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Legge di bilancio-pensioni: Salvini dimissioni

Pubblicato il 25 ottobre 2023

La promessa eliminazione della legge Fornero e la pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, principale cavallo di battaglia di Salvini nella campagna elettorale è stata tradita. Non solo non si vede all’orizzonte quota 41, ma nella bozza di bilancio appena uscita il governo delle destre peggiora i meccanismi della Fornero che allontanano l’età pensionabile aggravando anche i requisiti anche delle uscite flessibili.
La stretta più rilevante riguarda il passaggio da quota 103 a quota 104, 63 anni di età e 41 di contributi per andare in pensione, per di più accompagnata da penalizzazioni economiche per chi vi accede e da premi per chi continua a lavorare. Il requisito per l’accesso all’ape sociale viene innalzato a 63 anni e 5 mesi; viene ugualmente innalzata, questa volta di un anno, da 60 a 61 anni la soglia d’accesso per la platea di lavoratrici che possono usufruire dell’opzione donna; resta lo sconto di 12 mesi in presenza di un figlio, di 24 con nel caso siano due.
Nella direzione di spingere sempre più in alto l’età pensionabile va l’innalzamento da 2,5 a 3,3 volte l’assegno sociale l’ammontare dei versamenti necessari per accedere alla pensione con 64 anni di età e 20 di contributi.
Il lavoro di cesello finalizzato a rendere più difficile l’uscita dal lavoro si arricchisce di altri due trappole: il meccanismo che aumenta ciclicamente il requisito di età per andare in pensione precedentemente congelato fino al 2026 torna in vigore già dal 2024; le finestre d’uscita vengono allungate da 3 a 6 mesi nel privato e da 6 a9 mesi nel pubblico.
Anche le promesse elettorali di forza Italia vengono sbugiardate visto che nella bozza della legge non si trova nessun cenno alla supervalutazione delle minime per chi ha più di 75 anni né ci sono miglioramenti per chi ne ha più di 65.
Sempre in tema di assegni pensionistici c’è una brutta notizia per i dipendenti pubblici che sono nel sistema misto cui sarà applicata una riduzione della quota retributiva della pensione.
Il ministro Salvini non può guardare da un’altra parte cavalcando la nuova bandierina del ponte sullo stretto per far dimenticare le promesse sulle pensioni. Se avesse un minimo di serietà la scelta sarebbe una sola: dimissioni!

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del PRC/SE

Se gli operai votano a destra la colpa è della finta “sinistra”

30 Agosto 2022

Maurizio Acerbo

Susanna Camusso è passata alla storia per essersi opposta alla #leggeFornero con 3, sottolineo tre, ore di sciopero. Questa foto della sua risata girò molto su internet. Mentre milioni di lavoratrici e lavoratori si facevano i conti e si incazzavano, uscì questa foto che non dava l’idea di un clima di scontro che infatti non vi fu. All’incontro c’erano anche Letta e Bersani che la legge la votarono. Non a caso LeU 5 anni fa non aveva in programma l’abolizione della Fornero nonostante fosse candidato anche Giorgio Airaudo oggi intervistato dal quotidiano torinese La Stampa.

Ora Camusso è candidata col Pd.
Intanto gli operai di #Mirafiori, secondo quanto riferisce La Stampa, voteranno in maggioranza a destra.

Un operaio spiega che almeno la destra propone #quota41 mentre il centrosinistra ha le facce di Fornero e Cottarelli.

Finché i media racconteranno che ‘la sinistra’ sono il PD e i suoi satelliti non lamentatevi se gli operai finiscono a destra.

In realtà Giorgia Meloni e Berlusconi votarono la legge Fornero ma nell’immaginario è il PD a intestarsi queste politiche antipopolari.

Salvini ha condotto per anni una campagna sulle #pensioni e contro Fornero. Molto fumo e poco arrosto perché poi insieme a Conte e M5S hanno tradito la promessa di abolirla limitandosi a fare #quota100 già scaduta. Ma la parte almeno l’hanno recitata.
Invece il PD difende una “riforma” che ha fatto dell’Italia il paese con l’età pensionabile più alta d’Europa.

Un’operaio dice: “ho cominciato a lavorare a 20 anni. Oggi sarei in pensione già da due. Sa di chi è la colpa? Della Fornero, che ci costringe a andare in pensione con 42 anni di contributi e 67 di età. La Fornero mi ha tolto 7 anni di pensione e mi ha regalato altri 7 anni di lavoro in linea. Perché dovrei votare per quelli lì?”.

