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Con Lula, contro il golpe fascista in Brasile

9 Gennaio 2023

La destra fascista di Bolsonaro assalta il Parlamento brasiliano. Un attacco alla democrazia che va respinto.

Piena solidarietà a Lula e al popolo brasiliano.

La UE e i governi europei, compreso quello italiano, condannino da subito e senza ambiguità questo tentativo di golpe.

Ricordiamo che il governo italiano dei camerati fascioleghisti di Bolsonaro non ha inviato nessun esponente alla cerimonia di insediamento del presidente Lula.

L’irruzione in corso è un attacco terroristico incompatibile con le regole di una democrazia.

È evidente la complicità dei bolsonaristi che governano il Distretto Federale e hanno lasciato fare.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare

LEGGE DI BILANCIO E DDL CALDEROLI: LO SPEZZATINO DELLA REPUBBLICA È SERVITO!

7 Gennaio 2023

Tonia Guerra*

La prospettiva disegnata in sequenza dalla legge di Bilancio 2023 e dalla proposta di Legge Calderoli offre un quadro a dir poco allarmante di un Paese ulteriormente diseguale, con livelli di povertà insostenibili, un deficit preoccupante di democrazia e un grave squilibrio dei poteri.

Finanziaria e LEP

La Legge di Bilancio appena approvata dedica i commi dal 791 all’801 ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), presupposto per l’Autonomia differenziata.

La “determinazione” dei diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, che la Costituzione affida come competenza esclusiva allo Stato, viene attribuita ad una “cabina di regia”, presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri che delega il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, a cui partecipano i titolari di vari ministeri, il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, il Presidente dell’Unione delle Province d’Italia e il Presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani.

Tale organismo, partendo dal criterio della “spesa storica” e sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla “Commissione per i fabbisogni standard”, determina i LEP e predispone i DPCM da adottare nella Conferenza Unificata (Stato/Enti locali).

Nel caso di inosservanza dei tempi stabiliti, viene nominato un Commissario.

I costi del procedimento sono quantificati in 500.000 euro per ogni anno dal 2023 al 2025; a questi si aggiungono 1.145.000 euro per ogni anno a partire dal 2023 per i componenti della segreteria di nomina ministeriale.

Complessivamente, per far partire l’autonomia differenziata sono stanziati circa 6.600.000 euro nei 3 anni.

L’intero iter dovrebbe concludersi entro dicembre 2023.

In pratica

  • il tutto è gestito dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie;
  • l’esito sono decreti amministrativi che non hanno forza di legge;
  • il Parlamento viene esautorato anche se i Lep sono materia esclusiva dello Stato;
  • si definiscono livelli “essenziali” (non “eguali”) di prestazioni, ma non il relativo finanziamento, né ci si pone il problema della perequazione, dovuta e per anni disattesa.

DDL “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario”

Il quadro diventa ulteriormente preoccupante se accompagnato in successione dal progetto di legge Calderoli, presentato, in una versione aggiornata ma non ancora ufficiale, il 29 dicembre scorso.

Strizzando l’occhio a quanti avversavano l’autonomia differenziata appellandosi esclusivamente alla determinazione dei LEP, il DDL li prevede secondo quanto previsto dalla normativa vigente, la Legge di Bilancio appena approvata.

  • L’iniziativa per l’acquisizione di ulteriori forme di autonomia è in capo alla singola Regione, che può richiedere tutte le 23 materie.
  • La trattativa Regione-Governo è in capo al ministro per gli Affari Regionali e Autonomie, che propone l’intesa da far approvare in seno al Consiglio dei Ministri e inviare alla Conferenza Unificata e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali, per un parere tutt’altro che vincolante.
  • Dopo la sottoscrizione, l’intesa viene inviata alle Camere, che l’approvano con maggioranza assoluta.
  • Per finanziare il trasferimento delle funzioni fino alla determinazione dei fabbisogni standard si fa riferimento alla “spesa destinata a carattere permanente, fissa e ricorrente, a legislazione vigente, sostenuta dallo Stato nella Regione per l’erogazione dei servizi pubblici corrispondenti fatte salve le diverse previsioni contenute in ciascuna intesa”. Quindi, la spesa storica.
  • Le risorse umane, strumentali e finanziarie sono determinate da una Commissione paritetica Stato-Regione e l’intesa  può essere modificata mediante iniziativa congiunta Stato-Regione.

C’è da rilevare, oltre che l’ennesimo sfregio al Parlamento, l’assenza di regole e motivazioni oggettive per accedere a ulteriori forme di autonomia, di riferimenti alle ripercussioni che ricadrebbero su altre zone del Paese, l’assenza di criteri rispetto al numero di materie, il fatto che non tutte vengano considerate riferibili ai LEP.

