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Anpi Mortara: omocausto lo sterminio dimenticato

23 Gennaio 2023

MASSIMILIANO FARRELL

Ciao a tutte e tutti, vi invito sabato 28 gennaio alle ore 16 a Palazzo Cambieri a Mortara! Si parlerà, in occasione della Giornata della Memoria, dello sterminio e della persecuzione di omosessuali e transessuali, con riferimenti anche alle discriminazioni che la comunità LGBT subisce ancora oggi✊🏻

L’odio degli indifferenti

25 Gennaio 2022

ROBECCHETTO (MI)
L’amministrazione Comunale invita alla Sala Biblioteca “A. Merini ” Via Novara 11 nell’ambito della
GIORNATA DELLA MEMORIA 2022 al Concerto Tematico di Testimonianza dei C A N T O S O C I A L E L’ODIO DEGLI INDIFFERENTI.
Storie Canti, Musiche: Il Vaccino della MEMORIA perché non ritorni

ENTRATA LIBERA green pass e prenotazione obbligatoria
tel 0331 876476

Prima vennero a prendere gli zingari fui contento perché…Poi vennero per gli ebrei e non dissi niente non ero ebreo. Poi vennero a prendere me e non c’era più nessuno che potesse dire.. fare.. qualcosa ”Oggi c’è voglia di far vedere all’altro che si è più forti, trovo queste forme di rabbia e odio e di tutti i pregiudizi che stanno dietro, preoccupanti per la nostra comunità; questo porta a delle conseguenze gravissime. L’ho già visto, sulla mia pelle. Dilaga poi
l’indifferenza che è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza.”
Sen. Liliana SEGRE sopravvissuta n 75190 sull’avambraccio con onore.

C A N T O S O C I A L E

Piero Carcano : voce, canto, recitazione, kazoo….
Cristian Anzaldi: fisarmonica, chitarra acustica, elettr., banjo
Grisolia Vittorio : violino, flauto, baghèt, mandolino, armonica a bocca
Buratti Davide: contrabbasso, basso elettrico
Gianni Rota: voce, chitarra, flauto, percussioni

IL gruppo dei CANTOSOCIALE partendo dalle parole della senatrice Liliana Segre deportata ad Auschwitz ,
tra i pochi sopravvissuti rimasti, presenta questo concerto a tema di testimonianza e riflessione in memoria e
per tener viva la memoria dell’Olocausto e delle vittime dei Lager per contrastare forme di odio e pregiudizi
che oggi stanno sempre più prendendo piede nella nostra società. Il nostro vaccino sono i canti, le musiche e
i monologhi aiutano a capire quello che sembra impossibile spiegare: le crudeltà, gli orrori in un percorso che
va dalle leggi razziali fino ai campi di concentramento, spesso accompagnato dall’indifferenza della gente.
Non mancheranno infine canzoni e poesie che toccano i pregiudizi gli odi dell’oggi.

Le storie sono secondo lo stile del gruppo, frutto di ricerche oraliste sulle testimonianze dei sopravvissuti.
L’ODIO DEGLI INDIFFERENTI prende spunto dalle parole del pastore tedesco Martin Niemoller, inizialmente fedele alle teorie naziste successivamente molto critico e oppositore che gli costarono l’interna mento a Dachau “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi… Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

Qui riproposta nei versi della canzone “Yellow Triangle” del cantautore irlandese Christy Moore che pongono l’accento
sull’’atteggiamento di chi pur sapendo ha fatto finta di niente, girandosi dall’altra parte, non contrastando in alcun modo quella macchina di odio di pregiudizi che ha poco a poco lasciato che succedesse il massacro epocale dei campi di sterminio.

Lo spettacolo ci trasporta nel vortice dei diversi drammi dei deportati dagli ebrei che portavano un triangolo giallo sormontato dalla stella di David, gli internati politici portavano un triangolo rosso, gli omosessuali un triangolo rosa e i testimoni di Geova un triangolo porpora. A quelli neri ai cosiddetti “asociali”, quelli marroni agli zingari, quelli bianchi agli scioperanti, e infine quelli blu agli stranieri senza trascurare i disabili, insomma tutti” gli indegni, gli scarti della società”. Ogni triangolo costituisce un pregiudizio e per lo spettacolo un punto di partenza e quindi di riflessione sulle ragioni che lo muoveva a far questo sono le storie, canti e canzoni che si incrociano come le lingue diverse da cui proveniva la gente che si è ritrovata coattamente nei campi.

Particolare cura è dedicata ai testi, alcuni canti riguardano il nazismo, la nascita e la crescita culturale che ha
avuto, la maggior parte provengono dai lager e sono spesso frutto di rifacimenti di canzoni d’epoca, popolari
e militari, melodie che erano cantate addirittura dagli stessi aguzzini delle SS e venivano poi riproposte dai
deportati con nuovi testi dissacranti. Le canzoni d’autore e le musiche conducono lo spettatore in un viaggio
emotivo e storico dalle leggi razziali alla timida opposizione all’occupazione nazista fino alle deportazioni.

Alcuni canti sono in forma di preghiera corale, per infondere speranza e forza morale a dispetto delle condizioni tragiche in cui si era costretti vivere. Altri contengono versi di incredibile forza che riescono a parlare d’amore a dispetto dell’orrore. Altri (“10 fratelli“) come estrema forma di resistenza e dignità contro l’aguzzino, riescono persino ad ironizzare anche sulle camere a gas. Dell’orrore della “non vita” nei campi di sterminio “parla” il brano originale “DAKAU non può che essere blues”.

