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Rifondazione: a Palermo con i salvatori di Open Arms, i 5 migranti che denunciano Salvini e le/gli antirazzisti in piazza

Pubblicato il 9 gen 2021

L’ong spagnola Proactiva Open Arms ha compiuto nelle 79 missioni svolte finora, l’ultima a capodanno, quanto spetterebbe all’Europa e ai suoi governi.

Salvare uomini, donne e bambini che fuggono dai lager libici.

Probabilmente anche l’ultimo salvataggio porterà ad un temporaneo blocco della nave lasciando deserto e privo di soccorsi il Mediterraneo Centrale perché anche questo governo considera chi opera soccorso un nemico da controllare.

Ma questa mattina nell’aula bunker di Palermo c’è l’ex ministro Salvini, accusato di sequestro plurimo di persona in quanto, per pura propaganda elettorale, ha tentato per giorni di impedire l’attracco dei sopravvissuti.

Il mondo antirazzista siciliano è fuori dall’aula in attesa che venga fatta giustizia, 5 migranti salvati si sono costituiti parte civile.

Ci aspettiamo che la magistratura compia il suo dovere condannando questo piccolo Trump padano, che sia da monito verso chi, anche non assumendosi le responsabilità che gli spettano, continua a sabotare i soccorsi.

Quel tratto di mare, anche cambiando i governi, è ormai una fossa comune di cui questo Paese porterà per sempre la colpa e ad uccidere non è il mare ma le misere leggi degli uomini.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Stefano Galieni, responsabile immigrazione PRC-S,E. 

Legge di bilancio 2021: tutto per il privato, quasi niente per il pubblico. Irresponsabili: si spartiscono il “bottino” invece di usarlo per rilanciare il Paese

Pubblicato il 4 gen 2021

Antonello Patta*

Un’occasione sprecata! È quanto viene da dire leggendo la legge di bilancio per il 2021.

Poteva rappresentare, dopo anni di tagli dettati dall’austerità,  l’occasione per  avviare un’inversione di rotta rispetto  alle politiche neoliberiste che hanno prodotto il ridimensionamento  del  Pubblico e del comune a vantaggio del privato, la perdita di diritti, il declino dell’economia, la precarizzazione , l’impoverimento del lavoro, il degrado ambientale e la distruzione del territorio.
Invece vediamo che le risorse che il covid ha obbligato a render disponibili , vengono  sprecate  da una classe dirigente  indegna di questo nome, interessata soprattutto  a   coltivare, con un’ inedito profluvio di bonus,  i propri orti elettorali. E ad elargire la gran parte delle risorse, sia quelle legate all’emergenza covid sia quelle di natura espansiva, alle imprese, senza vincoli di sorta, né occupazionali, né salariali, né ambientali.
Oltre all’assenza di un serio progetto di politiche industriali, nel DDL approvato manca totalmente  e in modo assolutamente irresponsabile, anche  un piano per il lavoro in grado di affrontare seriamente il grave problema occupazionale attuale che diventerà drammatico  con la fine del blocco dei licenziamenti che sembra data per certa al 31 marzo 2021.
Le risorse  per investimenti, che sono il pacchetto più cospicuo della manovra, sono date per di più a pioggia senza nessun indirizzo  che prefiguri un  futuro economico e produttivo diverso  e migliore dì quello attuale risultato di anni di politiche orientate alla libertà discrezionale dei mercati.
Una parte consistente delle risorse continua a essere erogata alle imprese come incentivi alle assunzioni che non solo come si è già visto, non risolvono il problema, ma perpetuano il vizio di gran parte delle imprese italiane di  puntare sulla competizione  sul basso costo del lavoro, invece che su innovazioni di processo, di prodotto e  gestionali, favorendo quella spirale spinge  il nostro sistema produttivo sempre più in basso nella gerarchia delle catene del valore europee e mondiali.