In pratica, l’autonomia differenziata è un fatto privato fra due stati, quello regionale e il governo.

Scompare l’interesse generale nazionale.

Per questo da anni ci battiamo contro tale progetto, che oggi acquista una pericolosità maggiore con un governo di destra e leghista, privo di un’opposizione parlamentare efficace e coerente, in molti casi connivente.

In questi mesi si sono moltiplicate le voci di dissenso, dal Tavolo contro l’Autonomia differenziata, ai sindaci del Sud, alle associazioni e ordini professionali, ai sindacati, ai movimenti che operano sul piano dei diritti umani, alle forze politiche di sinistra e di opposizione, ai rappresentanti istituzionali e sociali, alle comunità del Mezzogiorno che lottano contro l’impoverimento economico, lo svantaggio sociale e il pregiudizio culturale.

A loro si sono unite le ragioni di chi maneggia dati e fatti: Banca d’Italia, Svimez, Corte dei Conti, Caritas …

Il dissenso innervosisce il potere: Calderoli minaccia di rappresaglie giudiziarie chi lo accusa di voler spaccare l’Italia, chi dice la verità.

Ha paura ma non fa paura: possiamo fermarli.

*Resp. Mezzogiorno e campagna contro autonomia differenziata

NEL 2023 SAREMO (QUASI) TUTTE/I PIÙ POVERE/I

4 Gennaio 2023

UNIONE POPOLARE

Si parla in media di 2435 euro di rincaro annuo per ciascuna famiglia (senza considerare il caro bollette!)

Il 2023 sarà un anno drammatico per le tasche delle Italiane e degli Italiani. Il costo della vita, infatti, aumenterà in modo spropositato, a partire dalla mobilità.

Solo il carburante graverà circa 366 euro in più l’anno su ciascuna famiglia.

I pedaggi autostradali, già costosissimi, sono aumentati del 2% dal primo gennaio.

Ma anche i costi dei biglietti di autobus e metropolitane subiranno un’impennata. Un esempio? Il biglietto di una corsa a Roma passerà da 1.50 a 2 euro!

Avete capito bene: il peso della crisi economica ricadrà indistintamente sui consumatori, indipendentemente dal reddito pro capite.

Ovviamente l’impatto su chi è ricco sarà minimo o nullo, mentre su chi già oggi fatica a rimanere a galla sarà devastante.

In più, il governo Meloni ha eliminato qualsiasi tipo di salvagente che garantiva un minimo di sicurezza nel mare di precarietà e povertà in cui versa ormai parte del Paese.

ll rischio immediato di questa situazione drammatica è che i cittadini più in difficoltà si trovino soggiogati per disperazione dalla criminalità organizzata, che li adescherà promettendo di aiutarli nel fronteggiare l’impennata del costo della vita.

Di fronte a questa crisi economica, il Governo Meloni ha mostrato tutta la sua inadeguatezza e la sua insensibilità nei confronti dei bisogni e delle esigenze del popolo italiano.

