Tag: Draghi

Pandemia, guerra e crisi economica. Non vi basta?

Riprendiamo il post-dichiarazione di Edoardo Casati su Facebook

Pandemia, guerra e crisi economica.
Non vi basta?
Sembra di no…

Dopo tutto questo assistiamo all’ennesimo colpo di mano fatto per interessi di partito.
Il Movimento 5 Stelle fa cadere questo governo, che sicuramente non ci mancherà, essendo lui stesso la causa dei problemi economici che stiamo vivendo.

Da subito Draghi ha snobbato il parlamento e la democrazia costituzionale in generale; un premier che utilizza questo passo indietro dei 5S come scusa per scrollarsi di dosso le responsabilità che il suo ruolo comporta, in una situazione così delicata.

Come pensate che, dopo anni e anni di politica fatta per arricchire le proprie tasche, i giovani possano avere ancora fiducia nella politica? Mai come oggi serve una parola fondamentale: CORAGGIO.
Il coraggio di affrontare le proprie responsabilità, il coraggio di ripartire da zero e il coraggio di fare un vero e proprio ricambio generazionale.
Adesso o mai piu.

Rifondazione Comunista vuole avere questo coraggio e si mette in gioco #versounionepopolare

Edoardo Casati – Coordinatore Giovani Comunisti/e Pavia

Contro l’aumento delle spese militari serve la mobilitazione popolare

31 Marzo 2022

PAOLO FERRERO

La scelta del governo italiano di portare la spesa militare da 25 a 38 miliardi di euro è completamente sbagliata e dannosa per il popolo italiano.

In primo luogo perché si tratta di un mucchio di soldi sprecati. Stiamo parlando di una spesa che è destinata a ripetersi ogni anno e che equivale quasi ad un punto di PIL. Una cifra enorme che con ogni evidenza viene tolta alla spesa sociale. Faccio notare che il risparmio annuale che lo stato ottiene con la sciagurata legge Fornero che manda la gente in pensione e 70 anni e produce milioni di giovani disoccupati, è meno di 8 miliardi.

In pratica se non aumentassimo la spesa militare potremmo portare le pensioni a 60 anni, fare una vera assistenza per gli anziani non autosufficienti, migliorare il reddito di cittadinanza per i disoccupati rendendola una misura stabile e universale, aumentare la spesa per la sanità e l’istruzione pubblica.

Con 13 miliardi all’anno si possono fare un mucchio di buone cose.

Invece il governo sceglie le spese militari che possono solo portare morte e distruzione.

In secondo luogo perché questi soldi prima o poi dovremmo restituirli. Com’è noto Draghi è stato messo a fare il presidente del Consiglio perché doveva garantire l’Europa e i poteri forti sulla spesa dei 200 miliardi arrivati dall’Europa. Draghi ha fatto il suo lavoro usando questi soldi non per sviluppare lo stato sociale ma per finanziare – senza vincoli – il sistema delle imprese. Adesso sta continuando nel suo lavoro con l’aumento delle spese militari. Mentre negli anni scorsi il Draghi presidente della BCE continuava a predicare ed imporre sacrifici, il Draghi Presidente del Consiglio ha speso come se non ci fossero problemi. Ma tutti sappiamo che i due terzi dei soldi che Draghi ha speso saranno da restituire. Non è pensabile che adesso buttiamo dalla finestra 13 miliardi di euro per le spese militari e poi nei prossimi anni ci verranno a dire che dobbiamo nuovamente fare i sacrifici perché dobbiamo restituire i soldi con cui abbiamo comprato armi…

In terzo luogo è del tutto evidente che con la guerra e le sanzioni boomerang che i governi della NATO hanno fatto, l’economia italiana crescerà molto di meno di quanto previsto. Quindi il rapporto deficit PIL è destinato a peggiorare e tra breve i rigoristi dell’unione europea ci porranno nuovamente il problema di tagliare.

Da ultimo queste spese militari sono in larga parte inutili anche sul piano strettamente militare: Non siamo una potenza nucleare, non siamo in grado di sviluppare tecnologie in grado di mettere fuori gioco gli armamenti altrui (come i missili ipersonici russi che faranno rottamare miliardi di difese antimissile della NATO) e non dovremmo fare guerre offensive che sono palesemente vietate dalla Costituzione del nostro paese. Per difendere il suolo patrio servirebbe un serio programma sulla difesa popolare che poco o nulla ha a che vedere con il nostro esercito inquadrato nella NATO e con queste spese militari miliardarie. Queste spese servono solo a finanziare il complesso militare industriale che produce pochi posti di lavoro, lauti profitti per gli azionisti e grandi benefit per i politici riciclati a dirigere queste imprese. Bene che vada sono uno spreco, male che vada un danno.

