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10 EURO È IL MINIMO

10 Novembre 2023

Anche nella nostra Provincia sta’ terminando la raccolta firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo legale a 10 euro l’ora indicizzato automaticamente all’inflazione.

La nostra è una proposta di legge che mira a contrastare il dilagare del lavoro povero che colpisce milioni di lavoratrici e lavoratori cui la contrattazione sindacale da molti anni non è più in grado di garantire salari dignitosi.

Milioni di persone oggi, soprattutto se giovani e donne, ricevono retribuzioni sotto i mille euro al mese delle quali l’inflazione prodotta da guerra e sanzioni in due anni ha ridotto il potere d’acquisto del 20%.

Questa campagna sostenuta oltre che da Rifondazione Comunista da Unione Popolare , Potere al Popolo e dal sindacalismo di base ha riscosso un notevole successo, in decine di banchetti in tutta la Provincia sono state raccolte quasi mille firme e l’interesse suscitato è stato enorme.

A riprova del fatto che nel nostro paese il problema salariale è un problema sentito da ampie fasce di popolazione.

Nelle prossime settimane le firme raccolte in tutta Italia verranno consegnate al Senato dove speriamo si possa discutere, al più presto, di questa nostra proposta.

La battaglia per un salario dignitoso, per quanto ci riguarda non finisce certo con la raccolta di firme e la discussione in Parlamento.

Questa è solo una parte del nostro impegno, nei prossimi giorni saremo impegnati per la riuscita degli scioperi proclamati, anche nella nostra Provincia dalla CGIL e UIL.

Come partito parteciperemo convintamente alle manifestazioni contro questo Governo di destra che dopo tante promesse elettorali getta la maschera e mostra il suo vero volto, il volto di chi non ha nessuna intenzione di difendere gli interessi di chi si guadagna da vivere con il proprio lavoro ma difende gli interessi degli speculatori ed evasori fiscali.

Rifondazione Comunista federazione di Pavia.

Legge di bilancio-pensioni: Salvini dimissioni

Pubblicato il 25 ottobre 2023

La promessa eliminazione della legge Fornero e la pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, principale cavallo di battaglia di Salvini nella campagna elettorale è stata tradita. Non solo non si vede all’orizzonte quota 41, ma nella bozza di bilancio appena uscita il governo delle destre peggiora i meccanismi della Fornero che allontanano l’età pensionabile aggravando anche i requisiti anche delle uscite flessibili.
La stretta più rilevante riguarda il passaggio da quota 103 a quota 104, 63 anni di età e 41 di contributi per andare in pensione, per di più accompagnata da penalizzazioni economiche per chi vi accede e da premi per chi continua a lavorare. Il requisito per l’accesso all’ape sociale viene innalzato a 63 anni e 5 mesi; viene ugualmente innalzata, questa volta di un anno, da 60 a 61 anni la soglia d’accesso per la platea di lavoratrici che possono usufruire dell’opzione donna; resta lo sconto di 12 mesi in presenza di un figlio, di 24 con nel caso siano due.
Nella direzione di spingere sempre più in alto l’età pensionabile va l’innalzamento da 2,5 a 3,3 volte l’assegno sociale l’ammontare dei versamenti necessari per accedere alla pensione con 64 anni di età e 20 di contributi.
Il lavoro di cesello finalizzato a rendere più difficile l’uscita dal lavoro si arricchisce di altri due trappole: il meccanismo che aumenta ciclicamente il requisito di età per andare in pensione precedentemente congelato fino al 2026 torna in vigore già dal 2024; le finestre d’uscita vengono allungate da 3 a 6 mesi nel privato e da 6 a9 mesi nel pubblico.
Anche le promesse elettorali di forza Italia vengono sbugiardate visto che nella bozza della legge non si trova nessun cenno alla supervalutazione delle minime per chi ha più di 75 anni né ci sono miglioramenti per chi ne ha più di 65.
Sempre in tema di assegni pensionistici c’è una brutta notizia per i dipendenti pubblici che sono nel sistema misto cui sarà applicata una riduzione della quota retributiva della pensione.
Il ministro Salvini non può guardare da un’altra parte cavalcando la nuova bandierina del ponte sullo stretto per far dimenticare le promesse sulle pensioni. Se avesse un minimo di serietà la scelta sarebbe una sola: dimissioni!

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del PRC/SE

Rifondazione: Mimmo Lucano non è un delinquente, crollato l’impianto accusatorio

11 ottobre 2023

Salutiamo con gioia e sollievo la sentenza che ha cancellato l’impianto accusatorio che aveva portato all’abnorme condanna del nostro fratello e compagno Mimmo Lucano.
In appello rimane solo una condanna a un anno e sei mesi con sospensione condizionale sulla quale gli avvocati di Mimmo attendono motivazioni.
Abbiamo sempre ripetuto che Mimmo non era un delinquente ma un compagno generoso che ha dedicato tutto sé stesso alla rinascita della sua terra e alla solidarietà umana.
Dopo questa sentenza dovrebbero vergognarsi tutti gli esponenti politici della destra, del PD e del M5S che contro Mimmo scatenarono ispezioni e poi una canea vergognosa.
L’esperienza di Riace ha dimostrato che l’accoglienza poteva e può realizzarsi in una maniera positiva per tutta la comunità, come occasione di lavoro, arricchimento culturale, rivitalizzazione del territorio.
Hanno cercato di distruggere il modello Riace perché vogliono riempire la penisola di prigioni per migranti su cui fare affari. Un’esperienza come Riace avrebbe avuto bisogno di un supporto tecnico-amministrativo non di inquisitori alla ricerca del modo per cancellarla. Ricordiamo che in primo grado il Tribunale di Locri aveva condannato Mimmo ad oltre 13 anni, sulla base di un teorema che aveva al centro quasi 20 anni di straordinaria esperienza di convivenza con richiedenti asilo nel piccolo borgo di Riace. Accogliere e costruire una società aperta senza farlo divenire business era inaccettabile per il potere in Italia e Mimmo Lucano, per tanto tempo celebrato in quanto sindaco della solidarietà – lo è stato per quasi tre mandati – è stato additato come pericolo pubblico ed esiliato.
Riace è viva e oggi festeggiamo con Mimmo la fine di un incubo.

