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Sostieni la nostra campagna elettorale per UNIONE POPOLARE regione Lombardia con raccolta fondi on-line

26 Dicembre 2022

Abbiamo avviato una raccolta fondi per dare la possibilità a tutti di contribuire alle spese che stiamo affrontando per la campagna elettorale.

Qui il link: https://gofund.me/6ec91e8d

A differenza di altre forze politiche, noi di Unione Popolare non abbiamo potenti lobby che ci finanziano.

Non abbiamo nulla da spartire con l’incapacità del centrodestra che ha malgovernato la regione Lombardia e nemmeno con la corruzione morale del centrosinistra implicato nel Qatargate.

Chi come noi ha sempre condotto una politica onesta avendo a disposizione poche risorse fa sempre più fatica a promuovere in maniera efficace il proprio progetto politico.

Vi chiediamo di sostenerci con quello che potete, consci del fatto che il caro bollette e le politiche scellerate del governo Draghi e del governo Meloni stanno mettendo tutti quanti in ginocchio.

Per questo votiamo e sosteniamo Unione Popolare!

EDOARDO CASATI

ILARIA FALOSSI

UN PONTE VERSO UNA NUOVA FASE DELLA GUERRA IN UCRAINA

19 Ottobre 2022

EDOARDO CASATI

Cento attacchi e quindici città colpite. Danni ad Internet, agli impianti idrici ed alle stazioni dei mezzi pubblici che sono diventati rifugi temporanei. Ma Putin non era all’angolo? Il dittatore russo non era spacciato? L’esercito ucraino in queste settimane ha sorpassato, legittimamente, le tante “linee rosse” imposte dal capo del Cremlino, senza che quest’ultimo avesse risposto all’attacco.

Vista la situazione e trasportati dalla narrazione corrente, gli ucraini hanno evidentemente pensato che fosse il momento giusto per alzare il livello dello scontro. Ma come? Semplicissimo: un attentato ai danni del ponte che collega la Crimea al resto della Federazione russa eseguito da un camion carico di esplosivo, che è, semplicemente, la volontà fatta pratica di produrre un inasprimento del conflitto.

A seguire quest’attacco, con il fine principale di esaltarlo, sono arrivati prontamente quei giornalisti che non hanno capito che “fare giornalismo” significa riportare la verità e non fare i pappagalli che ripetono ciò che dice il New York Times.

Parte Cristian Rocca, per citarne uno fra tutti, direttore de “Linkiesta” che, sul suo account Twitter, scrive: «I ponti sono bellissimi. I ponti che collegano la Crimea alla Russia ancora di più». Il tutto, ovviamente, accompagnato dalla bella foto del ponte di Crimea in fiamme.

Ad accompagnare Rocca arrivano giornalisti e politici di ogni nazionalità, a partire dall’Italia con Marta Ottaviani (giornalista e scrittrice): «Altro regalo per Putin. Esplosione sul ponte di Crimea»; fino ad arrivare alla Polonia, dove Robert Biedron (deputato del partito “Wiosna”, ovvero “Primavera”, appartenente al centrosinistra) esulta e scrive: «Bello che Putin abbia ricevuto un regalo tale per il suo compleanno; speriamo che ne possa ricevere altri».

Era prevedibile che l’attentato terroristico avrebbe causato una repressione senza eguali, che sarebbe stata utilizzata dalla Russia per non far sorpassare la famosa “linea rossa” che Putin aveva categoricamente imposto. Quelle che all’inizio erano solo paure, seppur fondate, si sono concretizzate in un paio di giorni.

Domenica notte arrivano le prime notizie del bombardamento di un edificio residenziale a Zaporizhzhia. La cosa sembrava terminare lì e questo avrebbe ancora una volta “consolato” la propaganda filo-occidentale che porta avanti, ormai da settimane, l’idea secondo la quale Putin sarebbe all’angolo e quindi, preso da una qualche sorta di pazzia, intenzionato a uccidere civili senza un motivo.

Per abbattere questa visione, piena zeppa di propaganda, è necessario aspettare il giorno dopo quando, la mattina, arrivano le notizie dei primi bombardamenti a Dnipro e a Kiev, dove sarebbe addirittura stato colpito il quartier generale dei servizi segreti ucraini.

La lista si allunga inesorabilmente, con pause tra l’una e l’altra città di soli pochi minuti: si parte da Nicolaev, per poi aggiungere alla lista anche Ternopil, Zhytomyr e Khelmisky. Le stazioni diventano improvvisamente rifugi temporanei e la metropolitana di Kiev viene bloccata.

Vengono colpite, poi, una larga parte delle centrali termoelettriche dell’occidente del paese che causa dei blackout a Leopoli, Vinnitsa e Ivano-Frankivs’k. Viene anche colpita Karkiv che, oltre all’elettricità, subisce danni anche alla rete idrica.

Alle 11 vengono evacuate tutte le ambasciate dei paesi europei presenti a Kiev e si parla addirittura di danni ingenti al consolato tedesco.