L’aumento delle spese militari non si deve fare perché è una misura contro il popolo italiano: bisogna tagliare la spesa militare e non aumentarla!

Draghi, forte dell’appoggio del sodale Mattarella ha detto che sarebbe andato avanti. Conti, che da premier ha impegnato i suoi Governi con la Nato a raggiungere una spesa militare pari al 2% del Pil – e che anche nel primo anno della pandemia ha aumentato i fondi per la difesa – adesso dice che è contrario.

Conti ha quindi messo in campo un comportamento altalenante, tipico di quella furbizia, di quella demagogia politica contro cui era nato il movimento cinque stelle. Altri tempi…..

Non possiamo quindi affidarci ai nostri governanti, che o hanno l’elmetto in testa oppure sono così ondivaghi da risultare meno credibili di un ubriaco.

L’unica strada è quella che il popolo italiano, che nella sua maggioranza è totalmente contrario all’aumento delle spese militari, faccia sentire la sua voce, in modo che il governo e il parlamento ne debbano tener conto.

Ieri a Napoli Draghi è stato contestato.

Costruire la mobilitazione in tutta Italia contro questo scempio dell’aumento delle spese militari non solo è giusto: è un vero e proprio dovere civile di ogni cittadino responsabile.

Pubblicato sul mio blog sul fatto

No vax, Draghi nasconde i propri errori dietro a capri espiatori

Pubblicato il 12 gen 2022

Paolo Ferrero*

Nella conferenza stampa di qualche giorno fa, parlando dell’emergenza Covid, Mario Draghi ha detto testualmente: “Gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dal fatto che ci sono dei non vaccinati”. Trovo queste affermazioni incredibili, degne di un demagogo che nasconde i propri errori dietro la costruzione di capri espiatori. Una cosa vergognosa tipica delle destre qualunquiste.

A scanso di equivoci, ho fatto tre dosi di vaccino, lavoro per la campagna per togliere i brevetti dai vaccini e in generale cerco di convincere le persone a vaccinarsi. Considero infatti il vaccino utilissimo per ridurre il danno del Covid, ma è del tutto evidente che il vaccino da solo non può risolvere il problema. Il Covid non può essere combattuto come se si trattasse di una emergenza permanente che solo il “miracolo” del vaccino può risolvere. Ed è esattamente questo l’errore pesantissimo fatto da Draghi e dal suo governo in questi mesi: hanno puntato tutto solo sul vaccino, hanno comunicato che chi era vaccinato poteva tornare alla “normalità” e così hanno indebolito la lotta al contagio che vede nel distanziamento sociale, nei mezzi di protezione individuale, nell’evitare situazioni di congestionamento collettivo punti decisivi della lotta al virus.

Il governo non ha fatto nulla per potenziare il trasporto pubblico locale e per ridisegnare i tempi delle città in modo da ridurre l’impatto drammatico che i trasporti pubblici hanno sulla propagazione da virus. Il governo che dice di essere contro la Dad nulla ha fatto per ridurre il numero degli alunni per classi e in generale per dar vita a una scuola in grado di non trasformarsi in un amplificatore della pandemia. Il governo non ha fatto nulla per potenziare la sanità pubblica e, in combutta con larga parte delle regioni, sta utilizzando la sindemia del Covid per una ulteriore privatizzazione della sanità.

Il governo non solo non ha fatto nulla per togliere i brevetti sui vaccini in modo da poter vaccinare anche i popoli più poveri. Il governo è stato protagonista, insieme al gruppo dirigente dell’Unione Europea, dell’azione politica che ha impedito la moratoria sui brevetti. Questo governo che parla di obbligo vaccinale ha ostacolato pesantemente il fatto che il vaccino diventasse un diritto per tutta la popolazione mondiale, a partire dai popoli africani. Dopo due anni in cui siamo immersi nel Covid continuano a parlare di emergenza mentre il problema è che il governo – come gli altri governi europei – non ha preso nessuna delle misure strutturali che doveva assumere per lottare efficacemente contro il Covid.

Tutti buoni e no vax cattivi: se è questo il modo di convincere…

*Vicepresidente del Partito della Sinistra Europea, da “Il Fatto quotidiano”

DI FRONTE AL FALLIMENTO DI DRAGHI, COSTRUIRE L’ALTERNATIVA DI SINISTRA

Pubblicato il 10 gen 2022

L’anno che sta cominciando si apre con la crisi della narrazione che è stata costruita intorno al governo Draghi. Siamo di fronte al palese fallimento di un esecutivo che non ha dato risposta alle emergenze sociali, non ha avviato riforme che riducessero le disuguaglianze, non ha rilanciato il ruolo del pubblico e dello stato sociale.

