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La condanna di Mimmo Lucano apre una situazione pericolosa

Pubblicato il 30 set 2021

Paolo Ferrero*

La condanna di Mimmo Lucano a 13 anni è una vergogna. Non è solo l’assurda pesantezza della pena a gridare vendetta ma la motivazione e cioè il teorema su cui è fondata. La generosa accoglienza dei migranti viene dipinta come una operazione criminale di speculazione sull’immigrazione clandestina. Questa sentenza rovescia la realtà in un modo vergognoso e ricorda gli anni bui del paese, non solo della repubblica ma anche quelli precedenti. Più che una sentenza è una vendetta contro un amministratore pubblico che ha inteso il suo mandato non come una carriera ma come un impegno civile, come una espressione di umanità. E’ l’impegno di Mimmo che viene punito, il suo senso civico, così come Martin Luther King veniva messo in prigione.

Una sentenza così scandalosa non è però un fatto isolato e può essere emessa solo dentro un contesto politico e culturale.

Mimmo Lucano condannato a 13 anni e 2 mesi, quasi il doppio della richiesta dei pm. L’ex sindaco di Riace: “Neanche un mafioso”

Il contesto è la vera e propria normalizzazione centrista a cui stiamo vivendo. Il governo di Draghi – che agisce come un monarca in una situazione post democratica in cui il parlamento non conta nulla – sostenuto dalle istituzioni europee, dal presidente della Repubblica e da un assordante coro dei media mainstream non è solo un governo di unità nazionale ma è un governo costituente. Tratto fondativo dell’azione di questo governo è l’allargamento del perimetro del sostegno politico e la dura repressione dei soggetti sociali che non accettano di essere parte della mediazione bonapartista. Ne sa qualcosa il sindacato, chiamato ad una concertazione subalterna guidata da Confindustria.

Non penso che qualcuno da Palazzo Chigi abbia telefonato per avere la condanna di Mimmo Lucano. Non c’è nessun complotto e chi vede complotti da tutte le parti farebbe bene a farsi dare una guardata. Vi è però un clima e il clima è quello di un paese in cui dalla dialettica politica aspra ma democratica si passa al meccanismo inclusione/esclusione. Lo subisce da anni il Movimento no Tav, avviene oggi in modo esplicito sul piano politico, questa sentenza ci dice che il meccanismo si sta allargando.

Per questo la solidarietà a Mimmo, l’indignazione per il fatto che chi accoglie viene trattato come un criminale, uno sfruttatore, si deve saldare ad una rottura democratica di questa gabbia in cui viene rinchiuso il paese. La costruzione dell’alternativa passa in primo luogo per il riconoscimento delle situazioni di pericolo e questa lo è.

Vice presidente Partito della Sinistra Europea, da “Il Fatto Quotidiano”

Funivia Mottarone, ecco come, la ricerca del profitto a tutti i costi, ha generato una tragedia

PAOLO FERRERO*

La tragedia della funivia di Stresa è vergognosa. Per il comportamento criminale degli imprenditori, per l’ignavia del governo che non ha deciso i funerali di Stato. Eppure, i funerali di Stato sarebbero stati un atto dovuto, non solo per il numero dei morti ma perché il contrasto tra la spensieratezza con cui le famiglie sono andate in gita domenica scorsa e le immagini delle scarpine dei bambini sparse attorno alla cabina frantumata, parla di un problema politico.

Uno Stato che non è in grado di tutelare la sicurezza dei propri cittadini in un momento di relax non è uno Stato, ma un puro accrocchio di potere. Qui non stiamo parlando di un incidente. Qui stiamo parlando di un atto criminale la cui estensione temporale e relativa all’intreccio di responsabilità è ancora da chiarire nei suoi contorni. Un atto criminale che non è il frutto del gesto di un folle, sempre difficile da prevedere, ma un atto criminale costruito nel tempo, probabilmente negli anni, in base all’applicazione di una semplicissima logica: garantire i propri profitti. A Stresa i proprietari dell’impianto – o presunti tali – hanno giocato alla roulette russa con la vita dei passeggeri: hanno sbagliato i calcoli e i passeggeri sono morti.