Sempre Rocca scrive su Twitter, tra le altre cose, anche: «La Russia è uno stato terrorista, i Russi sono un popolo terrorista». Avete capito bene. I russi in quanto tali. Tutti, senza alcuna esclusione. Un’affermazione che, se fatta in un altro momento e/o contro un altro popolo o un’altra etnia, avrebbe portato a Rocca una bella denuncia per istigazione all’odio raziale.

Vedremo quindi se l’ordine dei giornalisti prenderà provvedimenti o se, per la situazione, riterranno opportuno continuare a camminare a testa bassa senza intromettersi nella martellante propaganda occidentale che ora, evidentemente, è disposta pure a sdoganare la teoria delle razze.

La situazione rischia di peggiorare inesorabilmente, causando un’escalation senza precedenti. Davanti a tutto ciò credo sia giusto chiedersi fino a quanto saremo disposti a spingerci per sopportare quella che ormai non è più solo la difesa, ma che è anche l’attacco di un paese in armi.

Fino a quando seguiremo questa spirale che ci porta nella direzione opposta rispetto a quella tracciata dalla nostra costituzione, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali?

E soprattutto, fino a quando, per chiedermelo, dovrò pagare il costo di essere additato come “filo-Putin”?

foto: screenshot

Abbiamo perso

27 Settembre 2022

Niente può esprimere al meglio questo concetto. Non che non me lo aspettassi dato che, per un soggetto nato due mesi fa, un risultato diverso sarebbe stato un vero e proprio miracolo.

A vincere é stata la destra nazionalista, reazionaria e xenofoba. Anche se sappiamo che non ci sarà mai un “governo Meloni” ma, al massimo, un governo di sintesi tra le tre forze del centro destra, andiamo inevitabilmente verso una stagione di bastonate (non sappiamo nemmeno se saranno solo metaforiche) che la destra darà per ridurre tutti quelli che sono gli spazi locali che ancora resistono al vento nazionalista che, da anni, attraversa tutta l’Europa.

Un partito con al suo interno personaggi grotteschi e dichiaratamente fascisti sta per governare questo paese; in tutto ciò noi non sappiamo nemmeno se le istituzioni democratiche e antifasciste, questa volta, riusciranno a resistere.

Unione Popolare non ha superato quella soglia di sbarramento che, come già detto, era una risultato improbabile.

Abbiamo perso su un deserto astensionista pazzesco per cui viene imputata la colpa alla politica… Diciamocelo: sono anche stufo che si dica che la colpa é sempre e solo della politica e di chi la fa. La classe politica é la conseguenza dello stesso voto dei cittadini che possono sempre scegliere l’alternativa… anche questa volta non é stato fatto…

Il problema quindi non é solo nostro ma sta anche in quella ornamentale che per due seggiole si vende al PD.

Il fatto che l’alleanza dei Verdi e di Sinistra Italiana non abbia ottenuto il risultato pronosticato (anche se comunque é entrata in parlamento) ci mette in luce una totale crisi di tutta la sinistra in Italia.

Le colpe dei militanti sono pari a zero. Abbiamo fatto una campagna elettorale contro tutte le condizioni avverse, a partire dal pochissimo tempo a disposizione per via della caduta del governo, che hanno messo in difficoltà un soggetto come Unione Popolare nato due mesi fa.

La responsabilità della consegna del paese al Neofascismo non é solo, come giustamente viene detto, di quei partiti della maggioranza Draghi che hanno legittimato la Meloni lasciandola sola all’opposizione.

La responsabilità più grande é da imputare ai tanti indifferenti e ai tanti menefreghisti: perché mentre noi occupavamo le piazze tra banchetti, volantini e iniziative pubbliche loro non si degnavano nemmeno di intervenire sul futuro del nostro paese o, le poche volte che lo facevano, producevano interventi sterili che urlavano al pericolo fascista senza un’analisi seria e dettagliata o una soluzione reale.

QUINDI? É presto per qualsiasi risposta a livello nazionale. Una cosa, però, mi sento di dirla: a livello locale noi non molliamo. C’eravamo, ci siamo e ci saremo per quelli che saranno alcuni appuntamenti elettorali importantissimi che partono dalle regionali del 2023, passano per le europee del 2024 e arrivano alle comunali del 2025.

Consolidiamo quello che stiamo costruendo e aggreghiamo sempre più persone in questo progetto per il territorio, partito con le comunali del 2020, che vede la volontà di portare nella politica locale e in quella nazionale un vero e proprio ricambio generazionale per valorizzare non solo la nostra idea di società ma anche la nostra idea di politica.

Resto quindi disponibile, per tutti e tutte, per qualsiasi cosa (domande, sfoghi, proposte, dritte ecc…) perché questo é il nostro posto: accanto alla gente.

Firmato: EDOARDO CASATI, un ragazzo che vuole semplicemente cambiare questa Vigevano

Edoardo Casati, coordinatore dei Giovani Comunisti/e della Provincia di Pavia, presenta le priorità del programma dell’UNIONE POPOLARE

10 Settembre 2022