Ma la considerazione più negativa su questa manovra, che induce forti preoccupazioni sulle intenzioni del governo per quanto riguarda la  struttura del recovery plan, attiene alla totale assenza di investimenti strutturali sul Pubblico a cominciare da sanità e scuola.
Sulla sanità le cifre stanziate, detratti gli aumenti previsti per il personale, le risorse per i tamponi antigenici, e le assunzioni  a tempo determinato già  previste, non sono sufficienti  nemmeno  a coprire i costi di misure già deliberate come l’assunzione degli  infermieri di comunità, i  piani di potenziamento dei servizi territoriali e di assistenza domiciliare ,i limitati piani di potenziamento degli ospedali.
Anche la Corte dei conti ha segnalato la mancanza di quasi 1,5 miliardi di risorse.
Anche gli incrementi di spesa previsti per i prossimi anni  sono assolutamente inadeguati a recuperare il pluriennale definanziamento della sanità pubblica, che vede l’Italia largamente al di sotto della spesa di importanti Paesi europei.
Riguardo alla scuola la situazione è, se possibile, anche peggiore: mancano totalmente misure strutturali che indichino l’intenzione di voler almeno avviare la risoluzione dei gravissimi problemi che affliggono la scuola italiana e negano l’universalità del diritto all’istruzione collocando l’Italia agli ultimi posti in Europa per diplomati e laureati.
Non ci sono risorse per la riduzione di alunni per classe, il tempo pieno, l’estensione della scuola  dell’obbligo e la generalizzazione della scuola d’infanzia pubblica.
La straordinaria  lezione impartita a caro prezzo dalla pandemia sulla necessità di rafforzare il Pubblico i nostri governanti fingono  di averla fatta propria  nei talk show o quando cercano consenso a basso prezzo con la retorica sugli eroi, ma poi nei fatti, come dimostra la legge di bilancio,  si muovono in direzione opposta.
Rafforzare il Pubblico è una necessità per l’oggi e per il domani, per i cittadini e per il paese, per dare risposte alle domande dei cittadini cui il privato ha mostrato di essere  per sua natura insensibile, invertire l’estensione delle disuguaglianze e affrontare i problemi strutturali dell’economia e dell’ambiente con quello sguardo di lungo periodo che è sempre mancato al privato e al mercato orientati al profitto a breve.
Il recovery plan se gestito mettendo al centro i diritti e il bene comune potrebbe essere la grande occasione per ricostruire un Pubblico in grado di affrontare positivamente quelle attuali e le future sfide  sul piano della tutela della salute, del diritto all’istruzione, a un reddito dignitoso, del contrasto alla povertà e alle disuguglianze, della ricostituzione delle  competenze professionali, progettuali e gestionali delle amministrazioni e degli enti pubblici distrutte da anni di tagli, indispensabili per gestire le risorse e processi oramai irrinviabili come la riconversione ambientale dell’economia e delle produzioni con l’attenzione rivolta  agli interessi generali e non di pochi.
E’ urgente e necessario che si facciano contemporaneamente due cose: Investire  le risorse necessarie  sia  per il potenziamento  e la riqualificazione  di tutto il Pubblico , sia per un deciso ampliamento,  con almeno 500 mila assunzioni,  dei suoi organici  per  riportarli  progressivamente a livelli “europei”.
Così  non solo si rafforzerebbe  tutto il paese , ma si metterebbe un tassello importante nella costruzione di  un grande  piano per il lavoro   indispensabile  per  dare un futuro a milioni di cittadini, specie donne e giovani di cui sono stati privati da decenni di disoccupazione e precarietà.
Sappiamo bene che per fare ciò occorre sconfiggere  l’ispirazione neoliberista dei  nostri governanti così radicata da non riuscire nemmeno più a vedere, diversamente da altri colleghi europei, come  questa contrasti da tempo non solo con i diritti dei cittadini, ma con gli interessi generali del Paese.
Serve subito  una nuova stagione di lotte in grado di unificare tutti i soggetti  che stanno pagando i costi della crisi e i movimenti che non hanno smesso di lottare, su una piattaforma che, oltre alla richiesta di investimenti che restituiscano centralità al Pubblico  assuma tra gli  obiettivi la garanzia del reddito per tutte e tutti, l’estensione a tutto il 2021 del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali  accompagnati da un vero piano per il lavoro connesso con la  riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, il  blocco degli sfratti .

Non è facile ma è il compito di una sinistra degna di questo nome.

*Responsabile nazionale lavoro Prc

Mazzoni (Rifondazione): ENI detta il PNRR al governo

Pubblicato il 3 gen 2021

Altro che transizione verde, altro che sostegni alle categorie in difficoltà.

Nella bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che circola negli ultimi giorni, spuntano gli aiuti per ENI e consorelle, in operazioni che vanno dai progetti di confinamento geologico della CO2 a Ravenna, contro i quali avevamo già espresso la nostra denuncia ai tempi del Piano Colao, a presunte bio raffinerie.

Il governo si prepara quindi a fare del PNRR un piano finanziario a vantaggio di aziende che operano in direzione diametralmente opposta all’obiettivo di definitivo superamento dei combustibili fossili, come si evince chiaramente dall’attuale piano industriale di ENI, assolutamente non in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e che rimanda le riduzioni delle emissioni di CO2 a dopo il 2030.

Se il Governo ha veramente a cuore l’ambiente inizi a tagliare le decine di miliardi di sussidi ambientalmente dannosi invece di usare una finta transizione energetica ed il ricatto occupazionale come scusa per ripetere il vecchio schema della socializzazione dei costi ambientali e delle perdite prodotte da aziende come ENI.