L’elemento drammatico, che non si può tacere, è che questo azzardo morale sulla vita delle persone motivato dal profitto economico non è un caso, ma la normalità di questo sistema capitalistico fondato sul profitto. Vale per i giochi finanziari, vale nelle attività industriali che inquinano, vale nella tragedia del Mottarone.

Qualche commentatore si scandalizza dicendo che non ci sono più gli imprenditori di una volta. Come se la tragedia del Vajont fosse accaduta per altre ragioni o se il capitalismo, sin dalla sua nascita, non fosse fondato sul maggior sfruttamento possibile, a cominciare da quello dei bambini che tutt’ora producono molte delle merci che usiamo quotidianamente.

Il punto vero è che il sistema capitalistico è fondato sull’irresponsabilità sociale di individui che svolgendo ruoli finalizzati ad ottenere il massimo profitto, fanno scommesse che, se non vanno a buon fine, pagano altri. Questi individui si chiamano imprenditori e fanno i capitani coraggiosi con la vita degli altri. Non perché necessariamente siano cattive persone, ma per una logica sistemica: l’attività economica è fatta per produrre profitto, che sia per il singolo proprietario o per gli azionisti poco importa.

Il punto vero è che nei decenni scorsi eravamo riusciti a fissare delle regole, dei lacci e dei laccioli che obbligavano i padroni a fare gli imprenditori, a rispettare delle regole. Invece adesso i padroni sono tornati a fare i padroni, autorità sovrane prive di limiti e controlli. Perché un altro elemento che pare emergere dalla tragedia di Stresa è che i controlli o sono finti o non funzionano. Chi sgarra non paga o paga molto meno dei danni che ha prodotto, questo è il punto. Non è un incidente di percorso ma la normalità prevista e incorporata nei rischi d’impresa.

Se questo è vero voglio avanzare un’ultima considerazione e una proposta. Se la funivia di Stresa fosse stata pubblica e gestita dal pubblico, la tragedia non sarebbe successa. Nessun dirigente o dipendente pubblico avrebbe rischiato la vita di decine di persone e messo a rischio il proprio progetto di vita per il suo stipendio. Una gestione pubblica, che è fondata sul rispetto delle regole e non dalla ricerca del massimo profitto, avrebbe fermato l’impianto. Penso sia una considerazione incontrovertibile.

Se così è bisogna fermare le privatizzazioni e invertire la tendenza. Se le vite valgono più dei profitti privati, pubblicizziamo completamente l’intero settore del trasporto pubblico: dalle funivie agli autobus. Perché si può rischiare la vita delle persone mettendo un “forchettone” o facendo guidare un autista per 12 ore di fila o non facendo la manutenzione dei mezzi. Tutto pubblico e sottratto alla ricerca del profitto. Perché ognuno di noi ha diritto ad andare in gita la domenica con i propri figli senza che qualcuno possa giocare con la nostra vita per riempire il suo portafogli.

*Paolo Ferrero, Vicepresidente Partito della Sinistra Europea

Vergogna governo Draghi

Paolo Ferrero

Il 23 di marzo, al Consiglio dei diritti Umani delle nazioni Unite, l’Italia ha votato contro una risoluzione che chiedeva di rimuovere l’embargo economico a Cuba.

Che vergogna governo Draghi, indegno di rappresentare un paese che un anno fa, il 21 marzo 2020 riceveva i 53 medici della brigata cubana che sono venuti ad aiutarci nel momento peggiore della prima ondata del COVID.

Vergogna governo Draghi, vergogna!

E grazie ancora compagne e compagni cubani.

Soberana 2. Il vaccino cubano.

