7 luglio 2022
A un mese dalla scomparsa di ROBERTO, pubblichiamo il ricordo di Vladimiro letto durante la cerimonia.
È morto il compagno Roberto Guarchi.
Comunista. Uomo coraggioso e gentile
Buongiorno a tutte e a tutti.
Ciao alle amiche e agli amici, alle compagne e ai compagni.
Mai e poi mai avrei pensato di trovarmi in questa triste situazione.
La morte di Roberto ci ha provocato incredulità sgomento disorientamento e proviamo un dolore immenso.
Siamo ammutoliti, annichiliti.
Siamo qui per ricordarlo e onorarlo.
Glielo dobbiamo: è stato un uomo generoso e gentile.
E lo dobbiamo a sua madre Mariuccia e alla sua compagna Donatella.
Voglio esprimere tutta la nostra vicinanza affettuosa a entrambe.
Roberto lascia un vuoto incolmabile per noi. Posso solo immaginare cosa significhi perdere l’amore del proprio compagno e del proprio figlio.
Mariuccia non è qui ma vi ringrazia tutti, di cuore.
Questo momento serve anche a noi per cominciare a metabolizzare collettivamente il lutto.
Prima di proseguire devo esprimere pubblicamente dei ringraziamenti:
- a voi colleghi di lavoro di Roberto, dell’Informatore, per come vi siete prodigati e attivati immediatamente in questi giorni; per gli articoli pubblicati colmi di affetto stima riconoscenza nei suoi confronti, come persona e professionista; grazie a Bruno Ansani, a Mario Pacali e in particolare ad Annalisa Vella;
- agli amici e compagni della Cooperativa Portalupi per la pronta disponibilità e condivisione riguardo all’utilizzo di questo spazio di socialità -così prezioso- per ospitare Roberto l’ultima volta. Ci teneva a questo luogo di incontro, unico, di cultura, di musica, di svago, di democrazia, in una Vigevano così povera. Grazie in particolare a Leo e a Beppe. Proprio alcuni giorni fa Leo è diventato padre di una bimba: una bella notizia almeno. Benvenuta Anita! E auguri ai tuoi genitori!
- A tutti voi che siete qui a salutarlo, insieme ai tantissimi che l’hanno omaggiato con scritti, messaggi, telefonate o sui social;
- ai rappresentanti istituzionali.
Roberto è stata una persona intelligente, con tante sensibilità, con tante curiosità.
Mite e sempre col sorriso.
Altruista, sempre pronto a spendersi per le persone e, prima ancora, ad ascoltare.
Uomo di partito e uomo pubblico ma, ancor più, uomo di movimento.
Pacato e radicale.
Riflessivo. Non si faceva mai sopraffare o travolgere dagli eventi, anche quando sollecitato: “fatemi ragionare”, “calma”, era uso dire. Per questo era rassicurante.
È stato coerente. Coerenza significa avere dignità.
È stato determinato e con capacità di mediazione, nel senso nobile, cioè con capacità di riconoscere e valorizzare le differenze.
La passione l’ha sempre contraddistinto, sostenuta da un’etica e da una morale che ha trasferito nel suo agire quotidiano, nella politica: stare dalla parte degli ultimi, dei deboli, degli sfruttati, degli oppressi (e penso a don Milani e alla scuola di Barbiana, a padre Ernesto Cardenal, poeta e ministro della cultura nel primo governo sandinista, e alla Teologia della Liberazione).
È stato un militante indefesso. Voglio specificare il concetto di militanza (la compagna Menapace ci avrebbe redarguito): non in un’accezione militare ma di impegno sociale costante, senza tornaconti, che si fa tutt’uno con la vita personale.
La nostra piccola comunità perde veramente una colonna.
Roberto è stata una persona sempre modesta nel porsi con gli altri, non voleva apparire, detestava il protagonismo, la politica gridata. Il suo era anche uno stile.
Preparazione, rigore, conoscenza.
Per questo era un dirigente: un riconoscimento derivante dall’acquisizione di autorevolezza per serietà e credibilità, prima ancora che da un conferimento ufficiale.
