Tag: Resistenza

Spezzare il silenzio…

Sono trascorse oltre due settimane dall’uccisione di Youns El Boussetaoi da parte dell’assessore Adriatici.

Un fatto gravissimo che ha lasciato sgomenta e addolorata una parte di Voghera.

La manifestazione di sabato 24 luglio (con la presenza della famiglia di Youns ed una grande partecipazione delle comunità marocchine e magrhebine oltre a moltissimi migranti con cittadinanza italiana uomini, donne, bambini) promossa originariamente dai giovani di “Noi siamo idee”, ha rappresentato un momento importante per la richiesta di giustizia sulla sua morte.

Manifestazione pacifica con una scarsissima presenza di vogheresi, in un centro cittadino con negozi inspiegabilmente chiusi dopo i messaggi di allarme inviati dalla sindaca.

Un segnale negativo che si è evidenziato anche nella seduta del Consiglio Comunale del 28 scorso.

Nella sede istituzionale cittadina sono mancate riflessione e approfondimento, con l’incredibile silenzio dei consiglieri di maggioranza che hanno rinunciato al proprio ruolo delegando alla sindaca ed alla sola capogruppo leghista, partito dell’ex assessore, gli interventi incentrati quasi esclusivamente sul presunto danno di immagine subito dalla città ad opera dei media.

Come se l’uccisione di un uomo ad opera di un rappresentante delle istituzioni locali fosse un normale fatto di cronaca.

E’ evidente la non volontà di fare i conti con il clima politico oltre che culturale nel quale è maturata l’uccisione di Youns.

Da almeno due decenni in città viene agitato il tema della presunta “sicurezza” mescolando situazioni reali di microcriminalità, progressivo degrado di aree e spazi urbani, assenza di iniziative sociali di accoglienza, sovrapponendo piano locale e nazionale per campagne politiche.

Il risultato è la diffusione di un “senso comune” fatto di indifferenza, razzismo e intolleranza (basta sfolgiare alcuni social locali per rendersene conto) mentre le scelte amministrative non affrontano le contraddizioni e le vecchie e nuove povertà, accentuate dalla pandemia, limitandosi a delegare gli interventi alle varie espressioni di volontariato presenti.

Pensiamo sia necessario spezzare il silenzio e riprendere al più presto occasioni di iniziativa, riflessione e confronto in città.

Vanno contrastate e respinte le logiche che da troppo tempo speculano e raccolgono consenso facendo leva sulle paure, sul rifiuto delle diversità, sull’esclusione delle persone più fragili ed esposte: le “vite di scarto” ben rappresentate da Youns e dalla sua tragica morte.

Associazione “Insieme”, A.N.P.I. sezione di Voghera, Comunità del Carmine, Legambiente Voghera – Oltrepò, C.G.I.L. Pavia, Associazione “Solidari – Dimbalente”, “Noi siamo idee”.

Voghera: importante risposta con manifestazione, contro l’omicidio compiuto dall’assessore leghista.

Sulla manifestazione di ieri a Voghera: è stata un’importante risposta contro l’omicidio compiuto dall’assessore leghista e il clima di odio sapientemente alimentato da quelle forze politiche espressioni delle classi dominanti per dividere i lavoratori e i poveri al fine di perpetuare i propri profitti.

“Anche i Partigiani però…” con Chiara Colombini e Pierangelo Lombardi il 26 maggio

Presentazione in videoconferenza del libro “Anche i Partigiani però…” con Chiara Colombini e Pierangelo Lombardi che si terrà il 26 maggio alle ore 21,00 organizzata dall’Anpi Voghera, in collaborazione con il Comitato provinciale Anpi e ISTORECO Pavia.

RICORDO DI UGO SCAGNI

17/05/2021

Abbiamo appreso della scomparsa di Ugo Scagni.

Purtroppo non eravamo più in contatto con lui da alcuni anni, ma lo vogliamo ricordare in quanto, per molto tempo, partecipò all’attività del Partito della Rifondazione Comunista nel circolo di Stradella.

Lo ricordiamo nelle sue partecipazioni alle manifestazioni nazionali quando, nonostante cominciasse ad essere avanti negli anni, si sobbarcava con noi lunghi viaggi in pullman, avendo cura di portare una bandiera del Partito.

