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Anpi Cassolnovo: Domenica 29 Gennaio 2023 in sede, letture, canzoni e riflessioni per non dimenticare l’olocausto, genocidi e guerre

19 Gennaio 2023

In assenza di iniziative da parte delle istituzioni cittadine l’Anpi di Cassolnovo promuove una giornata dedicata alla memoria con letture canzoni riflessioni sull’Olocausto i genocidi e le guerre di ieri e di oggi. Non dimenticare gli orrori dei lager ricordando anche gli IMI(Internati Militari Italiani) e i deportati cassolesi in questo caso la Clotilde Giannini gravellonese a cui e cointitolata la sezione ,le loro storie di resistenza e martirio ma anche riflettere sul presente senza banalizzare ,dando spunti di riflessione attraverso testimonianze, poesie, canzoni, letture.

Questo il senso di un pomeriggio di domenica 29 Febbraio nella sede dell’Anpi da poco inaugurata, in piazza Costa de Bereguard a Cassolnovo aperta a tutti, piccoli e grandi dalle 15,30 per partecipare condividere e perché non far merenda insieme.

Per info : 3335740348

Gli americani…

20 Aprile 2022

“Gli Americani non si stancheranno mai di fomentare l’odio, scatenare le guerre e sterminare gli innocenti.

Essi vogliono il predominio sul mondo.

Creeranno nuovi poveri e nuovi schiavi pur di conservare i loro privilegi.

Mentiranno e faranno ricadere le colpe su altri, mentre commetteranno le peggiori nefandezze di questo mondo, pur di raggiungere il proprio profitto.”

Ernesto Che Guevara

IL PARAGONE OLTRAGGIOSO E PERICOLOSO FRA L’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA E LA RESISTENZA

3 Aprile 2022

La necessità di muoversi verso il superamento degli stati-nazione.

di Raul Mordenti –

In occasione del bel Congresso dell’ANPI, la stampa di guerra (unanime e sfacciata come sempre) ha risollevato ancora il paragone fra la guerra in Ucraina e la Resistenza. Il paragone con la guerra partigiana di Liberazione per sostenere la necessità dell’invio di armi all’Ucraina invasa dalla Russia è la motivazione più oltraggiosa e – al tempo stesso – più insidiosa a sostegno della guerra. Tanto più se tale paragone è proposto non solo dalla nuova destra ultra-atlantica e bellicista rappresentata oggi dal PD ma anche da personalità come Luigi Manconi, Paolo Flores, Erri De Luca o altri ex di Lotta Continua e – purtroppo – non solo da costoro.

Il paragone con la Resistenza è anzitutto oltraggioso perché propone di mandare armi anche (o specialmente) a forze apertamente neo-naziste, cioè a milizie di volontari (inquadrate però nell’esercito regolare ucraino) le quali esibiscono svastiche, ritratti di Hitler e simboli nazisti, e che nella loro guerra in Donbass (in corso da otto anni, nel silenzio complice dell’Occidente, con 14.000 vittime nella minoranza russofona) si sono macchiate di stragi di civili, di torture e stupri “etnici”, addirittura teorizzati dal fondatore del “battaglione Azov” Andrij Biletsky (cfr. il documentato articolo di Marianna Cenere, del 4 marzo 2022, in www.micromega.net, un testo che almeno Paolo Flores dovrebbe conoscere bene). Senza contare la rivalutazione da parte del regime ucraino del criminale di guerra Bandera, a cui sono dedicate statue e celebrazioni, e i comizi in cui si invoca che la “gloriosa Ucraina” si liberi “dei russi e degli ebrei”.

Sia ben chiaro: se ricordo tutto questo non è per sostenere che tutti gli ucraini siano nazifascisti e meno che mai per giustificare l’invasione russa (che, come tutte le guerre di aggressione, non ha per me giustificazione alcuna) ma per evidenziare l’assoluta diversità del contesto storico che rende oltraggioso, improponibile e francamente poco onesto, il paragone con la Resistenza, o addirittura quello con la Shoà proposto spudoratamente da Zelensky al Parlamento israeliano. Senza contare le sostanziali differenze di tipo giuridico-politico su cui ha giustamente richiamato l’attenzione il presidente dell’ANPI Pagliarulo: l’Italia non ha dichiarato guerra alla Russia nè la Russia ha dichiarato guerra all’Italia, al contrario di quanto accadde nella II guerra mondiale fra l’URSS, gli Alleati e i partigiani da una parte e l’Asse nazifascista dall’altra. Con l’invio delle armi l’Italia entra in guerra, da cobelligerante, in una guerra contro la Russia mai dichiarata dal nostro Parlamento, con conseguenze future gravi e imprevedibili.