Gli operai hanno il diritto di farsi i conti come fanno i gruppi sociali benestanti e i capitalisti che tutta la politica oggi serve e vezzeggia.

Nelle interviste tanta confusione ma si può criticare una classe che ha perso punti di riferimento e che ha ricevuto tante fregature?

Lo stesso sindacato è stato spesso troppo tenero e anche complice con i governi Pd e prima Ds. Fortunatamente la Cgil non è stata e non è solo Camusso e se esprimo questa critica è proprio perché ci tengo alla più grande organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. La sua autonomia è fondamentale. Il rapporto col Pd un problema enorme.

In Francia la Cgt e gli altri sindacati non hanno fatto sconti ai governi di Hollande e Macron. Contro le riforme del lavoro e delle pensioni ci sono stati scioperi generali, articolati, generalizzati che hanno polarizzato la società.

In questo mare è emersa una sinistra alternativa al centrosinistra neoliberista e padronale. Melenchon ha martellato contro i “socialisti” per anni.

Però alle ultime presidenziali l’avanzata della Le Pen è stata stoppata proprio da questa nuova sinistra popolare guidata da Melenchon che alle legislative ha tolto il secondo posto alla destra e ha raccolto i voti di lavoratori, giovani e periferie.

Noi in questi anni abbiamo resistito controcorrente per tenere aperta questa prospettiva anche in Italia.

I nostri compagni di Rifondazione davanti ai cancelli di Mirafiori hanno continuato a andarci ma gli operai non mi stupisce che non ci percepiscano come un’alternativa.

Non ci vedono in TV da anni e quindi non esistiamo, non appariamo una forza.

E da anni viviamo in un clima segnato dal cloroformio che il Pd produce sul conflitto sindacale. Non abbiamo un mare in cui nuotare.

Durante il governo Monti facemmo due manifestazioni in 50.000 a Roma contro il governo.
Raccogliemmo anche le firme per un referendum.

Ma noi siamo oscurati dalle TV, soprattutto dalle trasmissioni di centrosinistra.

Il risultato è che il no alla Fornero se l’è intestato prima Salvini e ora persino Giorgia Meloni che l’ha votata.

Con l’Unione Popolare riproviamo a costruire uno spazio unitario a #sinistra perché non ci rassegniamo a un paese in cui gli operai di linea debbono sperare che vinca una fascista per poter andare in pensione con 41 anni di contributi.

Noi, come #Melenchon, proponiamo che a 60 anni si deve poter andarci e senza penalizzazioni.

Cerchiamo di ricostruire la forza che serve per cambiare le cose.

Un successo elettorale di Unione Popolare ridarebbe voce in parlamento e nei media al punto di vista operaio.

#UnionePopolare

Rifondazione: in pensione a 60 anni o con 40 di contributi

Salvini, come già ha fatto M5S, svendera’ quota 100? Dicevano che il governo non era neoliberista invece come prevedevamo continua su quella strada.

Ancora una volta si seguono le raccomandazioni della Commissione Europea sulle linee guida per il recovery fund già approvate dal governo Conte 2: “Attuare pienamente le passate riforme pensionistiche onde ridurre il peso della spesa pensionistica”. 

Quota 100 è un provvedimento limitato perché non garantisce donne, chi non ha continuità contributiva e chi ha cominciato a lavorare presto.  

Ma si prospetta il peggio: ripristino dell’età pensionistica, tranne per i lavori usuranti, a 67 anni, che per chi non ha 20 anni di contributi, o non ha raggiunto il montante contributivo previsto diventano indefinitamente di più.

La drammatica crisi occupazionale del nostro paese richiederebbe misure urgenti tra cui il pensionamento a 60 anni o con 40 anni di contributi, invece si persiste in una scelta che colpisce duramente sia chi lavora da una vita sia chi il lavoro non lo trova.

Ricordiamo che in Francia i sindacati sostenuti dalla sinistra radicale  hanno bloccato la riforma delle pensioni di Macron e si va ancora in pensione col retributivo. La vera riforma da fare è l’abrogazione definitiva della legge Fornero.

Bisogna assumere i  giovani non tenere in ostaggio chi lavora fino a 67 anni. 

Mentre si allunga l’età lavorativa non si fa nulla per garantire alle future generazioni un assegno dignitoso che attestandosi ormai su circa il 50% del salario, viste le retribuzioni odierne, produrrà un dramma sociale enorme. 

Maurizio Acerbo, segretario nazionale 
Antonello Patta, responsabile lavoro 
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea