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ACERBO (PRC-SE): GOVERNO SPACCA IL PAESE. NO A OBBLIGO GP SUL LAVORO, NON C’È IN EUROPA

Pubblicato il 15 ott 2021

Il governo Draghi con una misura sbagliata come l’obbligo di green pass sul lavoro sta spaccando il paese tra opposte demagogie.

L’obbligo di green pass sul lavoro è una misura sbagliata e eccessiva che non è prevista nella gran parte dei paesi europei. Non a caso è stata proposta da Confindustria e adottata in Francia da Macron, il ‘presidente dei ricchi’ inviso ai sindacati.

Il governo ha scelto di stare con Confindustria e di non ascoltare sindacati.

I luoghi di lavoro dovevano essere in sicurezza già prima della vaccinazione, senza condizioni di promiscuità e rischio. Ora se i padroni per aumentare la produzione chiedono obbligo del GP paghino almeno i tamponi.

Una cosa è incentivare la vaccinazione con limitazioni che riguardano l’accesso
a teatri o ristoranti, altra negare un diritto fondamentale come quello al lavoro.

Chiediamo tamponi gratuiti per tutti dall’inizio della pandemia perché il tracciamento è fondamentale nella lotta al contagio e anche noi vaccinati possiamo essere contagiati e contagiare altri.

Draghi e il Pd hanno scelto i novax come opposizione utile a far aumentare i propri consensi tra la maggioranza vaccinata e a distrarre l’attenzione da temi scomodi.

Il governo non sta investendo sulla sanità pubblica né rivedendo scelte folli a favore di privati e regionalizzazione che viene estesa con l’autonomia differenziata che sta portando avanti nella distrazione generale. Il trasporto pubblico rimane sovraffollato come nelle scuole le classi pollaio.
Gli ultimi dati dicono che l’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti dal 1990 ma il governo dice no a salario minimo legale né interviene su precarietà del lavoro.
Tutto accantonato perché si parla solo delle proteste dei novax.

A scanso di equivoci ribadiamo che noi di Rifondazione Comunista siamo a favore della vaccinazione come tutti i sindacati, dalla Cgil ai sindacati di base, che hanno criticato l’obbligo di green pass per accesso al lavoro.

Insieme a associazioni e movimenti che da sempre si battono per il diritto alla salute, con Vittorio Agnoletto e Gino Strada e tantissimi altri, abbiamo lanciato la campagna Nessun Profitto Sulla Pandemia per la moratoria sui brevetti per poter produrre vaccini in grande quantità e a basso costo garantendo l’accesso a tutti i popoli del mondo alla vaccinazione (e anche per non far speculare multinazionali).

Non siamo quindi per nulla favorevoli agli argomenti del movimento novax e soprattutto all’uso delle teorie del complotto per gridare contro le mascherine, le restrizioni, la presunta dittatura sanitaria ma non ci facciamo arruolare da governo e Confindustria.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

RIFONDAZIONE: BONOMI DIFENDE DELOCALIZZAZIONI, ORLANDO COME AL SOLITO OBBEDIRÀ

Il Presidente di #Confindustria#Bonomi maltratta il ministro Orlando anche al Meeting ciellino. Bonomi rivendica il diritto di delocalizzare e lancia anatemi con la solita arroganza contro la proposta di un decreto.

Il padronato se ne frega degli interessi del paese da cui è abituato a succhiare denaro pubblico.
Come per il blocco dei licenziamenti ci sembra la solita pantomima che si conclude con il ministro e il governo allineati con Confindustria. La bozza di decreto che circola è assolutamente inefficace per contrastare le chiusure delle aziende e le delocalizzazioni e salvare contemporaneamente, come sarebbe necessario, posti di lavoro e produzioni strategiche.

La legge, oltre a valere solo al di sopra dei 250 dipendenti, cosa che escluderebbe dal suo ambito di applicazione molte delle aziende attualmente a rischio chiusura(per esempio Gianetti e Timken) si limita a definire procedure meno selvagge per arrivare a chiudere.

La bozza Orlando non mette in discussione la possibilità di chiudere, non distinguendo nemmeno tra attività strategiche e non, semplicemente ne allunga i tempi e introduce penalità assolutamente insufficienti di fronte ai vantaggi economici e finanziari perseguiti da chi decide di delocalizzare.

Le ricollocazioni dei lavoratori restano aleatorie affidate come sono alla buona volontà di aziende che hanno mostrato con i licenziamenti via whatsapp in quale conto tengano i diritti e il futuro dei lavoratori.

Tanto più con un governo che a fronte del dramma occupazionale del paese non ha un piano per il lavoro e per la riqualificazione delle produzioni nazionali.

Non ci stupisce la faccia tosta di Bonomi che attacca il provvedimento come punitivo per le imprese cui attribuisce il merito della ripresa della produzione sputando nel piatto da cui arrivano le valanghe di miliardi che hanno permesso loro di affrontare la crisi e di ristrutturarsi nei prossimi anni.

Siamo a fianco delle lavoratrici e i lavoratori della Gkn che hanno organizzato per giovedì 26 alle 20.30 un’assemblea per costruire dal basso insieme ai giuristi e giuslavoristi democratici una proposta di legge seria.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista#SinistraEuropea

RIFONDAZIONE: LICENZIAMENTI, VINCE CONFINDUSTRIA

L’incontro governo sindacati sul tema dei licenziamenti si è concluso con la conferma della scelta gravissima del governo di sbloccare i licenziamenti tranne che per settori limitati.

Così si legge nell’inusuale “presa d’atto” firmata da Governo, sindacati e imprese che si riassume nel risibile impegno a “raccomandare” alle aziende di utilizzare le nuove settimane di cassa integrazione gratuita(!) concesse in alternativa ai licenziamenti.

Non poteva che finire così con un presidente del consiglio e un governo schierati con Confindustria. Dopo la pugnalata di Letta che ha blindato la scelta del governo era difficile far retrocedere Draghi.

Prevale di nuovo Confindustria assecondata pienamente dal governo Draghi che tutto ha fatto meno che mediare, sempre teso, come ribadito a chiare lettere anche nel Recovery Plan, a finanziare le imprese ed eliminare tutti i vincoli che possono ostacolare la libertà delle stesse di ristrutturarsi con soldi pubblici ai danni dei lavoratori.

L’accordo non ci sembra una vittoria per le lavoratrici e i lavoratori.

Tutto il senso delle misure decise si riduce al fatto che viene data totale libertà alle aziende di decidere se licenziare o no.

Vale per il tessile e la moda che avevano già chiesto loro stessi l’estensione della cassa covid per reggere fino alla ripresa, vale per tutte le altre che decideranno in base ai propri interessi.

È il caso che nella Cgil si apra una riflessione sulla reale natura del governo Draghi e su una piattaforma in grado di unificare un mondo del lavoro su cui sta ricadendo il peso della crisi.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale

Antonello Patta, responsabile lavoro

Partito della Rifondazione Comunista / #SinistraEuropea