Se poi difendere con le armi il proprio territorio configurasse di per sé una situazione di Resistenza da armare e sostenere allora questa argomentazione si rivolgerebbe contro Zelensky e i suoi tifosi italiani, giacché anche il popolo del Donbass russofono è stato perseguitato e attaccato militarmente dall’Ucraina e in specie dalla sue milizie naziste. E ciò almeno a partire dal febbraio 2014, cioè dal golpe contro il presidente Yanukovich, un golpe appoggiato e sostenuto dagli USA quasi ufficialmente e alla luce del sole, con la guida di Victoria J. Nuland, oggi sottosegretario di Biden (dopo aver collaborato con Bush e Cheney). Costei ha confessato apertamente di aver finanziato quel golpe con 5 miliardi di dollari, così come Biden ha ufficialmente dichiarato (il 16 marzo u.s.) che da sette anni gli USA-NATO armano l’Ucraina e addestrano il suo esercito. Ma allora la guerra del Donbass, costata a quei popoli – lo ripetiamo – 14.000 morti in otto anni, è da considerarsi una Resistenza che giustificherebbe e anzi richiederebbe un sostegno militare esterno (questa volta russo)? Dunque è evidente che nemmeno i sostenitori italiani della guerra possono prendere sul serio il paragone con la Resistenza.

Ma si tratta di un paragone oltre che oltraggioso anche insidioso, perché ripropone un paradigma truffaldino già sperimentato dalla propaganda occidentale, sempre con esiti micidiali per la pace e per i popoli: Putin è il nuovo Hitler, come anche Khomeyini era “il nuovo Hitler”, anche Saddam Hussein era “il nuovo Hitler”, anche Milosevic era “il nuovo Hitler”, anche Assad era “il nuovo Hitler”, anche Bin Laden era “il nuovo Hitler”, anche i talebani erano “il nuovo Hitler”, così come anche Gheddafi era “il nuovo Hitler” etc., e – insomma – erano “nuovi Hitler” tutti coloro di cui l’Occidente riteneva opportuno sbarazzarsi con una guerra.
Ricordiamocelo: il vero Hitler (diciamo: “il vecchio Hitler”) ha teorizzato, progettato e cominciato concretamente a realizzare, su base razziale, un dominio assoluto sul mondo tramite la dittatura, la guerra, lo sterminio sistematico di intere popolazioni civili e il genocidio. Nulla di simile si era mai verificato prima nella storia del mondo, e nulla di simile si è verificato dopo.
Sono tuttavia esistite, ed esistono, orrende dittature, una peggiore dell’altra, e solo elencarle sarebbe troppo lungo per queste righe.

Ma la domanda è la seguente: l’esistenza di una dittatura impone e giustifica una guerra dell’Occidente contro il paese che di quella dittatura è vittima? Se i nostri liberal-democratici speditori di armi rispondono “sì” a questa domanda, allora essi debbono essere chiamati almeno alla coerenza, che si richiede in particolare quando, come i nostri liberal-democratici, si parla in nome di valori morali, anzi ostentando tale moralità; e dunque essi debbono proporre di intervenire militarmente contro la Turchia di Erdogan (fedele alleata nella NATO) o contro l’Ungheria di Orban (membro della CE), contro l’Egitto di Al Sisi, contro le feroci dittature dei paesi arabi con cui fa affari Renzi etc., per non dire delle dittature sostenute per decenni dagli USA nell’America Latina, in Africa o in estremo Oriente (qualcuno ricorda il Cile di Pinochet, l’Argentina di Videla, l’Indonesia, etc.?).

