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Un ponte intitolato a Gino

Adriano Arlenghi

Intitolare un luogo pubblico di Mortara a Gino Strada, il fondatore di Emergency scomparso pochi giorni fa. Questa è la proposta che la “Mortara che vorrei”, rivolge oggi 28 agosto 2021 al Sindaco e all’Amministrazione Comunale di Mortara.

Nel comunicato si legge: la morte del fondatore Emergency ha colpito profondamente i cittadini mortaresi e in generale l’opinione pubblica e tutto il mondo del volontariato. L’associazione umanitaria, nata dall’idea di Gino Strada nel 1994, ha operato in 17 paesi e ha curato oltre 11 milioni di persone. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando il fondatore di Emergency ha sottolineato come: “in coerenza con la nostra Costituzione che ripudia la guerra , Gino Strada ha fatto di questa indicazione l’ispirazione delle azioni umanitarie sviluppate in Italia e all’estero, esprimendo, con coraggio, una linea alternativa allo scontro tra i popoli e al loro interno”.

Sappiamo dicono ancora gli attivisti dell’associazione che l’intitolazione di uno spazio pubblico deve passare dalla Giunta comunale e poi dall’autorizzazione del Prefetto e che deve essere motivata da azioni meritevoli compiute dalla persona a cui si vuole intitolare lo spazio e deve essere richiesta per persone decedute da non meno di 10 anni. Sulla prima questione non ci sono dubbi, sulla seconda confidiamo in un’autorizzazione prefettizia, sottolineando che richieste analoghe sono portate avanti in molte città italiane.

Gli amici della “Mortara che vorrei” individuano anche un luogo pubblico. Dicono esso potrebbe essere una strada, ma pensiamo anche ad una intitolazione con targa del ponticello sul torrente Arbogna. Ponte che congiunge Piazza Trento con Piazza Trieste. Dopotutto Gino Strada è stato costruttore di ponti, portando cura e solidarietà in ogni angolo del mondo.

Ricordano infine che l’Amministrazione Comunale di Mortara ha già in passato manifestato la propria sensibilità come Ente Locale promotore di pace approvando con la delibera n.. 8 del 29-02-2016 l’adesione all’organizzazione non governativa “MAJORS FOR PEACE”.

La delibera approvata cinque anni fa proponeva di:

  1. Dichiarare il Comune di Mortara “Comune operatore di Pace” assumendo un’impegno permanente in favore di attività e promozione della pace.

2. Contribuire alla costituzione di una efficace rete nazionale di Comuni Operatori di Pace e di aderire alla campagna internazionale “Majors for Peace” per la totale abolizione dell’uso e della minaccia dell’uso delle armi nucleari nonché di ogni altro strumento di sterminio di massa.

La “Mortara che vorrei” ritiene che le deliberazioni debbano avere una loro forza e costanza, non possono cioè essere solo dichiarazioni d’intenti, abbandonate poi nei cassetti polverosi del Palazzo. Per chiesto chiede, proprio in considerazione della delibera approvata di darle un seguito con l’impegno a intitolare un luogo pubblico a Gino Strada. Di Gino Strada pertanto forniscono una scheda illustrativa.

Gino Strada nasce a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, il 21 aprile 1948. Si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano e si specializza in Chirurgia d’Urgenza.

Per completare la formazione da medico-chirurgo, negli anni Ottanta vive per 4 anni negli Stati Uniti, dove si occupa di chirurgia dei trapianti di cuore e cuore-polmone presso le Università di Stanford e di Pittsburgh. Si sposta poi in Inghilterra e in Sud Africa, dove svolge periodi di formazione presso l’ospedale di Harefield e presso il Groote Schuur Hospital di Città del Capo.

Nel 1988 decide di applicare la sua esperienza in chirurgia di urgenza all’assistenza dei feriti di guerra. Negli anni successivi, fino al 1994, lavora con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra in Pakistan, Etiopia, Tailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia.

Nel 1994, l’esperienza accumulata negli anni con la Croce Rossa spinge Gino Strada, insieme alla moglie Teresa Sarti e alcuni colleghi e amici, a fondare EMERGENCY, Associazione indipendente e neutrale nata per portare cure medico-chirurgiche di elevata qualità e gratuite alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.

Il primo progetto di EMERGENCY, che vede Gino Strada in prima linea, è in Ruanda durante il genocidio. Poi la Cambogia, Paese in cui resta per alcuni anni.

Nel 1998 parte per l’Afghanistan: raggiunge via terra il nord del Paese dove, l’anno dopo, EMERGENCY apre il primo progetto nel Paese, un Centro chirurgico per vittime di guerra ad Anabah, nella Valle del Panshir.

Gino Strada rimane in Afghanistan per circa 7 anni, operando migliaia di vittime di guerra e di mine antiuomo e contribuendo all’apertura di altri progetti nel Paese.

Oggi EMERGENCY è presente in Afghanistan con 3 ospedali, un Centro di maternità e una rete di 44 Posti di primo soccorso.

Dal 2005 inizia a lavorare per l’apertura del Centro Salam di cardiochirurgia, in Sudan, il primo Centro di cardiochirurgia totalmente gratuito in Africa. Nel 2014 si reca in Sierra Leone, dove EMERGENCY è presente dal 2001, per l’emergenza Ebola.

EMERGENCY ha curato oltre 11 milioni di persone. L’utilizzo dei fondi e la ripartizione delle spese nei progetti sono da sempre resi pubblici nel Bilancio di EMERGENCY e nel Report di sostenibilità. Gino Strada nel corso della cerimonia di consegna del “Right Livelihood Award 2015”, il “premio Nobel alternativo” ha affermato: “Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?. È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano? Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero, ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro. Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare. Come medico, potrei paragonare la guerra al cancro. Il cancro opprime l’umanità e miete molte vittime: significa forse che tutti gli sforzi compiuti dalla medicina sono inutili? Al contrario, è proprio il persistere di questa devastante malattia che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per prevenirla e sconfiggerla. Concepire un mondo senza guerra è il problema più stimolante al quale il genere umano debba far fronte. È anche il più urgente. Gli scienziati atomici, con il loro Orologio dell’apocalisse, stanno mettendo in guardia gli esseri umani: “L’orologio ora si trova ad appena tre minuti dalla mezzanotte perché i leader internazionali non stanno eseguendo il loro compito più importante: assicurare e preservare la salute e la vita della civiltà umana”. La maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell’immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.

Parole che ci sembrano di grande importanza e che vengono proposte al Sindaco di Mortara e all’Amministrazione Comunale tutta, a sostegno della richiesta.

PER GINO STRADA

di Dino Greco

Eravamo nei primi anni novanta quando la Valsella Meccanotecnica di Castenedolo (BS), controllata dalla Fiat, era leader nazionale nella produzione di mine anti-uomo, vendute all’Iraq in 9 milioni di esemplari.

Vi lavoravano un pugno di ingegneri, pagati a peso d’oro, e 40 operaie, addette allo stampaggio, per 800 mila lire al mese. In assemblea ponemmo in tutta la sua gravità il problema della corresponsabilità anche di chi lavorava alla costruzione di quegli ordigni di morte.

La prima risposta fu: “Noi non abbiamo le mani sporche di sangue; se non facciamo noi le mine le farà qualcun altro“.

Allora organizziamo un incontro in Camera del lavoro con Gino Strada al quale partecipò l’intero consiglio di fabbrica.

La riunione fu introdotta da un documentario che Gino aveva portato con sé sui tragici e indiscriminati effetti delle mine, soprattutto sulla popolazione civile  sui bambini, con mutilazioni permanenti, provocati da ordigni in qualche caso fatti a forma di bambole affinché suscitassero l’interesse dei più piccoli.

