferma delle condanne per omicidio preterintenzionale nei confronti dei carabinieri responsabili della morte di Stefano Cucchi.
Tutta l’Italia democratica deve dire grazie alla sorella Ilaria, ai suoi genitori, all’avvocato Fabio Anselmo senza i quali questa sentenza non ci sarebbe stata.
Si è trattato di un caso tragico di abuso di potere. Si è trattato, altresì, di una brutta vicenda di depistaggio e di chiusura corporativa e antidemocratica per farla passare liscia ai colpevoli del delitto più grave: l’uccisione di un uomo. Bisogna dire grazie anche a carabinieri come Riccardo Casamassima che hanno testimoniato rompendo il clima di omertà dentro l’Arma e subendo anche ritorsioni.
Nella loro lotta per la verità e la giustizia Ilaria e i suoi genitori hanno dovuto anche subire gli inaccettabili insulti e i tentativi di delegittimazione da parte di esponenti politici di primo piano della destra.
Ora è fatta giustizia, ma dobbiamo continuare la lotta per lo stato di diritto senza zone di impunità incompatibili con la nostra Costituzione.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Oggi, come Rifondazione Comunista insieme ai giovani comunisti e ai giovani del collettivo “Noi siamo idee”, eravamo presenti al presidio a Voghera, per il chiedere giustizia per Youns El Boussettaoui, cittadino marocchino ucciso dall’assessore leghista Adriatici.
Abbiamo risposto all’appello, lanciato sui social dalla sorella che chiedeva a tutti quelli che hanno a cuore la giustizia di manifestare con i familiari della vittima.
Eravamo l’unica forza politica di sinistra presente.
Ci spiace molto che erano assenti tutte quelle forze politiche sociali e sindacali che erano presenti all’iniziativa di luglio.
Come Rifondazione Comunista continueremo a sostenere la famiglia nella sua giusta richiesta di giustizia, così come continueremo la nostra battaglia per il superamento delle leggi che permettono un uso disinvolto delle armi da fuoco .
Siamo contro quelle forze politiche che alimentano odio e razzismo nascondendosi dietro problemi di sicurezza, sono proprio le loro politiche che creano insicurezza come purtroppo è successo ad Ercolano alcuni giorni fa’.
La condanna di Mimmo Lucano a 13 anni è una vergogna. Non è solo l’assurda pesantezza della pena a gridare vendetta ma la motivazione e cioè il teorema su cui è fondata. La generosa accoglienza dei migranti viene dipinta come una operazione criminale di speculazione sull’immigrazione clandestina. Questa sentenza rovescia la realtà in un modo vergognoso e ricorda gli anni bui del paese, non solo della repubblica ma anche quelli precedenti. Più che una sentenza è una vendetta contro un amministratore pubblico che ha inteso il suo mandato non come una carriera ma come un impegno civile, come una espressione di umanità. E’ l’impegno di Mimmo che viene punito, il suo senso civico, così come Martin Luther King veniva messo in prigione.
Una sentenza così scandalosa non è però un fatto isolato e può essere emessa solo dentro un contesto politico e culturale.
Il contesto è la vera e propria normalizzazione centrista a cui stiamo vivendo. Il governo di Draghi – che agisce come un monarca in una situazione post democratica in cui il parlamento non conta nulla – sostenuto dalle istituzioni europee, dal presidente della Repubblica e da un assordante coro dei media mainstream non è solo un governo di unità nazionale ma è un governo costituente. Tratto fondativo dell’azione di questo governo è l’allargamento del perimetro del sostegno politico e la dura repressione dei soggetti sociali che non accettano di essere parte della mediazione bonapartista. Ne sa qualcosa il sindacato, chiamato ad una concertazione subalterna guidata da Confindustria.
Non penso che qualcuno da Palazzo Chigi abbia telefonato per avere la condanna di Mimmo Lucano. Non c’è nessun complotto e chi vede complotti da tutte le parti farebbe bene a farsi dare una guardata. Vi è però un clima e il clima è quello di un paese in cui dalla dialettica politica aspra ma democratica si passa al meccanismo inclusione/esclusione. Lo subisce da anni il Movimento no Tav, avviene oggi in modo esplicito sul piano politico, questa sentenza ci dice che il meccanismo si sta allargando.
Per questo la solidarietà a Mimmo, l’indignazione per il fatto che chi accoglie viene trattato come un criminale, uno sfruttatore, si deve saldare ad una rottura democratica di questa gabbia in cui viene rinchiuso il paese. La costruzione dell’alternativa passa in primo luogo per il riconoscimento delle situazioni di pericolo e questa lo è.
Vice presidente Partito della Sinistra Europea, da “Il Fatto Quotidiano”
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