Escludendo la guerra, in quei casi a noi sarebbe invece bastato da parte dell’Occidente molto meno, ad esempio una politica internazionale di isolamento militare dei dittatori e di sostegno politico dei resistenti. Personalmente non ricordo un solo caso di invio di armi da parte dell’Occidente ai popoli in lotta contro le dittature (semmai l’Occidente ha sempre armato le dittature contro i popoli, lucrando ignobilmente, Italia in testa, sulla vendita delle armi ai dittatori), e francamente non ricordo neppure un solo caso in cui i nostri liberal-democratici con l’elmetto abbiano proposto l’invio di armi ai popoli in lotta contro le dittature. Sarà per mia distrazione, ma non ricordo neppure accorati appelli in tal senso da parte del PD, dei Manconi, dei Flores o dei De Luca. Dove si erano nascosti in quei casi gli imprescindibili “valori dell’Occidente”?
Siamo dunque nel regno della propaganda, e dell’ipocrisia.
Non voglio partecipare in alcun modo al festival dell’ipocrisia, e dunque non esito a pormi la più difficile e imbarazzante delle domande: tutte le lotte per avere un proprio stato nazionale sono da considerarsi legittime e da appoggiare con le armi?

Se va sostenuta una tale richiesta dell’Ucraina verso la Russia, allora va sostenuta anche la medesima richiesta della Crimea o delle repubbliche russofone del Donbass verso l’Ucraina.
È stata sostenuta con una guerra una tale richiesta del Kosovo verso la Serbia (violando il patto di pace sottoscritto, con il bel risultato di avere in Kosovo la più grande base NATO in Europa), ma è stata sostenuta anche la richiesta di una stato nazionale avanzata dai Palestinesi verso Israele? E per venire al cuore dell’Europa, e a casi certo storicamente assai più fondati del Kosovo: hanno diritto a un loro stato nazionale i Baschi e gli Irlandesi? E allora l’ETA e l’IRA andavano armate dai liberal-democratici occidentali? E hanno diritto a un loro stato nazionale i Catalani, che pure hanno stravinto un referendum? E gli Scozzesi? E i Corsi? E in Italia, le minoranze tedesche del Tirolo e quelle francesi della Val d’Aosta hanno diritto a un loro Stato nazionale, o almeno alla secessione per ricongiungersi ad altre madri-patrie? E la Sicilia? E la Sardegna? E – tanto per ridere un po’ – la Padania?
Anche a questo proposito gli esempi sarebbero purtroppo infiniti: il colonialismo ha lasciato come frutto avvelenato (ad esempio in Africa) dei confini del tutto artificiali, tracciati con il righello senza alcun riguardo per l’effettiva collocazione dei popoli e per la loro storia. Quei confini vanno stravolti? Magari con guerre infinite?
Direi di no, e penso dunque che sia invece necessario e urgente superare l’invenzione (tutta occidentale e in fondo recente) dello Stato-nazione per muoversi verso il superamento degli Stati, e per intanto dei confini, verso unità statali pluraliste e multinazionali. In fondo sognava questo il manifesto di Ventotene.
Esiste insomma un diritto dei popoli alla propria nazionalità (lingua, cultura, territorio, tradizioni etc.) ma non necessariamente a uno Stato nazionale. I Curdi ad esempio chiedono anzitutto libertà e rispetto per la loro nazionalità.

Si tratta di una direzione di ricerca impervia, ma storicamente necessaria, che deve muovere verso una federazione pacifica dei popoli, una Costituzione della Terra. Un percorso lungo, oggi difficile perfino da immaginare, ma l’alternativa a tale difficile percorso di pace è una sola: è la guerra di tutti contro tutti, poiché esistono forze potenti che sappiamo sempre pronte ad accendere le guerre, a gestirle, a sfruttarle per il profitto o per incrementare il consenso interno vellicando la bestia del nazionalismo (che poi significa il razzismo).
La politica, quella nobile e vera, è proprio ciò che rende possibile quello che sembra impossibile, ma è necessario.
Certo l’invio di armi, che esse arrivino al Governo ucraino o direttamente alle bande di volontari nazisti, con tutto questo c’entra ben poco, ed è anzi il contrario di ogni tentativo di fuoruscita dalla logica della guerra.
E la logica della guerra non possiamo più permettercela, dato che (come ha affermato papa Francesco) oggi non esistono più guerre giuste; perché c’è una novità, una terribile novità, anche rispetto ai terribili anni della II guerra mondiale: tale novità è la catastrofe atomica.