La recrudescenza della pandemia non può essere solo addebitata alla contagiosità della nuova variante omicron, anche perché la variante delta sta causando molte vittime tra cui vanno considerate anche tutte le persone che non si possono curare a causa del sovraffollamento ospedaliero. La responsabilità sta tutta nel Governo Draghi, in ciò che non ha fatto e che aveva tutto il tempo di fare, i fondi per attuarlo e le evidenze scientifiche per decidere. Laddove non ci sono le evidenze la politica deve decidere a partire dal principio di precauzione.
Il governo ha scientemente deciso la strategia del “rischio calcolato” e del “tenere aperta l’Italia”, con l’obiettivo della crescita del PIL e non della tutela della salute come priorità. La logica del profitto – non fermare le attività produttive – è stata anteposta al contrasto del contagio. Come hanno dimostrato paesi assai diversi, come per esempio Cina e Nuova Zelanda, il covid può essere controllato.
Polarizzando l’attenzione pubblica sulla costante polemica con la protesta nomask/novax/nogreenpass – che ha avuto costante e amplissima esposizione mediatica – il governo ha cercato di nascondere la mancanza di interventi essenziali per il rilancio della sanità pubblica e la lotta contro la pandemia. Nessuna misura strutturale di potenziamento della sanità o per ridurre il sovraffollamento del trasporto pubblico e della scuola, fine dello smart working, messaggi sbagliati dello stesso presidente del consiglio sui vaccini che hanno alimentato lo scetticismo tra i
cittadini. A tutto questo si aggiungono le scelte pasticciate che hanno sempre come bussola le indicazioni di Confindustria. Basti pensare all’eliminazione della quarantena per i vaccinati che non può che far aumentare i contagi. Se sono da criticare le campagne novax certo non si può tacere che l’azione del governo non incarna “la scienza” ma l’interesse capitalistico.
Particolarmente grave la negligenza verso le esigenze della scuola, che “deve” riaprire ancora volta senza che il governo abbia provveduto, irresponsabilmente, ad attuare le misure necessarie per garantire il diritto allo studio, alla salute e la dignità del lavoro. È fondamentale la riduzione del numero degli alunni per classe, l’aumento degli organici, la stabilizzazione del precariato, la definizione del sistema di reclutamento, la dotazione di sistemi di purificazione dell’aria, il tracciamento, la medicina scolastica, il potenziamento del servizio trasporto, la gratuità dei tamponi.

La disorganizzazione è tale che, mentre si discute di obbligo per i novax, non riescono a vaccinarsi per la terza dose quelli che vorrebbero farlo.
Torniamo a rivendicare l’organizzazione del tracciamento oggi del tutto fuori controllo, mascherine FFP2 e tamponi molecolari gratuiti, tutte le misure indispensabili per la limitazione della circolazione del virus a partire dalla generalizzazione dello smart working. La stessa discussione sull’obbligo vaccinale dovrebbe essere parte di una strategia complessiva di lotta contro il virus nell’ambito del rispetto dell’articolo32 della Costituzione.
Costruiamo l’opposizione a questo governo, pretendendo che nella sanità, nella scuola, nei trasporti pubblici si faccia subito quello che non si è fatto da un anno e mezzo.

Anche sul piano internazionale il governo Draghi continua a essere corresponsabile, con l’Unione Europea, del veto sulla richiesta di moratoria sui vaccini in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio.
Il moltiplicarsi delle varianti nel sud del mondo conferma il valore della nostra campagna “Nessun profitto sulla pandemia” e le gravi responsabilità dell’UE che continua a proteggere il monopolio di poche multinazionali. Anche in questa occasione è arrivato da Cuba un esempio con la ricerca e produzione pubblica dei vaccini, la condivisione internazionalista e una campagna vaccinale capillare. 

Sul piano sociale confermiamo il nostro giudizio negativo su un governo che ha messo le enormi risorse del PNRR al servizio delle grandi imprese senza piani nazionali e industriali per i settori strategici e per l’occupazione. Il governo non ha posto in essere alcuna misura redistributiva e contro le disuguaglianze crescenti anzi contribuisce ad acuirle ulteriormente sul piano fiscale. Nessuna misura per rispondere al rischio povertà che riguarda complessivamente 11 milioni di persone, tra disoccupati e lavoratrici e lavoratori: nessuna legge per il salario minimo orario, nessuna norma per eliminare o ridurre precarietà, che anzi viene incentivata ulteriormente con le modifiche alle norme sul reddito di cittadinanza, nessun piano per il lavoro a partire dal rilancio del pubblico (abbiamo 1 milione di dipendenti pubblici meno della media europea) e di contrasto ai licenziamenti, nessuna estensione del reddito di cittadinanza a esclusi per condizionalità assurde, nessun piano per l’edilizia sociale ma solo sblocco di centomila sfratti. Questo governo è stato capace per la seconda volta di non finanziare l’indennità di quarantena.

