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Aumenta l’inflazione. Più famiglie in povertà e più profitti per le imprese. Impariamo dalla Francia a reagire

1° aprile 2023

Antonello Patta*

Il costo della vita continua a colpire sempre di più l’Italia rispetto agli altri paesi e in Italia soprattutto i ceti popolari. I dati Eurostat dicono che l’inflazione a marzo nell’area euro dovrebbe attestarsi sul 6,9%, in Spagna al 3%, ma in Italia all’8,2%. Quindi non va proprio bene come ci raccontano le destre al governo e i media al loro servizio a partire dalla Rai.

Ma è guardando dentro questo dato generale che emerge come a essere colpiti duramente sono i ceti popolari i cui magri salari finiscono in gran parte nel carrello della spesa. L’inflazione sui beni alimentari registra infatti anche a marzo tassi sopra il 15% facendo ben capire perché i consumi delle famiglie siano diminuiti nel 2022, siano raddoppiate rispetto al 2021 le famiglie in gravi difficoltà a fare la spesa e tutte le stime prevedano un peggioramento nel 2023. Nel frattempo sono aumentati i profitti, sempre a due cifre, delle catene dei discount cui le famiglie popolari sono costrette a rivolgersi per far quadrare i conti. Tutto questo, il caro prezzi che non accenna a finire, avviene, lo denunciano fonti Bce, non a causa dello spettro degli aumenti salariali, che sono fermi e quindi diminuiscono, ma a causa degli aumenti ingiustificati dei profitti delle aziende che hanno colto l’occasione per aumentare i prezzi a dismisura.

Il governo cosa fa? Continua con le politiche di austerità del governo precedente verso i ceti popolari, taglia la spesa pubblica, colpisce i lavoratori e i poveri, mentre dirotta le risorse pubbliche a sostenere rendite e profitti, taglia le tasse ai ricchi e vara norme che favoriscono l’evasione e la corruzione.
La Francia indica la strada che in Italia sarebbe ancora più urgente percorrere: quella della ripresa delle lotte per aumenti generalizzati dei salari e delle pensioni, per una nuova scala mobile, per prezzi e tariffe calmierati. E occorre subito l’introduzione di un salario minimo per legge.

*Responsabile lavoro, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Il Comune di Mortara prenda provvedimenti per contrastare il carovita

25 Novembre 2022

🔴 Il sottoscritto Giuseppe Abbà, consigliere comunale del Partito della Rifondazione Comunista, a seguito di un incontro tra il Circolo Rifondazione Comunista Mortara e il gruppo del Movimento 5 stelle Mortara, dove è emersa la necessità di un intervento sul grave problema della ricaduta sugli utenti dei costi di luce e gas

👉🏻 CONSIDERATO che la crisi energetica deriva da fattori geopolitici e di mercato in quanto, agli aumenti già in corso nell’inverno 2021, si sono aggiunti quelli derivati dalla guerra in corso tra la Russia e l’Ucraina con ampio coinvolgimento della Nato e dell’Unione Europea con relative sanzioni alla Russia che, per contro, ha diminuito i flussi di gas, ulteriormente bloccati dai sabotaggi ai gasdotti nel Mar Baltico

👉🏻 RILEVATO che l’aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica deriva da una potente spinta speculativa all’interno dei mercati dove si scambia il gas con enormi profitti per le aziende e altrettanti enormi aumenti per i cittadini utenti

👉🏻 RITENUTO che la distribuzione e la vendita di energia elettrica e di gas naturale è di indispensabile interesse pubblico

👉🏻 PRESO ATTO delle leggi esistenti in materia quale la 481 del 14/11/1995, nonché la legge regionale numero 26 del 12/12/2003 che istituisce la figura del Garante dei Servizi Locali di interesse economico generale a tutela degli utenti (purtroppo non applicata integralmente dalla Giunta regionale lombarda impedendo così agli utenti dei servizi pubblici in questo grave momento di caro bollette la possibilità di avvalersi di strumenti di tutela civica)

👉🏻 RICORDATO che già il Consiglio Comunale di Mortara aveva approvato all’unanimità una mozione contro gli aumenti di luce e gas

👉🏻 RICHIAMATI gli articoli 1218, 1256 e 1467 del Codice Civile concepiti per tutelare i debitori per prestazioni eccessivamente onerose e/o per l’impossibilità di far fronte ad obbligazioni per cause di forza maggiore

🚩 CHIEDE che nel prossimo consiglio comunale sia discussa e votata la seguente MOZIONE:

💬 “Il consiglio comunale di Mortara impegna il Sindaco e la Giunta a predisporre un piano straordinario per un aiuto ai cittadini per il caro bollette e a richiedere:

– al Prefetto di convocare le imprese erogatrici di gas ed energia elettrica, unitamente alle associazioni dei consumatori e ai comitati di difesa dei diritti degli stessi, affinché si possano monitorare e scongiurare l’interruzione delle forniture di gas ed energia elettrica per morosità, nonché di vigilare perché non vi siano abusi o tentativi truffaldini da parte di aziende fornitrici di servizi pubblici di modificare il contratto degli utenti o subentrare negli stessi con grave danno a carico dei clienti

– al Presidente di Regione Lombardia l’immediata istituzione del “Garante dei Servizi Locali” anche con l’affidamento delle medesime funzioni al Difensore Regionale dei diritti dei cittadini, nonché l’immediata istituzione dell’Osservatorio Regionale sui servizi di pubblica utilità anche con funzione di verifica del relativo mercato e dei rapporti con gli utenti

– ad ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti ed Ambiente) di verificare, anche attraverso la Guardia di Finanza e in coordinamento con le autorità precedentemente richiamate, eventuali abusi contrattuali e le applicazioni di tariffe e prezzi eccessivamente onerosi e incoerenti con i criteri stabiliti dall’Autorità stessa, nonché di dare indicazioni per un corretto modo di operare da parte delle imprese di servizio affinché prezzi, dilazioni, distacco dalle forniture siano di facile accessibilità e trasparente applicazione a tutela dei cittadini”.

Bollette alle stelle. No alla stangata!

15 giugno 2022

Salari e pensioni da fame, bollette stellari, carburanti in continuo aumento.

Ora basta! Paghino i ricchi!

NEMMENO UN CENTESIMO D’AUMENTO!

Lamentarsi non serve: mobilitiamoci

Il Governo Draghi, sostenuto da centro destra e centro sinistra, predica bene e razzola male: ha varato aumenti consistenti sulle bollette di luce e gas che colpiscono duramente il reddito familiare di lavoratrici, lavoratori e pensionate/i già tartassati duramente dagli aumenti sulla benzina e i generi di prima necessità.

I sindacati confederali balbettano, cercano tavoli e incontri con il governo per raccogliere briciole, ma non dichiarano ed organizzano scioperi generali per contrastare queste politiche antipopolari.

I SOLDI CI SONO: per 5 inutili referendum sono stati sprecati 400 milioni di Euro, per l’aumento degli armamenti imposti dalla Nato 35 miliardi, per l’acquisto degli aerei F35, per la devastazione del territorio in Val di Susa con la Tav, per gli spropositati stipendi dei parlamentari e pensioni da favola dopo solo due legislature compreso i vitalizi.

MOBILITIAMOCI, ORGANIZZIAMO LA RISPOSTA:

L’ALTERNATIVA C’E’

  • Tagliare i profitti delle grandi aziende che distribuiscono e vendono il gas e l’energia elettrica, come è stato fatto in Spagna;
  • Eliminare oneri di sistema obsoleti, dare finalmente un taglio alle accise, alle condizionali regionali e all’Iva, tasse pagate in prevalenza dai ceti popolari.
  • Aumentare salari e pensioni.
  • Tassare le grandi ricchezze al di sopra di 1 milione di euro.
  • Introdurre una nuova scala mobile.
  • Cancellare tutte le spese militari.

CONTRO IL GOVERNO DELLA GUERRA E DEL CAROVITA, SCIOPERO GENERALE.

Circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista di Vigevano.

Nella guerra delle sanzioni perdono lavoratori e famiglie

28 aprile 2022

Di Luciano Cerasa

Da quando è esplosa la crisi in Ucraina, anche i notiziari del servizio pubblici si sono trasformati in bollettini di una guerra virtuale, combattuta nella testa degli ascoltatori. L’obiettivo è arruolare l’opinione pubblica nell’esercito “del bene”, per convincerli a spendere in armi e svuotare i granai, ma da qualche giorno la narrazione nei notiziari locali è cambiata.

Il carovita, i costi dell’energia e delle materie prime alle stelle, il crollo della produzione hanno fatto irruzione nei palinsesti, sull’onda di una protesta sociale montante. Fabbriche ed esercizi commerciali chiudono e licenziano, decine di migliaia di vere e false partite Iva finiscono fuori anche dal mercato dei precari, intere mensilità spariscono nel calderone dell’inflazione. Con risvolti da commedia all’italiana. Un espediente che stanno adottando i grandi marchi per evitare di cambiare il prezzo sulle confezioni, ma raggirando così  i consumatori, è quello di diminuire la quantità del prodotto all’interno. Spendi lo stesso, ma mangi di meno.

L’ultimo serio contraccolpo sulla filiera dei prezzi è arrivato dal gas, dopo lo stop russo alle forniture a Polonia e Bulgaria, con un rincaro volato in una giornata al 16%. I Future ad Amsterdam sono saliti a 119,7 euro a megawattora.

Non è l’unica brutta notizia per l’Italia.

Il giorno prima Spagna e Portogallo hanno ottenuto il permesso di fissare un tetto al prezzo del gas, dimezzando la bolletta energetica. L’analoga richiesta di Draghi è stata invece negata finora dai soliti olandesi.

E sono pessime notizie, per esempio, per chi deve gestire gli altiforni  del polo della ceramica di Civita Castellana, in provincia di Viterbo. Da qui esce il 70% della produzione nazionale di sanitari. Una recente ricerca della Filctem-Cgil (il sindacato dei chimici e dei ceramisti) ha censito nell’area 47 imprese, medie, piccole e artigianali. Gli addetti totali, alla fine del 2021, erano 2.300, registrando un balzo in avanti di 80 unità, rispetto ai dodici mesi precedenti. Questo grazie all’aumento dell’export e all’introduzione dell’ecobonus, che hanno fatto aumentare la produzione e di conseguenza il fatturato. Poi sono cominciate ad arrivare bollette anche quintuplicate rispetto all’anno precedente e si è fatto di nuovo buio.

A pagare lo scotto di questa situazione economica saranno I lavoratori, denuncia il sindacato. Anche grazie al bonus 110%, gli ordini stavano riprendendo dopo la pandemia, ma la guerra ha bloccato tutto. Non solo non si assume, ma si inizia a ricorrere alla cassa integrazione.

In questi giorni c’è in ballo anche il rinnovo del contratto integrativo per i lavoratori della ceramica. Le parti sociali hanno come obiettivo quello di ridare consistenza all’accordo precedente, scaduto nel 2007 e rimasto poi congelato per la crisi che ha colpito il settore.

E per chiedere di riaprire i rubinetti, questa volta proprio del bonus 110%, sono scesi in piazza a Roma gli artigiani e le piccole imprese del settore edile, rimasti con i cantieri aperti e senza garanzie. Il governo è passato dalla “deregulation” dell’accesso ai crediti d’imposta – per finanziare un provvedimento che, tra mille e gravi difetti riparabili e non tutti suoi, stava comunque trainando la ripresa –  al boicottaggio. A finire in mezzo, come al solito, occupazione e reddito.

Anche i lavoratori della raffineria Isab di Priolo, a Siracusa temono di finire nel tritacarne della guerra delle sanzioni. Di proprietà della società russa Lukoil, la raffineria occupa mille persone, più altre 2500 nell’indotto. E’ la più grande raffineria italiana. In caso di embargo al greggio russo dovrebbe fermare le attività per mancanza di materia prima, con conseguenze gravi sulle forniture di carburante alla Sicilia. Da alcune settimane la Isab-Lukoil sta raffinando esclusivamente petrolio russo, perché il sistema creditizio ha chiuso i cordoni delle anticipazioni delle fatture, costringendo Lukoil a rivolgersi all’unico soggetto che gli fa credito.

Aria di fallimenti a catena anche nel distretto tessile di Prato, la capitale italiana del settore. A fare le spese dei rincari energetici, acuiti dalla crisi internazionale, sono soprattutto le aziende energivore, come finissaggi, imbozzimature, tintorie e rifinizioni, anelli fondamentali della filiera.

A queste condizioni le aziende del distretto, soprattutto quelle energivore, non possono reggere ancora per molto. Ad assorbire tutti i ricavi sono i rincari energetici per gas metano ed energia elettrica, costi triplicati in poco meno di due mesi.

Entro sei mesi, si rischia di perdere aziende fondamentali.