Come insegnava Bob Dylan “bisogna essere onesti per fare il fuorilegge”. Mimmo Lucano è una persona onesta che non ha intascato neanche un euro e ha salvato tante vite.
Un abbraccio fortissimo e un saluto a pugno chiuso a Mimmo da tutte le compagne e i compagni di Rifondazione Comunista.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Stefano Galieni, responsabile immigrazione del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare

APRIRE IL CONFRONTO PER DAR VITA AD UNA LISTA UNITARIA CONTRO LA GUERRA E IL NEOLIBERISMO, RAFFORZARE RIFONDAZIONE COMUNISTA, COSTRUIRE UNIONE POPOLARE

7 Ottobre 2023

Documento approvato dalla direzione con 24 voti del 4 ottobre 2023

Con l’approssimarsi delle elezioni europee, siamo positivamente chiamati a discutere e ad agire per la costruzione di una alleanza contro la guerra e il liberismo, che diventi il punto di riferimento elettorale per quella larga parte di popolazione che vuole uscire dall’attuale gravissima situazione.

Come abbiamo scritto nel documento varato dall’ultima Direzione Nazionale del giugno scorso: “Proponiamo che Unione Popolare operi unitariamente nell’attività di tessitura delle necessarie interlocuzioni finalizzate a costruire una lista contro la guerra e la subalternità alla NATO, contro le politiche liberiste e monetariste della BCE, dell’Unione Europea e del governo, per un’alternativa politica, sociale e culturale allo stato di cose esistente.”

In questo contesto consideriamo molto positivamente la risoluzione adottata il 28 settembre da Unione Popolare, il cui dispositivo recita:

“Unione Popolare ritiene necessario proseguire nella costruzione di uno spazio politico alternativo ai poli politici esistenti, e decide pertanto:
– di convocare l’assemblea costituente di Unione Popolare per fine ottobre/inizi novembre;
– di partecipare alla prossima competizione elettorale europea puntando a costruire una lista contro la guerra che sappia vincere due sfide:
– coniugare il rifiuto della guerra, e del sistema di alleanze che la sorregge (e della partecipazione italiana diretta o indiretta alla stessa), con la lotta al liberismo economico e all’economia di guerra;
– dare vita a una alleanza pacifista tra tutte e tutti coloro – persone, associazioni, comitati o partiti – che ne condividano il programma e l’impostazione.

Anche noi, come Michele Santoro, non chiediamo a nessuno di rinunciare alle sue idee e ai suoi simboli. La priorità è porre fine alla guerra. Siamo quindi disponibili a dar vita e a partecipare in modo riconoscibile e riconosciuto alla costruzione di una alleanza pacifista per una lista unitaria nelle elezioni europee, contro l’orrore della guerra.

Unione Popolare valuterà pertanto con i necessari confronti e con un percorso di partecipazione e consultazione democratica, le condizioni e le modalità per la costruzione di questo percorso.
A partire da questa impostazione Unione Popolare è favorevole ad un confronto con Michele Santoro e Raniero La Valle – protagonisti in quest’anno e mezzo della battaglia per la pace e che hanno lanciato un appello contro la guerra per le elezioni europee – e con ogni forza interessata e disponibile alla costruzione di una alleanza pacifista.

Il Coordinamento Nazionale Provvisorio di UP”
È infatti necessario che Unione Popolare, cogliendo l’opportunità di un allargamento dello schieramento contro la guerra e le politiche economiche che da questa derivano, apra una interlocuzione ampia, evitando subalternità o arroccamenti, arruolamenti o contrarietà pregiudiziali che non entrerebbero in sintonia con i bisogni sociali a cui dobbiamo rispondere. Occorre aprire un confronto sul programma – dalle proposte per l’Europa che vogliamo, a quelle per il suo ruolo del mondo, dalla Nato al rapporto con le lotte di liberazione fuori dai confini europei – come sul profilo politico della lista. Aprire un dialogo e un confronto ricercando quell’alleanza tra diversi con l’obiettivo comune di costruire una lista unitaria contro la guerra.

Si tratta infatti di cogliere il passaggio delle elezioni europee per far pesare sul piano politico la contrarietà alla guerra in connessione con la necessità dell’alternativa, rilanciando così il progetto strategico del nostro partito e l’obiettivo politico di costruire Unione Popolare.

L’emergenza democratica

A tal fine è necessario che il Partito sia posto nelle condizioni di essere protagonista di questa discussione e di queste scelte e non sia relegato al ruolo di spettatore, di ratificatore a posteriori di situazioni di fatto. Il coinvolgimento e la discussione a tutti i livelli sono condizioni decisive affinché le opportunità che abbiamo dinnanzi non si trasformino in fattori di crisi e di divisione.