Roberto era un comunista a tutto campo. Lo è stato nel suo lavoro che amava e in tutti i ruoli che ha ricoperto, sia istituzionali (come consigliere e assessore) sia di Segretario del PCI.
Ho letto sulla stampa (mi sembra in tono bonario) che rappresentava “la sinistra dura e pura”: non è settarismo, si tratta di coerenza, di non seguire le mode ma mantenere la barra anche -e soprattutto- nei momenti difficili come in questa fase storica.
C’è un unico filo rosso che si dipana nella sua storia che cercherò di riassumere attraverso i passaggi più importanti, anche se sicuramente incompleti.
- Ha iniziato a impegnarsi col Partito Radicale, che aveva una capacità attrattiva a quei tempi e che sapeva usare il mezzo mediatico. Però ha presto capito che i diritti civili e l’ambiente, senza una lettura di classe, erano monchi, insufficienti per chi voleva decifrare le cause delle ingiustizie e cambiare il mondo.
- La scelta comunista arriva con l’adesione al Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, un comunismo libertario, non dogmatico. Abbiamo esposto lo striscione di allora della Sezione dedicata al compagno Mao Tze-Tung il quale “ci ha insegnato che il Comunismo è il radicale rovesciamento della storia fondata sull’egoismo e sullo sfruttamento”; una definizione essenziale, aggiungo dell’uomo sull’uomo, della donna, della natura, degli animali.
“La lotta per cambiare il mondo da parte del proletariato e dei popoli rivoluzionari consiste nei seguenti compiti: cambiare il mondo oggettivo e anche il loro mondo soggettivo”. Pensiamo che su questo importante aspetto Mao sia stato anticipatore e lungimirante: pubblico e privato, personale e politico, aspetti ripresi e ampliati dal movimento delle donne negli anni ’70, su cui abbiamo spesso ragionato e che abbiamo condiviso, consapevoli dei nostri limiti e delle nostre contraddizioni.
- Antifascismo. Quello vero, la discriminante prioritaria da porre in ogni circostanza, non quello delle ricorrenze (pur importanti), celebrativo, retorico, sbandierato strumentalmente per raccattare voti alla vigilia delle elezioni contro lo spauracchio delle destre, salvo poi governarci con le destre. L’antifascismo militante, quello che abbiamo appreso dall’esempio e dall’insegnamento dei partigiani che abbiamo conosciuto e/o frequentato: penso a Noemi Tognaga (una maestra per noi), a Walter Gregorio Drak , a Vincenzo Cino Moscatelli, a Gino Vermicelli Edoardo, a Lidia Menapace Bruna ospite tante volte qui a Vigevano, a Giovanni Pesce Visone e a Nori Brambilla Sandra (ho il ricordo vivissimo di una serata entusiasmante ed emozionante per un’iniziativa in una sala consiliare affollatissima), a Giuseppe Alberganti Cristallo o ad Angelo Cassinera Mufla e a tanti altri. Per questo si era subito iscritto all’ANPI.
- Ci fu la stagione del Movimento per la Pace, fine anni ‘70 primi anni ’80: contro l’installazione dei Pershing e dei Cruise in Europa e a Comiso; No ai missili dal Portogallo agli Urali, Fuori l’Italia dalla Nato – Fuori la Nato dall’Italia; per una terza via in cui l’Italia interloquisse con quel che rimaneva dei Paesi Non Allineati (primo fra tutti con la Jugoslavia di Tito). Costruimmo un significativo Comitato per la Pace che coinvolgeva numerosi giovani, studenti, cittadini democratici, importanti esponenti del cattolicesimo sociale. Considerevole fu il supporto della CGIL, in particolare del suo Segretario Luigi Terzi.
- L’antimilitarismo fu un altro caposaldo della sua formazione con la conseguente scelta dell’obiezione di coscienza al servizio militare: svolse il servizio civile con il WWF.
- Contestualmente ci fu l’internazionalismo proletario: schierarsi sempre con i popoli in lotta per la loro autodeterminazione, contro neo-colonialismo e imperialismo: Salvador, Nicaragua, Palestina e Kurdistan e molti altri, dalla rivoluzione cubana a quella bolivariana in Venezuela (il Socialismo del XXI Secolo, come lo definì il compagno Chavez), alla lotta zapatista.
Ricordo due episodi: quando esponemmo uno striscione enorme sul frontespizio del Palazzo Esposizioni, che ospitava la nostra sede, “Onore al compagno Bobby Sands! Thatcher boia!” (militante dell’IRA, eletto parlamentare in carcere, morto il 5 maggio 1981 dopo 66 giorni di sciopero della fame contro le torture e le condizioni bestiali in cui venivano costretti i detenuti politici. Dopo di lui morirono altri nove prigionieri dell’IRA perché la Thatcher non volle mai trattare) e la raccolta fondi in solidarietà con la lotta dei minatori britannici.
- Animalismo e conseguente vegetarismo (iscrizione all’Associazione Vegetariana Italiana, fondata da Aldo Capitini, e alla Lega AntiVivisezione): anche queste scelte coerenti con la sua visione anti-antropocentrica che tanti disastri sta producendo, per i diritti di tutti i viventi. Noi, pur sempre in una visione collettiva, possiamo fare delle scelte individuali che possono pesare in un senso o nell’altro sui destini del mondo. Attualità anche di queste tematiche.
- La battaglia contro il nucleare, civile e militare.
- Nell’84 la maggioranza del PdUP scelse la confluenza nel PCI per sostenere il compagno Berlinguer nel tentativo di riportare il Partito Comunista alla sua originaria ispirazione di classe. Esemplificative furono, ad esempio, alcune scelte del Segretario del PCI: 1) andare, nell’autunno ’80, davanti ai cancelli della Fiat occupata e sostenere quella vertenza operaia in cui si giocava il destino non solo del movimento operaio ma di tutte le conquiste democratiche dei due decenni precedenti, contro “la destra” del partito, impersonata da Napolitano e da tutta quella prevalente fetta di “apparato” che si era trasformata in ceto politico e che alla fine prevarrà e che perseguirà lo scioglimento dello stesso PCI e la sua mutazione genetica. La sconfitta della Fiat rappresenta simbolicamente l’inizio della restaurazione e della rivincita padronale e delle classi dominanti; 2) spendersi nella lotta per la difesa della scala mobile; 3) la rimessa in discussione della Nato e la fuoriuscita dai blocchi insieme alla critica maturata contro la degenerazione del cosiddetto “socialismo reale”; 4) porre la questione morale tra i nodi centrali della lotta politica, come emerse dopo qualche anno con “tangentopoli” che fu trasversale.
Nel frattempo il capitalismo su scala mondiale si stava rapidamente trasformando prendendosi la sua rivincita e vendicandosi brutalmente di tutte le istanze democratiche e delle conquiste dei diritti attraverso la globalizzazione, con politiche neoliberiste declinate come reaganismo, thatcherismo o, in Italia, come craxismo.
Roberto aderì al PCI in un secondo momento ma con convinzione per sostenere Enrico Berlinguer la cui morte prematura, forse, minò l’esito di quella battaglia interna. Ne fu militante e apprezzato Segretario Cittadino senza mai trasformarsi in ceto politico.
In quegli anni fu anche corrispondente dell’Unità per la provincia di Pavia.
Sempre per il PCI ricoprì l’incarico, nei primi anni 90, di Assessore all’Ecologia: ancora oggi apprezzato per la sua serietà e competenza.
Roberto ha avuto la capacità di costruire relazioni umane durature in ogni ruolo che ha ricoperto.
- Voglio ricordare la battaglia per riportare in Italia Silvia Baraldini. Costituimmo uno dei più significativi Comitati locali in collegamento costante con quello nazionale: numerose furono le iniziative, le adesioni e i fondi raccolti per le spese legali. Alla fine riuscimmo a vincere e a riavere Silvia in Italia.
- Venne poi l’adesione entusiasta a Rifondazione Comunista, come luogo di convergenza delle esperienze più significative dei movimenti comunisti e del marxismo, in cui trovassero rappresentanza le eredità dei movimenti sociali, come luogo di progettualità per chi intendeva continuare la lotta anticapitalista in un mondo profondamente trasformato dal capitalismo e dopo la sconfitta culturale e politica della sinistra. Si iscrisse con slancio perché della tematica della rifondazione se ne parlava già nelle tesi del PdUP.