Lo ricordiamo negli interventi nelle assemblee del circolo e in quelle provinciali e nella sua attività nella Festa del circolo di Stradella a Canneto Pavese dove gestiva una bancarella di libri usati accanto alla cassa delle offerte all’ingresso.

Una volta, in questa sua attività, fu vittima di una vile aggressione fascista da cui, per fortuna, non ebbe conseguenze fisiche.

La sua opera certamente più nota ed importante fu la sua ricerca storica sulla Resistenza nel nostro territorio.

Furono molti i suoi libri sul movimento partigiano, tutti costruiti con un grande impegno, attraverso le interviste e le ricerche sul posto.

Ne citiamo uno per tutti: “La Resistenza scolpita nella pietra” dove Ugo Scagni ha ricostruito tutti i nomi dei 700 caduti nella Resistenza pavese con ben 330 fotografie delle lapidi e dei monumenti.

Nel centenario di quegli avvenimenti ricordiamo anche “Fascismo e antifascismo nella provincia di Pavia”.

Nei suoi libri erano ben presenti, con rigorosità storica, le radici “di classe” di quelle stagioni e il ruolo dei Comunisti.

Di questi intellettuali abbiamo bisogno anche oggi, soprattutto nella ricerca storica, perché la Storia fa conoscere gli avvenimenti che cambiano il modo di esistere dell’umanità e quindi la prospettiva di trasformare lo stato di cose presente.

Piero Rusconi e Giuseppe Abbà

Partito della Rifondazione Comunista

ANPI Vigevano: iniziative prossimo fine settimana

– Sabato 1 Maggio – ore 16 – Sala degli Affreschi Castello di Vigevano: proiezione del film “Le ali non sono in vendita”, film di forte denuncia. Per il film è necessaria la prenotazione.

– Domenica 2 Maggio dalle ore 10:00 posa di alcune corone alle lapidi dei partigiani caduti.   Si partirà dal cimitero di Vigevano, monumento ai caduti partigiani.
Per domenica sarebbe bello partecipare come Partito e come Giovani Comuniste/i.

Siccome ci sarà da spostarsi in vari punti della città, sarebbe opportuno organizzarsi con le auto.

https://www.informatorevigevanese.it/attualita/2021/04/30/news/nuove-corone-nei-luoghi-della-resistenza-548958/https://www.informatorevigevanese.it/home/2021/04/30/news/le-ali-non-sono-in-vendita-il-docufilm-del-primo-maggio-548962/

Scusate il preavviso ravvicinato ma i dettagli sono stati comunicati solo ieri pomeriggio.

GC e PRC Vigevano, Circolo Hugo Chavez Frias

DONGO (CO): NO AL FASCISMO SUL LARIO, TUTTE E TUTTI AL PRESIDIO ANTIFASCISTA DI DOMENICA 02 MAGGIO DALLE ORE 8:30

Ogni anno i giorni seguenti al 25 Aprile, Festa della Liberazione, si portano dietro le commemorazioni neofasciste dei simboli caduti e dei gerarchi sconfitti, travolti dalla lotta del popolo italiano.

Queste commemorazioni nulla hanno a che vedere con il suffragio dei morti, sono invece il tentativo di riproporre i modelli del passato regime, facendo ricorso agli slogan più truci e ai comportamenti più vieti. Non è una memoria dei vinti, è un oltraggio ai valori della Repubblica Italiana, fondata sulla Costituzione nata dalla Resistenza.

Tale oltraggio è tanto più forte nei luoghi del Comasco che videro le ultime battute del fascismo repubblicano, in fuga dalle città insorte. Dongo e Mezzegra non meritano di vedere ogni anno tali lugubri messinscene, per altro esplicitamente vietate dalla Costituzione e da numerose leggi dello Stato.

Per questo le forze antifasciste e democratiche tornano a chiedere alle Istituzioni locali una forte presa di posizione per impedire il ripetersi di simili atti illegali, e contemporaneamente chiamano all’impegno, alla mobilitazione e alla pubblica manifestazioni tutte e tutti, per rivendicare il ruolo storico di Dongo e Mezzegra, nomi che devono essere iscritti nella memoria della nazione.