Sulle delocalizzazioni si è approvata una norma che rappresenta una presa in giro e per certi versi peggiora la situazione. Si è rilanciata la privatizzazione dei servizi pubblici e dell’acqua.
Le diseguaglianze territoriali non possono che aumentare con l’impostazione delle misure previste dal PNRR, per l’iniqua distribuzione delle risorse e per i criteri dei bandi, che continuano a privilegiare i territori già avvantaggiati penalizzando il Mezzogiorno.

Anche il profilo ambientalista del governo si è confermato essere una truffa come dimostra da ultimo il rilancio del nucleare e del gas da parte del ministro e la complicità nell’inserimento nella tassonomia europea. Governo e UE stanno usando la retorica della transizione ecologica per coprire una gigantesca operazione di rilancio con risorse pubbliche degli investimenti e delle ristrutturazioni delle imprese e di apertura di nuove occasioni per la finanza. L’esplosione in tutta Europa delle bollette di luce e gas è diretta conseguenza della fallimentare scelta di privatizzare e liberalizzare il settore energetico. 

Il governo Draghi ha segnato un’ulteriore puntata del progressivo svuotamento della democrazia costituzionale e rischia di avere come ulteriore sviluppo il passaggio a un semipresidenzialismo di fatto con l’elezione dell’ex-banchiere alla presidenza della repubblica.
L’attuale Presidente del Consiglio, come anche per altre note ragioni il leader storico del centrodestra Silvio Berlusconi, manca del principale requisito per essere eletto alla Presidenza: non è credibile come garante della Costituzione avendo passato gran parte della sua carriera a perseguire esplicitamente il progetto di rottamare i suoi principi fondamentali e obiettivi programmatici di uguaglianza e giustizia sociale in nome del primato del mercato.
L’unica strada per uscire sul piano istituzionale dalla crisi democratica che va avanti da anni è una nuova legge elettorale proporzionale che restituisca al parlamento il ruolo che gli assegna la carta costituzionale. I processi disgregativi dell’unità e indivisibilità del Paese sono tutt’altro che accantonati; per questo è necessario continuare e rinforzare l’impegno contro l’autonomia differenziata, con iniziative da noi promosse e all’interno dei comitati.

Al sovversivismo delle classi dirigenti va contrapposta la costruzione della più larga opposizione, nella convergenza di soggettività sociali e politiche, lotte e movimenti, nella generalizzazione e nel rilancio del conflitto sociale e sindacale.

Il nostro partito è impegnato su questo terreno nella massima internità alle lotte e nel rilancio delle proprie campagne sociali e ambientali, a partire da quelle contro l’aumento delle bollette e contro la legge Fornero, contro la privatizzazione dell’acqua e il rilancio del nucleare e delle fonti fossili.

Parallelamente sempre più si impone a tutte le soggettività della sinistra di classe, anticapitalista, antiliberista e ambientalista e alla sinistra sociale il compito di costruire uno schieramento di alternativa ai poli esistenti e al neoliberismo.

Il ritorno dei fuoriusciti nel PD dimostra che avevamo avuto ragione nel contrastare la sussunzione della sinistra radicale in Italia da parte di un pezzo del gruppo dirigente del centrosinistra. In tutta Europa c’è una sinistra antiliberista e anticapitalista, rosso-verde e femminista, che fa riferimento al Partito della Sinistra Europea e al gruppo parlamentare “La Sinistra”, che rappresenta lo spazio politico in cui si colloca la nostra proposta. Dal Cile arriva l’ultimo esempio di una sinistra che insieme ai movimenti sociali ha rovesciato i rapporti di forza elettorali. In Italia viviamo la tragedia della scomparsa della sinistra mentre lo scontro politico è monopolizzato da partiti neoliberisti e dal potere economico mediatico. L’impianto programmatico del PD e la sua natura neoliberista non lo rendono credibile come argine alla destra con cui governa e con cui si accorda anche per il rilancio di un bipolarismo che ha già stravolto l’assetto costituzionale e espulso la voce della classe lavoratrice dalle istituzioni.

Questa situazione non può essere affrontata rinchiusi nella frammentazione e non è possibile temporeggiare. Vanno chiamate – su una base programmatica chiara – alla convergenza tutte le soggettività alternative al neoliberismo, alla guerra e alla devastazione ambientale.

La direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea rilancia la proposta politica che è stata al centro dell’ultimo congresso.
Rifondazione Comunista propone di aprire e manifesta piena disponibilità ad essere parte attiva di un percorso plurale per la costruzione di una soggettività, un’aggregazione che, per dimensioni e credibilità, possa rappresentare una alternativa ai poli politici esistenti che raccolga le idee, le energie, la passione civile che animano le tante esperienze di resistenza, lotta e solidarietà che ci sono nel nostro paese.

documento approvato dalla direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea domenica 9 gennaio 

DRAGHI, L’UOMO DEI MIRACOLI, IN QUESTI GIORNI HA COMINCIATO A TIRARE FUORI I CONIGLI DAL CAPPELLO.

L’editoriale del n°2 del 27 febbraio di #inforifo – il periodico di informazione politica a cura del comitato regionale lombardo di Rifondazione Comunista – a questo link è possibile scaricare la versione integrale in formato pdf

Onestamente non ci pare che siano magnifici. Che il mitico Brunetta potesse essere annoverato tra le eccellenze della Repubblica non lo avremmo mai sospettato. E dove lo hanno messo? Alla funzione pubblica, in modo che continui a fare danni e propaganda come aveva già fatto durante i governi di Berlusconi. Invece di pensare a come potenziare e far funzionare meglio il settore pubblico, ha subito cominciato a prendersela con i dipendenti. Anche la Gelmini non è male come ministro. Gli studenti ancora se la ricordano. Si potrebbe proseguire con i sottosegretari leghisti. Tra questi spicca la Borgonzoni, che fa la sottosegretaria alla cultura dopo essersi pubblicamente vantata per non aver letto un libro negli ultimi anni. Insomma, questo governo, frutto della battaglia politica di Renzi, il politico più arrogante e antipopolare del paese, è un governo proprio di larghe intese nel senso che c’è dentro effettivamente di tutto. Se però guardiamo ai programmi dei partiti che sono al governo vediamo che su alcune questioni la pensano esattamente nello stesso modo: tutti sono contrari ad una tassa sulle grandi ricchezze e tutti sono favorevoli alla precarizzazione del lavoro. Tra gli stessi Ministri, si possono vedere molti esponenti vicini a Confindustria ma certo nessuno noto per essere un difensore dei lavoratori. In altre parole, l’unità tra centro destra e centro sinistra l’hanno costruito su una cosa molto semplice, sulla classe. Non nel senso dello stile ma perché questo è un governo che vuol fare gli interessi degli industriali, dei banchieri ed in generale dei ceti abbienti. Un governo che non si vuole scontrare con i poteri forti perché è stato messo lì dai poteri forti a spendere i 209 miliardi di finanziamenti. È quindi necessario che chi non è ricco, non è un banchiere o un imprenditore e quindi non è rappresentato da questo governo, faccia sentire la sua voce e dica chiaramente cosa serve, per cosa bisogna usare i 209 miliardi attorno a cui si è costruito questo governo. Bisogna difendere la parte più debole della popolazione e l’ambiente, redistribuire i soldi dai ricchi ai poveri e progettare uno sviluppo del paese che metta al centro le persone e la difesa dell’ambiente. Il libero mercato ci ha portato in questo disastro, per uscirne serve un forte intervento pubblico:

1) Lo stato deve imporre il blocco dei licenziamenti e degli sfratti per tutto il 2021, con relativa Cassa integrazione, abolire la riforma Fornero sulle pensioni.

2) Lo stato deve garantire un reddito sociale a tutti coloro che non hanno il lavoro o che comunque hanno un reddito basso.

3) Lo stato deve potenziare la sanità pubblica, l’istruzione pubblica, l’assistenza pubblica assumendo a tempo indeterminato tutte le persone che servono.

4) Lo stato la deve smettere di dare soldi a pioggia agli industriali e finalizzare le risorse al mantenimento dell’occupazione, alla riduzione dell’orario di lavoro ed alla riconversione ambientale delle produzioni.

5) Lo stato deve riprendere una politica pubblica per la ricerca, per produrre le cose indispensabili – come i vaccini contro il Covid – o per fare quei lavori che i privati non fanno perché non rendono abbastanza, come il riassetto idrogeologico del territorio.

6) Lo stato deve ridurre le tasse sui redditi medio bassi, aumentare le tasse sui redditi alti e fare una tassa sulle grandi ricchezze al di sopra del milione di euro.

Acerbo (PRC-SE): Draghi non ha citato la Costituzione. E’ il governo dell’arco incostituzionale

Nel suo discorso Mario Draghi non ha citato la Costituzione, la Resistenza e l’antifascismo. Forse è meglio così. Ci evita l’ipocrisia di altri.

Il solco su cui nasce il governo è la fedeltà ai trattati europei che vanno in direzione opposta rispetto agli obiettivi programmatici della carta costituzionale.