- Roberto ha sempre tenuto alla cultura e alla formazione, innanzitutto come funzione pedagogica: ecco la creazione a Vigevano del Collettivo Culturale Rosa Luxemburg (dal 1996, prima Punto Rosso).
- Infine la stagione straordinaria dei Forum Sociali Mondiali, da Seattle a Porto Alegre, a Genova; del movimento altermondialista; delle mobilitazioni internazionali; la capacità dei movimenti di rapportarsi su scala internazionale e la possibilità di quel popolo di sognatori di poter determinare un orizzonte diverso; dei movimenti per la pace; del nuovo internazionalismo.
Anche a Vigevano demmo vita a un Forum Sociale che vide la partecipazione di decine di attivisti, che fu un luogo di democrazia diretta, basato su adesioni individuali (una testa, un voto), mai una somma di sigle, fucina di idee, mobilitazioni, azioni dirette non violente, manifestazioni, cortei creativi e partecipatissimi -anche con i fratelli migranti- come non si vedevano da decenni. Un’esperienza entusiasmante, coinvolgente e molto partecipata che germogliò nel 1999 e che si protrasse per alcuni anni.
Era iniziata una crisi di sistema a cui il capitalismo, per rigenerarsi, rispondeva con le guerre in un contesto di crisi climatica, crisi ambientale, crisi sociale, crisi del lavoro.
Oggi c’è sempre più bisogno di giustizia sociale, di giustizia climatica.
Le tematiche poste allora sono più che mai attuali e non più rinviabili.
Allora la risposta fu una repressione tremenda e violenta.
La crisi epidemiologica è stata solo il catalizzatore di una crisi di sistema.
Un altro mondo è sempre più necessario.
I soldi del PNRR vanno investiti per i servizi pubblici, per la sanità pubblica, per la scuola pubblica, per aumentare i salari, per un reddito di cittadinanza, per ricostruire lo stato sociale, per aiutare chi non arriva più a fine mese, non per aumentare le spese militari (hanno persino tolto l’IVA sulle armi) e per finanziare le lobby di potere. Non proseguo oltre rispetto alla necessità di intervento massiccio dello Stato in economia per ridare priorità al pubblico sulle questioni nodali, facendo pagare i ricchi, gli speculatori, gli evasori fiscali, la finanza, le banche, le assicurazioni, le multinazionali.
- Per concludere, voglio tornare al PdUP per il Comunismo.
Quell’esperienza ci ha marcato di un’identità forte: è entrata nel nostro patrimonio genetico. Ha impedito che si smarrisse quanto di positivo fu prodotto dai movimenti e da quel gruppo dirigente in quegli anni o che si perdesse tra estremismo o abiura o arrivismo.
È stata un’impresa collettiva.
È stato il solo gruppo politico che ha continuato a riflettere su sé stesso e sul resto della sinistra (senza superbia), prendendo atto con coraggio delle proprie sconfitte, convinto che solo attraverso una riflessione critica sul proprio passato, il Comunismo può rappresentare ancora un progetto: rifondare il comunismo, appunto, o porsi “Alla ricerca di un altro comunismo”, come titolò Luciana Castellina un suo libro.
In questa riflessione siamo debitori in particolare a Lucio Magri, a cui ci eravamo ripromessi da molto tempo di dedicare una iniziativa pubblica, a partire dalle origini, cioè dal Manifesto.
Carissimo Roberto,
i motivi per cui sei diventato comunista restano: ingiustizie, disuguaglianze, guerre, distruzione delle risorse e si sono acuite tutte le contraddizioni.
Sei stato coerente. Sei stato comunista.
Per te, e per tutti quelli che come te hanno vissuto in prima persona e con impegno totalizzante, mi sembra una bella storia!
Che continueremo.
Per il Comunismo, Sempre!
Vladimiro Lionello
Vigevano, Venerdì 10 Giugno 2022