Tag: Rifondazione comunista Vigevano

CERTO ABBIAMO PERSO UN TRENO … MA NON ERA TRENORD

Certo che arrivare 13° su 17 non è un gran risultato per la Giunta Comunale di Vigevano.

Certo che non discutere di questi finanziamenti nemmeno con gli alleati (F.I. e F.d.I.) che adesso si lamentano non è una bella figura.

Certo che rammaricarsi per l’esclusione senza neppure essere avvisato, dopo l’invito ad illustrare il progetto in Regione … è sintomo di non alta considerazione.

Certo che non aver per tempo programmato una discussione ampia con tutto il Consiglio Comunale non è sintomo di democrazia.

Certo che dopo “Vigevano città della cultura” dove non si è arrivati nemmeno nella lista dei papabili, non si gode di grande considerazione.

Certo che solo dopo questa ennesima figuraccia, adombrare dubbi e perplessità sull’operato della giunta Lombarda non è serio.

Certo che con questi finanziamenti avremmo potuto realizzare:

  • Riconversione di  immobili comunali idonei a soddisfare le esigenze abitative dei cittadini;
  • Ricollocamento e potenziamento delle strutture sanitarie territoriali (es. ambulatori, consultori, nuovo De Rodolfi e assunzioni personale sanitario).

Certo che i cittadini di Vigevano meritano altri amministratori!!

CIRCOLO “HUGO CHAVEZ” DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA DI VIGEVANO

Rifondazione. Sicurezza sul lavoro: basta ipocrisie, occorrono fatti!

Rifondazione Comunista parteciperà e invita i propri iscritti a partecipare alle molte  iniziative di protesta contro l’inarrestabile stillicidio di morti sul lavoro che si terranno da oggi a giovedì in diverse parti d’Italia.

Perugia , Varese, Bergamo, Gubbio, Padova sono alcune delle città che vedranno il modo del lavoro mobilitarsi per i/le morti sul lavoro stringendosi nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime.

Luana D’Orazio, 22 anni, Christian Martinelli, 49 anni, Maurizio Gritti, 46 anni, Andrea Recchia 37 anni, Mario Tracinà, 55 anni, Marco Oldrati, 52 anni, Samuel Cuffaro, 19 anni,  Elisabetta D’innocenzo, 52 anni: fa fatica scriverli, nominarli tanta è la pena  per l’insopportabile stillicidio di vite umane sacrificate sull’altare  del profitto a tutti i costi e prima di tutto.

Ancor più forte è la rabbia nel vedere i tanti politici che hanno governato negli ultimi 10 anni che, nei talk show e perfino nelle commemorazioni dei morti, si profondono in farisaici attestati di cordoglio verso le famiglie delle vittime.
Sono proprio i tagli al personale e ai servizi di controllo sulla sicurezza del lavoro attuati dai loro governi i principale responsabili della tragedia, del triste rosario di morti, che tutti i giorni angoscia noi e getta nella disperazione migliaia di famiglie ogni anno.

La realtà è che nella spinta irrefrenabile ad ampliare all’inverosimile la libertà dell’impresa eliminando ogni vincolo per l’iniziativa privata e ogni tutela sul lavoro gli investimenti sulla sicurezza sono considerati un fardello fastidioso di fare a meno.

Ma le lavoratrici e i lavoratori  e i sindacati che li rappresentano non possono più sottostare alla ricorrente e infinita ritualizzazione postuma della scomparsa di  migliaia di figli della classe operaia; Occorre dire a chiare lettere che il tempo è scaduto, che bisogna finirla con l’ipocrisia di chi, anche nel momento in cui  col PNRR  si appresta a spendere valanghe di miliardi per le imprese, non mette una lira per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Basta partecipare alle commemorazioni! Il governo sia chiamato a compiere l’unico atto concreto accettabile: l’assunzione  immediata  di almeno 7 mila addetti degli enti preposti ai controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, il minimo indispensabile solo per riportare  gli addetti ai livelli del 2010.

E lo si dica con la sola iniziativa che può esprimere la  forza necessaria quando si tratta di  smuovere resistenze politiche e padronali  che da troppi anni  si rifiutano di ascoltare sia le ragioni che le grandi sofferenze di cui portano tutta la responsabilità: lo  sciopero generale.


Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Rifondazione Comunista: “in pensione a 60 anni o con 40 di contributi, altro che ritorno alla Fornero”

Pubblicato il 4 mag 2021

Antonello Patta*

Si avvicina la scadenza di “quota cento” e il governo Draghi mostra di essere intenzionato a seguire le raccomandazioni della Commissione europea sulla riduzione della spesa pensionistica tramite il ritorno all’applicazione integrale della legge Fornero, definita a suo tempo, giustamente, come la legge più antipopolare del dopoguerra.
Si insiste pervicacemente su questa linea nonostante i dieci miliardi di risparmi su quota cento,  il progressivo impoverimento di milioni di pensionati, le ingiustizie e le distorsioni di un sistema che discrimina fortemente i giovani, le donne e i lavoratori con stipendi bassi e lavori discontinui, il fatto che l’allungamento della vita lavorativa abbia ridotto, in sei anni, di più di un milione di unità  l’occupazione nella fascia di giovani tra 15 e 35 anni.
A lor signori non fa problema il livello vergognoso delle pensioni attuali con 10 milioni di pensioni sotto i 750 euro, la media delle pensioni delle donne a circa il 50 per cento di quelle degli uomini  e il fatto che  i giovani di oggi siano destinati con questo sistema a un futuro di indigenza con   assegni pensionistici  ridotti  fino al 30% dello stipendio
Resta intatta la linea neoliberista che ha accompagnato il varo della Fornero , supportata in passato con la motivazione dell’austerità e oggi insistendo   con la falsa motivazione della non sostenibilità del sistema.  La realtà, oggi come ieri,  è che si continua a  perseguire  l’obiettivo della demolizione della previdenza pubblica per favorire i fondi privati.
I problemi veri, anche per il sistema previdenziale, sono la disoccupazione, i lavori precari discontinui, i part time obbligati, i bassi salari, paghe minime orarie intollerabili pur in presenza di contratti “regolari”, l’enorme mole del lavoro schiavile non dichiarato nell’economia sommersa.
È assolutamente necessario riprendere con forza la lotta per l’abolizione della legge Fornero come punto decisivo di un percorso per invertire la tendenza neoliberista affermatasi negli ultimi vent’anni che ha prodotto un attacco massiccio alle conquiste storiche del mondo del lavoro.
Perché questa lotta sia più efficace riteniamo utile indicare  quelli che per noi dovrebbero essere i contenuti principali di una nuova legge sulle pensioni:
– diritto alla pensione per tutte e  tutti con 6o anni di età o 40 anni di contributi versati indipendentemente dall’età anagrafica;
eliminazione del meccanismo che collega l’assegno pensionistico all’aumento dell’aspettativa di vita
introduzione, come ad esempio in Germania, ai fini del calcolo degli anni per maturare il diritto alla pensione, di contributi figurativi per i periodi di cura dei figli fino a 10 anni di età e delle persone non autosufficienti, di disoccupazione , di incapacità di lavoro, di istruzione superiore e universitaria a partire dai 17 anni; e per le donne ulteriori tre anni di contribuzione aggiuntivi per ogni figlio.
 interventi particolari con annualità di vantaggio per cause di invalidità sul lavoro e lavori usuranti.
– aumento delle pensioni previdenziali basse, riducendo il prelievo fiscale, oggi doppio della media europea, ripristinando la rivalutazione completa delle pensioni fino 5 mila euro lordi, e portando quelle assistenziali sopra il livello di povertà relativa.
In risposta al problema dell’equilibrio del sistema proponiamo: lo scorporo dal bilancio dell’Inps tutti i costi relativi agli interventi assistenziali; la restituzione  allo stesso ente le tasse che i lavoratori pagano sulla pensione ricevuta.
Aggiungiamo che bisogna smetterla di dire che non ci sono le risorse, come predica da anni l’ideologia della scarsità, purtroppo penetrata profondamente nel corpi sociali colpiti dalla crisi; Si possono e si devono recuperare molti miliardi per politiche sociali attraverso: il ripristino della progressività fiscale prevista dalla costituzione con riduzione delle aliquote più basse , una vera lotta a tutta l’evasione fiscale e contributiva e ai paradisi fiscali, una tassa sui grandi patrimoni a partire da milione di euro, tagli alle spese militari e a quelle per grandi opere inutili e dannose.