Intorno all’ANPI, Associazione che perpetua l’impegno e la memoria della lotta partigiana, le realtà antifasciste e democratiche di Como e del territorio (associazioni, partiti, sindacati) hanno chiesto un incontro urgente al Prefetto di Como, incontro che si svolgerà nella mattinata di venerdì 30 aprile, nella convinzione che le Istituzioni non possano derogare dalla salvaguardia della legalità repubblicana (che si difende anche impedendo l’apologia di fascismo) e propongono una presenza democratica a Dongo in piazza Paracchini, nella mattinata del 2 maggio a partire dalle 8.30 (con osservanza delle norme e cautele sanitarie anti-covid), per rendere evidente che il territorio rifiuta la riproposizione del passato fascista.

Anpi Dongo, Anpi Comitato provinciale Como, Anpi nazionale

Anpi Sassuolo, Anpi Trofarello

ACLI provinciali di Como

ACLI regionali della Lombardia

ARCI provinciale Como

ARCI Lombardia, Massimo Cortesi presidente e coordinatore del gruppo Arci nazionale antifascismo

Auser territoriale Como

Auser Presidenza regionale (Lella Brambilla, Fulvia Colombini, Angelo Vertemati)

CGIL Como (Cgil Como Camera del Lavoro Territoriale)

CGIL Lombardia, Alessandro Pagano segretario generale (CGIL Lombardia)

CGIL nazionale, Maurizio Landini segretario generale (CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro)

CISL dei Laghi

CISL Lombardia, Ugo Duci segretario generale

CISL nazionale, Luigi Sbarra segretario generale

Civitas – Progetto città

Como senza frontiere

Fondazione Avvenire

Fondazione Villa Emma, Stefano Vaccari presidente

Giovani Comunisti/e Como

Giovani Comunisti/e Lombardia

Istituto di Storia contemporanea “Pier Amato Perretta” Como

Italia – Cuba, Associazione di Como (Italia Cuba Como)

Italia – Cuba, Associazione regionale

Italia – Cuba, Associazione nazionale

Medicina Democratica onlus

Movimento 5 Stelle di Como

Movimento 5 Stelle, on. Giovanni Currò

Osservatorio democratico sulle nuove destre, Saverio Ferrari

Partito Democratico, Segreteria cittadina Como

Partito Democratico, Federazione provinciale

Partito Democratico, on. Chiara Braga

Partito della Rifondazione Comunista – Federazione provinciale di Como (Prc/SE- Federazione Provinciale Como)

Partito della Rifondazione Comunista – Lombardia (Prc Lombardia)