L’unica, ma ferrea, logica della guerra è infatti l’escalation: chi risulta sconfitto a un livello di guerra 1 darà vita a un livello di guerra 2, chi risulta sconfitto a questo livello di guerra 2 darà vita a un livello di guerra 3, e così via senza fine; fino a che una delle due parti non si dichiari sconfitta.
Ma questo nella guerra russo-ucraina non può accadere: non si possono dichiarare sconfitte né la Russia né l’Ucraina, la prima per evidenti motivi (fra l’altro perché non può accettare missili NATO a 30 secondi da Mosca), la seconda perché ha dietro di sè gli USA e la NATO (l’Europa dei banchieri servi non esiste politicamente) che utilizzano l’Ucraina per fare la guerra. Non per caso quando Putin ha cominciato a parlare dell’opzione nucleare il premier ucraino ha subito risposto che quella minaccia non contava niente. E la proposta della no fly zone è – né più né meno – che la proposta della guerra atomica, perché se (come ha spiegato Zelensky) ogni aereo russo sui cieli ucraini dovrà essere abbattuto dalla NATO, allora la risposta russa a questo livello di guerra non potrà che essere di livello ancora superiore, cioè la guerra atomica.

Siamo sull’orlo del baratro e la risposta sembra consistere nel dotarsi… di jodio. “Deus prius dementat quos perdere vult” (“Dio rende prima stupidi quelli che vuole perdere”).
Tutto questo ci impone di mettere in atto, e subito, il contrario del restare passivi e il contrario delle armi: impone ad esempio il soccorso vero, indiscriminato e tempestivo, alle vittime della guerra (ma come si può fare questo se si forniscono armi a uno dei contendenti?), impone l’intensificazione, non la rottura!, dei rapporti culturali, scientifici, artistici con le popolazioni in guerra, impone l’accoglienza dei profughi e dei naufraghi come nostri con-cittadini; e richiede tre cose: trattare, trattare, trattare, fino al compromesso benedetto che si chiama pace.

9 aprile 2022 – Milano : Seminario pubblico “Il diritto alla salute fra guerre e sindemie”

2 Aprile 2022

Nell’ambito delle iniziative per il 7 aprile, giornata europea contro la commercializzazione della salute, la Campagna Dico 32! organizza:

SABATO 9 APRILE ore 9:30-13:00
Presso la Camera del Lavoro di Milano, Corso di Porta Vittoria, 43

Seminario pubblico
IL DIRITTO ALLA SALUTE FRA GUERRE E SINDEMIE
fermiamo la privatizzazione del servizio sanitario nazionale e la negazione del diritto alla salute

-Saluti da parte della Segreteria della Camera del Lavoro di Milano – Vincenzo Greco

INTERVENTI:

– Guerre, migrazioni e salute –
Daniela Padoan, Associazione Laudato Si’

– Covid e sindemie fra sospensione dei brevetti e produzione pubblica dei farmaci –
Vittorio Agnoletto, Campagna Europea “Nessun profitto sulla pandemia”
Angelo Barbato, Forum per il diritto alla salute

– Le Case della comunità, PNRR, salute partecipata: occasione persa o da monitorare dal basso? –
Comitati locali per il diritto alla salute

– Medici di base: missione impossibile? La protesta delle coccarde gialle –
Medici di medicina generale

– Il regionalismo differenziato e la medicina territoriale –
Gianluigi Trianni, Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata

– Le RSA nel PNRR e dopo l’inizio della tragedia Covid –
Laura Valsecchi, Medicina Democratica

Segue dibattito aperto a tutti i partecipanti

Conclusioni: Marco Caldiroli
Medicina Democratica – Coordinamento regionale per il diritto alla salute

Prima “clandestini”, ora profughi

21 marzo 2022

ARRIGONI RINO

Con le guerre svoltesi pochi anni fa in Afghanistan, in Libia, in Iraq e in altri stati, provocate dagli Usa per accaparrarsi materie prime (petrolio, gas ecc. ecc.), con bombardamenti mirati per “esportare democrazia”, colpendo ospedali e civili provocando migliaia di morti, hanno costretto molti popoli spaventati ed inorriditi dalle gravi conseguenze delle guerre ad emigrare dai propri paesi, sperando di trovare più pace e libertà verso l’Italia e l’Europa.

Nel nostro paese, governato dal centro destra e centro sinistra, hanno fatto leggi apposta per respingere i migranti dalla Libia e da altri paesi con  centri di detenzione senza diritti umani, respingimenti dei barconi e  delle navi umanitarie che soccorrevano chi ne aveva bisogno per evitare le loro morti.

