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LOGISTICA: FOGLIO DI VIA A SINDACALISTA SICOBAS, SIAMO TORNATI ALL’800?

È stato notificato oggi pomeriggio (7 luglio) un foglio di via da San Giuliano Milanese al compagno Edoardo Sorge, valoroso sindacalista del SiCobas a cui va la nostra solidarietà.

Il Questore di Milano, invece di identificare i mazzieri che nelle scorse settimane hanno proprio a San Giuliano Milanese assalito i picchetti dei lavoratori, colpisce con un provvedimento il coordinatore sindacale.
La lettura dell’ordinanza del Questore è inquietante: chi difende i diritti dei lavoratori viene definito “pericoloso socialmente” e la responsabilità della violenza attribuita ai lavoratori licenziati dalla FedEx. Il provvedimento è chiaramente volto a garantire che i picchetti non disturbino i padroni della logistica.
A poche settimane dall’assassinio a Novara del sindacalista Adil Belakhdim, si tratta di un provvedimento vergognoso.
Riteniamo responsabile il governo di quello che sta accadendo nella logistica.
Il Questore evidentemente è in sintonia con il ministro Giorgetti che non ha mai aperto un tavolo su chiusura dell’hub di Piacenza ma ha invece incontrato FedEx facendo capire da che parte è schierato il governo Draghi.
Lo stesso ministro Orlando pare non trovare mai occasione per incontrare il SiCobas ma oggi fa un tavolo sulla logistica con le parti sociali ma senza la sigla che sta conducendo la lotta. Al Questore governo e parlamento avrebbero già dovuto chiedere conto del perché gli agenti presenti non erano intervenuti per fermare aggressione mazzieri a picchetti SiCobas. Evidentemente la mission che gli ha affidato il governo è quella di allontanare i sovversivi come nell’800 e garantire la “tranquillità” dello sfruttamento.

Alleghiamo il testo del provvedimento che merita attenta lettura. Il Questore di Milano sembra uscito dal film “I compagni” di Monicelli. Alla fine scopriamo che un sindacalista nel 2021 può venire assimilato a chi mette in pericolo “l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica”.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Fabrizio Baggi, segretario regionale Lombardia del Partito della Rifondazione Comunista

REGGIO EMILIA, 7 luglio 1960

Testo a cura di Giuseppe Abbà

61 anni fa, il 7 luglio, la polizia sparava contro una manifestazione antifascista uccidendo 5 manifestanti: Lauro Ferioli, Emilio Reverberi, Ovidio Franchi, Afro Tondelli, Marino Serri, tutti iscritti al Partito Comunista o alla Federazione Giovanile. Ovidio Franchi era il più giovane, appena 19 anni.

La manifestazione antifascista era stata indetta per protestare contro il governo Tambroni. Il governo Tambroni era nato, dopo una lunga crisi di governo, nella primavera 1960 ed era un monocolore democristiano con l’appoggio esterno del partito neofascista (il MSI-Movimento Sociale Italiano, diretto erede della Repubblica Sociale fascista).

Il governo Tambroni permise che si celebrasse a Genova il congresso del MSI, per di più presieduto dal prefetto di Genova dell’epoca repubblichina e dell’occupazione nazista. Era, ovviamente, un gravissimo affronto per Genova, città Medaglia d’oro della Resistenza. Ci fu una vera e propria sollevazione popolare guidata dalle forze antifasciste con alla testa Sandro Pertini. In prima fila i portuali e gli operai delle fabbriche di Genova, i partigiani (erano passati solo 15 anni dalla fine della guerra), nonché i giovani (le famose “magliette a strisce”). Ci furono violenti scontri con la polizia dove ebbero sostanzialmente la meglio i manifestanti, tanto è vero che il congresso del MSI fu annullato.

Nei giorni successivi ci furono altre manifestazioni contro il governo Tambroni. Il 5 luglio a Licata, in Sicilia, ci fu la prima vittima per mano della polizia (Vincenzo Napoli). Il 6 luglio a Roma, a Porta San Paolo, un corteo, nel quale c’erano una cinquantina di parlamentari del PCI, PSI, PRI fu violentemente caricato dalla polizia a cavallo. Il 7 luglio i 5 morti di Reggio Emilia. L’8 luglio la CGIL proclama lo sciopero generale e a Palermo la polizia uccide tre manifestanti: Andrea Gangitano, di soli 14 anni, Francesco Vella, operaio edile, dirigente di una sezione comunista, una donna, Rosa La Barbera di 53 anni. Nello stesso giorno, a Catania, la polizia uccide un giovane comunista, Salvatore Novembre. Altre grandi manifestazioni di susseguirono, sino a che, il 19 luglio, Tambroni si dimise. Fu una grande vittoria dell’antifascismo. Memorabile fu la canzone che Fausto Amodei dedicò a quegli avvenimenti: I morti di Reggio Emilia.