Partito della Rifondazione Comunista – Nazionale

Partito della Sinistra Europea, Paolo Ferrero vicepresidente

Rete Italiana Antifascista, Luca Venneri presidente nazionale

Rete Italiana Antifascista, Gruppo Como e provincia

6000 Sardine Como e provincia

Sinistra Italiana Como

Sinistra Italiana Lombardia

Sinistra Italiana, Tino Magni responsabile nazionale Organizzazione

UIL del Lario Como e Lecco

UIL Milano e Lombardia, Danilo Margaritella segretario generale

UIL nazionale, Pier Paolo Bombardieri segretario generale

Albertini Daniele, Arrigoni Anna, Arrigoni Sonia, Avallone Luciana, Baserga Mario, @Bellotti Stefano “Cisco” (Cisco Bellotti) , Benzoni Rosalba, Bernasconi Cesare, Bertoni Maria, Bertucci Lucia, Bestetti Edoardo, Bianchi Gianmario, Bianchi Silvana, Bobbo Andrea, Boggia Fabio, Bonato Imelda, Bordoli Albertina, Borgatta Alberto, Brenna Marco, Brunati Elide, Buga Piera Maria, Buongiorno Giambattista, Canzani Diego, Capiaghi Valentina, Caruso Lucia, Casagrande Franco, Castelnovo Giambattista, Castiglioni Angela, Cavalli Norma, Chiarini Franco, Civetta Daniela, Cola Silvio, Consonni Erminio, Copes Fulvia, Cordolcini Ferruccio, Corti Daniele, Crippa Carlo, Dalla Francesca Ennio, Dalmasso Dario, Danielli Ilario, D’Apolito Elisabetta, Da Prati Riccardo, Della Bosca Andrea, Dell’Era Ambrogino, Dell’Era Nadia, Della Mano Ines, Denti Franco, Donegana Lorenzo, Eandi Luca, Ferrario Luca, Ferrero Elisabetta, Ferretti Anna, Florio Andrea, Florio Anna, Florio Teresa, Fossati Angelo Eugenio, Frigerio Maria Adele, Fusi Felice, Gabaglio Laura, Galetti Daniele, Galletti Ecclesio, Galletti Filippo, Garlati Angelo, Gatti Eliana, Gecchele Stellina, Gerra Paolo, Geymet Andrea, Giandinoto Giuseppe, Giaquinta Giuseppe, Giovinazzo Gianluca, Gobbi Alessandro Pietro, Gozzi Giuseppe, Greppi Antonella, Lanfranconi Giuseppe, Leoni Gilberto, Levi Daniela, Lietti Mariateresa, Lillia Francesca, Lombardo Maria Teresa, Loni Giancarlo, Luraghi Luisangela, Luraschi Angelo, Luraschi Gianluigi, Maggio Luca, Mainardi Nevio, Malferrari Marco, Maneschi Alessandra, Maniga Paola, Mantero Giuseppe, Marucco Dora, Martinelli Emilio, Marucco Luisa, Massaro Domenico, Mastaglio Paolo Domenico, Mastalli Paola Maria, Meriac, Meroni Vania, Midollino Luciano, Molteni Gianni, Molteni Mauro, Monga Paolo, Monteverdi Antonio, Monti Mariacarla, Morel Remo, Negrini Cristiano, Novello Denis, Oregioni Alfiera, Ortelli Gabriele, Palermo Davide Gaetano, Palo Annamaria, Palo Gianangelo, Patritti Alberto, Pelloni Aldo, Pelusi Fernanda, Penone Mimi, Piazza Antonella, Piccini Teodolinda, Pirotta Maria Grazia, Pisati Luca, Pollini Erica, Poncia Gaetano, Prati Mario, Quadrelli Valentino, Quaglia Robert, Radaelli Carla Maria, Razzi Luciano, Ripamonti Maria, Riva Camilla, Riva Cinzia, Riva Piermaria, Ronchetti Oreste, Ronchetti Paola, Rumi Raffaele, Rumi Roberta, Ruocco Cinzia, Russignaga Dario, Sacco Adelio, Sacco Luca, Selva Maria Grazia, Spelta Maria Luisa, Tabone Aurora, Tassi Eros, Tatti Domenico, Tettamanti Silvia, Tognalli Bruno, Treiber Teresa, Tremari Rosanna, Trione Manuela, Tripodi Davide, Vanoli Adele, Volani Elena, Zambon Paola, Zammarchi Nenina, Zanasi Rossana, Zatta Alessandra, Zoboli Ermanno Antonio, 99 Posse

NB – L’elenco delle adesioni è in continuo aggiornamento.

27 aprile 1921. Uccisione di Salvadeo Giovanni

Marco Savini e Antonietta Arrigoni

Nella primavera di cent’anni fa si scatenò in tutt’Italia l’offensiva delle squadre fasciste raggiungendo il massimo di violenza e ferocia.

È impossibile comprendere la nascita del fascismo se non si riescono a misurare l’ampiezza del fenomeno e la sua diffusione territoriale.

Uno dei luoghi più martoriati fu la Lomellina, con una sequenza quasi quotidiana di spedizioni punitive squadriste.

Se l’uccisione del 21 marzo di Maria Monchietti poteva essere stata forse “preterintenzionale”, quella del  capo lega di Tromello era non solo mirata ma particolarmente efferata.

La notte del 27 aprile 1921, fascisti mascherati arrivarono su un camion alla cascina Conca di Tromello gestita dalla Federazione delle Cooperative.

Cercarono Giuseppe Pazzi fiduciario della Federazione Pavese, spaventando moglie figlia e, non trovandolo, devastarono la sua casa e spararono a un salariato.

Appena dopo cercarono il capo lega Giovanni Salvadeo, che in un primo tempo fuggì da casa per i campi, poi ritornò al pianto dei figlioletti, qui lo colpirono con le mazze e lo finirono con una revolverata.

Le cooperative rappresentavano un sistema di produzione e di distribuzione che urtava gli interessi degli esercenti privati e degli agrari. Un po’ come per l’occupazione della fabbriche, non si poteva permettere che prendesse piede l’auto-organizzazione dei lavoratori nella gestione del sistema produttivo.

Guai se semplici braccianti avessero esteso con profitto la conduzione di aziende agricole, sostituendosi ai tradizionali affittuari.