Abbiamo bisogno di investimenti nel settore dei trasporti pubblici sostenibili ed accessibile a tutte e tutti, nella scuola, nella sanità e non dell’ennesimo regalo alle multinazionali predatorie di territori e diritti.

Elena Mazzoni, Resp. Ambiente PRC-S.E.

VERSALIS SOCIETA CHIMICA DI ENI INDUSTRIA DI CRESCENTINO

No alle “classi pollaio”.

Loredana Fraleone*

Nello spazio brevissimo, avuto a disposizione, abbiamo presentato il nostro emendamento sul numero degli alunni per classe in Senato, dove Rifondazione Comunista è rappresentata dalla senatrice Paola Nugnes.

Il Parlamento italiano funziona ormai come se avesse una sola Camera, dal momento che le leggi finanziarie arrivano in Senato, in tempi talmente ristretti, da poter incidere poco o nulla su ciò che è già stato deciso alla Camera.

L’emendamento, che avrebbe aumentato la quota di spazio per alunno all’interno delle classi e con un numero non superiore ai 15, non è stato ammesso in commissione, a riprova che le “classi pollaio” non sono un problema per maggioranza e opposizione, nonostante i proclami sull’importanza della scuola e della formazione per il futuro del paese.

Questo tentativo, che avrebbe comportato una vera inversione di tendenza, necessaria da tempo, ma urgente per i problemi posti dalla pandemia, ha suscitato interesse e aspettative diffuse, rappresentate nei pressi del Senato da un presidio di compagne e compagni di Rifondazione contingentati dall’autorizzazione della polizia per un numero non superiore ai 20.

Che la questione delle classi numerose sia un problema di sicurezza, ma anche di relazione didattica efficace è difficilmente confutabile, ma la resistenza a incrementare i fondi per l’istruzione, per avvicinarli almeno alla media europea, è dettata da un’idea di società e di futuro, in cui non sia necessaria cultura diffusa e tanto meno cultura critica.

Meno risorse al sistema pubblico più spinta verso quello privato; non sia mai che un settore della società sia sostanzialmente fuori dal mercato.

Vale per la scuola come per Università, Ricerca e tutti i settori pubblici, sanità compresa.

La pandemia però apre contraddizioni rimaste in ombra fino ad ora e la centralità della sicurezza comincia a entrare nel senso comune.

Non può rimanere tutto come prima e anzi peggiorare.

Le omissioni e le bugie sulla situazione del pubblico in Italia, messo in contrapposizione al “bello del privato”, cominciano a ricevere colpi significativi, anche dai dati sulla media europea dei finanziamenti per l’istruzione, ben più alti dell’Italia, e da ultimo su quella del numero degli alunni per classe, che in Europa è intorno ai 15, mentre in Italia è al 20,34%, con punte superiori al 21% in Emilia Romagna, Lombardia e Toscana.

La nostra battaglia non si ferma all’emendamento al documento di contabilità, la riprenderemo in sede istituzionale in altre occasioni e insieme a tutti i soggetti che si sono pronunciati a favore di questa proposta, continueremo a sostenerla in tutti i modi, per rendere strutturale una condizione della Scuola vivibile ed efficace.

*Responsabile Scuola Università Ricerca di Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

Le proposte di Renzi sono sostanzialmente di destra.

Le proposte di Renzi sono sostanzialmente di destra.

Mi pare però che più che attaccarlo per questo venga accusato perché mette in discussione il governo.

Perché non si contestano le proposte di destra di Renzi?

Forse perché in buona parte sono le stesse o simili a quelle del Pd o dello stesso governo?

Il Mes ad esempio è il cavallo di battaglia del Pd.

E sul no alla patrimoniale Renzi ha votato con il governo, il Pd, i Cinquestelle e tutte le destre.

E la tav passa con i voti di Renzi, Pd e destre con i Cinquestelle che escono.

Ma poi il recovery che anima ha se non quella del vecchio modello a centralità delle imprese?

Con un po’ di digitale, sempre fatto dalle imprese.

Di verde poi non si vede cosa visto che si sbloccano le “grandi opere” e le trivelle.

Si vuole un’anima?

500 mila assunzioni nel pubblico per sanità, scuola, trasporti.

Il pubblico al centro, con proprie aziende (anche europe) per digitale, risanamenti ambientali, industria farmaceutica.

Patrimoniale e tassazione sulle multinazionali.

Invece la patrimoniale (moderata e limitata ad un odg) prende 19 voti in Parlamento!

Renzi vuole l’anima? Ma l’anima questa politica l’ha “data” via da tempo.