*responsabile nazionale lavoro PRC-S.E.

DIECI ANNI DAL REFERENDUM SU ACQUA E NUCLEARE, QUELLA VITTORIA BRUCIA ANCORA

Fonte: https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=11766

Resoconto assemblea nazionale

2011-2021 Dieci anni dal referendum su acqua e nucleare: quella vittoria brucia ancora

29 aprile 2021

L’assemblea nazionale convocata in previsione del decennale del referendum su acqua e nucleare ha visto un’ampia partecipazione e una buona discussione.
Sono state decine le realtà presenti sia tra quelle che hanno preso parte alla coalizione sociale promotrice della campagna referendaria sia tra quelle che si sono costituite in questi anni e si sono attivate sul tema dei beni comuni e servizi pubblici locali.
In totale oltre 150 persone hanno seguito il dibattito tramite la piattaforma Zoom e la pagina Fb @acquabenecomune.

In generale è emersa una volontà diffusa di recuperare il patrimonio di temi che si sono imposti al centro del dibattito pubblico nel corso della campagna referendaria: dall’affermazione dei diritti di tutt* sui profitti di pochi alla tutela dei beni comuni, a partire dall’acqua, con la consapevolezza che questi sono un valore fondante delle comunità e della società, passando per la necessità di elaborare un nuovo modello di gestione pubblica, partecipativa e ambientalmente ecosostenibile soprattutto di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici, con tariffe eque per tutti i cittadini, un modello che garantisca gli investimenti necessari fuori da qualsiasi logica di profitto e i diritti dei lavoratori.

E’ stata espressa convinzione rispetto all’opportunità di attualizzare questi temi alla luce delle contraddizioni e della drammatica crisi rese evidenti dall’esplosione della pandemia, oltre alla necessità di opporsi ad un forte rilancio delle privatizzazioni attuato mediante il PNRR e le riforme che lo accompagneranno. L’apertura ai grandi capitali del Recovery Plan, la quotazione in Borsa dell’acqua che costituisce l’ennesima testimonianza del venir meno di qualsiasi limite di fronte al profitto, la pressione per i grandi investimenti, l’assenza nella normativa europea del diritto universale all’acqua e della sua gestione pubblica, è stato individuato come un attacco decisivo alla natura pubblica di bene comune dell’acqua ed un processo di privatizzazione sempre più concentrato nelle mani del grande capitale.

Diversi interventi hanno sottolineato come l’emergenza sanitaria e la gestione della crisi hanno molto a che fare con la democrazia e s’inseriscono nel progressivo svuotamento dei poteri delle istituzioni democratiche. Tutto ciò, purtroppo, ampiamente confermato anche nella procedura seguita nell’elaborazione del PNRR per cui persino il Parlamento è stato esautorato dalla possibilità di incidere e decidere su interventi, investimenti e scelte che condizioneranno il futuro del nostro paese e attraverso una vera e propria secretazione dei documenti all’opinione pubblica è stata completamente preclusa qualsiasi forma di partecipazione rendendo così impossibile lo sviluppo di un dibattito pubblico e democratico nel paese.
Un vulnus democratico che tutti hanno riconosciuto anche nel mancato rispetto della volontà popolare espressa con i referendum e nei vari tentativi messi in atto per cancellarne l’esito.

In estrema sintesi si è convenuto sul fatto che le trasformazioni del mondo del lavoro, dei servizi, del welfare imposte dall’ideologia neoliberista e dalle politiche di austerità abbiano dimostrato il loro fallimento, che la pandemia e la gestione della crisi minaccino fortemente il godimento di alcuni diritti fondamentali e che oggi il conflitto diventa anche tra il profitto e la vita, tra il capitale e il vivente.

Alla luce di queste riflessioni è emersa un’ampia condivisione circa la necessità di organizzare una grande mobilitazione in occasione del decennale che si sviluppi tanto a livello locale quanto a livello nazionale secondo il seguente schema:

  • nei giorni precedenti al 12 e 13 giugno– organizzazione di iniziative e azioni diffuse sui territori caratterizzandole sul tema dell’acqua e dei referendum, nello specifico si sta verificando la possibilità di una collaborazione con i Fridays For Future per le iniziative del venerdì 11/6 e della fattibilità di una mobilitazione nei confronti del Parlamento;
  • sabato 12/6organizzazione di una manifestazione nazionale a Roma nel pomeriggio caratterizzandolo con i temi emersi dalla straordinaria esperienza di partecipazione popolare che sono stati i referendum del 2011 e puntando sul valore paradigmatico rispetto all’alternativa di società;
  • domenica 13/6organizzazione di un dibattito on line a carattere internazionale invitando a partecipare le realtà e i protagonisti dei processi di ripubblicizzazione.

