Tag: #Giovani Comunisti/e

RIVENDICA IL DIRITTO AD ESSERE FELICE: il caso Enea e la culla per la vita

17 Aprile 2023

Il caso della clinica Mangiagalli e di Enea ha parecchie zone d’ombra che colmiamo con inferenze, prima su tutte la certezza che sia stata davvero la madre ad averlo lasciato nella Culla per la Vita. Ma si dà immediatamente la “colpa” alla madre.

Decidi di affidarti alla Culla Per La Vita per usufruire di un servizio che garantisca cure a un neonato che non puoi tenere, un servizio che garantisce anche la massima privacy e l’anonimato.

La tua scelta viene divulgata dalla stessa clinica su tutti i mezzi di diffusione nazionale: la lettera che hai lasciato a tuo figlio, che contiene anche il nome che avevi scelto.

La Mangiagalli ha violato le regole della culla a scopo mediatico, e questo potrà ripercuotersi sulla possibilità di accogliere altri neonati, perché, se non garantisci quello che sostieni, il rispetto e la fiducia verso la clinica verrà meno.

Dal momento che in quella lettera si leggono parole d’amore e dolore, la mossa successiva è geniale: fare un appello perché la madre lo riprenda, possiamo aiutarla!

Il meccanismo dietro è spaventoso: siccome hai fatto una scelta dolorosa, ma dettata dall’amore, provo a farti cambiare idea. Questi appelli sono coltellate, alla madre, alle donne che hanno fatto altre scelte, alle famiglie adottive. Per non parlare dei commenti e dei giudizi che questa diffusione spietata ha portato con sé.

Il fatto è che quella scelta è PERSONALE, PRIVATA e LEGITTIMA. Quella scelta è ESERCITARE UN PROPRIO DIRITTO. E quella scelta dovrebbe restare totalmente ANONIMA. Altrimenti, è violenza.

L’appello di Ezio Greggio poi è quello che fa il giro: alla mamma che ha ABBANDONATO si offre aiuto, non sarai sola.

Nessuno è stato abbandonato ma affidato a un servizio.
Non sappiamo e non DOBBIAMO sapere il motivo dell’affido alla Culla Per La Vita, quindi non sappiamo se serve un aiuto economico, se davvero è sola e se ne ha bisogno.

E allora come poteva essere raccontata la vicenda?
NON DOVEVA ESSERE RACCONTATA.

“Rivendica il diritto ad essere felice
Non dar retta alla gente
Non sa quello che dice”

Fiorella Mannoia

Firmato:
Francesca Strinchis (responsabile diritti civili GC federazione di Pavia)
Iara Savoia

LA SICUREZZA COME BENE COMUNE

30 Marzo 2023

Da diversi anni il tema della sicurezza viene sempre di più percepito dai cittadini come un argomento cruciale e di primaria importanza. La destra italiana ha reso questo tema il suo cavallo di battaglia, e lo affronta quotidianamente in maniera demagogica e qualunquista, senza proporre soluzioni concrete nel lungo periodo. Eppure, un problema reale, serio, richiederebbe un’analisi molto più profonda rispetto ai semplici slogan triti e ritriti.

A Mortara ci sono stati due omicidi nell’arco di tre mesi e sono quasi all’ordine del giorno episodi di spaccio, furti, truffe nei confronti dei più anziani e risse in stazione, nelle campagne e nel centro cittadino. Tante persone hanno paura di uscire alla sera perché non vogliono incontrare individui molesti o comunque poco raccomandabili. Oltre a veder crescere episodi di piccola e grande criminalità, sono aumentate le dipendenze da sostanze e da gioco d’azzardo, gli incendi dolosi e i vandalismi. Il timore che la lunga mano delle organizzazioni mafiose si sia estesa anche da noi è diventato ormai una certezza.

Diffondere l’idea che Mortara non è una città sicura è senza dubbio dannoso per tutti, e non sarebbe nemmeno corretto affermarlo. Al tempo stesso, però, non si può considerare normale un contesto in cui si verificano tutti questi episodi, e dove le persone hanno paura a uscire di casa alla sera.

Come Partito della Rifondazione Comunista, dall’opposizione, abbiamo sempre messo al centro della nostra azione politica temi che stanno a cuore a tutti i lavoratori, i pensionati e gli studenti mortaresi: l’ambiente (Bertè, fanghi ecc.), la cultura (difesa della gratuità delle sale comunali), i trasporti e la viabilità (raddoppio Mi.Mo.Al), il diritto ad abitare e alla salute (sanità pubblica e case popolari), e numerosi altri argomenti.

In queste righe vogliamo affrontare un tema altrettanto sentito dai cittadini: la sicurezza

Innanzitutto, fissiamo subito alcuni concetti. La sicurezza è un bene comune, essenziale allo sviluppo, mentre l’insicurezza mina l’accesso ad altri beni comuni, quali il lavoro, l’educazione, la giustizia, la sanità, la qualità dell’ambiente.

La criminalità minaccia la qualità della vita dei lavoratori, dei pensionati, degli studenti e dei cittadini tutti, costituisce un trauma per le vittime e indebolisce il ruolo dell’associazionismo e la vitalità civica.

La sicurezza urbana intesa come diritto di poter usufruire liberamente dei beni comuni e degli spazi cittadini senza correre il rischio di subire un furto o di subire molestie, deve andare a braccetto con altre forme di sicurezza, tra cui la sicurezza sul luogo di lavoro, la sicurezza di un salario adeguato, la sicurezza nell’avere una casa, la sicurezza di poter accedere liberamente a cure mediche e psicologiche e la sicurezza di poter vivere in un ambiente sano. Tutte queste forme di sicurezza, che sembrano non avere nulla a che fare l’una con l’altra, sono per la verità inscindibili, e hanno molte più cose in comune di quel che si possa pensare.

Non può esistere, infatti, una lotta efficace contro la microcriminalità senza una cultura della legalità e senza contrastare la povertà da cui la microcriminalità nasce. Infatti, se alcune persone, italiane e straniere, compiono furti, oppure si dedicano allo spaccio di droghe, ciò avviene perché sono portate a farlo dalle condizioni economiche e sociali marginali in cui sono cresciute, dal contesto familiare e scolastico da cui provengono.

Da qui l’esigenza di riportare “i margini al centro”, perché la sicurezza non si può ottenere solo con più telecamere o con più forze dell’ordine in città, non si può ottenere solo con il ripristino della Polfer o con più personale in stazione. Senz’altro potrebbero essere soluzioni utili nel breve periodo, ma nel lungo periodo è necessario andare alle radici del fenomeno e affrontare le vere cause, economiche e sociali, che conducono le persone verso la devianza e la delinquenza.

Nel caso specifico degli stranieri, che vengono strumentalizzati e accusati dalla destra di essere la causa di tutti i mali dell’Italia, un concetto che va messo bene in chiaro è che l’accoglienza senza un sistema di integrazione efficace non ha senso di esistere.

Un’accoglienza fine a sé stessa, senza la garanzia per chi arriva di poter uscire dalla povertà, di ottenere un lavoro ben retribuito, di accedere liberamente all’istruzione e alle cure mediche e psicologiche, non ha senso di esistere. Eppure, noi in Italia ci ritroviamo proprio in una situazione di questo tipo: si accoglie senza essere in grado di integrare efficacemente e poi ci si stupisce se qualcuno è portato a scegliere la strada più facile, ovvero la delinquenza e lo spaccio.