Roberto Musacchio

RIFONDAZIONE COMUNISTA

Rifondazione, in piazza per sostenere un emendamento alla legge di bilancio contro le “classi pollaio”

Pubblicato il 28 dic 2020

Martedì 29 alle 11 saremo a Roma a Largo Vidoni, presso il Senato a sostegno dell’emendamento alla legge di bilancio per il 2021, presentato dalla senatrice Nugnes, per conto di Rifondazione Comunista.

Tale emendamento ha lo scopo di ridurre il numero degli alunni per classe, più volte evocata nella prima fase della pandemia anche da esponenti del governo, poi abbandonata e non più posta come una delle misure funzionali al distanziamento.

La riduzione ad un massimo di quindici alunni per classe, (la media europea nella scuola primaria è di quattordici) consentirebbe non solo la salvaguardia della sicurezza e del distanziamento, ma anche il rilancio di un rapporto più attento e proficuo sul piano pedagogico, terreno minato dai provvedimenti che da alcuni decenni hanno investito la scuola italiana, subordinandola al modello aziendale.

La riduzione del numero degli alunni per classe porterebbe con sé la necessità di un piano per l’edilizia scolastica, l’assunzione del personale necessario, la riduzione del precariato, l’incremento dei finanziamenti per il sistema d’istruzione avvicinandolo alla media europea.

Rifondazione Comunista/Sinistra Europea con questo emendamento intende anche denunciare la grave carenza, nel testo del documento di contabilità varato dalla Camera, di fondi minimamente adeguati a sostenere la grave situazione di alunni e studenti fortemente penalizzati dalla perdita di tante ore di scuola a causa della pandemia.

Maurizio Acerbo
Segretario nazionale di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Loredana Fraleone
responsabile Scuola Università Ricerca di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Vigevano – Torna la festa di Rifondazione Comunista: musica, cultura, politica e buona cucina

Vigevano – Torna la festa di Rifondazione Comunista: musica, cultura, politica e buona cucina

Vigevano

Comunicato stampa

Pur con le limitazioni dovute alla diffusione del Coronavirus, torna l’appuntamento con la festa organizzata dal Circolo di Vigevano del Partito della Rifondazione Comunista, giunta alla dodicesima edizione e che si terrà da venerdì 4 a domenica 6 settembre presso la Cooperativa Portalupi in via Ronchi 7 alla frazione Sforzesca di Vigevano.
L’evento (in calendario inizialmente nello scorso mese di giugno) sarà più “contenuto” rispetto al passato proprio in considerazione dell’attuale situazione sanitaria: la festa resterà infatti aperta solo nelle sere di venerdì 4 e sabato 5 settembre, e nel mezzogiorno/pomeriggio di domenica 6 settembre. Verranno ovviamente applicate tutte le disposizioni anti-Covid. Il servizio ristorante con menù tradizionali e vegetariani sarà attivo dalle ore 20 alle 22 per le cene del 4 e 5 e dalle ore 12 alle 14,30 per il pranzo del 6.
Il programma di venerdì 4 settembre prevede per le ore 21 il saluto alla festa di Roberto Guarchi, candidato sindaco alle elezioni comunali per Rifondazione Comunista, mentre dalle ore 21,30 la serata sarà dedicata a “Fabrizio De André tra musica, storia e poesia” con canzoni di Faber eseguite da Marco Belcastro (voce e chitarra) e Massimiliano Lepratti (violino e voce narrante).
Sabato 5 settembre alle ore 21 saluto alla festa di Fabrizio Baggi, segretario regionale lombardo del Prc, e alle ore 21,30 “Nylon live”, serata con la band vincitrice nel 2018 di “Rock Targato Italia”, con il suo teatro magico di brani propri e suggestioni musicali.
Infine, domenica 6 settembre con inizio alle ore 14,30 si svolgerà l’iniziativa intitolata “Per non dimenticare il Kurdistan che resiste” con la presentazione, a cura degli autori, del libro fotografico “Omaggio a Hasankeyf – Storia di un villaggio millenario”. Il volume (realizzato dall’associazione Verso il Kurdistan Odv con la collaborazione di Uiki Onlus e Rete Kurdistan Italia) propone le fotografie di Giorgio Barbarini, i testi di Pierluigi Cavalchini e Antonio Olivieri, e l’introduzione di Ercan Ayboga.
Per tutta la durata della festa saranno presenti tavoli informativi, stand vari e la libreria.
Per il servizio ristorante è gradita la prenotazione telefonica al numero 342-6489617 dal martedì al venerdì dalle ore 20 alle 22, sabato e domenica dalle ore 11, oppure telefonando al numero 328-1028046 (dalle ore 20 alle 22).