Intervista a Mara Ghidorzi sulle elezioni in Lombardia

29 Dicembre 2022

Stefano Galieni*

Nella regione più popolosa e ricca d’Italia il 12 febbraio prossimo si va, in anticipo, alle elezioni. Gli schieramenti sembrano già definiti. La destra, nonostante i disastri provocati con l’emergenza covid, sembra pronta a vincere ancora – aiutata anche dal fatto che le altre forze presenti nel consiglio regionale – poco o nulla hanno fatto se non proporre ricette simili. Al centro di candida la sempiterna Letizia Moratti, sostenuta nazionalmente dal duo Calenda – Renzi, ma che potrebbe contare sul sostegno potente di Comunione e Liberazione, vera holding regionale, nonché della destra del Pd e dell’area più moderata dello schieramento dato per vincente. Il Pd, ha schierato un suo uomo dall’immagine – quasi solo quella – di sinistra, di Pierfrancesco Maiorino, ex assessore alle politiche sociali a Milano durante la giunta Pisapia, poi parlamentare europeo e oggi pronto a tornare nella regione. Dopo tumultuose vicende la lista di Majorino avrà il sostegno del M5S e della scricchiolante lista “Sinistra Italiana /Verdi Europei”. Fuori dal coro la lista di Unione Popolare, guidata da una compagna del PRC, Mara Ghidorzi, conosciuta per il suo impegno sociale e femminista ma non solo. L’abbiamo raggiunta con una lunga conversazione che si è trasformata in una piacevole chiacchierata utile a conoscerla e a farla conoscere. E parte in quarta, veloce al punto che bisogna fermare la velocità con cui parla: «Hai ragione quando parli della regione più ricca d’Italia, ma è anche quella che primeggia nelle diseguaglianze, nel divario della qualità della vita e nell’inquinamento ambientale. È amaro dover partire dal fatto che siamo la regione più inquinata d’Europa». Mara è relativamente giovane, considerando la gerontocrazia che regge la vita politica nel ns Paese, soprattutto a sinistra. «Sono sociologa di formazione, ho svolto studi soprattutto sulle politiche di genere e sul femminismo che ha profondamente influenzato il mio agire politico. Grazie anche a questa formazione ho compreso bene l’importanza dell’interconnessione fra diritti civili, sociali e politici. Lavoro come progettista e ricercatrice nel campo delle politiche di genere e della cittadinanza attiva, mi occupo di inclusione socio lavorativa, vado anche spesso nelle scuole per promuovere il protagonismo giovanile, la partecipazione, la prevenzione ai bullismi. Spesso lavoro con alcune ong e devo ammettere di aver trovato un lavoro che mi piace. Ho a che fare molto con quelle che chiamiamo “seconde generazioni”, ragazze e ragazzi che hanno maggiore apertura rispetto ai genitori. Con i minori delle scuole primarie incontro l’inevitabile difficoltà di chi vive ancora immerso nei modelli tradizionali, con quelli delle superiori, ormai adolescenti, la scuola è ancora un forte motore di inclusione. Anche per questo ritengo fondamentale investire nella scuola pubblica. È formativa, non impone l’aziendalizzazione, crea competenze che costruiscono la possibilità di divenire cittadine e cittadini che ti aiuta a vivere meglio. La loro età è delicatissima. Si tratta del periodo in cui capiscono chi sono e forse quale potrebbe essere il loro futuro. Le seconde generazioni sono inserite nel tema della doppia cittadinanza, devono definirsi in una nuova dimensione. Prevale spesso anche una condizione discriminante di classe. Le figlie e i figli di migranti vengono fatti concentrare nelle scuole professionali. Da una parte per le difficoltà di partenza, servono soldi per mandare i figli nei licei o addirittura all’università e non ci sono incentivi per garantire una libera scelta. Con i nuovi piani scolastici poi, non è più come in passato, si pretende che a 14 anni tu abbia già deciso del tuo futuro. Se sbagli scuola non importa a nessuno. Poi non si capisce come mai cresca la dispersione scolastica».

