Tag: Morti sul lavoro

Unione Popolare: boicottare i mondiali di calcio grondanti di sangue

21 Novembre 2022

Parte oggi la Fifa World Cup in Qatar, reame poco più grande dell’Abruzzo, un tempo semisconosciuto, che oggi rappresenta il 1° paese al mondo per PIL pro-capite, il 3° produttore mondiale di gas. 220 miliardi di dollari sono stati spesi per i mondiali (i più costosi di sempre).

Su 3 milioni di abitanti 300 mila hanno la cittadinanza del Paese. Questi campionati sono fondati su : soldi, potere, geopolitica, prestigio, interessi, morti, sfruttamento, silenzio assordante! Una media di 12 decessi a settimana sul lavoro, morti silenti o silenziate.

In gran parte sono operai emigrati da paesi asiatici e dal Kenia, in cerca di lavoro e fortuna ma che in Qatar hanno trovato sfruttamento, trattamento disumano, morte, nell’indifferenza assoluta.

Lo ricordiamo agli appassionati di calcio che quegli stadi dove da oggi siederanno, quegli edifici ultramoderni e quelle strade super spaziose sono macchiate del sangue dei tanti operai uccisi. E trasudano ipocrisia i leader mondiali che a volte ricordano di denunciare i crimini commessi da alcuni dittatori mentre spesso, con altri, più utili, osservano un reverenziale silenzio quando non li supportano apertamente, come accade in Qatar.

L’Italia ne è complice: il Qatar ha investito 5 miliardi di dollari nel nostro mercato immobiliare, noi nel frattempo, spendiamo 10.811.025 milioni di euro per inviare 560 militari e 46 mezzi, approvati con il decreto Missioni del governo dei Migliori, col plauso di tutta la maggioranza, incluso chi oggi, in altri contesti, si straccia le vesti per i diritti umani e quello internazionale. In più anche i diritti televisivi che la RAI ha acquistato, per poco meno di 200 milioni di euro.

Cosa possiamo fare ? Denunciare, ancora e ancora e boicottare. Non possono e devono esistere diritti umani di serie A e B. Ne qui, ne altrove!

Coordinamento Unione Popolare

Omicidio sul luogo di lavoro al termovalorizzatore di Parona

27 Ottobre 2022

La morte del lavoratore dipendente Gianvittorio Carlin sul luogo di lavoro, al termovalorizzatore di Parona, ci ha sconvolti tutti.

Oggi siamo scesi in piazza con la CGIL perché così non si può andare avanti.

Ci uniamo al dolore della famiglia di Giannvittorio e dei suoi cari, e chiediamo alle istituzioni di assumere più ispettori del lavoro e di garantire più sicurezza. Ci schieriamo contro il sistema capitalista predatorio e criminale che ogni giorno genera nuovi morti.

Basta chiamarli incidenti o morti bianche, iniziamo a chiamarli con il loro vero nome: omicidi sul luogo di lavoro!

Rifondazione Comunista Mortara

BASTA MORTI SUL LAVORO! RIFONDAZIONE COMUNISTA SARÀ IN PIAZZA CON I LAVORATORI CONTRO LA STRAGE INFINITA

Pubblicato il 12 nov 2021

Basta morti sul lavoro! Con questa parola d’ordine e per “chiedere con forza provvedimenti rapidi e drastici in grado davvero di garantire la sicurezza e la dignità dei lavoratori.” è stata lanciata da Fillea-Cgil. Filca-Cisl e Fenea-Uil la manifestazione nazionale che si terrà domani 13 novembre a Roma.
Nonostante le promesse del governo e l’enfasi data dai media ad alcuni casi di tragiche morti sul lavoro la strage di lavoratori sembra rimanere senza fine.
Negli ultimi 5 anni ci sono stati 642 mila infortuni e ben 1072 morti in media all’anno, ben 3 al giorno. Nel 2020 i morti sono aumentati a 1270, un terzo a causa del covid e, fatto gravissimo, nelle costruzioni nei primi 10 mesi del 2021 si è già raggiunto il numero dei morti dell’anno precedente.
E’ in particolare in questo settore che pesa drammaticamente quanto già evidenziato nelle indagini dell’Inail che indicano il picco dei morti sul lavoro nei lavoratori ultrasessantenni vergognosamente condannati a lavorare mentre dovrebbero essere già in pensione.
Il governo manifesta una solerzia notevole nel sostegno alla competitività delle imprese cui è destinata gran parte delle risorse mentre per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro si mettono in campo misure insufficienti la cui realizzazione è peraltro rinviata nel tempo.
Così si continua ad assistere con rabbia a morti sul lavoro evitabilissime perché le imprese che operano spesso in condizioni di irregolarità e illegalità hanno la quasi certezza dell’impunità a causa del trascurabile numero di aziende controllate in un anno e della irrisorietà delle sanzioni.
Bisogna costringere il governo a passare dalle promesse ai fatti e soprattutto pretendere almeno il raddoppio delle assunzioni di ispettori su cui si è impegnato da mesi.
Soprattutto occorre una grande mobilitazione nazionale contro l’allungamento dell’età pensionabile a 67 anni e oltre previsto dalla legge Fornero.
E basta con la favola che con l’aumento dei pensionati si sbilancerebbe il rapporto lavoratori /pensionati e il sistema non reggerebbe! Con la pensione a 60 anni e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario si da un futuro ai giovani e si può aumentare di molto la platea degli occupati in relazione ai pensionati.
Costruiamo l’opposizione al governo Draghi e alle sue politiche
Per le pensioni, per i salari, per l’occupazione, contro la precarietà, contro il carovita. Sciopero generale subito!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

“6 morti sul lavoro in un giorno. Draghi ha una barca di soldi, ma per la sicurezza neppure un euro”

29 settembre 2021

Tratto da Spray News: https://www.spraynews.it/post/6-morti-sul-lavoro-in-un-giorno-draghi-ha-una-barca-di-soldi-ma-per-la-sicurezza-neppure-un-euro?fbclid=IwAR34NqIlgmRNxcAPL4Ohv0djJC6nTxhR1EM4Cc9WuyYLvIdM8fMKsXZvg4k

Ferrero, sei morti sul lavoro in un giorno. Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha chiesto la chiusura delle aziende che non rispettano le norme di sicurezza. Dubito che accadrà…

Ci sono a monte problemi diversi, che si sommano e si intersecano. La prima causa dei morti sul lavoro, è l’idea generale, condivisa anche dal Governo in carica, secondo la quale la competitività è l’unico dogma da rispettare. Bisogna cambiare registro. Le gente deve lavorare per vivere, non per morire. Bisogna mettere al centro le persone, l’uomo, come direbbe il Papa. E la donna, aggiungo io. Dal Pd alla Lega e alla Meloni, per tutti, al centro c’è la competitività. E finché al centro di tutto c’è la competitività, ci becchiamo i morti e quelle, che vengono versate, sono lacrime di coccodrillo. C’è, poi, una ragione più strettamente politica. In questi anni sono stati distrutti i servizi di vigilanza, per cui la possibilità che un’impresa venga visitata dall’Ispettorato del lavoro è una su un miliardo. La mancanza di ispettori del lavoro, non è, però, conseguenza del caso…

Se non è un caso, che cosa è? Una scelta scellerata?

Non sono stati fatti i concorsi e non sono state assunte le persone. I servizi di vigilanza sono stati svuotati. E’ come se fossero venuti a mancare gli agenti di polizia, i carabinieri, i vigili urbani e poi ci si lamentasse che in giro c’è più delinquenza. Questa della mancanza degli ispettori è una scelta politica, è una scelta voluta, di cui questo Governo è l’ultimo dei responsabili in ordine di tempo. Un metro di ghiaccio non si scioglie in una notte. Il Governo Draghi ha, però, un’aggravante…

E’, quindi, dal punto di vista della responsabilità politica peggio degli altri?

Questo Governo, a differenza di quelli precedenti, ha una barca di quattrini. Ha potuto spendere duecento miliardi, ma alla sicurezza sul lavoro non ha destinato neppure un euro. Draghi da una parte continua a regalare soldi agli imprenditori, che sono quelli che non rispettano le regole, e a inneggiare alla competitività. Dall’altra non fa nulla per combattere i comportamenti criminali che considerano la sicurezza un’opzione secondaria.

Non ha ancora commentato le parole di Landini che vorrebbe chiudere le aziende che non rispettano le norme di sicurezza…

Io sono completamente d’accordo con Landini, ma non capisco come pensi si possano beccare le aziende non in regola. Per mettere dentro chi ti ha rubato la macchina, devono vederlo mentre la ruba. Se nessuno lo vede, come si fa a metterlo in galera? Qui ci sono tutti i giorni quelli che rubano le macchine e i motorini, ma non c’è nessuno che lo verifichi e lo sanzioni.