Lo shoch fu potente ed innescò nelle lavoratrici una catarsi, una presa di coscienza che avviò una delle più straordinarie battaglie sindacali e di civiltà che io ricordi. A quel primo incontro con Gino Strada ne seguirono altri, mentre maturata la decisione di chiedere l’interruzione della produzione delle mine e l’avvio di un processo di riconversione.

Ma la Valsella non aveva alcuna intenzione di rinunciare ad una produzione lucrativa come nessun’altra. Cominciarono gli scioperi, via via più intensi, fino a trasformarsi in un blocco a oltranza dell’attività. Il prezzo era altissimo.

Dopo mesi di lotta le operaie e le loro famiglie vivevano a credito. La lotta non aveva contenuti salariali o normativi. Era il grido di donne che dicevano all’azienda dove si fabbrica la morte: “Noi non saremo complici“. Quelle operaie vinsero, perché la moratoria nella produzione di quegli ordigni infami ne bloccò la produzione. A quel punto si fece avanti un’azienda, la Vehicle Engineering&Design, che si candidò a rilevare l’impresa per produrre motori elettrici per automobili: indubbiamente un bel salto, dalle mine a motorizzazioni ecologiche. Ma la nuova azienda pose una condizione: potere vendere alla Spagna il brevetto dell’Istrice, un dispositivo per il disseminamento delle mine dall’alto, senza mappatura, con le conseguenze che ciascuno può immaginare.

L’azienda promise che il denaro incassato sarebbe servito anche per saldare alle lavoratrici le mensilità arretrate. In assemblea intervenne la compagna più anziana, componente del consiglio di fabbrica e disse queste parole: “ragazze, in questi mesi abbiamo fatto tanta strada insieme e siamo cambiate. So che è dura, ma non possiamo tornare indietro. Quindi, nessuna macchia. Se la nuova azienda vuole subentrare, nessuna condizione”. Le operaie approvano, tutte, con un grande applauso. A sera scrivemmo alla Engineering comunicando le decisioni assunte di comune accordo fra sindacato e lavoratrici. Per uno di quei rari casi che talvolta capitano, l’azienda rispose che rinunciava alla propria richiesta. Seguì una grande manifestazione, in realtà una festa. I brevetti furono restituiti al ministro della difesa e gli stampi delle mine bruciati in piazza.

Sono certo che distanza di oltre vent’anni tutte le operaie ricordino questa vicenda come uno dei momenti più importanti delle loro vite e che il ricordo di colui che tanta importanza ebbe nella loro maturazione non è  mai venuto meno.

Ben fatto, caro vecchio Gino. La terra ti sia lieve.

CIAO GINO, CHE LA TERRA TI SIA LIEVE

È con grande tristezza che apprendiamo della scomparsa di Gino Strada – medico fondatore di EMERGENCY – la #ONG italiana, tra le più famose al mondo, che offre cure mediche e chirurgiche gratuite e di alta qualità alle vittime della guerra e non solo.

Siamo affranti dalla scomparsa di una personalità tanto importante per la nostra comunità; una persona che ha sempre messo al centro della sua esistenza la vita, i diritti e la salute delle altre persone, una persona che con tutto sé stesso si è battuto contro le guerre e contro le gravi conseguenze patite di chi nei luoghi di guerra ci vive.

Una persona che, per il nostro modo di vedere le cose, ci piace definire un Compagno.

La Memoria di Gino andrà onorata portando avanti con ancora più forza le sue battaglie umanitarie.

Tutta Rifondazione Comunista della Lombardia si stringe in un grande abbraccio a Cecilia, alla famiglia, agli amici di Gino ed a tutta Emergency in questo momento tanto triste per tutto il Paese.

Ciao Gino, grazie per tutto quello che sei stato e che hai rappresentato.

Che la terra ti sia lieve.

Milano, 13 agosto 2021

Fabrizio Baggi, segretario regionale Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea Lombardia.