Questo è un governo che unisce l’arco incostituzionale dei partiti che dagli anni ’90 hanno condiviso – pur litigando per i telespettatori – le politiche neoliberiste che hanno prodotto fine dell’intervento pubblico, devastazione dello Stato sociale

Il suo discorso è stato una minestra riscaldata che echeggiava gli esecutivi dell’ultimo ventennio che si sono più o meno adeguati alla governance europea di cui Draghi è una delle più autorevoli espressioni.

Draghi non ha detto nulla sulla precarizzazione del lavoro né sui bassi salari né sul fatto che il nostro settore pubblico – a partire dalla sanità – ha molti meno dipendenti della media europea, sulle autostrade che crollano grazie ai miliardari a cui quelli come lui le hanno regalate.

Per farlo dovrebbe ammettere che le sue lettere da Bruxelles hanno creato disuguaglianza, precarietà e indebolito la capacità del nostro paese di fronteggiare la pandemia.

Neanche sui vaccini ha avuto la forza morale di schierare l’Italia dalla parte di chi chiede di liberare i brevetti per garantire rapidità e accesso per tutti. Parla di sprechi ma non ha detto che non si possono buttare ancora miliardi per comprare armi mentre mancano medici e infermieri.

Draghi non cita l’antifascismo ma ha rivolto un messaggio di apertura al fascista Erdogan.

Sentiamo puzza di regime. La Questura di Roma ci ha negato il permesso di manifestare davanti a Montecitorio domani.
Non era mai accaduto. Neanche durante l’elezione del Presidente della Repubblica.

Saremo dalle 14 in Piazza San Silvestro per un presidio unitario contro il governo di banche e grandi imprese.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Acerbo (Prc-Se): governo Draghi è una schifezza, costruiamo alternativa di sinistra

Pubblicato il 13 feb 2021

Il governo del banchiere Draghi è una schifezza inguardabile.

E non solo per i ministri politici su cui è impossibile non ironizzare, ma ancor di più per il profilo di quelli tecnici, espressione del mondo delle grandi imprese, della ricerca e delle università private e di Comunione e Liberazione.

La transizione ecologica è una presa in giro affidata a uno di Leonardo Spa, la più grande azienda produttrice di armamenti del paese, passato per la Leopolda.

È la grande coalizione della vergogna, la sintesi della miseria di classi dirigenti che hanno prodotto il declino del paese e la crescita delle disuguaglianze.

Il sostegno di M5S e LeU dimostra che in parlamento non ci sono forze di rottura né di sinistra.

Questo governo non è il male minore ma il peggio che avanza.

Contro questo governo neoliberista l’unica scelta di sinistra è l’opposizione sociale e politica.

Rifondazione Comunista propone a tutte le soggettività della sinistra sociale e politica di lavorare insieme per la costruzione di un’alternativa.
Se non ora quando?

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Governo: Ferrero (Prc), ‘abbraccio liberista Pd-Leu-Lega-Fi per 209 mld Recovery’

Draghi? Da Amato fino a Monti, quando gioco si fa duro giocano i duri non i ragazzini.

“Il grande abbraccio” tra Pd-Leu e Lega-Fi“ è un elemento di verità, ovvero che in fondo, con differenze marginali, centrodestra e centrosinistra condividono le stesse politiche liberiste.

Non è un caso che dal Trattato di Maastricht in poi, fino al pareggio di bilancio in Costituzione, tutti questi partiti abbiano votato insieme.

La finzione vera sta nel bipolarismo che copre la rappresentazione teatrale di partiti che si insultano ma che sull’essenziale la pensano in modo molto simile”.

Lo ha detto all’Adnkronos il vice presidente della Sinistra europea, Paolo Ferrero, esprimendo un giudizio sulla maggioranza che si va costituendo intorno al governo Draghi. “Ormai – prosegue l’ex segretario del Prc – mi sembra fin troppo evidente che nelle fasi ordinarie il vero potere, quello che non si vede e non si presenta certo alle elezioni perché non ne ha bisogno, permette ai ragazzini di giocare. Nelle fasi fuori dall’ordinario, proprio come sta succedendo ora che ci sono 209 mld del Recovery plan da spendere, i ‘grandi’ si riprendono il pallone e giocano loro. I nomi ce li ricordiamo tutti: Amato, Ciampi, Dini, Monti e adesso Draghi. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. “I duri non sono le controfigure che vanno ai talk show. Si presentano come economisti-fintamente tecnici ma sono quanto di più politico ci sia, basta ricordarsi la lettera di Draghi e Trichet sui cui cadde il governo Berlusconi che aprì la strada a Monti. Se quello è un documento tecnico io sono un elefante viola. Quello era un organico programma di politiche liberiste per la distruzione del welfare. Mi chiedo: se Monti ha demolito le pensioni e messo il pareggio di bilancio in Costituzione, Draghi cosa dovrà fare? Spendere 209 mld”, risponde l’esponente di Rifondazione. “Penso questa fase possa essere un’occasione, un’opportunità per costruire un’opposizione sociale, popolare, un’opposizione che non ci sarà nel Palazzo e che, dunque, va fatta nel Paese. E’ dall’opposizione che va ricostruita la sinistra, non solo con le piccole forze politiche che sono rimaste ma con i movimenti – anche con gli scontenti e i fuoriusciti dal M5s, che hanno sperato che il movimento servisse a cambiare qualcosa – le associazioni, quella parte di sindacato che continua a far valere le ragioni di chi intende difendere e soprattutto le persone, arrabbiate e deluse”, conclude Ferrero.