PAOLO FERRERO

Soberana 2

Il vaccino cubano. Entra in fase 3 di sperimentazione, somministrato a 42.000 persone a Cuba e a 90.000 in Iran e Venezuela. Dopo un mese poi fase 4.

100.000.000 di dosi.

Avranno difficoltà a recuperare 100 milioni di fiale, se si rompe qualche macchinario hanno difficoltà a ricevere pezzi di ricambio per un dettaglio che si chiama bloqueo. Eppure ce l’hanno fatta ce la stanno facendo e ce la faranno.

Gratis, pubblico 100%, lo daranno ai turisti e ai paesi del sud del mondo.

Cuba ha 11 milioni di abitanti, l’Italia 60 ma 0 vaccini prodotti.

A Cuba hanno avuto 304 morti dall’inizio. In Lombardia oltre 28500.

Qualcuno dia il numero di telefono dell’istituto di ricerca Cubano Finley alla Von der Leyen, a Draghi e a Fontana.

Dategli anche quello del governo cubano, in modo che gli spieghino come la sanità pubblica funzioni meglio di quella privata.

Firma la petizione #noprofitonpandemic

Governo: Ferrero (Prc), ‘abbraccio liberista Pd-Leu-Lega-Fi per 209 mld Recovery’

Draghi? Da Amato fino a Monti, quando gioco si fa duro giocano i duri non i ragazzini.

“Il grande abbraccio” tra Pd-Leu e Lega-Fi“ è un elemento di verità, ovvero che in fondo, con differenze marginali, centrodestra e centrosinistra condividono le stesse politiche liberiste.

Non è un caso che dal Trattato di Maastricht in poi, fino al pareggio di bilancio in Costituzione, tutti questi partiti abbiano votato insieme.

La finzione vera sta nel bipolarismo che copre la rappresentazione teatrale di partiti che si insultano ma che sull’essenziale la pensano in modo molto simile”.

Lo ha detto all’Adnkronos il vice presidente della Sinistra europea, Paolo Ferrero, esprimendo un giudizio sulla maggioranza che si va costituendo intorno al governo Draghi. “Ormai – prosegue l’ex segretario del Prc – mi sembra fin troppo evidente che nelle fasi ordinarie il vero potere, quello che non si vede e non si presenta certo alle elezioni perché non ne ha bisogno, permette ai ragazzini di giocare. Nelle fasi fuori dall’ordinario, proprio come sta succedendo ora che ci sono 209 mld del Recovery plan da spendere, i ‘grandi’ si riprendono il pallone e giocano loro. I nomi ce li ricordiamo tutti: Amato, Ciampi, Dini, Monti e adesso Draghi. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. “I duri non sono le controfigure che vanno ai talk show. Si presentano come economisti-fintamente tecnici ma sono quanto di più politico ci sia, basta ricordarsi la lettera di Draghi e Trichet sui cui cadde il governo Berlusconi che aprì la strada a Monti. Se quello è un documento tecnico io sono un elefante viola. Quello era un organico programma di politiche liberiste per la distruzione del welfare. Mi chiedo: se Monti ha demolito le pensioni e messo il pareggio di bilancio in Costituzione, Draghi cosa dovrà fare? Spendere 209 mld”, risponde l’esponente di Rifondazione. “Penso questa fase possa essere un’occasione, un’opportunità per costruire un’opposizione sociale, popolare, un’opposizione che non ci sarà nel Palazzo e che, dunque, va fatta nel Paese. E’ dall’opposizione che va ricostruita la sinistra, non solo con le piccole forze politiche che sono rimaste ma con i movimenti – anche con gli scontenti e i fuoriusciti dal M5s, che hanno sperato che il movimento servisse a cambiare qualcosa – le associazioni, quella parte di sindacato che continua a far valere le ragioni di chi intende difendere e soprattutto le persone, arrabbiate e deluse”, conclude Ferrero.