Non mancheranno musiche della tradizione popolare yddish e zingara. In particolare alcuni brani daranno “voce” ai Rom e altri ai disabili, malati di mente altre vittime della follia nazista (il famigerato progetto AktionT4) senza dimenticare i perseguitati politico-sindacali e religiosi. Per questi sono state appositamente recuperate dall’oblio alcune canzoni d’autore appositamente riarrangiate, come del resto gli altri brani di repertorio.

Tra queste “Tredici milioni” dei Canta cronache sull’assurda disputa storica sui numeri del genocidio ebreo.
Musiche e brani originali oltre a canzoni d’autore, frutto di accurate ricerche del gruppo sposteranno infine i
riflettori sulle diverse discriminazioni e sulle ragioni dell’ODIO che serpeggiano anche OGGI dall’omofobia
al bullismo alle prevaricazioni di genere.

Per finire la dedica a Liliana Segre con il brano “NON PRETENDERAI“ immaginando una sua lettera in risposta agli odiatori che quotidianamente mandano messaggi offensivi di vario tipo nelle diverse forme dei “social” a Lei senatrice della Repubblica Italiana, lucida appassionata testimone dell’olocausto e simbolo dei valori del rispetto della dignità umana contro ogni forma di discriminazione.

Alessandro Farina, memoria storica di Mortara: ha vissuto gli anni della guerra tra bombardamenti e paura

Testo a cura di Massimiliano Farrell, da “L’Informatore Lomellino” del 16/06/2021

Ne sono rimasti pochi di testimoni che hanno vissuto in prima persona la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza a Mortara.

Alessandro Farina è uno di questi: nel momento in cui fu siglato l’armistizio dell’8 settembre 1943 il “Farinin” aveva 15 anni, e quando la guerra giunse al termine nel 1945 ne aveva 17. Anche a quei tempi, nonostante la giovanissima età, è sempre stato in prima linea e ha fatto tutto ciò che gli era possibile per abbattere la crudeltà del nazifascismo, aiutando la Resistenza e facendo da staffetta partigiana tra San Giorgio e Mortara.

Mentre sfrecciava in bici tra le risaie lomelline, Alessandro Farina è stato testimone oculare dei bombardamenti che colpivano ripetutamente la stazione di Mortara, delle perquisizioni, dei rastrellamenti compiuti dalle brigate nere e del passaggio di treni carichi di prigionieri diretti in Germania.

“Tutte le notti – ricorda il “Farinin” – venivano le brigate nere. Io avevo paura di loro. Un mercoledì, durante il mercato, i fascisti hanno chiuso tutte le strade a San Giorgio. Hanno poi preso diverse persone e le hanno portate via. Quando perquisivano in casa, mia madre faceva finta di cucire. Un giorno fu costretta a terra dalla brigata nera. Ricorderò sempre quel fascista che ci è entrato in casa e sul cinturone aveva scritto ‘Dio ci protegge e ci salvi’. Se avessero guardato di sotto ci avrebbero portati via tutti. I fascisti cercavano mio fratello partigiano nascosto in una cascina, ma anche noi abbiamo sempre offerto aiuto ai partigiani, nel nostro piccolo”.

A Mortara il giovane “Farinin” ebbe modo di vedere il passaggio di un treno carico di prigionieri diretto in Germania. Un fatto che ha colpito molto Sandro Farina, il quale ripercorre il suo ricordo come se fosse avvenuto ieri.

“Arrivai in stazione con la mia bicicletta. – racconta il “Farinin” – I fascisti aspettavano il passaggio di un treno. Se a Milano c’era il binario 21, qui a Mortara c’era il binario 1. Dai finestrini del carro bestiame in arrivo vidi alcuni prigionieri che gridavano ‘Aiuto, aiuto! Acqua, acqua’. Io mi avvicinai per parlare con i prigionieri, e appena fui visto dalla brigata nera i fascisti iniziarono a corrermi dietro. Io sono subito fuggito e sono andato a riprendere la mia bici, che avevo nascosto dove attualmente si trova la Pizzeria Roma. Quel giorno, se fosse stata indetta una gara a premi, con la mia fuga avrei vinto il primo premio di velocità”.

Sempre a Mortara, il “Farinin” fu testimone in molteplici occasioni dei bombardamenti effettuati dagli Alleati, che avevano come obiettivo principale la stazione ferroviaria, ma che purtroppo portarono anche ad alcune vittime tra i civili.

“Ricordo un giorno in cui gli aeroplani hanno scagliato tre bombe. – afferma Sandro Farina – Una di queste ha colpito accidentalmente un portico, vicino all’attuale gioielleria Baiardi, dove si erano rifugiate alcune persone, morte sotto le macerie. Le altre colpirono l’officina ferroviaria, che andò completamente distrutta in quell’occasione. La stazione veniva bombardata regolarmente, ma di solito non c’erano mai vittime civili, tranne in alcune specifiche occasioni. Oltre al portico dove attualmente si trova la gioielleria Baiardi, fu bombardata per errore anche la bottega di un commerciante di cavalli, che si trovava dove ora c’è il Caffè Garibaldi. Questo commerciante morì nel bombardamento insieme ai suoi cavalli”.

In seguito alle esperienze vissute dal “Farinin” durante gli anni della guerra e grazie alle sue condizioni di bracciante, era quasi inevitabile l’avvicinamento al Partito Comunista Italiano, alle cui attività Sandro Farina cominciò a dedicare anima e corpo al termine della Seconda Guerra Mondiale. Un ruolo sempre di primo piano nell’attivismo politico locale, che Alessandro Farina ricopre ancora oggi nel Partito della Rifondazione Comunista.