DRAGHI? NO,GRAZIE. COSTRUIRE L’OPPOSIZIONE PER L’ALTERNATIVA.

Documento approvato all’unanimità dalla Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea. 

L’incarico conferito a Mario Draghi, accompagnato da un coro mediatico e dall’apprezzamento unanime del parlamento, è un’ulteriore puntata di un film già visto. Siamo nuovamente di fronte al disvelamento di una tendenza che la continua rissa tra i partiti tende a oscurare: la sostanziale convergenza sulle scelte strategiche tra centrodestra e centrosinistra a cui si è aggiunto il M5S.  Nei momenti determinanti il bipolarismo si può sospendere e, per le scelte che incidono sul serio, si può dare l’incarico direttamente a espressioni politico-tecnocratiche del potere capitalistico sulla società. E’ dentro questo quadro che il parlamento e le forze politiche si delegittimano per propria iniziativa e con il proprio consenso. Si ricrea la stessa unanimità che si registrò sull’incarico a Monti e poi nel voto per lo stravolgimento della Costituzione con l’introduzione del pareggio di bilancio.

La governance neoliberista europea ha preso il posto della Costituzione del 1948 come riferimento delle forze politiche da tempo riunite in quello che possiamo definire arco incostituzionale. I trattati europei disegnano un progetto di società e indirizzi che sono antitetici agli obiettivi programmatici della Costituzione. Noi, per questa ragione, abbiamo sempre contrastato l’Europa dei trattati battendoci per un’Europa dei popoli, nell’ambito del gruppo parlamentare europeo Gue/Ngl (ora La Sinistra) e promuovendo il Partito della Sinistra Europea.

La fedeltà alla Nato e il legame di ferro con gli USA, in tempi di nuova guerra fredda a Cina e Russia, contribuiscono a determinare il quadro dell’operazione Draghi.

Viene innalzato a salvatore della patria il banchiere che ha enunciato in maniera chiarissima la necessità di superare il modello sociale europeo, che ha gestito le privatizzazioni, che ha condotto l’attacco alla Grecia.  La biografia di Draghi è quella del neoliberismo e della finanziarizzazione che ha edificato l’attuale Unione Europea e che caratterizza l’attuale fase del capitalismo globale. Non vi è stato un solo partito in parlamento che abbia dichiarato di non gradire il conferimento dell’incarico al banchiere il cui nome non può non essere accostato al Britannia, a Goldman Sachs e al ruolo svolto nella BCE. Non un semplice esecutore ma uno dei protagonisti delle politiche economiche. Per anni la minaccia dell’arrivo della troika è stata usata per terrorizzare l’opinione pubblica e ora l’uomo simbolo della troika del periodo dell’austerity più violenta viene chiamato a guidare il governo e probabilmente tra breve alla Presidenza della Repubblica.

Il governo Draghi è pericolosamente autoritario perché, sul piano costituzionale, configura ed attua un presidenzialismo di fatto e farlocco, senza regole e contrappesi. Il presidente Mattarella ha svolto, esasperando il pericolo di un presunto “stato di guerra” e di tracollo della nazione, la funzione di sacerdote officiante del “commissario banchiere”. Nello “stato di eccezione”, del resto, si rivela il vero “sovrano”. Giunge al culmine la crisi della rappresentanza: il luogo della politica non è più quello del conflitto tra differenti concezioni del rapporto tra economia e società ma quello dell’amministrazione della società secondo gli indirizzi che vengono dal capitale. Draghi non è un “tecnico” puro, ma l’espressione della governance dell’Unione Europea, che impone l’equilibrio politico agli Stati. Draghi è, quindi, espressione della crisi della democrazia costituzionale e acceleratore della tendenza europea alla piena marginalizzazione del Parlamento (gravissima è stata, in questa direzione, la legge costituzionale sulla riduzione netta e lineare del numero dei parlamentari). Il potere decisionale diventa puro appannaggio dell’esecutivo, che concentra l’intero processo politico. E il commissariamento di fatto scatta quando di fronte alla crisi e all’ingente quantità di risorse per fronteggiarla c’è bisogno di una gestione forte da accompagnare con “riforme” per ristrutturare il capitalismo italiano.

In attesa dell’enunciazione del programma è facile immaginare che il governo non sarà la copia carbone dell’esecutivo guidato da Monti in un’altra fase. Non bisogna ingannarsi sul fatto che oggi la crisi richieda, anche dal punto di vista capitalistico, di fare debito e spesa pubblica. Le politiche neoliberiste non si traducono sempre in termini di tagli e rigore, come dimostra l’uso spregiudicato che ha fatto lo stesso Draghi del Quantitative Easing e dello spread per “sorvegliare e punire” le società europee imponendo riforme strutturali altrimenti troppo impopolari. Il profilo del candidato a Presidente del Consiglio e l’assetto della maggioranza in formazione creano le premesse per una riunificazione della borghesia per l’utilizzo delle risorse a disposizione, per l’avvio di un processo di ristrutturazione della società italiana selettivo in cui sono in gioco: il destino dello stato sociale e del sistema dei diritti.

Il risultato del “salvatore dell’euro” è stato quello di far pagare i costi della crisi alle classi popolari e di impoverire il nostro paese. E’ stata questa gestione – con le lettere e le raccomandazioni di tagliare la sanità, precarizzare il lavoro, privatizzare, riformare le pensioni, ridurre il ruolo del pubblico – che ci ha reso più fragili a fronte della pandemia e auna nuova crisi sociale e economica.

Non c’è da essere sereni neanche davanti ai discorsi sulla “distruzione creativa” del documento presentato al G30 con l’abbinamento tra “imprese zombie”, cioè tecnicamente morte, e crediti deteriorati, entrambi elementi in crescita attenzionati da UE e finanza globale. Il nesso con le PMI (le più numerose tra le “zombie”) per l’Italia è micidiale dato che l’80% della manodopera sta nelle PMI.

Emerge in questa situazione quanto il carattere antisistemico del populismo sia apparente e per molti versi falso. Partiti che hanno costruito il loro successo cavalcando la parola d’ordine noeuro come la Lega e il M5S – che aveva già votato per Ursula von der Leyen – si convertono all’europeismo per essere legittimati nell’area di governo. Non c’è nulla di sorprendente se si considera che Orban fa parte del partito europeo della Merkel e che i referenti nazionalisti della Lega sono sostenitori del rigore. L’antifascismo e l’antirazzismo non contano più di tanto se la destra si allinea con la governance  europea. Emergono anche in maniera chiara le ragioni del nostro no alla convergenza in un progetto come LeU che – come era stato facile prevedere – non poteva assumere il ruolo proprio di una sinistra che si voglia nuova e radicale.

In questo quadro bisogna dare voce a un punto di vista diverso. Oggi più che mai c’è la necessità di costruire un’opposizione sociale e politica che proponga un’alternativa di società e un programma di uscita dalla crisi fondato sul rilancio del pubblico, la democrazia,  la redistribuzione della ricchezza,  i diritti sociali, a partire da quelli di lavoratrici e lavoratori. La vicenda dei vaccini – con il rifiuto della Commissione Europea di impegnarsi per la messa a disposizione dei brevetti – mostra quale sia la logica del neoliberismo anche di fronte alla pandemia.

Nelle lotte e nelle mobilitazioni, come alle elezioni amministrative e regionali, lavoriamo con spirito unitario in alternativa a questo quadro politico e al partito unico delle banche e delle imprese. La nascita di una coalizione alternativa in Calabria con le candidatura di Luigi De Magistris, su cui convergono Mimmo Lucano e Carlo Tansi, rappresenta un fatto positivo in questa direzione.

Il nostro partito deve impegnare tutte le sue energie nella campagna in corso “Draghi? No, grazie” che va sviluppata in tutto il paese come prima risposta volta a rompere la narrazione dominante. 

Bisogna lavorare per la più larga mobilitazione unitaria di tutta la sinistra antiliberista e anticapitalista sociale e politica. Proprio i valori dell’antifascismo e i principi della Costituzione del 1948 impongono il rifiuto della logica del partito trasversale delle banche e delle grandi imprese.

Ma quanto sta accadendo dimostra per l’ennesima volta che in Italia si pone la necessità di costruire l’alternativa di sinistra, antiliberista, ambientalista, civica.

Rifondazione Comunista propone quindi a tutte le soggettività che condividono tale urgenza di lavorare insieme alla costruzione di un percorso aperto e plurale per l’alternativa sociale, culturale e politica ai poli e agli schieramenti politici esistenti.