Quando si parla del governo di una regione il pensiero va immediatamente alla sanità, che da sempre rappresenta la voce preponderante del bilancio. E il pensiero va al tragico bilancio della pandemia che chi vuole tornare a governare cerca di far dimenticare: «Si vuole rimuovere la scellerata mancata scelta di porre in “zona rossa” la val Seriana. Per garantire i profitti hanno causato almeno – ma la stima è al ribasso – almeno 4000 vittime che potevano essere salvate. Da noi l’80% del bilancio è alla voce sanità. La privatizzazione che va avanti, da destra come dal sedicente centro sinistra, ha portato a privilegiare ricoveri ed interventi costosi a scapito della prevenzione. Non si tratta di una questione ideologica quella per cui in UP siamo dalla parte del “pubblico”. Potenziare la sanità pubblica significa aumentare non solo posti letto e assunzioni ma lavorare sul benessere della persona a cui dobbiamo garantire una vita lunga e di qualità. Da noi ha prevalso la logica dei grandi ospedali, anche poli di eccellenza ma sono stati fatti sparire i presidi territoriali di prossimità che investono appunto sulla prevenzione e sulla relazione tra medico e paziente. Che Fontana (destra) e Moratti abbiano questo approccio non ci deve stupire, ma ci deve indignare che anche il Pd segua la stessa linea. Majorino dice che bisogna ridurre le liste di attesa ma come si fa? La risposta è stata quella di prendere come capolista il virologo Fabrizio Pregliasco, celebre esponente del modello sanitario privatistico lombardo di cui si presenta come il volto presentabile. Una scelta che non mi sorprende – afferma la candidata – Pregliasco e Pd non hanno mai parlato di sanità pubblica, propongono correttivi in un contesto in cui il sistema andrebbe, a mio avviso, totalmente rovesciato. Con Pregliasco si propone di mettere una toppa ad una gestione pessima. Ti faccio un esempio. Io che ci tengo alla prevenzione, voglio fare esami del sangue ogni anno, ma il sistema sanitario regionale me lo permette solo ogni 5.Quindi ne faccio uno con la sanità pubblica, tre in quella privata, pagando ovviamente e poi un altro nel pubblico. Anche questa è discriminazione di classe. Io lo faccio per la mia prevenzione ma tale attesa e spinta verso il privato vale anche per gli esami salvavita». La scelta di mettere in lista Pregliasco, dettata molto probabilmente dall’interesse a sottrarre voti al centro e alla destra, in particolare a CL, ha provocato una significativa scossa a sinistra. A Majorino doveva essere affiancata una lista civica guidata da Vittorio Agnoletto che stava raccogliendo adesioni in mondi a noi vicini. Ma lo stesso medico, fondatore della Lila, ed ex europarlamentare eletto come indipendente nelle liste del Prc, ha abbandonato il proposito di cimentarsi nella campagna: «Vittorio Agnoletto ha dimostrato ancora una volta, caso mai ce ne fosse bisogno, di possedere una grandissima onestà intellettuale. Ha scelto di non correre. Da lui mi separa il fatto che ha dichiarato di essere deluso da Majorino. Ma cosa si poteva aspettare da questo centro sinistra? Io non sono stupita. Dove governano, nel Lazio come in Emilia, stanno esportando il “modello lombardo” che, soprattutto in Emilia ha provocato una strage nella pandemia smantellando presidi perché dicono che non portano soldi. Per loro la sanità deve garantire profitto. Noi di UP abbiamo ormai chiuso le liste e stiamo raccogliendo, di corsa, le firme. Una sfida non facile. Se con Vittorio e gli altri che ne hanno condiviso il percorso si possono aprire interlocuzioni e se ci si vuole dare una mano ne saremmo solo che felici. Ma ne trarrebbe beneficio tutta la sinistra. Credo che il M5S abbia fatto una scelta suicida in questa alleanza, si vanno a rinchiudere in una alleanza con un Pd ancor più perdente dopo questa operazione. Una parte della base del movimento è arrabbiata per la scelta, abbiamo incontrato molti attivisti con cui dobbiamo parlare e di cui dobbiamo riuscire ad intercettare il malcontento, senza chiusure. L’alleanza col M5S sarebbe stata positiva ma ora ognuno si assume le proprie responsabilità». Le vicende del centro sinistra lombardo hanno una caratteristica particolare. Majorino si è costruito negli anni l’immagine di uomo progressista, attento ai diritti e pronto ad una buona parola su tutto. Ma oltre le parole? Beh le dichiarazioni in favore dell’autonomia regionale differenziata, la gestione dell’accoglienza dei migranti quando a Milano usava il pugno di ferro un’assessora che sgomberava senza pudore la Stazione Centrale e ogni altro luogo di aggregazione, le pressoché inesistenti politiche abitative, danno ragione – al di là delle disponibilità a ridurre a volte i danni e senza disturbare il manovratore – a chi come in UP non ha mai considerato Majorino un interlocutore di spessore.

Ma tornando ai problemi concreti, a Mara Ghidorzi, abituata a muoversi in bicicletta, interessa porre l’attenzione su due questioni interconnesse: trasporti, infrastrutture e ambiente: «Ci sarebbe tantissimo da fare. Soprattutto per i pendolari che subiscono quotidianamente la malagestione di Trenord, la rete ferroviaria regionale. Ci sono tratti che risalgono agli anni Trenta, anche a binario unico, come accade nella zona a sud di Milano. Manca spesso l’aria condizionata, i ritardi sono una costante e i pochi treni si affollano facendo vivere ai pendolari una vita d’inferno. La Regione su questi non investe. Preferisce gettare soldi nel traffico su gomma, con progetti costosi quanto inutili. Mi riferisco alla tangenziale esterna ovest che, se venisse realizzata, attraverserà l’intero Parco Sud, una delle zone agricole più importanti della regione per collegare Melegnano a Magenta. Un tratto che sarà inutilizzato perché il biglietto da pagare sarà alto e oltretutto scomoda. Sono tratti privati e costosi come la BreBeMi (Brescia Bergamo Milano), con biglietti alti che ha tagliato paesi a metà per portare alla fine in una zona molto periferica di Milano. Pd e destra sono favorevoli. UP è per piantarla con la distruzione sistematica del territorio, chiede di investire nei trasporti pubblici locali. Il Pd si vanta dell’Azienda Trasporti Milano (Atm) che si muove però “bene” solo sul Comune tagliando fuori la provincia, dove ci sono mezzi che passano raramente (in alcuni Comuni è senza servizi la domenica) e saltano spesso le corse. E la gestione è del centrosinistra di Sala. Intanto continua la cementificazione selvaggia con lo sguardo degli avvoltoi per i grandi eventi. Già sono accesi i motori per guadagnare con le Olimpiadi invernali, un modello che non ci serve, che è inutile e dannoso che distrugge anche la montagna con gli impianti sciistici».

