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È il tempo che la RAI torni servizio pubblico

Pubblicato il 15 mag 2023

Stefania Brai*

C’è stato un tempo in cui gli autori denunciavano e lottavano contro ogni forma di censura: quella cinematografica, quella della Rai, quella delle grandi case editrici.

Un tempo in cui i giornalisti denunciavano e lottavano contro tutte le censure. Un tempo in cui i sindacati dei giornalisti, dei dipendenti Rai, dei lavoratori dello spettacolo organizzavano manifestazioni e scioperi contro ogni forma di censura.

Un tempo in cui un grande e plurale movimento democratico portò ad una riforma che rivoluzionava il servizio pubblico radiotelevisivo iniziando col sottrarlo al controllo del governo per condurlo sotto quello del Parlamento che diventava il garante dell’indipendenzaobiettività e apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali della Rai.

Un tempo in cui i Presidenti della Rai venivano scelti tra intellettuali quali Paolo Grassi, Sergio Zavoli, Walter Pedullà, Enzo Siciliano, Roberto Zaccaria, per citarne solo alcuni.

Oggi è un tempo in cui grazie al Pd e al suo, allora, segretario Renzi e nel silenzio generale (degli autori, dei sindacati, dei giornalisti, dei dipendenti Rai, dei partiti presenti in Parlamento) la Rai è tornata sotto il controllo del governo, il che rende “normale” e “legittimo” che sia solo il governo in carica a decidere le nomine di chi deve gestire la più grande azienda pubblica di produzione di senso.

Con quella riforma è il ministero dell’Economia a scegliere un amministratore delegato, non un semplice direttore generale, che ha le mani libere sulle nomine (con l’eccezione dei direttori giornalistici) e sui contratti fino a 10 milioni. Su queste nomine il nuovo Amministratore delegato con i super poteri deve consultare il cda, che però non può bocciarle.

Così dal 2015 tutti i governi in carica hanno cambiato i vertici della Rai e così è “autorizzato” a fare il nuovo governo di destra. E così sta facendo.

Forse oggi dovrebbe essere il tempo in cui il Partito democratico e la sua nuova Segretaria oltre che scandalizzarsi delle nomine dovrebbe fare una seria autocritica per aver promulgato leggi che quelle nomine e quelle censure consentono, per non parlare di quelle contro i diritti dei lavoratori.

Forse oggi dovrebbe essere il tempo in cui un Amministratore delegato – nominato da Draghi, non si dimette un anno prima della scadenza lasciando libertà di manovra alla destra, ma porta a termine il suo incarico a garanzia dell’autonomia del servizio pubblico radiotelevisivo.

E oggi dovrebbe essere il tempo in cui un conduttore con un potere contrattuale come quello di Fabio Fazio, proprio perché non è persona “per tutte le stagioni” come dichiara, invece di chiudere in sordina un contratto probabilmente milionario con una azienda privata lasciando libero lo spazio “pubblico” da lui occupato, avrebbe dovuto continuare il suo lavoro – pagato profumatamente – e costringere il governo di destra ad esporsi e a cacciarlo. E magari lottare contro chi lo vuole mandare via.

Una ragazza licenziata per il colore dei suoi capelli ha avuto il coraggio di farlo. Fazio?

Non è allora oggi il tempo delle lotte, individuali e collettive, di organizzare per esempio uno sciopero dei giornalisti e dei lavoratori della Rai?

Se si vuole realmente sottrarre la Rai all’ingerenza dei partiti si cambino criteri e modalità delle nomine: per concorso pubblico, su curricula pubblici, su progetti editoriali pubblici, su nomi proposti dalle forze sociali, culturali, professionali e produttive.

Oggi è il tempo di lavorare a costruire un nuovo movimento riformatore che sottragga la Rai dal governo e restituisca al servizio pubblico il suo ruolo fondamentale di dare voce e volto a tutte le realtà sociali, culturali, economiche e politiche di questo paese.

*Resp. Cultura, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

Acerbo (PRC-SE): Draghi non ha citato la Costituzione. E’ il governo dell’arco incostituzionale

Nel suo discorso Mario Draghi non ha citato la Costituzione, la Resistenza e l’antifascismo. Forse è meglio così. Ci evita l’ipocrisia di altri.

Il solco su cui nasce il governo è la fedeltà ai trattati europei che vanno in direzione opposta rispetto agli obiettivi programmatici della carta costituzionale.

Questo è un governo che unisce l’arco incostituzionale dei partiti che dagli anni ’90 hanno condiviso – pur litigando per i telespettatori – le politiche neoliberiste che hanno prodotto fine dell’intervento pubblico, devastazione dello Stato sociale

Il suo discorso è stato una minestra riscaldata che echeggiava gli esecutivi dell’ultimo ventennio che si sono più o meno adeguati alla governance europea di cui Draghi è una delle più autorevoli espressioni.

Draghi non ha detto nulla sulla precarizzazione del lavoro né sui bassi salari né sul fatto che il nostro settore pubblico – a partire dalla sanità – ha molti meno dipendenti della media europea, sulle autostrade che crollano grazie ai miliardari a cui quelli come lui le hanno regalate.

Per farlo dovrebbe ammettere che le sue lettere da Bruxelles hanno creato disuguaglianza, precarietà e indebolito la capacità del nostro paese di fronteggiare la pandemia.

Neanche sui vaccini ha avuto la forza morale di schierare l’Italia dalla parte di chi chiede di liberare i brevetti per garantire rapidità e accesso per tutti. Parla di sprechi ma non ha detto che non si possono buttare ancora miliardi per comprare armi mentre mancano medici e infermieri.

Draghi non cita l’antifascismo ma ha rivolto un messaggio di apertura al fascista Erdogan.

Sentiamo puzza di regime. La Questura di Roma ci ha negato il permesso di manifestare davanti a Montecitorio domani.
Non era mai accaduto. Neanche durante l’elezione del Presidente della Repubblica.

Saremo dalle 14 in Piazza San Silvestro per un presidio unitario contro il governo di banche e grandi imprese.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Acerbo (Prc-Se): governo Draghi è una schifezza, costruiamo alternativa di sinistra

Pubblicato il 13 feb 2021

Il governo del banchiere Draghi è una schifezza inguardabile.

E non solo per i ministri politici su cui è impossibile non ironizzare, ma ancor di più per il profilo di quelli tecnici, espressione del mondo delle grandi imprese, della ricerca e delle università private e di Comunione e Liberazione.

La transizione ecologica è una presa in giro affidata a uno di Leonardo Spa, la più grande azienda produttrice di armamenti del paese, passato per la Leopolda.

È la grande coalizione della vergogna, la sintesi della miseria di classi dirigenti che hanno prodotto il declino del paese e la crescita delle disuguaglianze.

Il sostegno di M5S e LeU dimostra che in parlamento non ci sono forze di rottura né di sinistra.

Questo governo non è il male minore ma il peggio che avanza.

Contro questo governo neoliberista l’unica scelta di sinistra è l’opposizione sociale e politica.

Rifondazione Comunista propone a tutte le soggettività della sinistra sociale e politica di lavorare insieme per la costruzione di un’alternativa.
Se non ora quando?

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Rifondazione: il governo prepara un piano pandemico con cui si seleziona chi curare?

Pubblicato il 12 gen 2021

A proposito dell’articolo comparso sul Corriere della Sera e diverse altre testate, relativo alla bozza del piano pandemico 2021-2023 che prevederebbe che “In caso di crisi prima le cure a chi ne trae beneficio”.

Un’affermazione ed una indicazione tanto impressionante quanto inaccettabile, un piano pandemico deve prevedere come fare fronte alle esigenze, quali siano gli investimenti dove allocare le risorse.

Il senso di un piano, insomma, è l’opposto di quello che si scrive.

Serve ad essere preparati e a scongiurare condizioni che obblighino a scelte di quel tipo. Sancire in un piano la possibilità di non coprire tutte le esigenze è un precedente terribile, la scelta tra una persona ed un’altra fondata sulla probabilità di efficacia della cura, è immorale e illegale, è anticostituzionale!

Non è solo qualche presidente regionale di Confindustria che fa affermazioni spregevoli, qui si tratta di una barbarie espressa dal governo!

Insomma, un piano pandemico deve quantificare le risorse necessarie per affrontare la pandemia e allocandole affinché il piano possa essere attuato.

Il Governo faccia chiarezza e ripristini il diritto universale alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione, eviti le solite dichiarazioni utili a nascondere la mano dopo aver lanciato un sasso che fa davvero male!

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale Rifondazione Comunista

Rosa Rinaldi, Responsabile sanità, PRC-S.E.

Mazzoni (Rifondazione): ENI detta il PNRR al governo

Pubblicato il 3 gen 2021

Altro che transizione verde, altro che sostegni alle categorie in difficoltà.

Nella bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che circola negli ultimi giorni, spuntano gli aiuti per ENI e consorelle, in operazioni che vanno dai progetti di confinamento geologico della CO2 a Ravenna, contro i quali avevamo già espresso la nostra denuncia ai tempi del Piano Colao, a presunte bio raffinerie.

Il governo si prepara quindi a fare del PNRR un piano finanziario a vantaggio di aziende che operano in direzione diametralmente opposta all’obiettivo di definitivo superamento dei combustibili fossili, come si evince chiaramente dall’attuale piano industriale di ENI, assolutamente non in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e che rimanda le riduzioni delle emissioni di CO2 a dopo il 2030.

Se il Governo ha veramente a cuore l’ambiente inizi a tagliare le decine di miliardi di sussidi ambientalmente dannosi invece di usare una finta transizione energetica ed il ricatto occupazionale come scusa per ripetere il vecchio schema della socializzazione dei costi ambientali e delle perdite prodotte da aziende come ENI.

Abbiamo bisogno di investimenti nel settore dei trasporti pubblici sostenibili ed accessibile a tutte e tutti, nella scuola, nella sanità e non dell’ennesimo regalo alle multinazionali predatorie di territori e diritti.

Elena Mazzoni, Resp. Ambiente PRC-S.E.

VERSALIS SOCIETA CHIMICA DI ENI INDUSTRIA DI CRESCENTINO