In questo quadro, è negativo che la Direzione non sia stata convocata per 3 mesi (da giugno scorso) creando un’assenza di analisi e di proposta del PRC, sostituite dalle interlocuzioni esterne e dalle prese di posizione del solo segretario, senza una discussione e un mandato dei gruppi dirigenti. Ultimamente tale pratica ha determinato problemi in Unione Popolare, per la contrarietà manifestata dal segretario nella cabina di regia di UP ad un comunicato condiviso da tutte le altre componenti, rispetto al riferimento al simbolo e alla proposta politica di UP sulle europee; ciò aveva creato un’empasse – col rischio di rotture e polemiche dentro Unione Popolare – positivamente superata con l’accordo trovato sul comunicato sopra citato solo dopo la presa di posizione di numerosi membri della DN.

Occorre ripristinare il funzionamento regolare dei gruppi dirigenti, che deve essere la norma, tanto più quando vi sono nel partito opinioni diverse. La logica del fatto compiuto non è accettabile: impedisce la discussione e la sintesi unitaria e instaura una pratica presidenzialista a cui siamo contrari nella società come al nostri interno.
Per questo la Direzione Nazionale dà mandato alla segreteria di convocarla ogni 15 giorni e chiede che il CPN venga convocato con una frequenza maggiore.

Rafforzare Rifondazione costruire Unione Popolare.

Il rispetto della democrazia nella vita interna del partito, la valorizzazione del complesso delle iscritte e degli iscritti, delle e dei militanti e delle e dei dirigenti, è la condizione per un rilancio di rifondazione e per un suo rafforzamento sul piano organizzativo e politico.
Oggi al nostro interno è carente una discussione sui nodi di fondo della fase e di come il mondo stia rapidamente evolvendo, dalla deglobalizzazione all’avanzata delle destre alla prosecuzione della guerra con rischi di escalation nucleare. Un partito comunista può vivere solo se il dibattito interno e la democrazia sono alimentate quotidianamente, se il progetto politico viene affinato e aggiornato dentro il corpo collettivo, non se viene interpellato solo per applaudire e raccogliere firme: è necessario rimettere al centro la democrazia e la discussione collettiva sull’analisi e sulle proposta a partire dal livello nazionale per rilanciare il costume politico della rifondazione comunista – e non da partito di opinione – in tutto il territorio.
Accanto al nostro rilancio fondato sul pieno funzionamento della democrazia interna occorre anche modificare la postura nei processi unitari. Al congresso abbiamo deciso di “essere colla”, cioè di operare per unire, per smussare gli angoli, per costruire coalizione, dobbiamo farlo in tutti gli ambiti unitari.
In questi mesi abbiamo deciso di dar vita ad Unione Popolare e di proseguirne il percorso dopo le scorse elezioni politiche. Ad oggi UP è più un progetto e una potenzialità che non una realtà radicata nel paese. Ma la nostra scelta di dar vita ad UP, di rafforzarla e allargarla, chiede proprio a noi di svolgere a tutti i livelli un ruolo propulsivo e di costruzione unitaria: dobbiamo fare colla anche dentro UP. Tutto il gruppo dirigente deve operare svolgendo un ruolo di tessitura e non di rottura. Senza alcuna subalternità ma operando nella prospettiva della costruzione di un polo della sinistra di alternativa.

Per questo la Direzione Nazionale:

– ribadisce l’impegno di Rifondazione Comunista nella costruzione di Unione Popolare e auspica che entro la prima metà di novembre si possa portare a termine il processo costituente in modo da permettere la partecipazione degli aderenti a la piena democrazia interna. Come abbiamo detto più volte, occorre costruire una organizzazione popolare, il cui statuto sia fondato sulla regola del consenso e sulla democrazia partecipata e che veda nella partecipazione e nel protagonismo dei territori il punto fondamentale della democrazia interna.

– Ritiene necessario che Unione Popolare affronti di comune accordo le prossime elezioni europee, puntando a costruire una lista unitaria contro la guerra, per rappresentare quella grande parte di popolazione italiana che ritiene la guerra sbagliata. Una grande operazione politica che parli al paese ed in cui il progetto politico di Unione Popolare possa essere presente a pieno titolo in forma riconoscibile e riconosciuta, secondo le forme indicate unitariamente dal coordinamento nazionale. Riteniamo a questo riguardo molto positivo e facciamo nostro il testo varato dal Coordinamento nazionale di Unione popolare per aprire unitariamente il dialogo con Michele Santoro e Raniero La Valle e tutti gli altri soggetti interessati, al fine di costruire una lista unitaria contro la guerra e la subalternità alla NATO, contro le politiche liberiste e monetariste della BCE, dell’Unione Europea e del governo, per un’alternativa politica, sociale e culturale allo stato di cose esistente. Una lista di scopo, una alleanza pacifista finalizzata a portare nel Parlamento europeo la voce di chi è contro la guerra e contro il liberismo, che per le sue caratteristiche unitarie ed inclusive eviti la proliferazione di liste indistinguibili sul piano dei contenuti.

– Impegna il partito alla partecipazione alla manifestazione nazionale indetta dalla CGIL e da varie realtà sociali contro la politica del governo Meloni, il regionalismo differenziato, la guerra. L’importanza della mobilitazione e la debolezza della piattaforma su cui questa è convocata ci chiedono una partecipazione adeguata ed organizzata al fine di rendere visibili le nostre proposte, a partire dal no all’invio di armi in Ucraina e dal no a qualunque autonomia differenziata.

– Invita tutte le compagne e i compagni al più grande sforzo nella raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare sul salario minimo. Si tratta di una proposta che ha incontrato un largo consenso popolare e che colloca Unione Popolare al centro del dibattito politico dell’autunno. La piena riuscita della raccolta di firme sarà anche il modo migliore per far vivere il processo costituente di Unione Popolare sulle gambe di una proposta politica che parta dai bisogni popolari e non sia confinata al cielo della politica. E’ quindi necessario un grande sforzo che coinvolga tutte le regioni e tutte le provincie.

– Impegna il partito alla prosecuzione della mobilitazione contro la guerra e nella costruzione di iniziative che intreccino il no alla guerra e il no alle politiche di guerra e alle misure antisociali ad esse connesse. La lotta contro la finanziaria del governo Meloni dovrà partire proprio dalla denuncia di come il vertiginoso aumento delle spese militari vada a togliere risorse agli strati più poveri della popolazione ed a comprimere i loro diritti. La lotta contro ogni Autonomia Differenziata, contro la privatizzazione della Sanità, contro lo smantellamento progressivo della scuola della Costituzione e contro il carovita debbono essere fortemente intrecciate alla mobilitazione contro la guerra e contro l’invio di armi, per la trattativa e il cessate il fuoco. A tal riguardo indichiamo la data del 4 novembre come giornata di mobilitazione nazionale.

-Chiede a tutte le strutture territoriali un ulteriore sforzo nell’azione di tesseramento che entra in queste settimane nella fase finale. Come abbiamo sempre sostenuto il rafforzamento politico ed organizzativo di Rifondazione Comunista è la condizione per poter allargare i confini, il radicamento e l’efficacia di tutta la sinistra di alternativa che vogliamo unire. Portare a termine nel modo migliore il tesseramento a Rifondazione e curare la registrazione sul sito di UP di tutti gli iscritti e le iscritte è uno dei nostri impegni prioritari in questa fase.

– Esprime il proprio apprezzamento per la candidatura alle elezioni suppletive della compagna Giovanna Capelli nel collegio senatoriale di Monza/ Brianza sotto il simbolo di Unione Popolare, auspica che le federazioni vicine contribuiscano fattivamente alla campagna elettorale. Il risultato di queste elezioni non e infatti un fatto locale ma ha una valenza nazionale e tale deve essere l’impegno del Partito.

– Parimenti la Direzione sottolinea l’importanza della presentazione delle liste di Unione Popolare nelle elezioni provinciali di Trento. Occorre sottolineare come le compagne e I compagni della provincia di Trento siano riusciti non solo a presentare la lista di Unione Popolare ma a dar vita ad una coalizione civica che – a partire dai contenuti che ci caratterizzano – ha aggregato varie forze e singoli presenti sul territorio.

– Infine ma non ultima per importanza, La direzione nazionale ringrazia tutte le compagne e i compagni che hanno concorso alla riuscita della Festa nazionale di Rifondazione Comunista. E’ stato uno sforzo corale che ha unito il partito ed ha visto – a cominciando da Bologna e dall’Emilia Romagna – la partecipazione di compagne e compagni da tutto il territorio nazionale, confermando le potenzialità e la vitalità della nostra comunità. Grazie grazie grazie.

Tonia Guerra, Ezio Locatelli, Nicolò Martinelli, Vito Meloni, Dmitrij Palagi, Nello Patta


Documento respinto con 21 voti a favore

La via maestra: pace, diritti uguali a nord e sud, Costituzione

La direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra europea esprime grande soddisfazione per la riuscita della Festa nazionale e ringrazia tutte le compagne e i compagni che con il loro impegno l’hanno resa possibile.

Il successo della festa – partecipazione, qualità dei dibattiti, interlocuzioni e ospiti, attenzione mediatica – dimostra le potenzialità del nostro partito e la possibilità di tornare a essere un punto di riferimento nel paese.

I risultati finora raggiunti dalla raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per il salario minimo rappresentano un altro dato positivo che è stato reso possibile dallo straordinario lavoro militante sui territori delle nostre compagne e dei nostri compagni.

Il nostro Partito è di fronte a grandi sfide nei prossimi mesi a partire dalla costruzione concreta dell’opposizione a un governo fascioleghista che non nasconde il suo profilo reazionario, classista e razzista.

La guerra ai poveri, dai percettori del reddito di cittadinanza ai migranti richiedenti asilo, caratterizza un esecutivo che non solo è culturalmente razzista, ma ha anche ha bisogno di capri espiatori e rilancia la “guerra culturale” per distrarre dalla sostanziale inefficacia delle sue ricette economiche e dalla mancata attuazione delle sue promesse sociali.

Le misure draconiane contro migranti e richiedenti asilo, più violente che in passato, ma in continuità con la chiusura identitaria dei governi che l’hanno preceduta e con le politiche proibizioniste europee, rappresentano la cartina di tornasole di come in questo Paese si intenda affrontare unicamente in chiave repressiva ogni questione che abbia origini e dimensioni sociali. Detenzione, deportazione, respingimenti e persino il contrasto ai soccorsi in mare, la criminalizzazione della solidarietà e di chi prova a forzare le frontiere, sono la cifra di un fallimentare approccio fondato sulla mancanza totale di soluzioni a lungo termine, come la definizione di canali di ingresso legali o la regolarizzazione a regime di chi è in Italia presente. Le cariche contro gli studenti a Torino non rappresentano una novità di questo governo, ma le dichiarazioni dei suoi esponenti invocano continuamente una ancora più dura criminalizzazione e la repressione della protesta sociale e legittimano gli abusi in divisa.

Il governo Meloni sta ampiamente dimostrando la natura reazionaria del “sovranismo” della destra, che agita strumentalmente l’interesse nazionale al solo fine di portare avanti, sul piano internazionale, una politica virulentemente guerrafondaia agli ordini degli USA e della NATO, e, sul piano interno, una plateale politica di acquiescenza alle logiche della Commissione Europea sui vincoli di bilancio, e anche alle multinazionali estere (come dimostra la scelta di non assumere il controllo dell’ex-Ilva di Taranto continuando a regalare soldi pubblici a Arcelor Mittal e quella di consegnare un’infrastruttura strategica come la rete Tim al fondo statunitense KKR).

La manovra del governo si muove nel quadro di ciò che impone la UE essendo parte di fatto della “maggioranza Ursula” che la governa e ne peggiora le conseguenze con politiche fiscali opposte al dettato costituzionale. In un quadro di inflazione da guerra e da profitti, di assurde politiche di alzamento del costo del denaro agite dalla BCE, di segnali di recessione nella stessa Germania, di innalzamento dello spread come condizione strutturale di aggressione della finanza al nostro Paese, di ripresa folle delle politiche di austerità le idee guida del governo stanno tra i condoni e i tagli, un neoliberismo condito di difesa di privilegi e rendite.

Il punto, drammatico e gravissimo, che riguarda non solo l’attuale governo ma tutti quelli che hanno gestito la fase pandemica e le cosiddette politiche espansive europee è che esse, per scelta europea e dei governi italiani, non hanno fatto altro che sostenere le vecchie scelte e i vecchi interessi. Come certifica Mediobanca che parla di profitti in crescita e di salari in arretramento.

Nessuna versione dei Pnrr ha tentato di invertire lo sciagurato trend pluridecennale.

Nessuna inversione verso il rilancio del pubblico, la reindustrializzazione di qualità, il risanamento ambientale, il Sud, l’occupazione.

Il nostro sistema produttivo continua a perdere colpi, ore lavorate, comparti subendo processi di internazionalizzazione passiva. Il sistema pubblico dei servizi è degradato, scarso, obsoleto, vecchio con operatori anziani, insufficienti e mal pagati.

I giovani non hanno prospettive e continuano ad emigrare o a star fuori dalla formazione e dal lavoro in percentuali le più alte in Europa. Per le pensioni, lungi dal mettere mano alla legge Fornero, se ne allarga la tragica fondamenta della aspettativa di vita come “colpa” preparando, come cinicamente suggerisce l’Inps, il taglio dei rendimenti a chi vive di più invece che mandare in pensione prima chi è più usurato, abolire la legge Fornero, alzare le pensioni basse, garantirle ai giovani, porre un tetto a quelle alte.

Ora la guerra militare ed economica in cui siamo stati arruolati dà un ulteriore colpo, accrescendo l’inflazione, colpendo il sistema produttivo, privilegiando le armi ai granai per citare Pertini.

Il governo Meloni si qualifica anche come nemico dell’ambiente e delle nuove generazioni collocandosi sulla linea di Trump e Bolsonaro e con i settori del capitale fossile. Al negazionismo climatico, alle dichiarazioni feroci contro il via libera dell’Europarlamento alla legge sul ripristino della natura e dalle spudorate fake news sul “maltempo” di questa terribile primavera-estate che ha visto morti e devastazione provocate dalle crisi climatica, allo stillicidio di misure e scelte antiecologiche, i progetti sviluppisti e predatori dei territori del Ponte sullo Stretto, la TAV in Val di Susa, i rigassificatori. Sono peraltro quasi tutti gli stessi provvedimenti dei governi precedenti e trovano il consenso di parte dell’attuale opposizione parlamentare mentre l’altra pratica un morbido “greenwashing”.

Questo governo condanna dunque il Paese alla crescita delle disuguaglianze e al declino; ma questo non implica una crisi immediata di consenso perché ha dalla sua la obiettiva paura sociale di larghe fasce della popolazione povera, la continuità sperimentata dei discorsi sui capri espiatori e la pressoché naturale saldatura di un blocco di consenso che va dai piani alti del capitale e del mondo affaristico fino alle piccole e medie imprese e ai settori più dinamici del lavoro autonomo.

L’alternativa alla destra non si costruisce invocando Ursula von der Leyen, i trattati europei, le bandiere a stelle e strisce o UE; tanto più che Giorgia Meloni e i (post)fascisti sono stati immediatamente sdoganati perché fedeli esecutori dei diktat. Né si costruisce una opposizione credibile sulla base della continuità con i governi precedenti, che hanno creato esattamente le condizioni sociali e politiche per la resistibile ascesa di Giorgia Meloni.

Senza un antifascismo popolare e l’impegno contro la guerra non è possibile contrastare un governo di ultradestra, reazionario, classista e guerrafondaio.

L’antifascismo popolare non può che essere sociale, conflittuale, solidale, antiliberista e pacifista. C’è bisogno di una opposizione sociale e politica che lotti con coerenza per i diritti di chi lavora, per la piena occupazione, per il diritto al reddito, alla salute, alla casa, allo studio, per tutte/i, per il drastico taglio alle spese militari. Solo così l’antifascismo ritrova le sue radici.

L’opposizione al governo va dunque condotta sulla base di un programma di difesa e attuazione della Costituzione. Il governo sta portando avanti non solo politiche sbagliate e antipopolari di smantellamento del welfare, e in particolare della sanità, ma un organico e definitivo attacco volto a scardinare l’assetto costituzionale. Il combinato disposto dell’autonomia differenziata del progetto Calderoli e delle proposte presidenzialiste sostanzialmente ci porta definitivamente fuori dal quadro della Costituzione nata dalla Resistenza. Non solo verrebbe meno l’unitarietà e l’esigibilità dei diritti nel territorio nazionale ma si imporrebbe anche una definitiva svolta autoritaria nel segno di meno stato sociale e maggiore verticalizzazione e accentramento del potere. Gli esiti, purtroppo preparati da tre decenni di riforme istituzionali condivise o promosse dal centrosinistra, sarebbero davvero devastanti per quanto riguarda la crescita delle disuguaglianze sociali, dello squilibrio tra regioni meridionali e nord del paese, e più in generale in termini di perdita di diritti e di spazi democratici per tutte/i.

Per queste ragioni riteniamo fondamentale la manifestazione nazionale LA VIA MAESTRA del 7 ottobre a Roma indetta dalla CGIL e più di 200 realtà associative su una piattaforma, rispetto alla quale si possono fare puntualizzazioni e anche distinzioni, ma il cui impianto complessivo è nettamente condivisibile, a partire dal no all’autonomia differenziata e al presidenzialismo fino alle questioni sociali più importanti. Condividiamo in particolare che la “via maestra” sia quella dell’attuazione della Costituzione. Ma questa indicazione implica un orientamento di netta opposizione alle politiche neoliberiste, alle politiche di guerra della NATO e ai trattati europei, nonché una piattaforma di netta rottura con le scelte dei governi di centrosinistra e gli anni della concertazione.

Auspichiamo che anche da parte della CGIL la continuità di una mobilitazione che segni l’apertura di una stagione di ripresa del conflitto sociale e di protagonismo della classe lavoratrice.

In questa fase rimane centrale e imprescindibile la questione della guerra e va rilanciata la mobilitazione per rivendicare la pace, il cessate il fuoco, il no all’invio di armi e all’aumento delle spese militari. Giorgia Meloni e il suo partito – come i governi di estrema destra in altri paesi europei – sono stati sdoganati dagli USA e dall’UE perché allineati con le scelte di guerra della NATO come i precedenti governi.

Il ripudio della guerra è stato da tempo cestinato anche dall’opposizione di centrosinistra. La nostra Costituzione è pacifista e imporrebbe che l’Italia assumesse un ruolo di mediazione per una soluzione pacifica del conflitto e che i nostri soldi venissero spesi per la sanità, la scuola, la solidarietà.

L’opposizione parlamentare fa finta che la guerra non ci sia. D’altronde il PD ha la stessa posizione del governo Meloni. L’Italia ha una Costituzione pacifista e un’opinione pubblica largamente contraria alla guerra; ma nello spazio della rappresentanza una posizione coerentemente contro la guerra non c’è.

Per queste ragioni, accanto alle mobilitazioni del 21 ottobre e del 4 novembre, assume un valore molto positivo la proposta di lista unitaria “per l’uscita dell’Italia dalla guerra”. lanciata con l’appello di Raniero La Valle e Michele Santoro e con l’assemblea del 30 settembre, è un fatto molto positivo perchè denuncia questa rimozione e ripropone la questione che abbiamo posto un anno fa come Unione Popolare: dare rappresentanza al no alla guerra. Si tratta di una proposta con cui interloquire, da corroborare, in cui portare i nostri contenuti e il nostro punto di vista per giungere a una lista plurale e capace di parlare alle tante e ai tanti che non hanno oggi rappresentanza politica e sociale. Il progetto di una lista più larga e in grado di avere maggiore visibilità che irrompa nella campagna delle europee dando centralità al tema della guerra in connessione con le emergenze sociali e ambientali rappresenta un’occasione di rafforzamento del fronte pacifista e antiliberista che Rifondazione Comunista e Unione Popolare hanno sempre auspicato. Una lista di convergenza pacifista con un profilo politico di massa e programmatico netto è anche utile per contenere la spinta fortemente bipolare che sarà fortissima nelle elezioni regionali e amministrative concomitanti alle europee nella scadenza di giugno prossimo.

Nella assemblea del 30, contemporaneamente si sono registrata una ampia confluenza di realtà sociali e culturali contro la guerra, e, insieme, un ruolo riconoscibile e riconosciuto di Unione popolare e del Prc, uniche forze politiche a cui è stata data la parola, con gli interventi rispettivamente del portavoce e del segretario nazionale.

La realizzazione di un progetto volto a dare forza, anche nel Parlamento europeo, alle ragioni della pace è il nostro progetto e non la mera adesione a una proposta di altri. E deve essere la bussola e l’elemento prevalente nel determinare le scelte nel prossimo futuro. Consideriamo fondamentale lavorare al coinvolgimento e alla partecipazione di tutta Up alla proposta lanciata il 30 settembre, nella consapevolezza, altresì, che non è mai stata decisa dagli organismi dirigenti alcuna cessione di sovranità del Prc, su scelte strategiche così come su quelle elettorali, né peraltro vi può essere in una fase in cui ancora non vi sono Statuto e organismi democraticamente eletti.

Lo sviluppo del progetto di Unione Popolare non è in contraddizione con la costruzione di una lista unitaria alle elezioni europee. Il documento del coordinamento di Unione Popolare per un’alleanza per la pace – frutto della mediazione tra sensibilità diverse – costituisce una base di confronto da cui partire. E comunque la partecipazione al progetto sarà oggetto di valutazione da parte del Comitato Politico Nazionale che – da convocare per il 14 e 15 ottobre come proposto dal segretario nazionale – dovrà esprimere un indirizzo di lavoro per la segreteria e la direzione per i prossimi mesi.

In questi mesi sarà indispensabile il contributo di elaborazione politica e programmatica, di cultura politica radicale ma non settaria e di capacità organizzativa di Rifondazione Comunista per rilanciare il progetto di Unione Popolare e per costruire uno schieramento più largo di alternativa e opposizione.

Lo scarso numero delle adesioni on line a UP fotografa una difficoltà politica del progetto che ha molte concause e non si risolve con l’arroccamento settario. Lo sforzo unitario deve caratterizzarci all’interno di UP come del partito, soprattutto nei confronti delle tante realtà esterne con cui è possibile costruire percorsi comuni.

In questo contesto dobbiamo porre al primo piano la cura del Partito. Il successo della festa, gli importanti risultati ottenuti nella raccolta delle firme sulla lip sul salario minimo, la mobilitazione garantita sui territori confermano l’essenzialità della presenza di una comunità politica che continua a garantire una battaglia nel Paese e che ha dimostrato, nonostante le proprie carenze, di costituire un riferimento apprezzato anche da soggetti sociali e politici esterni. Per queste ragioni va portato avanti con determinazione il lavoro di tesseramento, verso simpatizzanti e il recupero di iscritte/i e di concretizzazione delle innovazioni organizzative contenute nel nuovo statuto del partito.

Lo stesso progetto di Unione Popolare può diventare credibile se si lavora con impegno alla crescita delle adesioni esterne con l’obiettivo di superare almeno il numero di quelle delle organizzazioni promotrici.

Rimane impegno prioritario quello della campagna per la legge di iniziativa popolare per il salario minimo che va rilanciata con la raccolta firme direttamente con i banchetti, invitando le persone a firmare nei Comuni e a breve anche on line.

Confermiamo la nostra partecipazione alla raccolta firme per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e il lancio nei prossimi giorni della campagna on line contro la fine del servizio di maggior tutela per luce e gas.

La direzione nazionale impegna tutto il partito nelle prossime settimane al massimo impegno per la partecipazione ai prossimi appuntamenti di mobilitazione, dalla imminente manifestazione nazionale La via maestra di sabato 7 ottobre a Roma alle manifestazioni contro la guerra e le basi militari a Pisa il 21 ottobre e il 4 novembre a Roma, nella campagna di tesseramento al partito e per le adesioni on line a UP.

La direzione nazionale impegna la segreteria a proseguire nell’interlocuzione con La Valle e Santoro e nel confronto con le altre componenti di Unione Popolare sui prossimi passaggi.

Maurizio Acerbo

RIFONDAZIONE: SU FRECCE TRICOLORI AVEVA RAGIONE LIDIA MENAPACE

Pubblicato il 16 set 2023

Nell’esprimere il nostro cordoglio per il tragico incidente ai familiari sentiamo il dovere di riaffermare che riteniamo le Frecce Tricolori uno spreco di soldi e uno strumento di propaganda guerrafondaia dannoso e diseducativo. Purtroppo anche pericoloso.
Ricordiamo che la nostra compagna partigiana nel 2006 fu oggetto di una campagna ferocissima per aver espresso una critica alle Frecce Tricolori.
Per questo non fu eletta presidente della commissione difesa del Senato.
Oggi piangiamo la vita di una vittima innocente. Gli aerei da guerra sono strumenti di morte che servono a uccidere tante vittime innocenti.
Smettiamola con gli spettacoli delle Frecce perché la guerra non è un gioco.
Basta Frecce Tricolori, pace e disarmo.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Fausto Cristofari, segretario federazione di Torino del Partito della Rifondazione Comunista

Dalla parte di chi soffre, contro chi ha distrutto il territorio

17 Maggio 2023

Alla popolazione dei comuni dell’Emilia Romagna sommersi da acqua e fango e ai familiari delle vittime esprimiamo la solidarietà e il cordoglio del Partito della Rifondazione Comunista.

Cambiamento climatico, cementificazione e mancata manutenzione del territorio concorrono al sempre più frequente ripetersi di queste tragedie.

Il PNRR e la stessa attenzione della Regione avrebbero dovuto essere finalizzati ad obiettivi come la messa in sicurezza del territorio e non alle solite grandi opere che arricchiscono le lobby dei prenditori di stato.

Governi e Regione dovrebbero smetterla con l’incentivazione della cementificazione invece di fare il contrario.

Il governo dovrebbe smetterla col negazionismo climatico.

Il ripetersi di questi eventi segnala che abbiamo bisogno di un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio e per l’adattamento alla crisi climatica e di procedere con determinazione nella transizione ecologica.

RIFONDAZIONE COMUNISTA

Rifondazione: “avanti con l’Unione Popolare”

Pubblicato il 26 set 2022

“Il risultato elettorale di ieri è stato al di sotto delle aspettative e delle nostre potenzialità ma le nostre ragioni restano valide.

Per questo il nostro partito deve lavorare affinché il progetto politico nato solo il 9 luglio, cresca, si radichi nei territori, sia protagonista nei conflitti e riesca a farsi conoscere anche laddove non è riuscito ad arrivare.