Anche su un tema enorme come quello del lavoro la Regione gioca un ruolo, spesso sottovalutato e gli spazi per intervenire ci sarebbero dice la candidata presidente: «Le regioni gestiscono le politiche attive del lavoro, non lo creano ma danno indicazioni. Solo che queste politiche che andrebbero demandate soprattutto ai centri per l’impiego finiscono in mano alle agenzie private. Da noi funziona un sistema a “dote”, un meccanismo perverso, che trasforma le politiche attive in un grande mercato, dove il disoccupato diventa merce. Un sistema finalizzato ad arricchire gli enti accreditati privati senza portare alcun beneficio all’occupazione. La dote non funziona perché alla fine trova occupazione solo a chi ha un alto profilo. Unione Popolare chiede che vengano potenziati i centri per l’impiego pubblici. In questi c’è un controllo maggiore sui contratti proposti. Non se ne possono fare quando sono al limite della legalità. Tra l’altro queste risorse provengono dai Fondi Sociali Europei e con l’attuale modello sono soldi sprecati. Certo accanto ai centri per l’impiego servirebbe ridefinire una politica industriale innovativa sul territorio, ragionare di piani di sviluppo e di programmazione. La Regione non può creare lavoro ma incentivare quello buono, garantire una seria formazione anche professionale invece di regalare soldi pubblici ai privati».

Con Mara Ghidorzi abbiamo finora parlato di temi che sono nell’agenda della macro politica e dell’economia, ma amministrare il territorio significa anche fare i conti con la ricostruzione di un tessuto sociale messo profondamente in crisi dal binomio pandemia / logica del consumo. E viene spontaneo, partendo, dalle sue competenze, in che maniera si possa intervenire per migliorare la qualità della vita soprattutto delle donne: «Va pensata un’urbanistica di genere, non securitaria ma partecipativa, fatta di piazze piene. Io consiglio spesso la lettura de “La città femminista”, di Leslie Kern, dovrebbero leggerlo anche gli uomini. Tocca temi che possono incidere su tutte e tutti. Parto da questo per ragionare su una città che garantisca l’accessibilità che oggi è negata a chi è vulnerabile e credo che lo spazio urbano vada radicalmente ripensato. Da questo punto di vista Milano è un modello totalmente negativo. Oggi se vuoi semplicemente vederti in gruppo devi per forza di cose consumare. Mancano spazi di aggregazione, utili per produrre arte, cultura ma anche semplicemente per scambiare due parole. Le politiche regionali potrebbero incentivare, anche attraverso trasferimenti ai comuni, la realizzazione di questi spazi. E poi, lo dico, tornando ad un’ottica di genere, vanno potenziati i centri antiviolenza. I trasferimenti effettuati sono ridicoli rispetto alle esigenze. C’è una domanda in crescita dovuta anche alla maggiore consapevolezza del fenomeno. Occorrono finanziamenti per avere case rifugio e più servizi di conciliazione per i genitori, necessari ovviamente alle lavoratrici ma anche a chi un lavoro lo sta cercando. Penso nello specifico ad un bonus baby sitting che aiuti chi ne ha bisogno, Oggi per una donna avere un reddito medio-basso e un figlio sono cose inconciliabili, c’è un problema serio di mancanza di servizi che dovrebbero poter realizzarsi in rete con i Comuni. Così come avere più asili nido, anche se in tal caso non è direttamente politica della Regione, ma il trasferimento ai Comuni è possibile. «Ricordo a tal proposito che i fondi del PNRR non possono essere usati per assumere nuovo personale educativo, con il forte rischio che i pochi Comuni che investiranno in strutture non avranno la possibilità di avere risorse umane per gestirle (salvo un ulteriore rafforzamento dei privati)».

In Lombardia Unione Popolare si comincia a strutturare per divenire presenza stabile, con elementi di ricchezza e di criticità: «Siamo, come nel resto d’Italia credo, un laboratorio in costruzione. I soggetti principali sono Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, ManifestA è assente e scarsa è la presenza di DeMa, per partire dalle forze fondatrici. Stiamo lavorando per allargare il coordinamento regionale che abbiamo aperto, a persone che non appartengono a nessuna organizzazione ma sono riconosciute. Sono convinta che UP sopravvive solo se si allarga e se riesce a divenire espressione di quella sinistra popolare e di classe di cui c’è bisogno. Le elezioni rappresentano un passaggio chiave e, riprendendo il discorso iniziale, noi dobbiamo essere il luogo in cui trovano spazio coloro che cercano alternative senza le quali non andrebbero neanche a votare. Abbiamo poco tempo per farci conoscere ma ci proviamo. Ed è vero che a volte siamo percepiti come respingenti. Credo che al di là di nostri limiti – che pure ci sono – c’è un problema generale di diffidenza verso tutto ciò che si presenta sotto l’idea di partito. Questo probabilmente è nato da tangentopoli, il M5S è riuscito a starne fuori finché ha rappresentato lo spazio “anti casta”, ma ora non può più. Soprattutto noi di Rifondazione veniamo percepiti, anche se non ci conoscono, come chiusi e vecchi. Per questo credo sia importante UP. È fondamentale per combattere il pregiudizio, aiuta noi a rompere recinti identitari e ad aprirci ad una comunicazione esterna. I ragazzi e le ragazze più giovani manifestano maggior interesse. C’è un giro largo che ci ha votato alle politiche e che intende continuare a farlo, anche fra coloro che avevano rinunciato a partecipare alle elezioni. So bene che la parola “comunista” non attira più ma sui punti programmatici che ci identificano come comunisti, veniamo considerati avanti. Temo che UP sia l’ultima carta che ci sia rimasta anche per Rifondazione Comunista. Si tratta di uno spazio prezioso per aggregare più giovani non pensando solo ai tempi brevi. C’è da lavorare ma non partiamo da zero». E allora in bocca al lupo Mara. La strada è in salita ma almeno abbiamo iniziata a percorrerla nella chiarezza.

