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“Moreschi non é il primo e non sarà di certo l’ultimo caso” mai frase fu più profetica di quella che abbiamo pronunciato al consiglio comunale aperto

21 Marzo 2024

Leggiamo infatti, dalla stampa locale, che a voltare le spalle alla nostra città ora é un’altra fabbrica: la Fiscatech s.p.a.
I dipendenti che rischiano di essere lasciati a casa sono 60 e si tratterebbe di un altro durissimo colpo all’occupazione di Vigevano.
Si tratta di uno dei famosi casi di “licenziamenti in bianco” e denota una volontà, da parte degli imprenditori, di non voler pagare i costi che ognuno solitamente ha quando si chiude una fabbrica.
Questo trasferimento, sommato all’esternalizzazione di Moreschi, dovrebbe portare tutta la politica Vigevanese ha farsi delle serie domande: come mai c’è, nel Vigevanese, questa moria aziendale? Come mai questo territorio non é più attrattivo?

É evidente, quindi, che ci troviamo davanti a una crisi strutturale che come tale necessita delle risposte radicali.
Ribadiamo le nostre due proposte:

  • mettere a bilancio del comune un fondo per i lavoratori e le lavoratrici licenziati/e;
  • intervenire con degli sgravi su ciò che é di competenza comunale (dalle mense scolastiche alle utenze) per dare un po’ di respiro ai lavoratori e alle lavoratrici.

Sono tutti provvedimenti che avevamo già proposto nel consiglio comunale aperto di giovedì scorso e che rilanciamo perché, nella nostra idea di città, non sono specifiche per il caso Moreschi ma bensì ci piacerebbe diventassero provvedimenti normalmente adottati per tutti i lavoratori della nostra città che si dovessero trovare in difficoltà.

Circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista di Vigevano

I lavoratori e lavoratrici della Moreschi leggono i nostri volantini.

CALZATURIERO – La crisi del settore vista da Edoardo Casati, coordinatore dei Giovani Comunisti di Pavia

Il comparto ha preferito ridurre il costo del lavoro

«Le aziende del settore, tutte medie e piccole, non hanno investito in innovazione e competenze»

Testo a cura di Edoardo Varese, da “Il Punto Pavese” del 12/07/2021

Un settore che ha segnato per decenni la storia di Vigevano e della terra del riso, dal secondo dopoguerra fino ad arrivare ai giorni nostri. Un arco di tempo immenso, ricco di vari avvenimenti storici e di eventi. Stiamo parlando del settore calzaturiero ed in particolar modo della ditta Moreschi, un’azienda che ha reso famosa la cittadina ducale in Italia, in Europa e nel mondo: il fatto che Vigevano fosse considerata la capitale della scarpa ne è una diretta conferma. Un’azienda che però, adesso si trova costretta a lottare per la propria sopravvivenza.

Come sempre, per capire il motivo per il quale una ditta che per anni ha portato avanti la propria attività con grandi risultati, sia andata incontro ad un inesorabile declino, occorre soffermarsi sul rapporto cause ed effetto. Analizzando le varie scelte di stampo economico-politico che si sono rivelate errate. In questo senso, Edoardo Casati, coordinatore dei Giovani Comunisti di Pavia, vuole dare uno sguardo da vicino al destino al quale sta andando incontro il famoso marchio calzaturiero vigevanese.

“I problemi – spiega Edoardo Casati – sono iniziati a sorgere a partire dal momento in cui invece di innovare i prodotti, si è preferito ridurre i costi del lavoro. Con la globalizzazione, se si vuole vendere su larga scala i propri prodotti, è fondamentale innovare, altrimenti si rischia di implodere. Le aziende di Vigevano, tutte piccole o medie, invece di investire per nuove competenze, hanno abbassato i costi del lavoro, diminuendo le proprie possibilità di vendita e azzerando di fatto la possibilità di ottenere guadagni. Quando un’azienda specializzata in un determinato settore entra in crisi, in questo caso quello calzaturiero, perdiamo persone che hanno interesse nel prepararsi adeguatamente per entrare a farne parte. Vengono a mancare delle esperienze professionali che poi sono difficili da recuperare. Noi di Rifondazione Comunista riteniamo sia doverosa una nuova gestione economica da parte dello Stato. Dalla crisi si può fuoriuscire non grazie ai privati, ma solo tramite lo Stato. E il Comune, in questo senso, potrebbe sollecitare questo tipo di intervento”.

La base industriale è molto importante per la sopravvivenza di un Paese.

“Moreschi – prosegue il giovane militante di Rifondazione Comunista – rappresenta l’ultimo baluardo di azienda che contribuisce a creare un settore industriale con basi solide a Vigevano. La vecchia gestione ha dato in mano l’azienda a qualcuno che dell’azienda non era minimamente interessato e soprattutto a qualcuno che non aveva minimamente a cuore i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Lo Stato deve aiutare quelle aziende che vogliono rimanere in Italia e che intendano tutelare tutti i posti di lavoro dei propri dipendenti. Il Comune non ha detto o comunque fatto nulla in favore dei lavoratori della Moreschi. I lavoratori dipendenti vengono trattati come se appartenessero ad una categoria inferiore, un modus cogitandi che deve essere cambiato. Se non si applicano le richieste e le rivendicazioni che noi, mettiamo in campo, si va a peggiorare la situazione. Serve un intervento dello Stato, una programmazione seria che parta dal pubblico e non dal privato. Occorre applicare tutti gli ammortizzatori sociali possibili, partendo da una cassa integrazione che possa gradualmente portare al rilancio produttivo dell’azienda. Si può benissimo fare”.

Gli ingredienti per impedire alla storica azienda di fallire ci sono tutti. Non resta altro da fare che applicarli.

Clir: oltre al danno la beffa

Ad una settimana dall’occupazione del Clir registriamo la totale assenza dei Sindaci dei Comuni Soci sul tema occupazionale. Al riguardo ci risulta che gli affidamenti diretti ad aziende private avvengono senza tener conto delle clausole sociali previste che permetterebbero una giusta ricollocazione del personale; le attività che prima venivano svolte dai lavoratori del Clir vengono, di fatto, svolte da personale di altre aziende (CON CONTRATTI AL RIBASSO???).

Le aziende private affidatarie, pur consapevoli che nel caso di cambio di gestore è previsto il passaggio diretto dei lavoratori, non applicano l’art. 6 del CCNL di settore.

E’ un ulteriore schiaffo alle lavoratrici e ai lavoratori del Clir che in questi giorni hanno continuato a lavorare senza stipendio.

Parona, 5 luglio 2021

FP-CGIL Pavia, FIT-CISL Pavia Lodi