Ecco l’accanimento contro le cooperative agricole come quella alla cascina Conca di Tromello.

Comunicato stampa in dissenso alla delibera del consiglio comunale di intestare un luogo pubblico a Norma Cossetto.

Con queste significative parole il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha suggellato l’incontro con il Presidente della Repubblica Slovena, Borut Pahor, avvenuto a Trieste lo scorso 13 luglio.“La storia non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano.Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall’altra, l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro.Al di qua e al di là della frontiera – il cui significato di separazione è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione Europea – sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace. Oggi, qui a Trieste – con la presenza dell’amico Presidente Borut Pahor -segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita dell’Europa”. In questa giornata i due presidenti hanno seguito un protocollo di commemorazione condivisa di sprone a continuare la ricerca storica e di diffonderla a unica voce.Insomma una forte volontà di dialogo e comprensione per il dolore di tutte le parti vittime del nostro confine orientale espresse dal nostro Presidente, con la sincera volontà d rapporto con le varie parti del territorio, il tutto per dare una onesta storia delle tragiche conseguenze che si sono susseguite in quei luoghi.

E a Vigevano?
Il Consiglio Comunale di Vigevano ha contrapposto un’altra posizione e si è contraddistinto nel perseguire una via totalmente opposta, accettando di rimuovere dal dibattito una storia collettiva per sposarne una di parte che altro non è che propaganda politica volta a nascondere le colpe che hanno causato l’evolversi degli eventi.
“IN COMPLETA CONTRO TENDENZA AI DESIDERI DEI 2 PRESIDENTI”
Con voto unanime, è approvata la proposta di intitolare un luogo pubblico a Norma Cossetto. Dietro la pietas umana riguardo le tragiche vicende che hanno coinvolto la giovane istriana, di fatto è stata approvata una versione di deliberazione elaborata senza nessun definitivo rilievo storico, tutt’oggi frutto di ricerca e studio degli storici, proprio da coloro che persistono a giustificare chi causò la Seconda Guerra Mondiale cominciando una guerra di occupazione  sfociata in alcuni casi in pulizia etnica e le ideologie che la sostennero; da coloro che, in 75 anni, hanno fatto ben poco in termini di riconoscimento delle proprie responsabilità rispetto gli orrori di questa tragica guerra; da coloro che non hanno alcuno scrupolo a negare, a minimizzare o far risaltare le tragedie avvenute, secondo convenienza, allo scopo di dare una veste di rispettabilità al fascismo, al nazionalismo ed al razzismo.
Siamo rimasti molto rattristati ed indignati nell’ascoltare il livello e il contenuto del dibattito peraltro solo dell’opposizione in Consiglio Comunale, segnato da una chiara inconsapevolezza dei fatti.
Un consiglio comunale dovendo affrontare un tema importante della nostra storia aveva il dovere di consultare storici di ambo le parti organizzando/proponendo prima un riflessione/dibattito pubblico per poi decidere in serenità, in modo che le informazioni storiche purificassero e non farsi sopraffare da strumentali convenienze politiche di “una parte”.
Non facendolo hanno permesso e legittimato che una parte si ritagli un pezzetto da vicende ingarbugliate e di ogni pezzetto fa una sorta di parentesi: la responsabilità, il tutto condito da una lettura leggera dei mass-media o della propaganda politica ossessionata dalle riletture che possano legittimare un passato ampiamente condannato dalla storia.
E così la complessa vicenda del confine orientale”, come per esempio: l’invasione italiana della Jugoslavia; il razzismo fascista verso gli slavi; i crimini di guerra italiani in Jugoslavia. La repressione di un fascismo di confine intriso di nazionalismo violento, che lacerò, negandole addirittura, le minoranze slovena e croata, le quali, nei secoli, hanno sempre costituito, con quella italiana, le componenti essenziali di un’unica comunità plurilinguistica e multiculturale che fu sempre, e che avrebbe dovuto sempre essere, considerata come la ricchezza di un intero territorio.Scomparse dal dibattito le centomila persone che furono segregate in campi di internamento dal regime nazifascista, in cui morirono circa cinquemila persone, il caso del campo di concentramento dell’isola di Rab è emblematico. Tutto scomparso dal dibattito riducendolo a comprimario errore di percorso
E’ necessario riportare il dibattito sulla storia e ristabilire una onesta riflessione sugli argomenti trattati e per questo che chiediamo alle Istituzioni comunali di organizzare due incontri, con storici illustri che hanno approfondito da tempo la materia, di ambo le parti:
– Il primo sulle vicende del confine orientale.
– Il secondo sullo stupro come arma di guerra.
Il tutto per raccogliere e confrontare le diverse posizioni e purificarsi delle convenienze politiche affidandosi alla storia.

Abbiamo anche due riflessioni di carattere generale assistendo al procedere del dibattito parlamentare che vorremmo condividere con la cittadinanza:
La prima l’abbiamo espressa in questo comunicato riguarda la mozione per l’intitolazione di un luogo pubblico a Norma Cossetto. Ma pare che non ci si voglia fermare qui nel perseguire le voglie di una parte di maggioranza di riportare le lancette dell’orologio indietro nel tempo promuovendo prassi antistoriche del nazionalismo del ventennio. La richiesta su “l’utilizzo esclusivo della lingua italiana negli atti della pubblica amministrazione” ne sono un segno esplicito e ci preoccupa un eventuale proseguo. Queste proposte provengono da direttive e a testi preconfezionati dalla segreteria di partito di appartenenza per un disegno ben preciso a livello nazionale, Non dobbiamo certo ricordare che essendo eletti in consiglio comunale per interessarsi delle criticità che assillano TUTTI i cittadini e non solo una parte e avendo come spirito guida la Costituzione nata dalla resistenza e approvata a tutti i partecipanti della assemblea si imporrebbe l’ascolto anche di chi si è imposto tramite istituzioni e associazioni ,di ricordare i partigiani come combattenti per la libertà e la democrazia partecipando attivamente a ricostruire un paese distrutto dalla guerra è avvilente pensare che chi è chiamato a rappresentare i cittadini sia più interessato obbedire agli ordini di partito sul revisionismo storico di parte, piuttosto che confrontarsi con i cittadini ed agire nel loro interesse per migliorare la città.
La seconda riflessione riguarda la qualità dei contenuti sostenuti durante la discussione, peraltro a unica voce di approvazione della minoranza che si pensava non certo interessata al disegno revisionista della proponente.Il Consiglio Comunale è chiamato ad importante ruolo di indirizzo e di controllo politico – amministrativo, che riguardano ed incidono sul benessere della cittadinanza, sullo sviluppo economico locale, sulla programmazione urbanistica e la tutela del territorio, sono decisioni che condizionano in concreto la vita dei Vigevanesi. Ebbene ci permettiamo di auspicare, in ogni occasione, ma in particolare, quando saranno messe in discussione rilevanti questioni, di poter ascoltare dai nostri rappresentanti interventi appassionati che rilevino un adeguato livello di preparazione, conoscenza del tema che porta alla competenza e questo lo possono fare ascoltando la voce delle associazioni che esprimono e divulgano le tesi degli storici e anche della cittadinanza attiva  che con tecnica e passione disinteressati operano su temi specifici.Questo li aiuterebbe nel mettere in primo piano il bene comune spogliandosi dalle mere convenienze di partito.
Vorremmo che questa triste pagina non sia ripetuta su tutti gli altri temi che sviluppa il Consiglio Comunale

ANPI Sezione Vigevano
Il Presidente
Salvatore Marrano       
                                          

22 marzo 1921. Maria Monchietti di Ceretto, prima vittima dello squadrismo fascista

Maria Antonietta Arrigoni

Marco Savini

Esattamente 100 anni fa nel marzo del 1921 iniziava la violenza squadrista in Lomellina. I primi sintomi dell’offensiva del fascismo si erano verificati già durante la campagna elettorale per le amministrative del 1920.

Le Leghe contadine con gli Uffici di Collocamento, che avevano cercato di eliminare il caporalato e la disoccupazione, le Cooperative di consumo e agricole, davano fastidio agli agrari i quali, riunitisi a Mortara, avevano raccolto un fondo di parecchi milioni per la campagna elettorale e fondato un nuovo giornale fascista “Il Risveglio” che si affiancava al loro settimanale “Il Giornale della Lomellina”.

Nonostante la propaganda e le intimidazione i socialisti conquistarono 45 comuni su 50 e tutti i mandati per il Consiglio Provinciale.