*Da www.Transform Italia.it

Allerta inquinanti: ‘Diteci quali industrie si servono del depuratore di Mortara’

29 Dicembre 2022

Fonte Tele Pavia: https://www.youtube.com/watch?v=wq_8V5o1R7g&t=1s

L’amministrazione comunale di Mortara persevera nell’usare il depuratore comunale come azienda di trattamento reflui da molte parti d’Italia, ben al di là della funzione originaria che prevedeva solo il trattamento degli scarichi cittadini.

👉🏻 Da molti anni come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo sempre tentato di opporci a questo uso del depuratore come pure allo spezzettamento dell’Azienda Servizi Municipalizzati. AS Mia (ormai parzialmente privatizzata, al 30 per cento) accetta “carichi” da molte parti d’Italia. Le conseguenze negli anni ci sono state: dalle puzze, allo stoccaggio di fanghi radioattivi, a “sforamenti” nei parametri. In ultimo, come reso noto dall’ARPA (agenzia regionale per l’ambiente), la presenza nel “S.Caterina” (fontanile di scarico del depuratore che poi confluisce nell’Arbogna) di Pfas (sostanze perfluoroalchiliche, altamente tossiche).

✏️🗒 Abbiamo presentato in Consiglio comunale un’interpellanza articolata in tre punti:

1) L’adozione di provvedimenti contro la presenza di Pfas

2) Finirla con la pratica di ricevere carichi esterni

3) Rendere noto l’elenco delle aziende e delle ditte esterne che usufruiscono del depuratore cittadino.

🤔 Ebbene, sapete quale è stata la risposta, d’altronde largamente prevedibile, da parte dell’Amministrazione Comunale?

Nel Consiglio comunale di mercoledì 21 dicembre 2022 ci fu risposto così:

1) I metodi di rilevamento dei Pfas possono essere diversi, mettendo così oggettivamente in dubbio i risultati dell’Arpa

2) L’amministrazione comunale non ha nessuna intenzione di rinunciare a ricevere “carichi” esterni al depuratore

3) NON SARÀ RESO NOTO L’ELENCO DELLE DITTE AFFERENTI AL DEPURATORE PER “QUESTIONI DI PRIVACY”(!!).

😡 Naturalmente abbiamo protestato vivamente. Ma come, non è un sacrosanto diritto dei cittadini (che sono poi i veri proprietari del depuratore) sapere chi porta gli scarichi nella propria città. QUESTO È GRAVISSIMO.

👉🏻 All’ingegnere di AS MIA che ha risposto al primo quesito gli “è scappato” che sono ben 84 (ottantaquattro) i soggetti e le ditte esterne che usufruiscono del depuratore.

💬 Un’amministrazione del passato, pur continuando nel (a nostro avviso) nefasto uso del depuratore, fornì, a suo tempo, l’elenco degli “utilizzatori” (un elenco impressionante, solo a leggere le denominazioni delle ditte). Perché oggi non si vuole fare altrettanto? Cosa si vuole nascondere?

🔴 Continueremo la battaglia per la trasparenza e per un uso corretto del depuratore, per la salvaguardia del territorio, contro gli interessi dei potentati economici.

Abbà Giuseppe

Raccolta firme a Casorate Primo, ottimo risultato, 92 firme per la lista UNIONE POPOLARE, per le elezioni regionali Lombardia anno 2023

23 Dicembre 2022

Roberto Frigerio del Circolo di Rifondazione Comunista di Casorate Primo, Bubbiano e Bereguardo

Ieri 22 dicembre 2022 a Casorate Primo in occasione del mercato settimanale, come sezione di Rifondazione Comunista di Casorate, Motta, Bereguardo e Bubbiano, abbiamo raccolto le firme per Unione Popolare al fine di garantirne la partecipazione alla prossima consultazione elettorale regionale in Lombardia prevista per il 12 e 13 febbraio 2023.

