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Bertè cinque anni dopo

ADRIANO ARLENGHI

3 SETTEMBRE 2022

Si tratta di un vero e proprio romanzo nero, del quale è difficilissimo riassumere la vicenda che è tanto intricata quanto inquietante. Parlo della questione Eredi Bertè e alle vicende oscure che l’hanno accompagnata .Parlo del rogo del 2017, di cui tutti i mortaresi conservano tristissima memoria. L’attività di raccolta dei rifiuti risale al 1998 e va talmente bene da permettere alla ditta Eredi Bertè s.r.l. di fare numerosi e cospicui investimenti immobiliari. Nel 2006 iniziano le difficoltà che portano ad un accumulo irregolare di rifiuti, trasformando a poco a poco il sito in una discarica. In più di 10 anni nessuno si accorge dell’irregolarità della gestione. Le telefonate al Comune e le varie proteste non trovano ascolto.

Nel 2010 la ditta cambia nome (Eredi Bertè Ecology) , il cui amministratore è un conoscente di Vincenzo Bertè, il quale non ha specifiche autorizzazione e dunque riesce ad evadere l’ecotassa regionale di 1,8 milioni di euro..

Nel 2015 la Ditta ottiene l’autorizzazione della Regione. Nel 2017 l’incontenibilità dei rifiuti stoccati, la possibilità di un risarcimento assicurativo e l’impossibilità di uno smaltimento corretto e legale inducono qualcuno a provocare l’incendio doloso che tutti ricordiamo. Segue il fallimento della ditta. Il cumulo di rifiuti bruciati sono rimasti lì da ben 5 anni. Un grande, enorme cumulo di detriti bruciati nell’incendio doloso.

Neri e tristi sognando una bonifica sempre più lontana. Il rischio è che le sostanze incombuste percolino nel terreno non impermeabilizzato e arrivino alle falde, inquinandole. Una strana storia questa dei Fratelli Eredi Bertè, un azienda dove i controlli su ciò che veniva accumulato non sono mai stati realizzati.

Dove l’assicurazione non copriva i danni e nessuno se n’era mai preoccupato. Dove incredibilmente la mattina stessa in cui ci fu l’incendio era prevista una visita di controllo da parte dell’Arpa.

Cinque anni sono tanti e infatti la vegetazione sta crescendo negli anfratti dei detriti incombusti e ora produce rami verdi. Tra un paio di lustri se nessuno interverrà diventeranno una montagnetta verde alla cui sommità, tuttavia non si respirerà certo aria buona ma la certezza di stare in un luogo avvelenato e pericoloso.

La grande mobilitazione di mille persone che Ora basta! aveva messo in piazza la settimana dopo l’incendio non è servita a chiedere giustizia. Per noi che quella manifestazione l’abbiamo organizzata con una fatica inenarrabile, stando svegli persino la notte per chiedere permessi ed autorizzazioni, per rispondere alle settanta e passa associazioni o gruppi che avevano aderito, per inventarci la logistica, per tenere conto dei pareri e delle proposte di tutti, questo cumulo di macerie rappresenta una sconfitta. Ci era sembrato che quella indignazione forte che veniva rappresentata in una Piazza del Teatro inondata di sole quel pomeriggio di cinque anni fa, potesse essere e rappresentare un tempo nuovo.

Di discontinuità rispetto al passato riguardo ai temi dell’aggressione all’ambiente, della paura per il depauperamento progressivo del territorio, per i dati sulla salute collettiva, per la perdita di legalità. Ci sbagliavamo. Ci sbagliavamo, purtroppo.

Di bonifica oggi ne parlano tutti ma non ci pensa nessuno. Per questo insieme sugli amici di Unione Popolare e alle associazioni che lo vorranno, io sarò lì sul luogo della vergogna in Via Fermi, martedì 6 settembre dove si svolgerà un presidio a partire dalle ore 17. Invito gli amici a venire con me.

Cinque anni dopo l’incendio al deposito Eredi Bertè… ancora non è cominciata la bonifica

31 Agosto 2022

Cittadini Mortaresi e Lomellini, con questo volantino vogliamo ricordare a tutti che 5 anni fa, il 6 settembre del 2017, ci fu l’incendio al deposito di rifiuti della ditta Bertè, incendio che durò giorni e giorni che ci spaventò ed inquinò il nostro territorio.

NOI NON VOGLIAMO CHE QUESTO FATTO SIA DIMENTICATO!

Da allora non si è fatto assolutamente nulla, e la bonifica dell’area non è nemmeno cominciata.
Si palleggiano responsabilità tra i vari livelli istituzionali (regione, provincia e comune) ma il risultato è che nessuno ha fatto nulla.
Nei mesi scorsi è iniziato il processo nei confronti del titolare dell’azienda Vincenzo Bertè, accusato di incendio doloso, ma naturalmente ci vorranno anni prima che la magistratura accerti le responsabilità penali.
In questo caso specifico, non si sente da parte del centrodestra cittadino nessuna invettiva contro la lentezza della giustizia italiana. Se ad essere sotto accusa fosse stato un immigrato o una persona in difficoltà qualsiasi state tranquilli che avremmo assistito ad una campagna forsennata contro la malagiustizia. Come al solito si vuole una magistratura efficiente contro i deboli e inefficiente contro i potenti.

Anche chi doveva controllare che le norme di sicurezza fossero rispettate non è stato minimamente coinvolto. La giunta leghista di Mortara, ai tempi, non ha vigilato sulla crescita esponenziale dei rifiuti stoccati al di là di ogni norma. Per di più la giunta comunale ha pagato 80 mila euro all’anno alla Eredi Bertè senza avere nulla da eccepire. Non solo: anche dopo l’incendio la giunta di Mortara ha affidato appalti ad una società del socio di Bertè, Andrea Biani.

Chiediamo che la nuova giunta cittadina e la Regione si facciano carico di questo problema. Rivendichiamo, inoltre, che la filiera dei rifiuti deve essere ricondotta interamente sotto la gestione pubblica, per impedire a soggetti privati, il cui scopo è unicamente il profitto, di accumulare ingenti quantità di denaro incuranti dei danni ambientali e della salute dei cittadini. L’affidamento ai privati della gestione dei rifiuti favorisce, allo stesso tempo, le infiltrazioni mafiose in questo settore.

PER NON DIMENTICARE
Venerdì 2 settembre dalle 9.00 alle 12.00 ci sarà un gazebo informativo al mercato di Mortara in piazza Silvabella.

Martedì 6 settembre dalle 17 alle 18 e 30, in occasione del quinto anniversario dell’incendio, in via Fermi, davanti all’azienda Eredi Bertè presidio per sollecitare un piano di bonifica concreto e in tempi certi e per chiedere che chi ha sbagliato paghi.

Partito della Rifondazione Comunista – Giovani Comunisti/e – Unione Popolare