Nel marzo del 1921 stava per scadere il concordato agricolo per i braccianti, l’organizzazione delle leghe contadine aveva presentato un memoriale all’Associazione agricola, la quale non solo non voleva accettare le richieste ma pensava di togliere ai lavoratori anche le conquiste dell’anno precedente.

Sapendo che non sarebbero riusciti con mezzi legali a imporre ai lavoratori fortemente organizzati un nuovo Concordato, gli agrari fascisti organizzarono una offensiva basata su una catena di incendi e saccheggi di Case del Popolo, di sedi di Leghe Contadine, di Società di Mutuo Soccorso, di Biblioteche Popolari, su dimissioni forzate di sindaci e consiglieri comunali socialisti, e su violenze, bastonature, olio di ricino a singoli  contadini, fino a una serie di omicidi.

Il primo avvenne la notte del 22 marzo 1921.

Arrivò un automezzo con sette fascisti armati a Ceretto Lomellina, ad accoglierli trovarono gran parte della popolazione. Ripartiti prontamente lasciarono il paese sparando all’impazzata. Tre contadini rimasero feriti ma, colpita all’interno della casa la ventiduenne Maria Monchietti, incinta di tre mesi, venne uccisa.

La sorella, in un’intervista, molti anni dopo così ricordava.

“Mia sorella era da basso, ma le è parso che di sopra aveva accesa la luce, la lucerna. È andata di sopra per spegnerla (…) Quelli andando per il paese hanno sparato l’hanno presa proprio qui in testa. La pallottola ha bucato il legno della finestra, lei voleva chiudere l’anta.

Sparavano dappertutto. (…) La prima volta non l’abbiamo vista. La seconda volta mio cognato ha alzato la luce ha visto tutto il sangue per terra. Lei era dietro al lavabo che aveva vicino alla finestra. (…)

Poi sono arrivati i carabinieri, doveva sentire mia zia, li ha fatti tacere, erano venuti a vedere se era suo marito che l’aveva ammazzata. Ma dove che l’ha uccisa suo marito? Erano i fascisti che erano venuti a Ceretto.

Sul loro giornale hanno messo «Quella che è rimasta uccisa buttava giù acqua bollente».

Si può, io quando li nomino… Poi non bastava ancora, dopo tre mesi sono venuti a picchiare mio papà, sbagliando nome, l’hanno picchiato che lui era un uomo così calmo. Lui era camparo, lui veniva a casa alla sera stanco come una bestia e ha preso una batosta. (…) Io ero in casa, loro sono entrati, avevo la cartella appesa me l’hanno perfino fatta cadere, andavo a scuola.

E a mio zio Giovannino hanno rovinato la schiena, (…) hanno dato anche l’olio e tanto gliel’hanno dato, un bel bicchierone che non ha fatto tempo andare su dalla scala (…) Alla Liberazione gli hanno detto: – Andiamo Giovannino che adesso è ora di darlo a loro l’olio – lui fa: – Se avessi l’olio farei friggere le rane, non ne ho neanche per me devo darlo a loro l’olio? – Era un uomo ridicolo.

E quando l’hanno dato a mio papà eravamo a casa solo noi, viene a casa mia mamma trova un disastro: gli usci tutti aperti e lui che si lamentava, erano appena andati via. Non bisognerebbe sapere chi erano quelli lì, e quel camion che sono venuti ad ammazzare mia sorella da dove venivano? Qualcuno diceva da Casale, qualcuno da Mortara. C’era un camion pieno, una camionetta”.

Il settimanale socialista di Mortara “Il Proletario” aveva denunciato i nomi degli esecutori e dei mandanti: l’ex colonnello Silvio Magnaghi, Gigi Lanfranconi, poi diventato onorevole, e il direttore de “Il Risveglio” Carlo Cordara, ma era stato sanzionato. Venne fatta regolare denuncia dei responsabili riconosciuti al procuratore del re di Vigevano, che si rifiutò di procedere.

Un aspetto inquietante di quel periodo è stata infatti l’indifferenza se non la connivenza delle autorità e della forze di polizia, che garantivano l’impunità allo squadrismo fascista.

Così scriveva il giornale socialista: “Il fascismo ha voluto colpire tra noi non ‘la follia deleteria del bolscevismo’, ma il meraviglioso edificio che, col lavoro costante e col sacrificio di trent’anni, i lavoratori pavesi erano venuti preparando per la loro liberazione e per un mondo nuovo di civiltà e di giustizia”.