In conclusione si è condiviso di puntare a costruire una mobilitazione che possa essere percepita come la prima opportunità di scendere di nuovo in piazza e prendere parola collettivamente.

L’assemblea ha costituito sicuramente un buon punto di partenza consegnando una responsabilità nella mani di quelle realtà che intendono adoperarsi per la buona riuscita della mobilitazione e il riconoscimento del movimento per l’acqua come uno dei punti di riferimento per la realizzazione di una connessione e convergenza sul tema dell’acqua e dei beni comuni.

La proposta finale è stata quella di fissare una seconda assemblea per il 27 di maggio alle ore 18.00 in cui approfondire ulteriormente la discussione e affinare l’organizzazione pratica della mobilitazione.

Paolo Carsetti

Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Tel. 333 6876990
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Sito web: www.acquabenecomune.org – www.obbedienzacivile.it

BUON PRIMO MAGGIO. NIENTE DA FESTEGGIARE

MAURIZIO ACERBO

Nell’augurare buon #PrimoMaggio 2021 a tutte le lavoratrici e i lavoratori, soprattutto a quelle/i che il lavoro lo hanno perso o non lo trovano, non possiamo nasconderci la desolante situazione del nostro paese.

Persino per affrontare il covid si è fatto ricorso in molte regioni alle agenzie di lavoro somministrato. E anche il Primo Maggio iper e supermercati saranno aperti dimostrando quanto poco rispetto abbia la nostra classe dirigente per lavoratrici e lavoratori del commercio che sono stati quotidianamente esposti al rischio.

I dati ci dicono che sono cresciute le disuguaglianze negli ultimi decenni di politiche condivise da centrodestra e centrosinistra che oggi con Draghi, ieri con Monti, nei momenti determinanti disvelano il gioco truccato del bipolarismo.

Dal 1995 al 2016 la percentuale della ricchezza dei 25 milioni di italiani più poveri è passata dall’11,7 al 3,5%, quella dei 50.000 più ricchi dal 5,5 al 9,3%.

Se l’Italia ha pagato durante la pandemia un prezzo altissimo in termini di vite umane lo si deve anche ai tagli alla sanità. E non può essere dimenticato che per subalternità al padronato non si è scelta una strategia di chiusure seria e in provincia di Bergamo non è stata istituita una zona rossa con conseguenze gravissime.

Neanche la pandemia ha spinto a un ravvedimento operoso le forze politiche oggi riunite intorno al banchiere Draghi che ha presentato un PNRR che è una presa in giro sul piano dell’ambiente e della giustizia sociale.

Non ci sono i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori nelle riforme annunciate. Non c’è la riduzione dell’orario di lavoro. Non c’è un piano per il lavoro eppure abbiamo almeno un milione di dipendenti in meno nel settore pubblico rispetto agli altri paesi. Non c’è il salario minimo orario per legge nel paese dei bassi salari. Non c’è una legge come quella spagnola che ha sancito che i rider sono lavoratori subordinati punto e basta. Non c’è un reddito di base dignitoso oltre l’emergenza. Non c’è la fine delle esternalizzazioni. Non c’è l’abrogazione delle leggi di precarizzazione del lavoro. Nemmeno una norma contro le false cooperative. Non c’è almeno una modifica della legge Fornero. Non c’è una riforma fiscale che faccia pagare più tasse ai ricchi per dirla con Bernie Sanders e Ocasio Cortez. Non c’è nemmeno una vera risposta a lavoratrici e lavoratori migranti presi in giro con una regolarizzazione poco seria, Tantomeno un piano per la ricostruzione dello stato sociale e del ruolo del pubblico dopo decenni di tagli e privatizzazioni.

C’è la prosecuzione del neoliberismo con più spesa pubblica ma in soccorso delle grandi imprese. Persino Biden è più a sinistra del PD.