All’interno del programma la ri-costruzione di una sanità pubblica adeguata alle esigenze dei cittadini è al primo posto.

A proposito ha fatto molto discutere la scelta del centro sinistra di Maiorino di presentare in lista il dott. Pregliasco direttore sanitario del Galeazzi – Sant’Ambrogio del gruppo S. Donato, figura che ha sempre operato nella sanità con il modello del centro destra e che recentemente ha rilasciato dichiarazioni molto discutibili tipo “La risposta della sanità lombarda è stata buona” riferendosi al periodo pandemico.

La scelta è stata ampliamente criticata da Vittorio Agnoletto di Medicina Democratica.

Questa scelta del centro sinistra ci convince ancora di più che Unione Popolare sia l’unica forza che vuole seriamente cambiare il sistema sanitario rafforzando il pubblico e non il privato.

Tornando alle firme direi che la giornata è stata positiva e la raccolta di 92 firme ci fa ben sperare per il raggiungimento dell’obbiettivo.

Dopo le festività valuteremo se organizzare un altro banchetto. 

Porgiamo come sezione un ringraziamento a tutti coloro che hanno firmato per Unione Popolare con partecipazione e spirito democratico.

Siamo tutte/i del Pkk

5 Dicembre 2022

L’assemblea nazionale di Unione Popolare a Roma si è chiusa con un messaggio di solidarietà con il movimento di liberazione curdo e il Pkk.

La deportazione dalla Svezia alla Turchia del compagno dell’Hdp Mahmut Tat è un palese tradimento dei principi che regolano il diritto d’asilo. I governi Nato fanno finta di non sapere che in Turchia basta chiedere la liberazione di Ocalan per essere accusati di terrorismo.

È una vergogna che l’UE e i governi europei abbiano inserito il Pkk nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.

Unione Popolare condanna la complicità di Nato, UE e governi europei con il regime di Erdogan che sta da settimane bombardando il Rojava e che sta usando armi chimiche contro la resistenza curda.

Chiediamo la cancellazione del Pkk dall’elenco delle organizzazioni terroriste e la garanzia del diritto di asilo per i curdi esuli nei paesi dell’Unione Europea.

Coordinamento Unione Popolare

BASTA CEMENTO! COMINCIATI I LAVORI DEL POLO COMMERCIALE A VIGEVANO

12 Novembre 2022

Ad oggi la via Rebuffi di Vigevano è una delle poche aree verdi rimaste al di fuori del Parco del Ticino. L’unica cosa da fare sarebbe tutelarla e mantenerla.

Sono invece iniziati, proprio ieri, i lavori per la costruzione del supermercato di via El Alamein (di fronte al Ducale) a Vigevano.

L’enorme colata di cemento servirà per costruire, oltre ai parcheggi, anche tre edifici (in barba alla legge regionale che stabilisce un limite massimo all’estensione della costruzione).

Quante battaglia per tentare di fermare l’accordo (del 2019) che ha dato il via a questo scempio, e quante volte è stato ascoltato il parere dei cittadini? Mai.

Questa vicenda, però, ci insegna una cosa importante: puoi essere consigliere di qualsiasi forza politica ma se, nel tuo fare opposizione, non terrai un rapporto concreto con i cittadini allora perderai sempre. La sterile opposizione che può essere fatta in consiglio comunale è sì necessaria, ma mai sufficiente.

Per fermare queste colate di cemento serve una vera mobilitazione di piazza. Serve che tutti ci si renda conto di quanto inquinante (nonché inutile) sia questo ennesimo supermercato.

Saremo sempre pronti ad opporci a questi che sono a tutti gli effetti, vista la situazione di emergenza climatica, veri e propri inutili abusi.

Saremo anche sempre favorevoli a portare avanti un’opposizione capace di essere tale sia dentro che fuori il consiglio comunale, per chiedere a gran voce che questi progetti (ammesso che si debbano proprio fare) vengano realizzati su aree dismesse e non su zone verdi che andrebbero tutelate.

Rifondazione Comunista si oppone dunque a questa cieca e sconsiderata cementificazione delle aree verdi urbane rimaste e ad un’amministrazione incapace di gestire una comunità, ma al contrario abilissima a riempirsi la bocca di finte promesse e il territorio di edifici volti a guadagnare qualche spicciolo, dimenticandosi del territorio da difendere.

Circolo “Hugo Chavez Frias” del Partito della Rifondazione Comunista di Vigevano

Giovani Comunisti/e

UNIONE POPOLARE

Unione Popolare: domani 4 novembre presidi contro la guerra in tutta Italia e sabato in corteo a Roma e Napoli

Pubblicato il 3 nov 2022

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Unione Popolare promuove domani 4 novembre, in occasione della Festa delle Forze Armate, una giornata di mobilitazione pacifista. Sabato 5 novembre parteciperemo e invitiamo a partecipare alle manifestazioni nazionali di Roma e di Napoli.

In almeno trenta città italiane ci saranno domani presidi contro la guerra, contro la guerra ai poveri e contro la guerra ai migranti. Vogliamo unire il nostro ripudio della guerra alla nostra opposizione alle politiche contro i poveri del governo che vuole abolire il reddito di cittadinanza e che sta bloccando le navi delle ong nel Mediterraneo.

Questo governo come quello che lo ha preceduto prosegue sulla strada della guerra per procura in Ucraina con l’invio di armi e il totale allineamento alla NATO e agli USA. Sempre con la complicità della sedicente opposizione ha di fatto prorogato gli accordi con la Libia siglati nel 2017 da Gentiloni e Minniti.

Noi scenderemo in piazza il 4 e 5 novembre per rivendicare l’attuazione della Costituzione, lo stop all’invio delle armi, il taglio delle spese militari, l’estensione del reddito di cittadinanza e misure contro il carovita e l’inflazione a partire dal salario minimo e la scala mobile, la fine delle politiche disumane sulla pelle dei migranti prigionieri nei lager libici o annegati nel Mediterraneo.

Al contrario degli esponenti del PD e del M5S parteciperemo alla manifestazione pacifista a Roma il 5 novembre con la coerenza di chi si è opposto fin dall’inizio all’invio di armi e all’espansionismo NATO. Saremo in piazza per dire no all’invasione di Putin e anche a chi vuole proseguire la guerra per calcoli geopolitici folli.

Chiediamo che le enormi risorse che si stanno sperperando per la nuova corsa agli armamenti e per il conflitto in Ucraina siano destinate alla solidarietà, alla sanità, allo stato sociale, alla lotta alla povertà.

Coordinamento nazionale di Unione Popolare

Elenco incompleto iniziative 4 novembre:

Grosseto. In centro ore 17.30 UP
Padova, 12.30, davanti al Municipio, UP
Mantova, 6.00, L. go XXIV Maggio, Rifondazione, PaP e altri
Ravenna, 16.30, Piazza XX Settembre, UP e altri
Bologna, 18.00, Piazza Nettuno, UP
Livorno, 17.30, Piazza Grande, Rifondazione, PaP e altri
Torino, 17.00 Via Garibaldi (angolo Piazza Castello), UP e altri
Bolzano, 15.00, Piazza del Grano, UP ed altri
Roma 18.00, Via Flavio Stilicone, (Cinecittà) UP
Roma, 17.00 Via Adami, UP volantinaggio
Roma 17.00 Via delle Robinie (Centocelle) Rifondazione volantinaggio
Roma ore 7,50 8,50 Scuola Alberto Manzi – Via del Pigneto 301
ore 7,50 8,50 Scuola Enrico Toti – Via del Pigneto 104
(Torpignattara) Rifondazione volantinaggio
Milano, 17.30. Corso Italia, UP
Ivrea, 10.30. Giardini di Corso Cavour, vari
Cagliari, 17.00 Piazza Garibaldi
Catanzaro, 18.00 volantinaggio in centro città
Pesaro, ore 16.00 Piazza Collenuccio
Marano di Napoli, 17.30. Piazza della Pace
Pisa, 12.00 di Via Caduti di Kindu
Pozzuoli, 18.00. Piazza della Repubblica

Forza Lula

30 Ottobre 2022

Oggi milioni di cittadini brasiliani saranno chiamati ad una scelta. Il Brasile è la nona economia mondiale, ma anche il terzo paese più diseguale dell’America Latina. Luiz Inácio Lula da Silva nei suoi anni di presidenza ha cercato di fare in modo che la crescita economica del paese andasse di pari passo con la diminuzione delle diseguaglianze.

In parte c’è riuscito, ma questo ha scatenato l’odio delle frange più conservatrici del Brasile che hanno trovato in Jair Bolsonaro, l’attuale presidente, il loro uomo forte.

Il Brasile si trova di fronte ad una scelta: da un lato un candidato che rappresenta l’anima più reazionaria del paese, fautore di politiche in linea con i dogmi liberisti, che non ha mai nascosto simpatie per un certo tipo di politica autoritaria.

Dall’altro un uomo che ha provato e vuole riprovare a far valere un principio: il benessere e la crescita economica non sono nulla se non sono alla portata di tutti.

Noi di Unione Popolare sappiamo con il cuore da che parte stare!