Che cosa si dovrebbe fare?

Bisognerebbe spostare il potere del controllo. Da un lato lo Stato dovrebbe fare il suo mestiere, dall’altro i lavoratori, che nelle aziende sono deputati a vigilare sulla sicurezza, devono avere il potere di obbligare le aziende a rispettare le regole. Occorre uno spostamento di potere dalla aziende, che oggi fanno i loro porci comodi, ai delegati alla sicurezza per conto dei lavoratori.

Morti Inutili, anche queste ultime sei, che suscitano solo parole di circostanza e lacrime di coccodrillo, come ha detto anche lei…

Dire inutile è sbagliato perché una morte è sempre inutile. Morti normali. Morti causate dal lato più disumano del funzionamento del capitalismo, che va corretto. Le lotte operaie sono sempre servite a correggere l’elemento totalmente disumano del capitalismo. Quando metti al centro il mercato, il dover correre e il non c’è tempo, alla fine anche il piccolo proprietario sta, più o meno, nella stessa condizione del lavoratore dipendente. Questo è un meccanismo disumano che riguarda chiunque lavori, a prescindere se sia un artigiano un contadino o il lavoratore a busta paga. Se uno tira in ballo lo schiavismo, sembra un’esagerazione, ma almeno gli schiavi il padrone aveva interesse a che non morissero perché altrimenti doveva comprare un altro. Qui, invece, se ne fottono perché tanto ce ne è sempre un altro a prendere il posto di chi il lavoro ha ucciso.

di Antonello Sette

Morti sul lavoro – La verità nascosta dall’ipocrisia della politica e dei media

Pubblicato il 6 mag 2021

Antonello Patta*

Giovanna Capelli**

L’enfasi data dai media alla morte della giovane operaia di Pistoia potrebbe sembrare, a uno sguardo superficiale una bella notizia, perché segnalerebbe la nascita di un’attenzione alla barbarie della strage silenziosa di lavoratori. Lo stesso vale per i politici dei partiti al governo, che si profondono come non mai in tutti i talk show in impegni sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Giustamente si è denunciato quanto l’interesse dei media sia legato alla spettacolarizzazione sessista dell’evento, che sfrutta senza pudore e rispetto aspetti come il sesso, la bellezza, e i particolari più intimi della vita di Luana D’Orazio. Non a caso si fa largo uso di fotografie e si lascia in secondo piano il nesso tra questa morte e la strage continua degli appartenenti alla classe di chi lavora per vivere.

Sono gli stessi media che nel corso degli anni hanno liquidato perlopiù con trafiletti nelle pagine interne i morti sul lavoro arrivando più di una volta a narrarli come tragiche fatalità; mai si sono impegnati realmente in campagne di denuncia come il tema avrebbe richiesto, oscurando sempre le campagne di chi come noi ha provato a portare quel dramma all’attenzione del paese.

Non si vuole vedere e nominare la tragedia che è sotto gli occhi di tutti ed è condensata nelle nude cifre nell’ultimo report dell’Inail sugli infortuni sul lavoro negli ultimi 5 anni, dal 2015 al 2019.
Gli infortuni sono stati 642 mila all’anno con 380 mila lavoratori che si sono infortunati 2 volte e sono ben 192 mila le imprese, che hanno avuto 2 infortuni. Il dato ancor più triste è quello sui morti: 1072 morti in media all’anno, ben 3 al giorno.

Tutto lo schieramento politico che sostiene il governo Draghi manifesta un tasso di ipocrisia al di là di ogni limite. Nel PNRR, l’atto di gran lunga più importante di questa e delle prossime legislature, il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro non è nemmeno citato; sono gli stessi politici che hanno composto i governi degli ultimi 10 anni e che hanno consapevolmente lasciato ridurre progressivamente il personale degli enti preposti ai controlli della sicurezza nei luoghi di lavoro, del tutto insensibili alle scontate tragiche conseguenze.

L’organico Inail dal 2010 a oggi è diminuito di 2 mila unità, più del 20 per cento del totale e gli ispettori sono oramai ridotti a poco più di 200; i dipartimenti di prevenzione delle Asl, quelli  cui spetta la funzione  ispettiva nelle aziende, hanno visto i propri addetti ridursi dai 5 mila del 2009 ai 2 mila del 2020; conclude la poco onorevole serie l’andamento degli impiegati dell’ispettorato nazionale del lavoro con un organico ridotto da 6500 a 4500 unità, il 25% in meno del minimo necessario.