In questo Primo Maggio non c’è nulla da festeggiare.

Rimbocchiamoci le maniche per ricostruire una sinistra che sia espressione delle classi lavoratrici, strumento di lotta e organizzazione, autonoma e alternativa rispetto a chi prosegue sulla strada delle politiche neoliberiste.

Maurizio Acerbo

Per il primo maggio diretta con lavoratrici e lavoratori di tutta Italia sulla pagina facebook e il canale you tube del Partito della Rifondazione Comunista a partire dalle ore 10.

ANPI Vigevano: iniziative prossimo fine settimana

– Sabato 1 Maggio – ore 16 – Sala degli Affreschi Castello di Vigevano: proiezione del film “Le ali non sono in vendita”, film di forte denuncia. Per il film è necessaria la prenotazione.

– Domenica 2 Maggio dalle ore 10:00 posa di alcune corone alle lapidi dei partigiani caduti.   Si partirà dal cimitero di Vigevano, monumento ai caduti partigiani.
Per domenica sarebbe bello partecipare come Partito e come Giovani Comuniste/i.

Siccome ci sarà da spostarsi in vari punti della città, sarebbe opportuno organizzarsi con le auto.

https://www.informatorevigevanese.it/attualita/2021/04/30/news/nuove-corone-nei-luoghi-della-resistenza-548958/https://www.informatorevigevanese.it/home/2021/04/30/news/le-ali-non-sono-in-vendita-il-docufilm-del-primo-maggio-548962/

Scusate il preavviso ravvicinato ma i dettagli sono stati comunicati solo ieri pomeriggio.

GC e PRC Vigevano, Circolo Hugo Chavez Frias

Vigevano: la giunta leghista si schiera contro i pendolari e difende l’operato di Trenord e di Regione Lombardia

La giunta di centro-destra a guida leghista di Vigevano ha respinto, durante la seduta del Consiglio Comunale del 10/03/2021, una mozione presentata dalla minoranza in cui si reclamava il sostegno a favore dei pendolari organizzati nell’Associazione Mi.Mo.Al.

L’Associazione è stata oggetto di minaccia di denuncia per “diffamazione”, con relativa richiesta di 10 mila euro per “danno d’immagine”, da parte di Trenord per un video che in modo ironico proponeva – con dati documentati – i disservizi e i disagi che quotidianamente, da innumerevoli anni, i pendolari sono costretti a subire. L’Associazione ha utilizzato lo stesso video con cui Trenord si autopromuoveva e si autoincensava (senza alcun pudore: decantando il servizio fornito ai pendolari di tutta la Regione Lombardia), sovrapponendo semplicemente i dati reali delle inefficienze e irregolarità che sono di dominio pubblico.

Nonostante la mozione sia stata emendata nel senso richiesto dalle destre, sono stati rigettati sia l’emendamento sia la mozione, dopo sguaiate e strumentali profusioni di sostegno e di appoggio ai pendolari.

I pendolari e i problemi del pessimo stato della linea ferroviaria locale non interessano affatto alla giunta leghista e ai suoi alleati, perché sono contro il trasporto pubblico e contro l’incremento del trasporto ferroviario, se non in campagna elettorale per raccattare consensi.

Loro rispondono – eccome! – agli interessi di chi vuole cementificare e devastare il territorio, di chi ha stravolto il piano regolatore che non c’è più, di chi vuole l’autostrada Broni – Mortara e la superstrada Vigevano-Malpensa.

E naturalmente ben si guardano dal contrapporsi, anche semplicemente con una dichiarazione (come richiedeva la mozione bocciata), alla Giunta Regionale lombarda di centro destra a guida leghista a cui si sono sempre allineati come esecutori supini.

Denunciamo la gravità di questo ennesimo comportamento e invitiamo i pendolari e i cittadini vigevanesi a prendere atto che questa giunta governa contro l’interesse della maggioranza della popolazione, nonostante le demagogiche e roboanti affermazioni verbali.

Pensiamo invece che proprio il Comune – in quanto istituzione pubblica – dovrebbe essere il garante in merito all’efficienza e alla funzionalità della tratta Alessandria – Mortara – Milano, verificando anche la possibilità di avviare un’azione diretta contro l’ente gestore della linea.

Rifondazione Comunista denuncia la provocazione e l’intimidazione di Trenord, non solo per l’inconsistenza delle accuse, che sfiora il ridicolo, ma anche per le gravi implicazioni che riguardano la libertà di espressione e di critica.

Rifondazione Comunista ribadisce con coerenza il proprio sostegno alla lotta dei pendolari e della loro Associazione, per il presente e per il futuro, per migliorare e rilanciare il trasporto pubblico.

Partito della Rifondazione Comunista

Circolo Hugo Chavez Frias Vigevano

15/03/2021

La paura

ADRIANO ARLENGHI

Da sempre abituati a vedere collocato sul nostro territorio tutte le porcherie prodotte non soltanto dalla nostra Regione ma anche da mezza Italia, quando ieri sono stati diffusi i siti tra i quali sarà scelto il vincitore per creare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi, in molti sui social hanno cominciato a tremare.

Vuoi vedere che alla fine sceglieranno la Lomellina? Si sono detti, considerando anche il fatto che una delle venti centrali nucleari del piano di Donald Cattin negli anni ’70 avrebbe potuto essere costruita dalle parti di Sartirana Lomellina.

Io me li ricordo bene quei tecnici venuti da Roma a misurare i parametri del territorio e la rabbia della gente.

Mi ricordo ancora quelle assemblee infuocate e affollate da centinaia di persone, che sostenevano come l’avventura nucleare anche in tempo di pace per generare energia, fosse una scelta sbagliata.

Per mille motivi e non ultimo il fatto che il decadimento dell’uranio o del plutonio si sarebbe verificato lungo l’arco di centinaia di generazioni.

Una presenza costante e spaventosa, considerando i tempi biblici di decadimento delle sostanze radioattive.

Ricordo con molta lucidità ancora il grande movimento antinucleare nascente che anche in questa terra di lomellina si era mobilitata per dire di no all’avventura nucleare e la fatica per raccogliere le firme per proclamare un referendum nazionale.

Vinto infine anche grazie all’emozione collettiva della tragedia, una delle più grandi mai generate dall’uomo moderno di Chernobyl.

Bambini che abbiamo in tanti e per lunghi anni ospitato in città in estate, per ripulire almeno un poco il loro sistema immunitario.

Così grazie all’opposizione di un mondo ecologista ancora in fasce che studiava i testi di Barry Commoner e leggeva della Carson “Silent Spring”, l’Italia non scelse la via nucleare.

Immagino che così i rifiuti radioattivi, che ora per decisione europea dovranno essere stoccati in un solo luogo, siano minimi rispetto a ciò che avrebbe potuto essere.

Ricordo anche le grandi manifestazioni di Montalto di Castro e soprattutto quel serpentone umano che si era messo in cammino all’alba e che da Casale era giunto sino a Trino Vercellese.

Dove esisteva ed esiste tutt’ora una piccola centrale nucleare da 300 Megawatt, le cui scorie in mancanza di un sito ufficiale nazionale per poterle stoccare, sono ancora tutte lì nella centrale stessa.

Il tempo galantuomo ha dimostrato come sia possibile generare energia dal sole, dall’acqua, dal vento, dalle maree.

Forse anche per questo, in un tempo in cui la scelta era complessa e difficile, decisi che aveva un senso farmi anticipare un pezzo dei soldi della mia liquidazione, per installare pannelli solari fotovoltaici sul tetto della mia casa e così azzerare o quasi il costo del consumo di energia.

Ho ritrovato di recente tra vecchie carte i volantini di quel tempo.

Le fotografie di quando con le auto dalle pareti tappezzate di plexiglass e di slogan si girava per Mortara per dire di votare no alla scelta nucleare.

Di quando un’ amministrazione comunale sensibile al tema, decise di piazzare i cartelli “Mortara città denuclearizzata” in tutte le entrate della città.

In Lombardia non è previsto, questa la cronaca di oggi, un sito di stoccaggio.

Il sito ancora da decidere potrebbe così essere vicino ma non vicinissimo.

Le aree scelte sono in Piemonte tra le province di Torino e di Alessandria. Nei comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo.

Tiriamo dunque un sospiro di sollievo anche se continuiamo a batterci contro tutto il nucleare sia quello ad uso civile che ad uso militare: il peggior uso possibile di una scoperta scientifica dell’umanità.

Per poter vivere in un mondo non radioattivo.