Dal momento che siamo tutti umani, siamo tutti compagni o siamo tutti fratelli, e visto che abbiamo vissuto anche noi italiani nella nostra storia situazioni in cui ci siamo ritrovati ad essere migranti, la soluzione razionale non è respingere le persone alle frontiere, bensì regolamentare i flussi migratori (superando la legge Bossi-Fini, il memorandum Italia-Libia e i decreti Minniti prima e Salvini poi) e costruire un sistema veramente adeguato che preveda la possibilità di un’integrazione efficace, magari facendoci aiutare anche dai nostri partner europei.

Nel lungo periodo costerebbe sicuramente meno di quanto spendiamo oggi per affrontare le conseguenze della mancata integrazione.

A Mortara la nostra battaglia affinché il Centro Provinciale di Istruzione Adulti ottenesse una collocazione stabile non è mai stata una battaglia ideologica, bensì voleva essere un primo passo per costruire quei percorsi efficaci di integrazione necessari per tutti i nuovi arrivati nella nostra città. Un altro importante passo per un’integrazione efficace potrebbe essere quello di tradurre in altre lingue (francese, arabo, albanese, cinese ecc.) gli avvisi pubblici presenti in città e che vengono distribuiti casa per casa.

Una riflessione ulteriore, poi, si deve porre sul fatto che, se è vero che esistono gli spacciatori, è vero anche che esiste chi consuma le sostanze. E forse non si dovrebbero chiudere gli occhi su questo, perché chi fa uso di droga è spesso (anche a nostra insaputa) nostro figlio, il nostro migliore amico o il nostro vicino di casa. L’insicurezza in tutte le sue forme, il senso di solitudine, la precarietà, l’individualismo sfrenato, la dinamicità e la frenesia che appartengono alla vita di tutti i giorni portano molte persone, italiane e non, a trovare rifugio nelle dipendenze: c’è chi fuma, c’è chi si droga, c’è chi beve, c’è chi gioca d’azzardo e poi c’è chi si isola completamente dal resto del mondo. L’abuso di alcol è la prima causa di morte fra i giovani, e due italiani su tre sopra gli 11 anni consumano bevande alcoliche. Si tratta di circa 40 milioni di persone, e tra questi più di un quarto bevono alcolici ogni giorno. Molti sono i cosiddetti “binge-drinkers”, che consumano anche più di sei bicchieri di bevanda alcolica in un’unica occasione.

È sempre più frequente vedere ragazzi di 12 o 13 anni fumare sigarette di ogni tipo. A Mortara vengono spesi ogni anno più di 50 milioni di euro nel gioco d’azzardo. È in costante aumento pure l’uso di droghe tra gli adolescenti. I servizi pubblici e le comunità terapeutiche, però, non sono in grado di intercettare questo bisogno inespresso, e sempre più sommerso, delle dipendenze giovanili. Il mercato degli stupefacenti è cambiato, diventando sempre più capillare sul territorio, con costi delle droghe sempre più bassi e dall’inizio dell’epidemia Covid con una nuova forma di approvvigionamento, quella dei siti web.

I servizi territoriali che cercano di affrontare queste situazioni hanno sempre meno fondi e su questi temi, che pure sono cruciali e di cui nel dibattito pubblico non si parla abbastanza, la prevenzione, che è necessaria, di fatto non esiste. Sono poche anche le forme di contrasto alla solitudine, che interessa tutti, ma che riguarda soprattutto le persone più anziane, spesso vittime di truffe di non poco conto.

La domanda dei cittadini è semplice: poter continuare a vivere in una città sicura, dove anche i nostri figli e nipoti possano muoversi e incontrarsi senza rischi.

La risposta che le istituzioni sono tenute a dare è più difficile: far sì che le piazze e le strade di Mortara continuino ad essere luoghi di incontro sani, e sviluppare nuovi spazi di aggregazione, di socialità e di coesione sociale e culturale.

Ogni atto che crea insicurezza, infatti, costringe le persone a rimanere in casa, aumenta la solitudine e l’esclusione sociale, amplia le paure e il rifugio nelle dipendenze, e si entra in un circolo vizioso.

La soluzione migliore per affrontare concretamente e nel lungo periodo il tema della sicurezza è di andare alla radice del problema, come si diceva prima, oppure (che è la stessa cosa) “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale”, come afferma l’articolo 3 della nostra Costituzione.

Massimiliano Farrell
Giovani Comunisti/e Partito della Rifondazione Comunista di Mortara

A.A.A. Democrazia cercasi!

17 Febbraio 2023

Oggi, 17 Febbraio, sono ufficialmente 50 giorni dalla convocazione dell’ultimo Consiglio comunale di Vigevano.
Il sindaco Ceffa, infatti, ha convocato l’ultima volta tutti i consiglieri dopo il terremoto causato dalla scomparsa del famoso documento riguardante le dimissioni di 13 consiglieri comunali, in data 28 Dicembre 2022. Nemmeno la minoranza, che ha la possibilità di convocare il consiglio, prova a farlo o sembra averne interesse.

Denunciamo con forza questa situazione in quanto il consiglio comunale, che dovrebbe rappresentare i cittadini, non può e non deve diventare il giocattolo di una maggioranza traballante o di una minoranza nullafacente.

Noi crediamo che il bene della città debba essere messo prima di qualsiasi altro giochino politico, sia della maggioranza sia della minoranza.

Convocate il consiglio e dimostrate ai cittadini che esiste ancora, in questa città, una maggioranza seria e una minoranza che sia opposizione o se è necessario andare ad elezioni anticipate per garantire a Vigevano un governo degno di questo nome.

Circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista di Vigevano

Giovani Comunisti/e

Unione Popolare

Abbiamo perso

27 Settembre 2022

Niente può esprimere al meglio questo concetto. Non che non me lo aspettassi dato che, per un soggetto nato due mesi fa, un risultato diverso sarebbe stato un vero e proprio miracolo.

A vincere é stata la destra nazionalista, reazionaria e xenofoba. Anche se sappiamo che non ci sarà mai un “governo Meloni” ma, al massimo, un governo di sintesi tra le tre forze del centro destra, andiamo inevitabilmente verso una stagione di bastonate (non sappiamo nemmeno se saranno solo metaforiche) che la destra darà per ridurre tutti quelli che sono gli spazi locali che ancora resistono al vento nazionalista che, da anni, attraversa tutta l’Europa.

Un partito con al suo interno personaggi grotteschi e dichiaratamente fascisti sta per governare questo paese; in tutto ciò noi non sappiamo nemmeno se le istituzioni democratiche e antifasciste, questa volta, riusciranno a resistere.

Unione Popolare non ha superato quella soglia di sbarramento che, come già detto, era una risultato improbabile.

Abbiamo perso su un deserto astensionista pazzesco per cui viene imputata la colpa alla politica… Diciamocelo: sono anche stufo che si dica che la colpa é sempre e solo della politica e di chi la fa. La classe politica é la conseguenza dello stesso voto dei cittadini che possono sempre scegliere l’alternativa… anche questa volta non é stato fatto…

Il problema quindi non é solo nostro ma sta anche in quella ornamentale che per due seggiole si vende al PD.

Il fatto che l’alleanza dei Verdi e di Sinistra Italiana non abbia ottenuto il risultato pronosticato (anche se comunque é entrata in parlamento) ci mette in luce una totale crisi di tutta la sinistra in Italia.

Le colpe dei militanti sono pari a zero. Abbiamo fatto una campagna elettorale contro tutte le condizioni avverse, a partire dal pochissimo tempo a disposizione per via della caduta del governo, che hanno messo in difficoltà un soggetto come Unione Popolare nato due mesi fa.

La responsabilità della consegna del paese al Neofascismo non é solo, come giustamente viene detto, di quei partiti della maggioranza Draghi che hanno legittimato la Meloni lasciandola sola all’opposizione.

La responsabilità più grande é da imputare ai tanti indifferenti e ai tanti menefreghisti: perché mentre noi occupavamo le piazze tra banchetti, volantini e iniziative pubbliche loro non si degnavano nemmeno di intervenire sul futuro del nostro paese o, le poche volte che lo facevano, producevano interventi sterili che urlavano al pericolo fascista senza un’analisi seria e dettagliata o una soluzione reale.

QUINDI? É presto per qualsiasi risposta a livello nazionale. Una cosa, però, mi sento di dirla: a livello locale noi non molliamo. C’eravamo, ci siamo e ci saremo per quelli che saranno alcuni appuntamenti elettorali importantissimi che partono dalle regionali del 2023, passano per le europee del 2024 e arrivano alle comunali del 2025.

Consolidiamo quello che stiamo costruendo e aggreghiamo sempre più persone in questo progetto per il territorio, partito con le comunali del 2020, che vede la volontà di portare nella politica locale e in quella nazionale un vero e proprio ricambio generazionale per valorizzare non solo la nostra idea di società ma anche la nostra idea di politica.

Resto quindi disponibile, per tutti e tutte, per qualsiasi cosa (domande, sfoghi, proposte, dritte ecc…) perché questo é il nostro posto: accanto alla gente.

Firmato: EDOARDO CASATI, un ragazzo che vuole semplicemente cambiare questa Vigevano

Edoardo Casati, coordinatore dei Giovani Comunisti/e della Provincia di Pavia, presenta le priorità del programma dell’UNIONE POPOLARE

10 Settembre 2022

La scuola inclusiva non è più solo un sogno

14 Giugno 2022

Al liceo Adelaide Cairoli di Pavia viene approvata la prima Carriera Alias.

La Carriera Alias si propone come soluzione per gli studenti transgender che presso gli istituti (scuole o università) vogliono vedere riconosciuta la propria identità di genere.

Si segna così un grande passo in avanti verso una scuola veramente inclusiva, passo reso possibile anche grazie a due compagni dei Giovani Comunisti/e studenti presso il liceo in questione, una dei quali rappresentante d’istituto: la presenza di nostri iscritti all’interno dei consigli d’istituto è utile per il raggiungimento di determinati obiettivi che vogliamo vedere realizzati all’interno delle scuole.

La strada verso una scuola realmente inclusiva è ancora lunga, perciò è necessario lottare per la conquista dei nostri diritti anche all’interno degli istituti, e per far sì che la Carriera Alias non rimanga un provvedimento fine a sé stesso.

GIOVANI COMUNISTI/E

E per una volta siamo noi a dire: GIÚ IL CAPPELLO. Ciao Roberto, hasta la victoria siempre!

Edoardo Casati

Oggi ho guardato molte volte il tuo profilo; non mi capacitavo di questa notizia che é arrivata in quello che era un momento di gioia e spensieratezza, durante uno degli ultimi giorni di scuola di tutta la mia vita.Ti descrivo così: gentilezza, passione e coerenza.

Avevi una forza interiore fuori dal comune, forza che hai saputo utilizzare per affrontare tutte quelle sfide che la vita ti ha posto. Avevi voglia di lottare, dentro e fuori la politica. Avevi sempre voglia di sognare un mondo migliore e noi possiamo dire, con molto onore, di aver sognato questo mondo assieme a te.

Per me e per molti giovani del nostro amato circolo sei stato e sarai sempre una grandissima fonte d’ispirazione: da quando mi hai accolto, ormai 5 anni fa, in quella sede in Corso Garibaldi a quando, solo pochissimi giorni fa, abbiamo discusso della situazione politica locale. Proprio in quella occasione mi hai dato l’ennesima e purtroppo ultima lezione di vita e di politica. Tante lezioni impartite e tanti consigli regalati, anche a costo di qualche lavata di capo che però, se mai avrò acquisito un decimo della tua capacità di unire la fermezza delle idee alla gentilezza con cui le si espone, saranno servite sicuramente.

Dicevi che “c’è sempre una ragione per tutto” e possiamo quindi dire che non é sicuramente un caso che tu te ne sia andato lo stesso giorno in cui, anni fa, Enrico Berlinguer pronunciava quel suo ultimo famoso discorso a Padova. Proprio quell’Enrico il cui insegnamento volevi portare in comune. Dicevi “Sarò un sindaco che vi parlerà anche di Partigiani e di Berlinguer…” ora che non lo puoi più fare, ti possiamo promettere una cosa: continueremo a farlo noi. Continueremo a tenerti vivo nelle nostre lotte.

Da te abbiamo da imparare moltissimo e non basta certo un post sui social per spiegare tutto.

Ci carichiamo sulle spalle il tuo insegnamento, la tua coerenza, la tua passione e la tua dedizione; portiamo tutto con noi, nel nostro viaggio, che é partito da lontano e che arriverà lontano.

E per una volta siamo noi a dire: GIÚ IL CAPPELLO.

Ciao Roberto, hasta la victoria siempre!

8 giugno 2022

Ciao Roberto, un comunista generoso e gentile

Ieri sette giugno è improvvisamente mancato il nostro compagno Roberto Guarchi da sempre figura carismatica del mondo politico Vigevanese.

Roberto come tanti altri compagni si è formato nelle esperienze dei movimenti/partiti della Nuova Sinistra; trasferendo poi questo enorme bagaglio di esperienza politica e umana nella nascita del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, del quale è stato dirigente e più volte rappresentante istituzionale.

Il sentirsi oggi orfani della sua presenza, accentuata dalla improvvisa mancanza, ci getta nello sconforto totale, che immediatamente però si trasforma nella assunzione degli impegni politici di Roberto.

E’ pratica di noi comunisti affrontare e superare tutte le avversità considerandole un impegno preso per conto dei nostri compagni prematuramente scomparsi.

Il ricordo e la stima in Roberto, sarà la forza che metteremo nelle lotte future, certi di averlo ancora e per sempre al nostro fianco come se nulla fosse accaduto.

Che la terra ti sia lieve caro Roberto.

I tuoi compagni e compagne.

Circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista di Vigevano.

Giovani Comunisti/e  e Collettivo culturale Rosa Luxemburg di Vigevano.

PIAZZA FONTANA: NOI NON DIMENTICHIAMO!

12 Dicembre 2021

Oggi pomeriggio una delegazione dei Giovani Comunisti della provincia di Pavia era in piazza Fontana a Milano per ricordare le 17 vittime innocenti che morirono il 12 dicembre 1969 in seguito all’esplosione di una bomba fascista davanti alla Banca dell’Agricoltura.

Era l’inizio della strategia della tensione, un vero e proprio tentativo delle classi dominanti di cancellare tutti i diritti dei lavoratori e degli studenti faticosamente guadagnati con le lotte del biennio 1968/1969.

Noi oggi siamo qui perché è nostro dovere ricordare. Noi siamo qui anche e soprattutto per ribadire con forza che la bomba di piazza Fontana fu una bomba fascista, un vile tentativo di sfruttare le tensioni sociali per sovvertire l’ordinamento democratico dello Stato e instaurare un governo autoritario fascista e padronale.

Aggiungiamo la nostra indignazione, inoltre, dinanzi alle parole del sindaco di Milano Giuseppe Sala che ha utilizzato il suo intervento in ricordo delle vittime della strage per definire lo sciopero sindacale di giovedì 16 dicembre come “probabilmente sbagliato”, a dimostrazione che lui difende gli stessi interessi di chi fu responsabile dell’attentato fascista del 12 dicembre 1969.

Noi non dimentichiamo, ed è nostro dovere contrastare oggi come ieri il fascismo nelle sue nuove forme!

RIFONDAZIONE COMUNISTA

GIOVANI COMUNISTI

CALZATURIERO – La crisi del settore vista da Edoardo Casati, coordinatore dei Giovani Comunisti di Pavia

Il comparto ha preferito ridurre il costo del lavoro

«Le aziende del settore, tutte medie e piccole, non hanno investito in innovazione e competenze»

Testo a cura di Edoardo Varese, da “Il Punto Pavese” del 12/07/2021

Un settore che ha segnato per decenni la storia di Vigevano e della terra del riso, dal secondo dopoguerra fino ad arrivare ai giorni nostri. Un arco di tempo immenso, ricco di vari avvenimenti storici e di eventi. Stiamo parlando del settore calzaturiero ed in particolar modo della ditta Moreschi, un’azienda che ha reso famosa la cittadina ducale in Italia, in Europa e nel mondo: il fatto che Vigevano fosse considerata la capitale della scarpa ne è una diretta conferma. Un’azienda che però, adesso si trova costretta a lottare per la propria sopravvivenza.

Come sempre, per capire il motivo per il quale una ditta che per anni ha portato avanti la propria attività con grandi risultati, sia andata incontro ad un inesorabile declino, occorre soffermarsi sul rapporto cause ed effetto. Analizzando le varie scelte di stampo economico-politico che si sono rivelate errate. In questo senso, Edoardo Casati, coordinatore dei Giovani Comunisti di Pavia, vuole dare uno sguardo da vicino al destino al quale sta andando incontro il famoso marchio calzaturiero vigevanese.

“I problemi – spiega Edoardo Casati – sono iniziati a sorgere a partire dal momento in cui invece di innovare i prodotti, si è preferito ridurre i costi del lavoro. Con la globalizzazione, se si vuole vendere su larga scala i propri prodotti, è fondamentale innovare, altrimenti si rischia di implodere. Le aziende di Vigevano, tutte piccole o medie, invece di investire per nuove competenze, hanno abbassato i costi del lavoro, diminuendo le proprie possibilità di vendita e azzerando di fatto la possibilità di ottenere guadagni. Quando un’azienda specializzata in un determinato settore entra in crisi, in questo caso quello calzaturiero, perdiamo persone che hanno interesse nel prepararsi adeguatamente per entrare a farne parte. Vengono a mancare delle esperienze professionali che poi sono difficili da recuperare. Noi di Rifondazione Comunista riteniamo sia doverosa una nuova gestione economica da parte dello Stato. Dalla crisi si può fuoriuscire non grazie ai privati, ma solo tramite lo Stato. E il Comune, in questo senso, potrebbe sollecitare questo tipo di intervento”.

La base industriale è molto importante per la sopravvivenza di un Paese.

“Moreschi – prosegue il giovane militante di Rifondazione Comunista – rappresenta l’ultimo baluardo di azienda che contribuisce a creare un settore industriale con basi solide a Vigevano. La vecchia gestione ha dato in mano l’azienda a qualcuno che dell’azienda non era minimamente interessato e soprattutto a qualcuno che non aveva minimamente a cuore i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Lo Stato deve aiutare quelle aziende che vogliono rimanere in Italia e che intendano tutelare tutti i posti di lavoro dei propri dipendenti. Il Comune non ha detto o comunque fatto nulla in favore dei lavoratori della Moreschi. I lavoratori dipendenti vengono trattati come se appartenessero ad una categoria inferiore, un modus cogitandi che deve essere cambiato. Se non si applicano le richieste e le rivendicazioni che noi, mettiamo in campo, si va a peggiorare la situazione. Serve un intervento dello Stato, una programmazione seria che parta dal pubblico e non dal privato. Occorre applicare tutti gli ammortizzatori sociali possibili, partendo da una cassa integrazione che possa gradualmente portare al rilancio produttivo dell’azienda. Si può benissimo fare”.

Gli ingredienti per impedire alla storica azienda di fallire ci sono tutti. Non resta altro da fare che applicarli.