Anche il Papa, durante queste numerose migrazioni, ha definito il mar Mediterraneo un cimitero.

Tutti coloro che con viaggi della disperazione tentavano di fuggire dalle guerre erano chiamati “clandestini”. Senza identità e senza diritti di accoglienza o senza corridoi umanitari per consentire gli spostamenti in modo più civile.

Una capitana di una nave di soccorso tedesca, non ha rispettato le leggi dei nostri governi Italiani ed ha applicato le leggi del mare universali salvando vite umane. Ne è nata una polemica tra Salvini e lei con conseguenti cause legali e campagne televisive contro chi aiutava, chi fuggiva dalle guerre.

Le tv e giornali in linea con i governi, attaccavano duramente tutti i giorni sui loro giornali chi proteggeva e difendeva i migranti senza specificare le cause dei flussi migratori.

Ora con l’attuale guerra scoppiata in Ucraina, contro la Russia, da condannare per le sue atrocità, si aiuta chi fugge dalla guerra non chiamandoli più clandestini, ma semplicemente “profughi”.

Una guerra provocata dall’espansionismo della Nato, con il supporto dell’Europa, per istallare le sue basi Nato sul territorio dell’Ucraina a pochi chilometri da Mosca.

Tutti i mass media italiani ed europei, allineati politicamente con la Nato, scoprono all’improvviso dell’importanza dell’accoglienza, del costruire corridoi umanitari, per aiutare i disperati profughi che fuggono dagli orrori della guerra in cerca di pace e una vita al sicuro dai continui bombardamenti e per la difesa della propria incolumità.

In tante città si sono manifestate cortei contro la guerra e per la solidarietà verso i profughi.

In queste drammatiche circostanze si è verificato quanto siano voltagabbana i mezzi di informazione.

Quando le guerre erano provocate dagli Usa, chi scappava erano chiamati clandestini da respingere, ora con la guerra in Ucraina profughi da accogliere.

Una contraddizione evidente, una strumentalizzazione dei cervelli tramite i media che martellano 24 ore su 24 l’opinione pubblica, nascondendo le verità e le cause della guerra, per assecondare i potenti guerrafondai al potere che devono vendere armi e poi spartirsi il bottino con le materie prime e i vari territori conquistati,  causando migliaia di vittime innocenti.

E’ stata volutamente calpestata anche la nostra amata Costituzione, nata dalla Resistenza e con il sacrificio di molti partigiani caduti per darci questa libertà dal nazifascismo e la pace.

Questa è l’amara costatazione . Il potere capitalista ed imperialista in tutto il mondo, usa tutti gli strumenti immaginabili e possibili per raggiungere il loro scopo per avere più profitti.

Condizionare con la sopraffazione delle armi, convincere tramite i mass media con la menzogna milioni di cervelli: questo è il loro intento.

Contro tutte le guerre, per la pace subito, contro tutte le falsità, restiamo umani come diceva un bravo compagno italiano morto per aiutare il popolo Palestinese.

CIAO GINO, CHE LA TERRA TI SIA LIEVE

È con grande tristezza che apprendiamo della scomparsa di Gino Strada – medico fondatore di EMERGENCY – la #ONG italiana, tra le più famose al mondo, che offre cure mediche e chirurgiche gratuite e di alta qualità alle vittime della guerra e non solo.

Siamo affranti dalla scomparsa di una personalità tanto importante per la nostra comunità; una persona che ha sempre messo al centro della sua esistenza la vita, i diritti e la salute delle altre persone, una persona che con tutto sé stesso si è battuto contro le guerre e contro le gravi conseguenze patite di chi nei luoghi di guerra ci vive.

Una persona che, per il nostro modo di vedere le cose, ci piace definire un Compagno.

La Memoria di Gino andrà onorata portando avanti con ancora più forza le sue battaglie umanitarie.

Tutta Rifondazione Comunista della Lombardia si stringe in un grande abbraccio a Cecilia, alla famiglia, agli amici di Gino ed a tutta Emergency in questo momento tanto triste per tutto il Paese.

Ciao Gino, grazie per tutto quello che sei stato e che hai rappresentato.

Che la terra ti sia lieve.

Milano, 13 agosto 2021

Fabrizio Baggi, segretario regionale Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea Lombardia.