L’Italia di oggi sarà in mano ad una destra nazionalista che proseguirà a garantire gli interessi delle fasce più ricche, a sostenere le ragioni di una orrida guerra, a garantire fedeltà alla NATO. Gli eredi di Mussolini, 100 anni dopo, vanno al potere grazie soprattutto alle scelte politiche del Partito Democratico e dei suoi alleati che hanno portato unicamente ad un peggioramento delle condizioni di vita di chi lavora o non ha reddito.

Come nel resto d’Europa, quando le forze che si dichiarano progressiste attuano politiche neoliberiste spietate, le persone o si allontanano dalla politica (si registra il minor tasso di partecipazione al voto dal dopoguerra), o si collocano in una destra che lancia promesse destinate ad essere smentite.

Contro entrambi gli schieramenti, per un Paese in cui si spendano risorse per sanità, scuola, servizi e non per armare gli eserciti o per contribuire a distruggere il pianeta, bisogna costruire una vera e propria resistenza sociale e politica.

Unione Popolare è l’inizio di questo percorso di cui Rifondazione Comunista vuole essere protagonista attiva.

Ringrazio le compagne e i compagni che, con ogni mezzo, si sono spesi in questa breve ma faticosissima campagna elettorale.

Da oggi si ricomincia, aggregando nuove forze e costruendo quella partecipazione reale che la democrazia italiana non garantisce più”

Dichiarazione di Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea

SIAMO IL QUARTO PARTITO NEL 2×1000 NONOSTANTE OSCURAMENTO MEDIATICO

22 Gennaio 2022

Nella giornata di ieri il Ministero dell’Economia e Finanze ha pubblicato i dati relativi alla destinazione del 2×1000 ai partiti politici per il 2021, sulla base delle scelte di cittadine/i. Registriamo con soddisfazione che il nostro Partito si colloca al quarto posto per numero di opzioni ricevute, guadagnando una posizione rispetto allo scorso anno e superando partiti dotati di grandi mezzi costantemente presenti sulla scena mediatica. Un risultato che conferma il nostro radicamento nel paese, ma che fa risaltare l’antidemocratico oscuramento a cui siamo sottoposti dai media soprattutto televisivi. Da anni siamo cancellati dai talk delle reti pubbliche e private nonostante la nostra presenza costante in tante lotte, campagne e mobilitazioni, la nostra capillare presenza territoriale con sedi e militanti.

In termini di risorse assegnate scendiamo nella classifica perché i 54.844 contribuenti che hanno scelto Rifondazione Comunista hanno un reddito più basso rispetto a quelli di altri partiti. Da un lato, questo dato ci inorgoglisce, qualificandoci come partito di una classe lavoratrice che oggi non ha voce in un Parlamento quasi tutto schierato dalla parte del potere economico.

Dall’altro, viene alla luce il carattere iniquo e discriminatorio di una modalità di distribuzione prevista dalla legge sulla base del censo di risorse pubbliche contro la quale intendiamo batterci anche in sede giudiziaria.

Come mai Rifondazione Comunista riesce a resistere nonostante il pesante ostracismo che subisce? Il motivo forse sta nel fatto che le ragioni della nostra lotta e del nostro impegno vengono ogni giorno confermate dai fatti in Italia e nel mondo.

C’è bisogno più che mai di una sinistra anticapitalista, ecologista e femminista, coerentemente pacifista e antimperialista, schierata dalla parte delle classi lavoratrici e popolari e per l’attuazione della Costituzione.

Di fronte a questi dati, appaiono ancora più sconcertanti gli ostacoli che ancora si frappongono alla conferma anche per l’anno in corso dell’accesso del nostro Partito al 2×1000, anch’essi frutto di una legge discriminatoria; ci auguriamo che la sensibilità democratica degli organi istituzionali preposti possa portare al loro superamento.

Nel ringraziare le compagne e i compagni, le e i simpatizzanti che ci hanno espresso in maniera così forte il loro sostegno confermiamo il nostro impegno per la costruzione di uno schieramento largo di opposizione e di alternativa ai partiti che sostengono il governo Draghi e alle loro politiche neoliberiste e anticostituzionali.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Vito Meloni, tesoriere del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

LORENZO PARELLI, MORTO OGGI A 18 ANNI IN UN’AZIENDA IN PROVINCIA DI UDINE, DOVEVA ESSERE TRA I BANCHI DI SCUOLA

22 Gennaio 2022

Non è il primo incidente grave durante l’alternanza scuola-lavoro nel nostro paese. Non è accettabile che un ragazzo venga mandato in un contesto così pericoloso.

La realtà è che l’alternanza non corrisponde per nulla a quanto sostengono le norme che l’hanno introdotta.

Ragazze e ragazzi che non arricchiscono il loro percorso formativo ma perdono preziose ore di studio che mai nessuno gli restituirà.  

Si deve insegnare ai ragazzi ad amare la lettura, i libri, la conoscenza non mandarli al macello.

Non si può rubare la vita ai ragazzi in questa maniera barbara. Si usa la scusa della formazione per procurare manodopera gratuita alle imprese.

Siamo tornati a una società iper-classista. Chi ha introdotto questa legge e l’ha votata è da ritenersi politicamente responsabile di quanto sta accadendo.

A governo e parlamento torniamo a chiedere di abolire immediatamente questa legge infame e che la scuola recuperi il compito che gli assegna la Costituzione.

Ai familiari le più sentite condoglianze di @rifondazione e dei/delle GC.

GIOVANI COMUNISTI/E