Determinare  queste condizioni è come incentivare  le imprese a fare   lo stesso ragionamento che gli evasori  fanno sul fisco: le possibilità di essere colti in fallo da un’ispezione sono così limitate che conviene rischiare e risparmiare sui costi dei dispositivi di sicurezza, forzare i ritmi di lavoro, assumere meno persone del necessario, non investire in corsi di formazione ecc.

Non ci si può nascondere dietro l’ignoranza o la stupidità: è chiaro che i politici che hanno governato negli ultimi dieci anni sono non solo  moralmente  ma anche politicamente responsabili, al pari delle imprese inadempienti, della tragedia che colpisce quotidianamente la classe operaia del nostro paese. L’ipocrisia di questi giorni è una farsa vergognosa dopo la quale tutto tornerà come prima, se dal mondo del lavoro non si leva una ribellione, che si traduca in grandi lotte.

Da decenni le politiche neoliberiste di tutti i partiti attualmente al governo, in nome alla totale libertà delle imprese e alla logica del profitto a tutti i costi hanno distrutto quanto più possibile dei diritti e delle tutele del mondo del lavoro, favorendo diffuse condizioni di sfruttamento estremo in cui l’insicurezza   è la norma; e non ci si può ribellare perché perdi il lavoro e il misero stipendio con cui dai da mangiare alla tua famiglia. Nello stesso tempo e per gli stessi motivi è stato drasticamente tagliato il personale di tutte le funzioni pubbliche deputate a garantire la legalità: l’ultimo governo Conte per ridurre le tariffe Inail alle imprese ha ridotto gli investimenti per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Più chiaro di così!

Su lor signori non si può contare; anzi, come risulta dal Recovery Plan intendono continuare sulla stessa strada. Quindi è necessario riprendere e rilanciare una stagione di lotte, superare l’attuale frammentazione e le divisioni nella classe per costruire un grande movimento unitario che obblighi a cambiare rotta e avviare la prospettiva del cambiamento, perché il profitto non continui ad essere anteposto alla vita delle persone.

*Segreteria Nazionale PRC-SE Responsabile del lavoro

** Segreteria Regionale Lombardia PRC- Se Responsabile Sanità

RIFONDAZIONE COMUNISTA: ANCORA UN MORTO SUL LAVORO, SI FERMI QUESTA STRAGE. POTENZIARE I CONTROLLI SUBITO.

L’orrore, il dolore e la rabbia per la morte atroce di Luana D’Orazio hanno riacceso l’attenzione sulla strage quotidiana sui luoghi di lavoro. Nel giorno in cui la procura di Prato apre un’inchiesta sulla morte della giovane operaia di Pistoia, questa mattina un operaio di 49 anni ha perso orrendamente la vita rimanendo schiacciato da un tornio meccanico alla Bandera di Busto Arsizio (VA).

Se fossero confermate le notizie che attribuiscono il tragico evento all’insufficiente numero di operai impegnati, ci troveremmo di fronte a responsabilità gravissime che vanno perseguite fino in fondo.
Non è tollerabile che la classe di quelli che devono lavorare per sostenere sé stessi e le proprie famiglie continui a pagare uno spropositato tributo di morti, tre al giorno negli ultimi 5 anni, alla logica del profitto.

Se il padronato ha le sue responsabilità sono lo Stato e le Regioni che devono controllare. Invece di fare dichiarazioni di cordoglio governo e regioni facciano il loro dovere. La sicurezza sul lavoro non c’è nel Recovery Plan e questo la dice lunga su come si sottovaluti il problema, come se le vite di chi lavora non contassero.

Bisogna potenziare tutte le strutture deputate ai controlli e alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, gravemente depauperate da 20 anni di politiche neoliberiste. Si tratta di una priorità assoluta.
Vanno immediatamente assunti almeno 3000 funzionari di vigilanza sanitaria , senza i quali le Asl sono assolutamente impossibilitate ad effettuare il minimo di controlli necessari e almeno 5000 ispettori del lavoro.

La politica la smetta di assecondare il padronato e la si smetta di proporre semplificazioni come fa il PNRR.

Come Rifondazione Comunista, nel  confermare  il nostro impegno per porre fine a questo interminabile stillicidio di morti, esprimiamo il nostro cordoglio e  la nostra  vicinanza alla moglie, alle figlie, alle/i amiche/i e colleghe/i di Christian Martinelli.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro

Fabrizio Baggi, segretario regionale Lombardia

Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea